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Autore: Life In Fangirling Motion    16/02/2014    7 recensioni
Oh Michael Penniman, sei una vittima delle situazioni.
Non lasciare che le stelle ti buttino giù,
Non lasciare che le onde ti facciano affogare.
Oh, Michael Penniman.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Un po' tutti, Zuleika Penniman
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Avevo o no promesso una nuova FF incentrata su Mika?
Se tutto va bene, riuscirò a non riempire la raccolta di OS solo con questa demenziale storiella.
Buona lettura.






 

Aprile 1991

 

By the time

 

 

Dont’ wake up,
won’t wake up,
can’t wake up,
no, don’t wake me up.




- Mika! Muoviti pigrone, è ora di alzarsi. -
Tre. Due. Uno.
Puntuale come sempre, ecco il trillo stridulo della sveglia.
Ogni mattina la voce dolce e materna di Joanie batteva le lancette dell'orologio di qualche secondo.
Nessuno aveva idea di come riuscisse a farlo.

Seguito da un mugugno assonnato, un braccio spuntò fuori dal pesante piumone verde, cercando a tentoni la sveglia sul comodino e spegnendola. Lentamente, anche due grandi occhi color nocciola riemersero da sotto le coperte, guardandosi pigramente intorno e cercando di abituarsi alla luce del sole che penetrava dalla finestra. Sapeva che se non si fosse alzato ne avrebbe pagato le conseguenze, ma, con uno sbadiglio il bambino si voltò dall’altra parte e riprese beatamente a dormire.
Niente da fare, la donna al piano di sotto non si dava per vinta.
- Scendi giù dal letto, farai tardi a scuola! -
- No! Io non ci vado a scuola. -
Sebbene fossero separati da un’intera rampa di scale, Joanie sentì perfettamente le parole del figlio e, con un sospiro rassegnato abbandonò le stoviglie sporche nel lavandino, dirigendosi verso la cameretta del bambino.
Al suono dei passi, che rimbombavano su per i gradini, Mika si nascose sotto le coperte, stringendosi le ginocchia al petto.
- Vieni fuori di lì. – fece la donna con tono perentorio, una volta arrivata di fronte al letto dalle coperte verdi.
- No! – ma il bambino, testardo com’era, non voleva sentire ragioni. Se ne stava lì, immobile, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore e pregando che la madre lo lasciasse a letto.
Perdendo definitivamente la pazienza, Joanie tirò via le coperte, fino a lanciarle ai piedi del letto, scoprendo Mika che, braccia conserte e gambe incrociate, fissava intensamente un punto imprecisato davanti a se.
- Michael Holbrook Penniman Jr, o tu scendi giù di lì con le buone, lo farai con le cattive! Tu andrai a scuola, perché lo dico io. - La voce risoluta, le braccia sui fianchi e il fatto che avesse usato il suo nome completo, conferivano a Joanie un’aria davvero spaventosa, ma il bambino non si fece intimidire.
- Io. Non. Ci. Vado. – Mika scandì lentamente ogni parola, stringendo le braccia al petto e allungando le gambe, impassibile.
Aveva delle gambe incredibilmente lunghe, per essere un bimbo di soli 8 anni. Era il più alto tra tutti i suoi compagni, tanto da meritarsi soprannomi sgradevoli come “giraffa” o “spilungone”. Ma a lui non importava come lo chiamassero i suoi coetanei, continuava a giocare con loro nonostante lo prendessero in giro. Joanie però sospettava che in fondo sapesse che quelli non erano dei veri amici.
- Io odio la scuola. Non ci voglio più tornare. – sentenziò con voce lamentosa, cercando di appigliarsi alla maschera seria e decisa che aveva deciso di indossare quella mattina.
- Voglio andare in Australia a coltivare i canguri! – esclamò, lanciando uno sguardo al mappamondo sopra la scrivania.
La donna cerco di trattenersi, ma finì per scoppiare a ridere di gusto, intenerita e divertita da quella scena.
- A me allevare i canguri non sembra divertente. E sentiamo, perché la odi? Non ti diverti con Xavier? -.
- Sì, ma con lui mi posso divertire anche qui. – disse guardandosi intorno. Era strana come cameretta, molto diversa da quella degli altri bambini della sua età. Se nelle stanze di tutti i suoi coetanei i colori allegri, forti e sgargianti prendevano il sopravvento, in quella di Mika regnava il bianco. Pareti bianche, scrivania bianca, mobili bianchi. Era stato lui a scegliere quel colore, rifiutando il giallo e l'azzurr­­­o proposti dai suoi genitori. Diceva che il bianco fosse il suo colore, che lo rappresentasse.
Non che non fosse un bambino vivace, anzi. Forse era il più esuberante e creativo fra tutti, ma in modo diverso. Sul volto di quel bambino si potevano leggere tutte le emozioni del mondo, in una volta sola. I suoi occhi brillavano di una luce speciale che, Joanie lo sapeva, lo avrebbe portato lontano.
E quando un giorno, dopo essere tornato dalla lezione di arte, Mika aveva esordito dicendo “Sapete, il bianco in realtà non è un colore, è l'insieme di tutti i colori.” finalmente avevano capito. Mika era il bianco. Era l'unione di tutte le cose.

- E poi con Xavier non ci servono i giocattoli, come ci fanno giocare a scuola. Ci divertiamo lo stesso! - riprese il bambino.
Ed era vero; solitamente, nei pomeriggi che Xavier passava a casa Penniman, i numerosi giocattoli di Mika stavano chiusi nella sua camera, mentre i due bambini uscivano in cortile a giocare. In quel mondo fantastico, fatto di regole che solo loro conoscevano, un ramoscello poteva diventare una bacchetta magica, una spada, una pistola o qualsiasi altra cosa venisse in mente ai due amichetti.
- Esatto, allora perché non provi a divertirti anche a scuola? - incalzò la donna, sorridendo dolcemente.
- Ma perché la scuola è noiosa! Stare sempre seduti, dover fare i compiti. E poi la maestra continua a spiegare anche se io non capisco. Le chiedo di andare più piano, di rispiegare, ma lei si arrabbia e dice che scrivo troppo lento. - disse il bambino, con sguardo improvvisamente triste.
Tutti i suoi compagni sapevano già leggere bene, ma a lui si confondevano le parole in testa e, strizzando gli occhi, annaspava cercando di interpretare quelle lettere che si trasformavano puntualmente in segni senza senso.
Joanie sospirò con un misto di tristezza, sorpresa e una punta di delusione. Le sue sorelle erano sempre state brave a scuola, non capiva perché lui non riuscisse. “Il bambino non si impegna. Se a 8 anni ancora non sa leggere la situazione è grave.” La donna vedeva la realtà, e sapeva che, sebbene il bimbo non passasse ore a studiare, si impegnava a scuola. Ed era anche molto intelligente. Aveva una spontaneità particolare nel dire le cose. Quando ad esempio, l’insegnante aveva domandato alla classe quale fosse la prima cosa da fare per leggere un libro, Mika aveva risposto, con tono ovvio e sguardo stupito “Aprirlo!”. Tutti erano scoppiati a ridere ma lui si guardava intorno, cercando di capire come mai nessuno fosse arrivato ad una conclusione così ovvia. Quando poi la maestra l’aveva sgridato, ripetendo per l’ennesima volta che la mancanza di studio e la sua impertinenza avrebbero distratto l’intera classe, Mika aveva provato a giustificarsi, sapendo però che la donna non avrebbe voluto sentire ragioni.
Non era lo studio, non l’era la mancanza di intelligenza. C’era qualcos’altro sotto, qualcosa che però Joanie non aveva ancora capito.


Con un sorriso incoraggiante, la donna si avvicinò al bambino, stringendolo a se e sospirando.
- Facciamo così.. se tu ti impegnerai fino alla fine dell’anno, cercherai di ascoltare la maestra, le chiederai spiegazioni e farai il bravo, andremo allo zoo, a vedere i canguri. – disse Joanie, sorridendo con aria complice.
A quelle parole gli occhi del bambino si illuminarono.
- Davvero?? Andremo allo zoo a vedere i canguri? E le zebre, gli elefanti? – mentre saltellava sul letto, fremente di gioia, Mika ripeteva i nomi di tutti gli animali strani che conosceva.
- E verrà anche Xavier con noi? – chiese fissando quei suoi grandi occhi color nocciola pieni di aspettativa, sulla madre.
- Perchè no? Se anche lui farà il bravo e i signori Doupon saranno d’accordo, verrà anch.. – la donna non fece neanche in tempo a finire la frase, che Mika le buttò le braccia al collo, stampandole un bacio sulla guancia.
- Graziegraziegrazie! – esclamò.
Passando una mano tra i capelli ricci del bambino e scompigliandoli più di quanto già non fossero, Joanie si alzò dal letto.
- Dai, ora scendi a fare colazione, prima che le tue sorelle mangino tutto. -
Il bimbo saltò giù dal letto e corse per il corridoio, gridando prima di chiudere la porta del bagno davanti a se.
- Mamma, non c’è tempo per la colazione. Facciamo tardi a scuola! -

Mentre Joanie si chiudeva alle spalle la porta della camera di Mika, il piccolo Fortuné apparve con il suo pigiamino dalla stanza affianco, strofinandosi gli occhi ancora assonnati e chiedendo confuso
- Mamma, è vero che andiamo allo zoo a vedere i can.. i canrughi? -














Che ve ne pare?
Idiozia!
Ecco un'altra storia senza trama, scritta alle 4 di notte, proprio il giorno prima di dover tornare a scuola dalle vacanze di Natale.
No, neanche io volevo alzarmi u.u
Ma l'immagine di quel cosino tenero che era Mika da bambino mi ha dato la forza di svegliarmi e affrontare di nuovo la scuola xD Beh, per lui era più difficile, porello, con la dislessia.

Va beene, credo di aver parlato abbastanza; se la storia vi è piaciuta, vi ha fatto schifo, vi ha fatto tenerezza o compassione per questa povera ragazza che scrive solo stupidaggini, lasciate un commento, mi rendereste tanto felice. :)

Ooh, quasi dimenticavo, ho cambiato nick! Quindi ho abbandonato Scarlett Colfer (non so perchè Scarlett, ma lasciare “Colfer” è stato difficile) e ora sono Life In Fangirling Motion.
Lo trovo fantastico lol (La modestia l'ho persa per strada)  

 

  
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