L’amore ha il colore dei tuoi occhi
Due anni dopo
Attenzione!
Se non avete letto la prima parte, pubblicata il 14 febbraio 2012, vi SCONSIGLIO
di leggere questa in quanto riprende le vicende lasciate in sospeso.
Per ovviare a
questo problema, potete leggere la storia qui à
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=958187&i=1
A tutti
coloro che invece la conosco, non posso che augurare, buona lettura! ^^
***
L’inizio è passato, e dopo aver
immaginato il futuro, eccoci al presente.
14 Febbraio, 2
anni prima.
Lo scalpiccio della
pioggia colpiva ritmicamente il tetto di tegole, la grondaia che lo circondava
si riempiva quanto bastava per vedere tutta l’acqua piovana raccolta scivolare
giù nel condotto che si riversava poi davanti il viale in discesa che terminava
la sua corsa sul marciapiede.
Le strade erano per
lo più allagate e nessuno sembrava abbastanza folle da riversarsi in strada con
un ombrello. Il passaggio delle auto creava piccole onde che andavano a
infrangersi ben oltre la zona riservata ai pedoni, fino a invadere i vialetti
delle altre abitazioni.
A nessuno sarebbe
venuto in mente di uscire di casa e dirigersi da qualche parte, neppure andare
a trovare un qualche amico valeva il rischio di prendere una polmonite, e così
sembrò valere per tutti.
Sicuramente c’erano
due ragazzi che non avevano avuto neppure la lontana idea di uscire, e
probabilmente neppure quella di smettere di baciarsi.
Ogni sospiro valeva
più di qualsiasi parola pensasse Naruto, così come la sua delicatezza mentre
sfiorava il viso di Hinata, infuocato da ciò che stava vivendo.
Completamente stesa
sopra il letto nella camera del ragazzo, Hinata aveva tolto i suoi freni
inibitori e adesso stringeva le gambe intorno alla vita del ragazzo mentre
questo, sopra di lei, respirava sempre più profondamente, inebriato dalle
sensazioni di quei meravigliosi contatti, sia per il profumo vanigliato che la
pelle e i capelli di Hinata rilasciavano, confondendolo dolcemente.
Nonostante la situazione
potesse sembrare altamente rossa, i due non si erano molto svestiti. Naruto
aveva ancora la maglia nera e i pantaloni ben piazzati sulle gambe, mentre
Hinata si era solo tolta la solita felpa che ora giaceva ai piedi del letto.
- Hinata… - sussurrò
Naruto, allontanandosi leggermente e fondendo i suoi occhi blu cielo con quelli
perla di lei, che ora apparivano ancora più luccicanti di quanto il ragazzo
ricordasse. Le guance solitamente chiare apparivano teneramente imporporate dal
sangue che le era risalito lungo il collo fino a colorarle il viso. Percepiva
il suo cuore pompare con gran forza e le sensazioni che gli procurava erano di
gran lunga piacevoli.
- Naruto, non posso
credere che tu sia davvero quel bambino – disse ancora incredula Hinata, circondandogli
il collo con le braccia.
Naruto sorrise,
intenerito dalla delicatezza con cui Hinata gli rivolgeva la parola e felice di
essere davvero il ragazzo del suo passato, e in quei momenti si sentiva il più
fortunato del pianeta.
Attirato da quelle
esili braccia, ricadde vittima delle labbra di Hinata, sempre più fameliche di
assaporare le sue in intrecci sempre più frenetici e complicati.
Un nuovo schiocco,
un altro istante perfetto come mai ne avevano probabilmente vissuti.
Si allontanò ancora
una volta, beandosi della quiete che li avvolgeva, della perfezione e
dell’istinto che premeva di venire fuori. Inspirò profondamente e riaprì gli
occhi, estasiato.
Improvvisamente,
l’espressione di Naruto mutò radicalmente, e se dapprima sbarrò gli occhi, un
istante dopo cacciò un urlo che distrusse irrimediabilmente quel piccolo angolo
di paradiso.
Hinata lo guardò
sbalordita mentre volava letteralmente via dal letto e indietreggiava fino alla
porta, continuando a puntagli un dito tremante.
- N-Naruto, che
succede, che hai? – si alzò Hinata, guardandolo impaurita e confusa.
Nel mentre, Naruto
tentennava, pronunciava poche sillabe che non completavano alcuna frase, ma poi
ci riuscì.
- H-Hinata, c-cosa
sei t-tu? -. La ragazza in questione si guardò le mani, la maglia felpata viola
chiaro che indossava, i pantaloni, senza nascondere lo spropositato scetticismo
di quanto stava succedendo.
- Naruto, non
capisco… - disse, guardandolo come se si sentisse colpevole di qualcosa.
- I tuoi o-occhi
Hinata – balbettò il ragazzo, puntandole ancora quel dito all’altezza del viso.
Hinata si portò le
mani sul viso, spezzando qualcosa che stava per dire.
Passò le dita
sottili ai lati degli occhi, riconoscendo molteplici rilievi venosi che le
fuoriuscivano, e allora capì; chiuse gli occhi e fece un paio di respiri
profondi, finché non avvertì le vene rientrare e lasciare di
nuovo posto alla pelle liscia.
Il ragazzo
assistette a quello strano fenomeno senza fiatare, sbarrando i propri occhi
cerulei nel momento in cui tutto era tornato come prima. Seppur ancora
titubante, si avvicinò lentamente alla ragazza che nel frattempo aveva
abbassato lo sguardo.
- Hinata, ma cos’era
quella cosa? Non l’avevo mai notata prima – disse Naruto, sinceramente
perplesso. Non vedendola reagire, il ragazzo le posò delicatamente una mano sulla
guancia e istintivamente Hinata chiuse gli occhi, riuscendo a rialzare il suo
sguardo e guardarlo in faccia.
- Mi dispiace che tu
mi abbia vista così, faccio paura lo so – ammise debolmente, distogliendo lo
sguardo.
Naruto smorzò le
labbra.
- Ammetto di essermi
spaventato – disse pensieroso, grattandosi una guancia.
- Ma a pensarci,
devo ammettere che è una cosa proprio forte! – esclamò, lasciando Hinata di
stucco.
- Posso chiederti
cos’è? E come si fa? Dai, insegnamelo! – continuò imperterrito, riempiendola di
così tante attenzioni che Hinata non seppe decidere cosa dire o fare.
- E-ecco, veramente
ci sono nata, è una particolarità genetica della mia famiglia, per così dire,
per questo non può essere insegnata -.
Un po’ deluso,
Naruto fece un mesto sorriso arrendevole e si sedette sul letto, seguito poi a
ruota da Hinata convinta dopo un cenno.
- Non so se te lo
avevo mai detto, ma la mia è una antica famiglia di guerrieri – disse,
guardandolo alla sua sinistra.
Naruto sembrò
pensarci su, poi ammise di non ricordare quel particolare.
- Ad ogni modo –
continuò Hinata. – I miei antenati venivano considerati guerrieri maledetti per
via di questa particolarità che hai appena visto, si diceva che potessero
essere in grado di vedere l’anima degli avversari e bruciarla -.
Naruto deglutì,
interessato da quella piccola lezione di storia. Attese che Hinata continuasse.
- Oggi si chiama
semplicemente “concentrazione eccesiva di vene tra la zona temporale e
orbitale” – ironizzò, toccandosi le parti appena nominate per descrivere meglio
la cosa. Il ragazzo si lasciò scappare un sorriso.
- Vengono fuori se
il cuore raggiunge i centodieci battiti al minuto. Puoi immaginare quindi che
quando avvenivano le battaglie questa “maledizione” veniva subito allo
scoperto. E questo è tutto – concluse, chiudendo le mani tra le gambe.
- Ammetto che è una
storia affascinante, non avevo mai sentito nulla di simile – disse divertito,
avvolgendo le spalle di Hinata con un braccio e attirandola a sé, senza trovare
alcuna resistenza.
- Mi dispiace di
averti spaventato – pigolò, stringendosi alla sua maglia.
- Dispiace più a me
di averti fatta sentire un mostro – la prese per le spalle allontanandola e
incontrando di nuovo i suoi occhi, assolutamente normali.
- Scusami Hinata,
spero tu possa perdonarmi – disse con un piccolo sorriso che si ampliò alla
vista del cenno positivo della ragazza che non perse tempo a baciare
ardentemente.
Se gli avessero
chiesto di cosa avesse avuto bisogno lui avrebbe di certo risposto “nulla, ora
ho tutto”.
20 gennaio, 2014.
- Allora è così? -.
- Sì, abbiamo fatto abbastanza strada, ma adesso basta, non può più
continuare -.
- Sei sicura? -.
- Sì -. La voce sembrò sul punto di oscillare, si poteva distintamente
percepire quanto quella situazione la stesse mettendo sottopressione, ma
soprattutto quanto dolore le procurava.
- Non c’è proprio modo di f… -.
- No – lo anticipò, intuendo il concludersi della frase.
Pochi attimi di silenzio, accompagnati solo dai suoni della città, dai clacson che strombazzavano, dalle decine di voci che si
mescolavano, fino ad una bicicletta
che le passò velocemente accanto facendole muovere i corti capelli.
- Mi dispiace che sia finita così, Sakura – mormorò il ragazzo.
- Anche a me dispiace Sasuke, tanto -.
Senza aggiungere altro la ragazza si voltò, prese la bicicletta
poggiata al lampione e con un piccolo slancio salì in sella, pedalando in
direzione della stazione, da lì avrebbe preso la strada di casa.
Immobile, con i suoi pensieri, Sasuke rifletteva e interrogava il
passato, trovandovi risposte fin troppo contorte.
Era pieno pomeriggio e la vita scorreva sempre frenetica nelle città,
anche se quella non era poi così grande. Nonostante tutto gli animi fremevano
in quel periodo post festività, la gente appariva continuamente cortese e solo
poche eccezioni avevano volto.
Infilatosi le mani nel cappotto blu scuro, Sasuke aveva preso la
direzione opposta lasciando che il suo sguardo si perdesse ai piedi del
marciapiede, laddove il suo piede sinistro aveva incontrato una piccola pietra,
che era finita in mezzo la strada dopo essere stata calciata.
Camminava lentamente, forse senza una meta precisa, e nel suo tragitto
non alzò mai il viso da terra, se non una volta, quando udì quello che sembrò
un litigio tra moglie e marito all’interno di una palazzina.
Arrivata a casa, Sakura non aveva salutato nessuno e si era subito
lanciata lungo le scale, aveva raggiunto la sua camera e prima di sbattere la
porta aveva urlato “non mi disturbate!”.
Suo padre e sua madre si guardarono, interrogativi sulla strana entrata
in scena di poco prima e concedettero alcune parole sulle possibili cause.
- Che ha fatto Sakura? – chiese torvo suo padre, un uomo dalla buffa
capigliatura rosa scuro e pettinata da una scarica elettrica.
La donna, che doveva essere la madre, guardò in direzione della camera
di sua figlia, intimando il marito a fare silenzio.
Immobili, con le orecchie puntate in alto, i due sentirono alcuni
leggeri tonfi, poi uno più forte, che sembrò essere la spalliera del letto
venire brutalmente sbattuta contro il muro, e poi più nulla.
Passarono alcuni secondi quando entrambi riconobbero gli eloquenti
respiri strozzati che vengono fuori solo in occasione di forti dispiaceri, e
probabilmente la loro unica figlia ne aveva vissuto uno molto forte.
- La mia bambina... – mormorò la donna dai corti capelli biondo scuro
la cui frangia appuntita le ricadeva ora al lato della fronte.
L’uomo sospirò e si risedette sulla poltrona, osservando pensieroso le
braci ardenti del caminetto. Si alzò di nuovo e mise alcuni rami per ravvivare
un po’ le fiamme.
- Pensi che lo abbia fatto? – Chiese l’uomo, prendendo l’attizzatoio e
avvicinando le braci tra loro.
- Erano giorni che ci pensava, la vedevo molto preoccupata e
pensierosa… dev’essere stata una decisione difficile -.
La donna posò la rivista che aveva tenuto per tutto il tempo in mano e
si diresse verso le scale, ma venne fermata dal marito.
- No, aspetta – le disse, raggiungendola e posandole una mano sulla
spalla. Capiva bene che in quanto sua madre voleva consolare Sakura, anche lui
l’avrebbe voluto.
- L’unica cosa che possiamo fare per lei e farla sfogare il più
possibile, quando ne avrà voglia, verrà a parlare con noi – suggerì l’uomo
guardando sua moglie con serietà mista a compassione.
La donna abbassò lo sguardo, ancora forse combattuta dai suoi istinti
di genitore, ma alla fine annuì.
L’uomo le sorrise e tornò sulla poltrona, mentre la donna restò ancora
un po’ sul posto. Diede un ultimo sguardo preoccupato alle scale, e tornò in
salotto.
26 gennaio, 2014.
Sbottonò i primi due bottoni della camicia
bianca con un simbolo blu all’altezza del cuore che si era messo, si guardò
ancora qualche secondo allo specchio prima di sorridere, soddisfatto.
Naruto indossava, oltre a quella, dei jeans
scuri e delle All-Stars con i colori americani.
Dal colletto si poteva appena vedere una
catenina d’oro a ricadergli sul petto e un braccialetto al polso sinistro che
tintinnò quando prese la spazzola per darsi un’altra sistemata ai capelli,
invano.
Aprì la porta del bagno, spense la luce e uscì,
prendendo un profondo respiro. Andò immediatamente in cucina e nel tragitto
riconobbe immediatamente il succulento profumo della faraona cotta al forno da
sua madre, contornata da una montagna di patate e spezie varie. Lo stomaco
gorgogliò al solo pensiero.
- Mamma, sei fantastica! – disse di getto
Naruto alla donna dalla intensa capigliatura rossa che si voltò interrogativa,
rilevando due occhi verde acqua.
- Spiacente ragazzo mio, io ho un marito e tu
una meravigliosa ragazza che tra poco sarà qui con i suoi genitori, non
possiamo proprio incominciare una relazione clandestina! – recitò
drammaturgicamente, lasciando il ragazzo basito e con i brividi lungo la
schiena.
- Mi riferivo alle tue abilità culinarie –
mormorò imbarazzato, passandosi una mano sulla faccia.
- Cosa?! Quindi non sarei bella stasera? – Urlò
imbestialita, stringendo i denti in un’espressione terrificante che fece scappare
il ragazzo in salotto urlando che era bellissima.
- Non la capirò mai – ammise, tenendosi una
mano sul petto e ansimando.
- A chi lo dici – gli diede ragione un uomo biondo
seduto su una poltrona, intento a smanettare con un joystick.
- Papà, ma ti sembra il momento di metterti a
giocare? – lo riprese suo figlio, notando comunque che era già pronto per la
serata.
- Solo qualche partita, devo sconfiggere quel
tipo mascherato e salvare la città! – esclamò, mentre cercava di evitare
l’attacco di un’enorme volpe rossa con molteplici code; ci riuscì.
- Va bene, senti ricordati che Hinata e i suoi
arriveranno per le 19:00, cioè tra venti minuti. Non farti trovare a giocare,
ti prego -.
- Tranquillo figliolo – lo rassicurò, mettendo
in pausa e guardando con tranquillità il ragazzo. – Sarà una bella serata,
perché Hinata è una ragazza speciale, e tu più di chiunque altro sai questo -.
Detto questo riprese a giocare.
Naruto sorrise mestamente pensando alle parole
appena sentite.
Mise la mano all’interno della camicia e ne
estrasse il piccolo ciondolo con inciso un testo e la lettera H. Quel giorno di
due anni prima avevano deciso di tenere ognuno la catenina dell’altro, così
com’era stato per dodici anni.
Il campanello della porta lo riportò improvvisamente
alla realtà, e senza chiedersi chi fosse, andò ad aprire.
Il respirò gli si mozzò quando vide Hiashi
Hyuga, con la sua solita aria seria, sua moglie che accennò a un lieve inchino
cortese e infine lei, la sua Hinata, con un dolce sorriso che avrebbe sciolto
un iceberg.
- Ben arrivati, prego accomodatevi! – esclamò,
alzando la voce un po’ più del normale. Indietreggiando di qualche passo e
sorridendo, intimò di posare i cappotti su l’appendiabiti mentre spariva dietro
l’angolo.
Confusa, la famiglia Hyuga udì solo frammenti
di frasi provenire dal salotto quali erano “posa subito quel gioco!” e “no, hai
fatto uccidere mio figlio dal mostro volpe!”
14 febbraio, 2
anni prima.
- C’è nessuno? Siamo a casa! -.
Naruto si irrigidì come il marmo all’udire di
quella voce provenire dall’ingresso; era quella di sua madre. Si alzò di
scatto, seguito da Hinata, preoccupata anche lei che trovandola nella camera di
loro figlio avrebbero potuto pensare chissà cosa. Guardò Hinata e poi intorno a
sé con una certa frenesia, cercando una qualche idea, finché non si
immobilizzò. Tornò a guardare la ragazza, con un’espressione combattuta.
- Nell’armadio – disse solamente. Hinata sbarrò
gli occhi.
- Dici sul serio? – chiese, con un tono di voce
incredulo, ma senza ottenere alcuna risposta si vide spinta verso il grosso
mobile nel mentre il ragazzo gli intimava frettolosamente di sbrigarsi.
- Naruto, sei in camera? – si sentì dalle
scale, una voce femminile fin troppo vicina.
Spinse Hinata all’interno e chiuse le due ante,
poi si precipitò verso la porta, ma non fece neppure in tempo a toccarla che
una donna gioviale con capelli rossi raccolti in una coda di cavallo alta e
occhi chiari entrò nella stanza senza mostrare minima riservatezza al figlio,
guardandolo torva.
- Ma che stavi facendo, ti ho chiamato diverse
volte – fece scettica. Naruto rise come un idiota e si grattò la nuca, scusandosi.
- Avevo le cuffie alle orecchie – mentì.
Nel frattempo, Hinata spiava la situazione da
un’anta appena aperta, ascoltando quello che veniva detto, ed è da lì che notò
la sua felpa al lato del letto, in bella vista. Deglutì.
- Non stavi invece guardando qualche sito
porno? – disse sospettosa, osservando il computer alla destra della stanza.
- Ma che cavolo dici?! – Urlò il ragazzo, il
cui viso aveva raggiunto un intenso color gambero.
- Ok, come non detto – lo liquidò, in procinto
di uscire dalla stanza. Ma si fermò.
- Cos’è questo? – disse, alzando un po’ il viso
e inspirando un paio di volte. Naruto corrugò la fronte, chiedendo cosa stesse
facendo.
- Non senti anche tu un profumo di vaniglia?
Sembra il mio bagnoschiuma – continuò, facendo un paio di passi all’interno
della stanza e annusando quella particolare fragranza. Con il fiato corto,
Hinata si tappò la bocca cercando di non fare il minimo movimento. Nel contempo
Naruto aveva afferrato per le spalle sua madre e ricondotta alla porta
dicendogli che si era per sbaglio fatto una doccia con il suo bagnoschiuma.
La donna poggiò il naso sulla maglia del
ragazzo e ne inspirò il profumo, convenendo che in effetti aveva proprio una
gradevole fragranza.
- Non pensavo fosse così buono quel prodotto,
penso ne farò scorta – disse pensierosa mentre veniva cacciata dal figlio che
richiuse la porta e si lasciò andare ad un sospiro liberatorio.
Aspettò che i passi dietro la porta si
facessero più lontani, dopodiché andò ad
aprire l’armadio e liberare Hinata.
- Tutto bene? – Disse, aprendo le ante e
indietreggiando istintivamente all’ennesima vista di quel fenomeno.
- Oddio Hinata, ti sei spaventata così tanto? –
sorrise Naruto, prendendo per una mano Hinata mentre con l’altra si passava le
dita ai lati dell’occhio destro.
- Scusa, quando ha sentito il mio profumo ho
pensato che mi scoprisse e mi sono spaventata – ammise. Naruto la avvolse in un
confortante abbraccio, poggiò il mento sopra la folta chioma corvina e ci
lasciò un piccolo bacio.
Tornando a guardarla, notò che quei particolari
segni non erano ancora scomparsi, ma nonostante tutto riusciva a guardarla con
un’infinita dolcezza, tanto che Hinata abbassò lo sguardò, probabilmente imbarazzata.
Con assoluta naturalezza, Naruto inclinò appena
la testa, rialzò il viso di Hinata e la baciò sulle labbra, penetrandovi con la
lingua e chiudendo il gesto con un sensuale schiocco umido.
- M-ma – tentò di dire Hinata, ma venne zittita
da un dito che le si posò sulle labbra.
- Se apparissi improvvisamente davanti uno
sconosciuto con quella particolarità attivata sugli occhi probabilmente
susciteresti il risultato sperato – scherzò, riuscendo a far distendere il viso
ancora contratto della ragazza. Si avvicinò poi al suo orecchio e sussurrò:
- Per quanto mi riguarda, ora che l’ho vista,
ammetto di trovare questa tua caratteristica stranamente eccitante –.
Pochi secondi dopo, Naruto si ritrovò la
ragazza svenuta tra le braccia.
- Che stava facendo Naruto? – domandò un uomo
biondo dall’aspetto fin troppo giovane per dichiararsi padre di un
diciasettenne. Ripose un barattolo nella dispensa.
- Niente di che, era con una ragazza – disse
tranquillamente, sistemando una busta di lattuga nel cassetto del frigorifero.
L’uomo si immobilizzò, dapprima guardando la moglie confuso e poi sorpreso,
probabilmente doveva aver appena assorbito il significato di quelle parole.
- E chi è? -.
- Non lo so, non l’ho vista – disse ignara,
guardando perplessa il marito. – Probabilmente deve aver nascosto la poveretta
nell’armadio quando mi ha sentito arrivare -.
L’uomo si tappò la bocca con la mano mentre una
risata cercava prepotentemente di fuori uscirgli. La moglie lo guardò con
rimprovero.
- Devo forse ricordarti che tu mi hai nascosta
sotto il letto? – disse minacciosa.
- Ma lo feci una volta sola – disse
saggiamente.
- Certo, perché poi ti feci un occhio nero –
ribatté, avvicinandosi abbastanza fino ad averlo a un palmo da naso.
- Ricordo – disse toccandosi istintivamente
l’occhio sinistro. La moglie sorrise.
- Bravo Minato, adesso aiutami che tra poco
bisogna preparare la cena -.
- Solo una cosa Kushina – disse l’uomo,
attirando la donna a sé e baciandola passionalmente. Ella chiuse gli occhi,
assaporando in quel gesto molti altri passati e meravigliosi momenti che
sarebbero potuti nascere in futuro.
- Che ne dici se stasera mandiamo Naruto e
quella sua ragazza in qualche ristorantino mentre noi ci godiamo piacevolmente
la serata? – sussurrò, provocando a Kushina un’espressione eccitata sul volto.
- Accetto la proposta, caro -.
2 febbraio, 2014
Come quasi tutte le mattine, Hinata si era
alzata non appena la sveglia aveva segnato le 7:00 del mattino. Seppur
assonnata, si infilò le pantofole e raggiunse il bagno, ne uscì qualche minuto
dopo, tolse il pigiamo e rimase in intimo.
Rabbrividì quando si mise i pantaloni ancora
freddi e la maglia che aveva preparato il giorno prima sulla scrivania.
Scese le scale e salutò i suoi genitori, che
ricambiarono.
La tavola era già imbandita di diverse cibarie,
fin troppe per chiamarsi colazione. La servitù ripose l’ultima brocca di succo
sul tavolino per poi sparire dalla stanza insieme ai carrelli.
- Anche oggi l’università cara? – Le domandò
sua madre, versandosi del succo di ananas nel bicchiere. Hinata annuì.
- Sì, la facoltà di storia è molto importante
per me e non voglio mancare alcuna lezione – esclamò energica, versandosi anche
lei del succo di ananas e facendo attenzione a non far cadere i pezzi di frutta
che galleggiavano.
- Sono felice che ti impegni così tanto,
continua così figlia mia – disse Hiashi, alzando gli occhi dal giornale e
guardando sua figlia con serietà. Nonostante quell’espressione, il viso di
Hinata sembrò illuminarsi ancor di più e annuì.
Finita la colazione tornò su in camera,
sciacquò per bene i denti, diede un’altra pettinata, prese la cartella il
cellulare ed uscì.
Fuori un’auto già l’aspettava. Montò in
macchina e dato ordine all’autista questo partì.
Il viaggio che solitamente faceva per
raggiungere l’università non durava molto, si e no venti minuti e quel tragitto
lo spendeva solitamente davanti il cellulare, come in quel momento.
- Starà
ancora dormendo – pensò intenerita Hinata mentre andava nella casella dei
messaggi, e selezionava “nuovo messaggio”, e rubrica: Amore.
2 febbraio, 07:32
Buongiorno amore! |^.^|/
2 febbraio, 07:34
Buongiorno Tesoro
=.= *sbadiglia*
2 febbraio, 07:35
Amore! Non pensavo di trovarti sveglio
così presto! :****************
2 febbraio, 07:36
Credimi quando ti
dico che neppure io
l’avrei mai
creduto possibile dopo il liceo --‘
2 febbraio, 07:37
Povero :****
C’è una qualche ragione in particolare per
questo inizio così mattiniero?
2 febbraio, 07:39
A dire il vero
sì, devo essere sul set fotografico
per le 08:30,
ieri pomeriggio mi hanno chiamato
per un paio di
servizi che il mio agente aveva
accettato e
quindi… capisci che non posso rifiutare.
2 febbraio, 07:41
Ma certo che capisco, dopotutto è il tuo lavoro
^^
sei libero oggi pomeriggio? Potremo passare
del tempo insieme, andare da qualche parte…
2 febbraio, 07:42
In effetti avevo
in mente qualcosa
Ti passo a
prendere verso le 16, va bene? :*
2 febbraio, 07:43
Va benissimo! ^*^
Allora a più tardi, buona giornata amore! <3
;***
2 febbraio, 07:45
Anche a te
Hinata, ti amo
Ah! Dimenticavo,
non è che…
2 febbraio, 07:45
?
2 febbraio, 07:46
Vuoi che mi
faccia fare delle copie
dei miei scatti
più hot solo per te? U.U
2 febbraio, 07:47
0/./0
Maiale!! >////////<
2 febbraio, 07:49
AHAHAHAHAHAHAHA!!!!
Oddio, pagherei
per vederti in questo momento! XD
Facciamo così, te
le mando più tardi via MMS =3
2 febbraio, 07:51
Nooooo!!!! Non le vogliooo!!!! >///0///<
Non farmi pensare a certe cose… >//////>
2 febbraio, 07:51
Wow! Hinata,
adesso che ci penso non
avevamo mai
provato la hotchat! XD
2 febbraio, 07:53
E mai lo faremo!!! >//<
Sono arrivata, ci vediamo oggi alle 16, ti
aspetto :*
E non fare il maiale!
Bye Bye :***
2 febbraio, 07:53
Oink!
14 febbraio, 2
anni prima.
- Li andiamo a chiamare? Voglio proprio
conoscerla! – disse tutta eccitata, saltellando come una bimba a cui hanno
acconsentito uno zucchero filato.
- Non vuoi attendere che si decidano a scendere
da soli? – propose Minato, assumendo poi un’espressione perplessa di fronte al
sospiro rassegnato di sua moglie.
- Caro, se non ci muoviamo quell’incosciente
potrebbe decidere di farla calare dalla finestra del secondo piano utilizzando
delle lenzuola annodate -.
Minato si mise a ridere a quella che
sembrava una battuta, ma di fronte allo sguardo immutato di Kushina, capì che
era meglio non perdere tempo.
Arrivati silenziosamente davanti la porta,
cercarono di origliare il più possibile.
- E se lo stessero facendo? – domandò a bassa
voce Minato. – Forse dovremmo bussare e dargli qualche secondo per rivestirsi
-. Kushina si voltò verso di lui, corrucciata.
- Non dirlo nemmeno per scherzo! – sibilò. –
Non ho intenzione di diventare nonna a 33 anni! -. Detto questo tornò ad
aguzzare l’udito davanti la porta.
Minato sospirò, arrendendosi alla linea di
pensiero di sua moglie, sempre stata punto debole del loro rapporto. Tuttavia
non tutto in una coppia dovrebbe essere perfetto, altrimenti ci si annoierebbe,
no?
Restarono in silenzio, senza però rilevare
alcun rumore nella stanza.
- Oddio, e se l’avesse già fatta calare dal
balcone con le lenzuola? – disse lentamente Kushina, portandosi una mano
davanti la bocca.
Senza avvertire, e sinceramente divertito dalla
situazione, Minato si fece avanti e bussò un paio di volte alla porta
avvertendo se si poteva entrare. Quel gesto non solo istigò le possibili ire
della sua dolce metà, ma provocò una serie rumori piuttosto bizzarri
all’interno della stanza.
- Un momento! Mi sto vestendo! – si sentì
frettolosamente dall’altra parte.
- Lo sapevo! – Esclamò Kushina, cominciando a
piangere.
- Calmati tesoro, l’ha detto solo per prendere
tempo! – sussurrò, per non farsi sentire dal figlio e agitandosi per la
reazione della moglie.
Si sentì un gran trambusto, sembrava stesse
correndo da una parte a l’altra della stanza, poi si sentì l’armadio aprirsi e
chiudersi qualche secondo dopo con un forte slancio, seguito da un trattenuto
“ahi!”.
- “Ma che sta facendo?” – si domandò Minato,
guardando torvo la porta come se sperasse di guardarci attraverso.
- Naruto! È tua madre che ti parla! Apri subito
questa porta o giuro che ti stacco le palle! – urlò in preda alla follia
completa Kushina sbattendo ripetutamente il pugno sul legno scuro della porta.
- Come vorrei tirarmene fuori – pigolò il
povero Minato.
- Mamma! Ma sei impazzita?! – urlò sbigottito
Naruto dalla camera, probabilmente pensando a cosa stesse succedendo.
- Ti ho detto di aprirmi! Sono troppo giovane
per diventare nonna! – e giù un altro pianto.
La serratura scattò, la porta si aprì e Naruto
venne letteralmente investito da sua madre che gli si aggrappò ai pantaloni
piangendo.
- Ti prego, dimmi che non ti sei tolto le
mutande! -.
- Mamma! Ma che stai dicendo?! -. Poi alzò lo
sguardo verso suo padre, cercando di trovarvi spiegazione ma questo fece solo
un cenno di dissenso, ineccepibile.
- Mamma, lasciami i pantaloni! -.
- No, mai!, guai a te se te li togli, piuttosto
te li tengo segregati io a vita! -.
- Papà! –.
- Kushina! –.
- Mamma! -.
- Naruto! -.
I pantaloni cedettero al peso della gravità,
aumentata dalla presa ferrea di Kushina, e inevitabilmente il povero Naruto si
ritrovò con gli attributi al vento.
Rimasta a bocca aperta, la donna non poté
evitare un commento.
- Come sei cresciuto, bambino mio -.
- Mamma! Stai sbavando! -.
Dieci minuti dopo la situazione tornò alla
normalità:
Naruto si era ritirato su i pantaloni, Minato
si era ripreso dopo essersi sentito umiliato dal figlio e Kushina teneva ancora
tra le mani il fazzoletto con il quale si era asciugata la bocca (non fate
pensieri osceni, maiali!).
Poco prima, Naruto era tranquillo ad osservare
la povera Hinata svenuta sul suo letto e ringraziò il cielo che non avesse
assistito al siparietto più imbarazzante della sua vita.
Quando sentì bussare gli era salito il panico,
e l’unica cosa che gli venne in mente in quel momento fu di coprire il corpo
del reato con il piumone che aveva preso dall’armadio.
I suoi genitori non conoscevano la storia dal
principio, così, attendendo che Hinata rinvenisse, aveva raccontato ogni cosa:
l’incontro da bambini, l’amicizia, i ciondoli e l’essersi ritrovati solo quel
giorno.
Minato rimase affascinato dalla storia, non
pensava che suo figlio avesse mantenuto un segreto del genere tanto a lungo.
Kushina si rimise a piangere, commossa da
quella storia così romantica e dal cuore puro di suo figlio.
- Sono orgogliosa di aver cresciuto un figlio
così perfetto – cinguettò felice, imbarazzando il suddetto che sorrise appena.
Poco dopo Hinata si svegliò e non appena si
rese conto che oltre a Naruto vi erano anche i suoi genitori, l’agitazione
prese il sopravvento, contornato dall’imbarazzo e l’inadeguatezza del momento,
oltre al non aver la minima idea di cosa dire.
- Tranquilla cara, Naruto ci ha spiegato ogni
cosa, la vostra storia è davvero bella – la tranquillizzò Kushina, sedendosi
vicino alla ragazza. Hinata accennò un sorriso. La donna si fece poi avanti e sussurrando disse: - ma guai a te se infili le mani nelle mutande di mio
figlio, intesi? – sibilò maligna, cosa che immobilizzò la povera ragazza il cui
viso stava già raggiungendo un’intensa accentuazione rossa.
Proprio come capitava in quei casi, il cuore di
Hinata accelerò ulteriormente, fino a raggiungere i centodieci battiti: le vene
intorno agli occhi le si gonfiarono improvvisamente e Kushina cacciò via un
urlo prima di indietreggiare, spaventata.
- Le stanno scoppiando gli occhi! Cara, mi
dispiace, Naruto è tutto tuo ma ti prego, calmati! -.
Anche Minato restò sorpreso davanti quello
strano fenomeno ma vedendo che suo figlio era rimasto tranquillo realizzò che
quella era una cosa abbastanza normale. Strana, ma normale.
- M-ma no, questo è… - ma venne interrotta da
Naruto che con sguardo complice gli intimò di non continuare.
- Mamma, Hinata può restare a cena stasera,
vero? – chiese il ragazzo, con tono che si aspettava senza dubbio una risposta
positiva.
- Oh no, farò di meglio, adesso tuo padre di
darà un po’ di soldi così la porterai a cena fuori! – poi si rivolse al marito,
cambiando immediatamente espressione dal gentile al carnefice. – Vero, caro? -.
- “Come ci sono finito in questa situazione?” –
pensò ancora una volta sconfitto Minato, osservando poi suo figlio abbracciare
quella ragazza e sorridergli, davvero felice.
13 febbraio,
2014.
Hinata e Sakura
si trovavano in una zona commerciale, intente a fare acquisti e passare così un
bel pomeriggio insieme.
Con un vestito
unico verde chiaro tra le mani, Sakura chiamò la sua amica per chiedergli
consiglio.
- Che ne dici di
questo? -.
- Oh, Sakura, è
bellissimo! – disse entusiasta Hinata, avvicinandosi e toccando la stoffa riflettente
di quel vestito. – Ti starebbe d’incanto – aggiunse poi, cominciando anche lei
a rovistare nella stessa zona.
- Sai… - la voce
malinconica di Sakura non sfuggì all’orecchio di Hinata che si voltò, in attesa
che l’amica continuasse.
- Da quando, una
settimana fa, ho dato una seconda possibilità a Sasuke, ho percepito una specie
di dejà vu: ho rivisto me stessa al liceo, quando ero io a corrergli dietro. Ti
giuro Hinata, non ho mai sentito così tanto Sasuke vicino come in questi sette
giorni che sono passati. Se avessi saputo che per ottenere un po’ di rilevanza
sarebbe bastato lasciarlo, l’avrei fatto molto tempo prima – concluse,
prendendo le mani dell’amica e stringendole forte, mentre una solitaria lacrima
le scivolava lungo la guancia. – E se lui sta finalmente dando tanto per me,
non posso certo restare a guardare, voglio dare anch’io tutta me stessa -.
Hinata abbracciò
l’amica, davvero felice che i suoi due amici della scuola fossero tornati di
nuovo insieme.
Ricorda ancora
quando venti giorni prima l’aveva avvertita della notizia, non poteva crederci.
- Scusa Hinata,
mi sono lasciata andare, per di più siamo in un negozio – disse Sakura,
allontanandosi e pulendosi gli occhi verdi con i palmi delle mani, evitando di
farsi vedere da sguardi indiscreti. Hinata addolci il suo sguardo e le disse di
non preoccuparsi. Aprì la borsetta bianca con due grossi ponpon viola appesi
alla cerniera, e ne estrasse un pacchetto di fazzoletti. L’aprì, ne prese uno e
lo porse alla sua amica, che lo accettò volentieri.
Una volta uscite
dal negozio, erano passate ad un altro, e poi un altro ancora, finché non
giunsero ad un bar al quale sostarono.
Hinata prese un
tè alla pesca e Sakura un succo di mirtilli.
- Cosa farai
questo San Valentino? Se non sbaglio è anche il vostro anniversario – chiese
Sakura, dando una bella sorsata alla sua bevanda.
Hinata si rigirò
il bicchiere tra le mani, mentre un bambino al suo fianco passava chiedendo
alla madre un gelato, che gli venne negato.
- So solo che
Naruto ha intenzione di portarmi a pranzo fuori, ma non so dove e neppure cosa
faremo dopo – ammise, sorseggiando poi il suo tè.
- Suvvia Hinata,
è ovvio cosa farete dopo – disse maliziosa Sakura, mimando un gesto eloquente a
palmo aperto. Per poco Hinata non morì soffocata.
- Sakura! Ti
prego non dire queste cose! – si lamentò la mora, guardandosi intorno e
sperando che nessuno le avesse sentite.
- Ok, scusami non
sono affari miei – alzò le mani in segno di resa. Poi aggiunse: - Comunque
conosci Naruto, è un tipo sempre così premuroso ed è sempre bravo a
sorprendere, sono sicuro che avrà organizzato qualcosa senza precedenti! –
esclamò, rivolgendole il pollice alzato e un sorriso benevolo.
Improvvisamente,
un cellulare incominciò a squillare; era quello di Hinata.
Lo prese dalla borsa
e lesse sul display “Amore”.
Rispose.
Pronto?
Hinata! Comincio col dire che mi dispiace
immensamente!
Eh? Per cosa ti stai dispiacendo?
Mi dispiace tantissimo amore, ma domani
pomeriggio
devo partire per Osaka! Il mio agente ha
accettato un
lavoro fin laggiù e probabilmente tornerò nel
tardo
pomeriggio del 15 febbraio.
Che cosa?! Ma, ma come, non potevi rifiutare?
È quello che ho fatto! Ma sembra che i
produttori
siano gli stessi con il quale ho un contratto
biennale
e secondo una clausola non posso rifiutarmi se
non
per causa maggiore, e purtroppo non ne ho
nessuna…
Ma non è giusto…
A chi lo dici, oltre a un lungo servizio devo
anche
Girare uno spot, una cosa totalmente nuova per
me.
Uno spot! Wow ma è un’occasione fantastica!
Ma come, non sei più triste?
Beh, un po’, ma non posso non essere felice per
te
Farai uno spot, non sono cose che accadono ogni
giorno
Hinata, sei la creatura più meravigliosa di
questo mondo
Ma dai…
Oh.Mio.Dio. Oh mio Dio!
Che succede?!
Hinata! Ho avuto un’idea stellare!
Cioè?
Vieni con me!
Dove?
Sembri mia nonna Tsunade quando gli parlo…
Sto dicendo, vieni con me a Osaka!
Che?! Ma io veramente, non saprei…
Immagina, noi due soli tra i meravigliosi
paesaggi
passeggiate infinite e tante festività la sera!
Lo sai che a Osaka fanno una festa per
qualsiasi cosa.
Naruto, Osaka dista un’ora di aereo!
Quindi?
Non lo so, devo chiedere ai miei
Questo significa che accetti?
Beh, se fosse solo per me accetterei…
Evviva! Ti amo Hinata! Vedrai, sarà il più bel
Anniversario che abbiamo mai vissuto!
Ma ce n’è stato uno solo
Dettagli.
Prepara la valigia, chiederò di farmi riservare
una
matrimoniale, prendi quanto ti serve per due
giorni
domani pomeriggio appena dopo pranzo partiamo!
Frena! Come sarebbe a dire prendi una
matrimoniale?!
Tranquilla Hinata, è tutto sotto controllo!
Ti chiamo dopo per i dettagli, ah ci penso io
A convincere i tuoi genitori, ciao!
Tu-tuuu…tu-tuuu…
Hinata posò il
cellulare sul tavolino, stralunata.
- Ohi, Hinata –
la chiamò Sakura, sventolandogli una mano davanti il viso. – Che succede? -.
Vide la sua amica
tirare un lungo sospiro, come se avesse fatto una lunga maratona e alla fine
avesse perso. Chissà se in effetti era proprio così.
- Buona fortuna
per il tuo San Valentino con Sasuke, Sakura. Io vado a Osaka -.
14 febbraio, 2
anni prima.
La pioggia aveva finalmente smesso di cadere,
lasciando però dei disordini lungo le strade che non passavano di certo
inosservati. Alcuni sottopassaggi erano allagati, qualche buca si era aperta
sull’asfalto e chissà che altro ancora era accaduto.
Nonostante tutto, il ristorante “Ichikaru” era
aperto e mostrava fieramente le sue splendide decorazioni di luci che
attiravano spesso molti clienti.
Un piccolo ingresso ove si trovava il banco con
il registratore di cassa al quale una ragazza molto carina si occupava dei
pagamenti a fine serata. “Ayame” recitava la targhetta appesa sul suo petto,
vicino il logo del ristorante: due bacchette immerse in una ciotola di ramen
fumante.
Minato si era occupato di accompagnarli,
passando prima per la casa della ragazza e spiegando al padre di Hinata che i
due ragazzi erano compagni di scuola e avevano deciso di comune accordo di
andare a mangiare qualcosa fuori casa.
Dapprima contrario a quella strana uscita di
sua figlia, alla fine l’uomo aveva accettato, convinto dalle parole e
personalità di Minato, abbastanza affidabile.
Il viso di Hinata si era illuminato a quella
decisione e in meno di cinque minuti si era cambiata, pronta per la serata.
Poco dopo raggiunsero il ristorante, dove
Minato li lasciò.
- Passo a prendervi alle 23, e ora andate a
divertirvi – disse sorridente, prima di salutarli e ripartire verso casa.
Senza tanti preamboli, i ragazzi si erano presi
per mano ed erano entrati, fino a raggiungere il loro tavolo, che stavolta
Kushina si era presa la briga di prenotare.
Nonostante il posto fosse piccolo aveva quell’aria
accogliente che li distingueva da molti altri; forse perché era a conduzione
familiare.
Il proprietario era un vecchio amico di Minato
ed era sempre disposto a riservare loro un tavolo, sia che si trattasse di lui
e sua moglie, sia che riguardasse suo figlio. Nonostante il trasferimento non
avevano del tutto perso i contatti.
Una volta accomodati, un cameriere prese le
loro ordinazioni e una volta trascritto tutto, sorrise e si voltò dirigendosi
verso le cucine.
- Questo posto è carino, non ci ero mai stato –
disse Naruto, guardandosi intorno sorridente.
Hinata sorrise. – Io ci sono stata diverse
volte qui, è un luogo accogliente -.
- Se non mi fossi trasferito probabilmente avrei
amato anch’io questo posto – convenne Naruto, prendendo il tovagliolo e
poggiandolo sulla gamba destra.
Il ristorante gremiva di persone e altre ancora
di tanto in tanto ne entravano dalla porta, segno di quanto quel posto fosse
rinomato.
Nell’attesa parlarono del più e del meno,
ridendo per vecchie storie, interessandosi a fatti personali e, perché no,
facendo anche un po’ di gossip.
Poco dopo, arrivò l’antipasto, e la cena
iniziò.
14 febbraio,
2014.
Il suono stridulo
dei freni dell’auto fermò il mezzo,
segno che finalmente la destinazione era giunta.
Naruto scese dall’auto,
aiutando poi Hinata mentre il tassista prendeva i loro bagagli.
Le quattro stelle
svettavano fiere sulla figura dell’albergo che avevano deciso di prenotare, il cui nome recitava “Felix Star”.
- Ah Naruto! Finalmente
sei arrivato! -. Un uomo sulla cinquantina e lunghi capelli bianchi si era
avvicinato al ragazzo, abbracciandolo con fare paterno. Portava un elegante
completo marrone chiaro, un fazzoletto verde scuro nel taschino e una cravatta
grigio scuro a righe chiare per chiudere il tutto.
- Jiraya,
allontanati per favore! – disse evidentemente schifato il ragazzo.
- Quante storie –
si lamentò l’uomo, rivolgendosi poi alla ragazza. – Hinata, sei sempre più
bella! – disse bonariamente, aiutando poi il tassista con i bagagli.
- Non vedevo il
tuo agente da parecchio, ma vedo che non è cambiato molto – sorrise Hinata,
rivolgendosi al suo ragazzo che sospirò.
- Già, il solito
maiale! -.
- Ehi, a chi hai
dato del maiale? – s’infuriò.
Sistemati i loro
bagagli nella stanza e rinfrescati, si diressero poi immediatamente agli studi
televisivi locali, poiché lo spot doveva essere girato quel giorno stesso.
Jiraya sbrigo le
solite pratiche di routine e alla fine giunsero sul set: Naruto, così come
Hinata erano rimasti sbalorditi dall’ambiente che li circondava.
Sapevano più o
meno com’era fatto un set cinematografico, qualche film in genere ne mostrava
qualcuno, ma esserci dentro dava tutta un’altra emozione.
Alcune enormi
telecamere erano puntate su una perfetta ricostruzione di una scogliera mentre
in sottofondo si poteva udire il suono dell’oceano provenire da alcune casse
audio.
Un operatore si
avvicinò velocemente a Naruto, gli chiese se fosse lui e alla risposta affermativa
gli consegnò un piccolo quadernino con copertina verde di poche pagine,
dicendogli che aveva dieci minuti per imparare adeguatamente tutte le battute. Poi,
così com’era arrivato, sparì in mezzo al set, diretto altrove.
Hinata gli si
avvicinò, curiosa di leggere quello che doveva essere il copione. La cosa la
emozionava anche un po’.
Naruto lo aprì e
incominciò a leggere:
Scena 1
Il ragazzo avanza verso la scogliera, sguardo
fisso, pensieroso, profondo.
Scena 2
La ragazza giunge alle sue spalle, gli passa le
mani sul corpo, sensuale. Lui le afferra una mano e la guarda intensamente
negli occhi.
Scena 3
Bacio profondo, grande passione nei movimenti.
Scena 4
Si separano, lei gli posa la fronte sulla sua
ed entrambi chiudono gli occhi.
Si voltano verso la telecamera ed entrambi
pronunciano in modo molto chiaro
E profondo “Ninetails, for men”
Chiusura scena.
Fine.
- Ragazza? – disse inebetito Naruto.
- Bacio? –
rilesse Hinata, scandendo bene ogni sillaba.
In quel momento
arrivò Jiraya, che si era allontanato poco prima per andare a parlare con il
produttore.
- Ah, ti hanno
consegnato il copione? Come ti sembra? – chiese allegramente, senza però
ricevere alcun tipo di risposta perché entrambi i ragazzi lo stavano guardando
con una tale intensità da fargli prendere fuoco. L’uomo deglutì.
- Perché mi
guardi così? – fece preoccupato, ricevendo come risposta il copione che lesse
velocemente.
Deglutì di nuovo.
- Quindi? – chiese, davvero ignaro a sul perché
lo stessero trattando come un aborto.
- Io non lo
faccio questo spot! – disse di getto Naruto, nel mentre Hinata restava in
disparte a osservare la scena.
- E perché? -.
- Perché è
imbarazzante! Poi insomma – abbassò lo voce. – dovrei baciare un’altra ragazza,
davanti la MIA ragazza?! Ma sei impazzito? -.
- Oh andiamo, non
fare il ragazzino! Si tratta di lavoro, hai fatto molte foto insieme a delle
fotomodelle no? – gli ricordò, puntandogli un dito contro.
- Appunto, erano
foto, quello è lavoro! Non baciare altre ragazze! – ribatté, combattivo.
- Hai letto il
copione no? Questo lavoro richiede anche questo tipo di sacrifici, se non sai
gestirli allora non puoi continuare in questo ambiente che io faticosamente
continuo a farti andare avanti! – disse alzando un po’ più la voce, per poi
andarsene spedito.
Naruto, dapprima
sorpreso, abbassò lo sguardo, probabilmente dispiaciuto di non aver mai pensato
ai sacrifici che il suo agente, ormai amico, aveva sempre fatto per lui.
- Che sciocco che
sono, eh Hinata? – disse, avvertendo la presenza delicata della sua ragazza che
gli si era avvicinata fino a carezzargli dolcemente il viso.
- Capisco cosa
provi, ma non preoccuparti per me, io capisco che questo è lavoro e non sono
per niente preoccupata – disse dolcemente, guardandolo negli occhi.
- Davvero? -. Lei
annuì.
- Certo. Io mi
fido di te, da quattordici anni -.
Colto da chissà
quale istinto, Naruto prese per il viso Hinata e la baciò con foga, prendendola
in contropiede. Sorpresa, poi rilassata, chiuse gli occhi e si lasciò
trasportare dal suo istinto, stringendosi dolcemente al collo del ragazzo.
Poco dopo Naruto
stava provando le varie sequenze di movimento, utilizzando Hinata come prova. Furono
i sette minuti più divertenti della sua vita.
La campanella
suonò, e tutti si prepararono a girare. Naruto indossò solo dei pantaloni neri
lunghi, i piedi come il busto dovevano restare nudi come da copione.
- Allora, siamo
pronti? – urlò il regista.
- Ehi, un
momento? Chi è la ragazza con il quale devo lavorare? – domandò Naruto dalla
finta scogliera, cercando poi il viso di Hinata, che vide scrollare le spalle.
- Ehi, siate andati
a chiamare la controparte? – urlò un uomo dalla parte opposta, senza che però
Naruto riuscisse a capire chi fosse poiché i riflettori posti sopra il set lo
stavano infastidendo.
- Eccomi, scusate
ma nessuno mi aveva avvertita! – disse poi una voce femminile, sopraggiungendo alle spalle di Hinata. La mora
si voltò e il suo cuore perse un battito quando la vide: lunghi capelli biondi
raccolti da una coda di cavallo alta, fisico asciutto e atletico, un bikini a
coprirle quelle forme invidiabili da qualsiasi essere femminile a quel mondo.
Hinata l’aveva già vista.
La ragazza in
questione arrivò in tutta fretta con un accappatoio alla mano che probabilmente
si era tolta da poco.
Aveva un due
pezzi azzurro e bianco e nonostante la dentro il riscaldamento non fosse
proprio ai suoi massimi sembrava comunque non sentire freddo.
- Scusami? – si rivolse
a Hinata, sorridendogli cordialmente.
- S-sì? -.
- Me lo potresti
tenere? Grazie! – gli mollò l’accappatoio sulle braccia e balzò agilmente sul
set, chiedendo ancora una volta scusa per il ritardo.
- Finalmente!
Bene, la signorina Yamanaka è arrivata, siamo pronti a girare. In posizione! -.
- Ehi, ma tu sei
davvero Ino Yamanaka? – chiese Naruto, avvicinandosi.
- Sì, e tu sei
Naruto Uzumaki, indovinato? – ribatté col medesimo tono.
- Eh già, ti ho
vista in molte riviste, sei abbastanza famosa -.
- Neppure tu sei
da meno, i tuoi scatti dovrebbero avere maggiore nota – gli fece notare,
facendogli poi l’occhiolino.
- Ti ringrazio,
ma nonostante tutto non mi lamento – scherzò, sorridendo apertamente.
- Ehi, voi due! –
li chiamò il regista con il megafono. – Basta chiacchierare! Si lavora,
mettetevi alle vostre postazioni! -.
- Si, ci scusi! –
dissero all’unisono, andando poi ai loro posti.
Hinata sorrise a
quella scena, felice che Naruto si fosse finalmente messo a suo agio.
I minuti dopo
furono un completo successo: la Yamanaka sapeva il fatto suo, non c’era dubbio,
e Naruto grazie alle sue esperienze di fotomodello aveva interpretato alla
perfezione ogni movenza ed espressione. Ci furono solo alcuni problemi durante
la scena del bacio, che richiese un paio di ciak in più, ma alla fine tutto
andò nel migliore dei modi. Un’ora dopo Naruto era tornato nei suoi vestiti e
dopo aver salutato la Yamanaka si erano diretti entrambi in albergo.
- Non posso
credere che la parte più difficile di questo viaggio sia finita, non puoi
capire come mi sento alleggerito – esclamò Naruto, stiracchiandosi a più non
posso dopo essere uscito dalla doccia con un asciugamano intorno alla vita.
Hinata era
davanti lo specchio della camera, intenta ad asciugarsi i capelli, segno che si
era data una rinfrescata prima di lui. Quando lo vide non poté fare a meno di
distogliere lo sguardo, tornando a districare i nodi. Naruto se ne accorse e
sorrise maliziosamente, arrivandogli alle spalle e incominciando a baciarle il
collo, gesto che costrinse Hinata a posare il phon e poggiarlo sulla specchiera
o molto probabilmente le sarebbe caduto dalle mani.
Non seppe come si
ritrovò sotto di lui, entrambi coperti dalla trapunta.
- Ti amo Hinata,
da quattordici anni -.
La ragazza
sorrise mestamente, pizzicandogli appena il naso.
- Ma questa frase
non è molto simile a quella che ti ho detto io prima sul set, me l’hai copiata –
disse, falsamente arrabbiata.
- Dettagli –
disse, scendendo sulle labbra e assaporandone il gusto.
- Allora la
cambio – aggiunse, staccandosi e tornando a guardarla con un sorriso
ammiccante.
- Senti che poeta
che sono: L’inizio è passato, e dopo aver immaginato il futuro, eccoci al
presente. Eh? – gongolò, facendo a cazzotti con il suo ego che sembrava
volergli uscire anche dalle orecchie.
Hinata fece un
cenno di dissenso.
- Anche questa l’hai
già detta – sorrise. – Ma mi piace sentirtela dire – aggiunse soave, prima di
avvicinarlo a sé e baciarlo.
- Buon San
Valentino Naruto -.
- Buon
Anniversario, Hinata -.
Fin
14 febbraio, 2
anni prima.
La serata trascorse molto tranquillamente,
tranne quando a Naruto venne servito un risotto che in effetti aveva ordinato
dal menù, ma non aveva idea che fosse strapieno di cipolle. Il piatto rimase
intatto.
Alla fine giunsero le 22:50, e anche l’ora di
tornare alla propria casa.
Da buon cavaliere, Naruto pagò completamente la
cena, dopodiché uscirono all’aperto a prendere un po’ d’aria e in attesa che il
padre del ragazzo tornasse a prenderli.
- Ma Naruto, potevo pagare io la mia parte, non
era un problema – insistette ancora la ragazza, leggermente preoccupata di aver
lasciato che una simile somma fosse solo compensata dalle tasche del ragazzo.
- Ma no, figurati, tanto erano i soldi di mio
padre – disse con nonchalance, scoppiando poi a ridere, coinvolgendo poi anche
Hinata.
Hinata si strinse al braccio di Naruto e lui
sorrise istintivamente.
- Naruto, pensi che vada bene così? – disse improvvisamente
Hinata, con un particolare tono preoccupato. Naruto corrugò la fronte.
- Che intendi? – chiese, non capendo.
- Voglio dire, dopo tutto questo tempo, sei
davvero certo di voler stare con me? In fondo non ci conosciamo affatto… -.
- Hinata – la chiamò il ragazzo, allontanandola
appena e guardandola negli occhi.
- Io non ho intenzione di essere tuo amico,
spero che questo tu lo abbia capito -.
Hinata annuì, dischiudendo appena le labbra.
- Per dodici anni ho portato questa con me –
disse, poggiando una mano all’altezza dello sterno. – Ho davvero continuato a
pensare a quella bambina che avevo conosciuto e nonostante gli anni passassero,
in cuor mio continuavo a tenere vivida la tua immagine. Ed ora eccomi qua, al
giorno in cui non dovrò più sforzarmi di ricordare come sei, perché il mio
desiderio è poterti vedere ogni giorno -.
Una lacrima sfuggì dall’occhio destro di
Hinata, poi altre due e una dall'occhio sinistro. La bocca semi aperta e il
respiro leggermente accelerato.
- N-Naruto – balbettò Hinata, combattendo
contro le lacrime che ormai le stavano sfuggendo al controllo. – Sono così
felice! – Esclamò Hinata, scoppiando poi a ridere tra le lacrime.
Naruto prese un fazzoletto e delicatamente le
asciugò gli occhi, baciandole poi entrambe le guance.
Hinata arrossì al gesto e ricambiò, prendendo l’iniziativa
e dandogli un bacio sulle labbra, lasciando il biondo piacevolmente sorpreso.
- Sai Hinata – disse il ragazzo, riconoscendo
in lontananza la forma dei fari dell’auto di suo padre. – L’inizio è passato, e
dopo aver immaginato il futuro, eccoci al presente -.
- Che bella frase, chi l’ha detta? – chiese sorridente
e curiosa.
- Ma Naruto Uzumaki ovviamente! – Sorrise ammiccante,
indicandosi orgoglioso.
- No dai sul serio, chi l’ha detta? -.
- Ma ti ho detto che è mia, l’ho creata adesso,
in questo momento! – insistette.
- Dai, non prendermi in giro! Chi l’ha detta?
-.
- Ma, Hinata… -.
Ri-fin
Messaggio Nascosto! XD
Grazie per aver letto il seguito di questa storia, ve ne sono infinitamente grato!
Arrivederci a
tutti!
Matt