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Autore: firephoenix    17/02/2014    4 recensioni
[Frozen]
Una semplice One Shot sulla JackxElsa :) Spero vi piaccia :)
Le 5 Leggende/Frozen
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Jack appoggiò agilmente entrambi i piedi sulla curva del suo lungo bastone ghiacciato, osservando l'enorme e massiccio castello di Arandelle con fare critico. Poi ruotò leggermente su se stesso e gettò l'occhio sull'interminabile distesa di acqua e sulle montagne in lontananza.
Bel posto, ma non ci siamo... non ci siamo proprio pensò.
Di fianco a lui andavano e venivano gli abitanti del paese, chi con fare indaffarato e chi per godersi solo una passeggiata nella tiepida giornata d'inverno; ovviamente nessuno gli prestava la minima attenzione, invisibile com'era ai loro occhi.
«Mamma!» esclamò una bambina con una codina nera poco lontano da Jack «Voglio la neve anche quest'anno tanta come l'anno scorso!»
«Non c'è problema, piccolina» disse Frost e, scendendo dal bastone, si preparò a far accumulare nuvole ed ad abbassare la temperatura quanto bastasse per una bella nevicata abbondante.
«Certo, vedrai che la regina Elsa provvederà» rispose invece la madre della bimba, che applaudì contenta ed esultò con un gran sorrisone sulle labbra.
Cosa? Chi cavolo è Elsa? Jack alzò un sopracciglio con aria sorpresa; non credeva ci fosse nessuno oltre a lui che potesse “provvedere” a certe cose. Sarà stata sicuramente una piccola bugia per tranquillizzare la bambina concluse tra sé e sé, con un'alzata di spalle.
Roteando il suo inseparabile bastone con fare teatrale, si incamminò fischiettando lungo le vie di Arandelle mentre soffici fiocchi di neve cominciavano a cadere dal cielo grigio. Poi si diresse verso il porto e, con una piroletta a mezz'aria, toccò la superficie dell'acqua che si increspò immediatamente, cominciando a ghiacciarsi. Jack si alzò in volo ed ammirò la sua opera di neve e ghiaccio cadere e distendersi per la città e sulle montagne con aria soddisfatta. 
Così va molto meglio pensò vedendo già i visi sorridenti dei bambini e il divertimento ormai prossimo.
Ciò che vide realmente invece, o meglio, ciò che sentì, lo spiazzò.
Vicino al porto, proprio sotto di lui, una ragazza più o meno della sua età con due belle trecce castane ed una strana ciocca più chiara tra i capelli, parlava in modo concitato ad un ragazzo biondo dal notevole naso.
«Ha iniziato a nevicare, Kristoff! Elsa si è decisa! Guarda che meraviglia»
«Devo assolutamente prendere la slitta e preparare quel pazzo di Sven. Elsa sta dando il meglio di sé oggi»
«Ancora Elsa? Ma cos'è uno scherzo? Sono stato io! Io!» esclamò Jack scocciato agitando inutilmente le braccia davanti alla ragazza.
«Vieni con me?» le chiese invece Kristoff.
«Certo!» rispose lei baciandolo sulla guancia e prendendolo a braccetto «Andiamo a trovare mia sorella»

 

Jack volava sopra la slitta trainata dalla renna più buffa che avesse mai visto con un'espressione tra il perplesso ed il curioso. Sotto di lui i due piccioncini parlavano del più e del meno e Frost, che non si perdeva una parola, scoprì che la famosa Elsa, regina di Arandelle da appena un anno, era sorella di Anna, la ragazza con le trecce che, a quanto pare si era sacrificata per lei o una cosa del genere. Non è importante pensò il ragazzo dai capelli nivei. L'unica cosa che contava era che la gente del posto era convinta che ghiaccio e tutto il resto ci fossero grazie a quella Elsa e a lui il fatto che qualcuno si prendesse il merito delle sue opere proprio non andava giù. In più come avrebbe fatto a far si che i bambini credessero in lui con questa falsa convinzione in giro? Quella ragazza gli stava rovinando la carriera!
Era ancora immerso nei suoi pensieri quando, svoltando dietro una curva della montagna ormai coperta da uno spesso velo di neve, fu costretto a fermarsi a mezz'aria ed a sgranare gli occhi blu per verificare che i suoi occhi non lo stessero ingannando.
«Woah» esclamò ammirando meravigliato l'enorme castello di ghiaccio che si arrampicava su di un picco della montagna.
Sospeso nel nulla, osservò da lontano Anna e Kristoff scendere dalla slitta, salire sopra una lunga scala di ghiaccio ed entrare nello sfarzoso palazzo, accolti da una ragazza bionda. Frost fece per avvicinarsi e spiarli, ma qualcosa dentro di lui gli consigliò di aspettare la Luna ed i suoi saggi consigli.

 

Elsa era preoccupata, lo era terribilmente, tanto che mandò via quasi subito sua sorella e Kristoff con una scusa qualsiasi, omettendo loro la verità, ovvero il fatto che lei non centrasse proprio nulla con quella nevicata.
Rimasta sola, uscì sulla terrazza per ammirare il bianco panorama delle colline e della città di Arandelle in lontananza, tormentandosi con le dita la lunga treccia laterale biondo chiaro. Sospirò guardandosi le mani. Era forse stata lei senza accorgersene? Che i suoi poteri avessero nuovamente preso il controllo, facendo di lei un pericolo pubblico? Elsa strinse le mani a pugno; no, non poteva essere. Il suo dono lo teneva sotto controllo da ormai un anno senza problemi. Non avrebbe potuto sopportate di ferire Anna un'altra volta.
Per provare comunque, mosse dolcemente una mano facendo apparire un fiore di ghiaccio tra il pavimento. Sospirò ancora e, sollevando le braccia al cielo, provò a fermare la nevicata.
«Non provarci nemmeno, biondina» la voce giunse da dietro di lei facendola trasalire. Girandosi di scatto vide un ragazzo dai capelli bianchi, con in mano un bastone ricurvo, seduto sulla ringhiera a gambe larghe. Guardava verso il cielo, come se non gli importasse della sua presenza, ed agitando la mano libera creava mulinelli di neve. Elsa rimase senza fiato, non credendo possibile che ci fosse qualcuno come lei e, indecisa se saltargli addosso dalla felicità o allontanarlo a pedate, ne uscì con un:
«E tu chi diavolo sei?» il ragazzo con la felpa trasalì così forte che per poco non cadde dalla ringhiera della terrazza. Guardò un paio di volte dietro di sé e poi rimase in silenzio a fissarla a bocca aperta, cercando di trovare le parole giuste invano. Elsa imbarazzatissima dalla situazione incrociò le braccia al petto e sbuffò:
«Allora mi rispondi?» e a quel punto lui schizzò letteralmente in aria.
«Tu voli!» esclamò lei esterrefatta.
«Tu mi vedi!» urlò invece lui. Poi si mise a ridere in modo decisamente isterico e apparentemente senza motivo. Fluttuando si avvicinò a lei e appoggiò lentamente i piedi per terra sulla superficie di ghiaccio.
«Chi sei?» chiese lei non sapendo se indietreggiare.
«No, no. Chi sei tu? Come fai a vedermi? Come hai fatto questo?» esclamò Frost indicando con le braccia l'intero castello. Dio, erano anni che non parlava direttamente con una persona che non fosse un Guardiano. Era più eccitato di un bambino a Natale.
«Elsa... mi chiamo Elsa e sono nata con questo dono...» rispose lei perplessa.
«Frost, Jack Frost» disse lui tendendole la mano libera dal bastone «sono un Guardiano»
Elsa guardò il ragazzo, poi la sua mano, di nuovo il ragazzo e ancora la mano. Infine, trattenendo il respiro, la strinse delicatamente. Bastò: una scossa percosse entrambi e del ghiacciò cominciò a risalire sui loro polsi, diramandosi per le braccia.
«Wow» esclamarono entrambi contemporaneamente, arrossirono e si sorrisero a vicenda.

 

«Così sei un Guardiano» proferì Elsa per rompere l'imbarazzante silenzio sceso tra di loro. La bionda lo aveva invitato ad entrare nel suo palazzo, ma una volta dentro, aveva scoperto di non avere la minima idea di cosa fare.
Jack annuì guardandosi attorno non poco a disagio.
«Quindi non sono solo leggende?» gli chiese poi.
«Seriamente biondina, puoi creare interi castelli di ghiaccio e credevi che noi fossimo delle leggende?»
Elsa sbuffò punta sul vivo.
«Non è la stessa cosa!» si difese. Frost ghignò.
«Ce l'hai una camera degli ospiti?»
«Ti stai auto invitando a casa mia?» Elsa alzò un sopracciglio.
«Non vorrai lasciarmi fuori! Ho i tuoi stessi poteri, dovresti accogliermi come se fossi parte della famiglia»
«Ma senti questo!» esclamò la bionda guardandolo sorpresa, tuttavia prese ad avanzare tra le colonne di ghiaccio del suo palazzo e gli fece segno di seguirlo. Jack, dietro di lei, rimase incantato dalla magra figura che gli camminava di fronte e dal suo incredibile e particolare vestito; la stoffa azzurra le fasciava perfettamente i fianchi e il velo trasparente che le partiva dalle spalle produceva lo stesso magico effetto dello strato di brina che si deposita sui prati nelle notti d'inverno. Ci avrebbe scommesso il bastone che lo aveva creato con le sue stesse mani.
«Ecco qua» la voce di Elsa distolse il Guardiano dai suoi pensieri.
Erano fermi davanti ad un precipizio.
«È un modo carino per suggerirmi di suicidarmi?» le chiese lui alzando un sopracciglio. In tutta risposta la ragazza alzò gli occhi al cielo senza però riuscire a trattenere un sorriso divertito.
«Guarda e impara» gli disse lanciandogli un occhiata di vaga malizia, poi sbatté con forza un piede sul pavimento e alzò le braccia come se stesse sollevando qualcosa. Prima che potesse chiederle che diavolo stesse facendo, Jack venne travolto da un muro di ghiaccio che si alzava a velocità vertiginosa ad un centimetro dal suo naso.
Per qualche secondo il ragazzo rimase a fissare il suo riflesso scorrere nel ghiaccio puro davanti a lui. Quando il tutto si fermò era stata eretta una nuova ala del palazzo e di fronte a lui si apriva una stanza circolare con un letto.
«Tutta tua» sorrise Elsa soddisfatta. L'orgoglio virile del ragazzo trasalì colpito.
«Pff, per favore! È il massimo che sai fare?» proferì, poi entrò nella stanza e si guardò attorno fingendo disapprovazione.
«Manca una scrivania...» puntò il bastone verso una parete ed un tavolo prese forma dal ghiaccio «... manca una finestra...» e un riquadro venne scavato lasciando vedere la pesante nevicata che si posava sulla montagna «... e poi credo di meritarmi un letto migliore...» con un colpo di bastone il giaciglio divenne a due piazze e fu riempito di cuscini «... e un po' di privacy» così una porta apparve sulla soglia ed Elsa, che non avrebbe mai ammesso che quel ragazzo era alla sua altezza, la chiuse con un colpo, ruotando un polso nell'aria. Jack ghignò e il suo orgoglio annuì soddisfatto.

 

«Non lo lasci mai quel bastone?» Elsa guardò Jack con aria curiosa mentre faceva colazione. Il ragazzo era seduto di fronte a lei e, appoggiatogli appena di fianco, se ne stava il suo fedele compagno di legno.
«Solo una volta e, per la cronaca, mi è stato spezzato in due»
«Oh» fece lei non trovando nulla di più intelligente da dire.
«È sempre stato con me, da prima che avessi i poteri e anche dopo»
«Come hai avuto i tuoi poteri? Te li ha donati qualcuno?» chiese allora Elsa; lei il suo potere l'aveva dalla nascita e forse, pensava, se le fosse stato dato ad un'età maggiore lo avrebbe controllato meglio e non avrebbe mai fatto del male a sua sorella.
«Mi sono stati donati dall'Uomo della Luna, è stato per suo volere che sono diventato Guardiano»
«L'Uomo della Luna? Chi è?»
«Nessuno lo sa per certo, lui è solo... l'Uomo della Luna» le sorrise.
Che strano ragazzo si ritrovò a pensare Elsa.

 

«È inutile, non può vedermi»
«Ma devi conoscerla. È quasi una settimana che sei qua!»
«Tua sorella non è come te, Elsa. Non può vedermi»
La bionda sentì un peso aggravarle il petto. “Anna non è come te” quante volte lo aveva sentito dire dai suoi genitori mentre stava chiusa in camera sua? Quante volte aveva pianto da bambina pensandoci?
«Hai ragione, lei non è come me. È migliore»
«Sei testarda» le sbuffò Jack in faccia, chinandosi su di lei. Elsa non abbassò lo sguardo nemmeno per un istante nonostante la sua vicinanza le procurasse un lieve rossore sulle gote.
«E va bene!» consentì allora finalmente il ragazzo «fermiamo la nevicata, facciamola venire al castello con il suo uomo tutto naso e renne e vedrai chi avrà ragione»
«Ci sto» la ragazza si avvicinò ulteriormente fino a che i loro nasi non si sfiorarono sprizzando scintille di ghiaccio. Jack le fissò gli occhi azzurri e determinati, come immaginò fossero i suoi, e un brivido gli percorse la schiena. Ebbe per un attimo il desiderio di abbracciarla, ma poi, vergognandosi dei suoi stessi pensieri, si allontanò salendo la scalinata di ghiaccio diretto in camera sua.

 

Anna arrivò poco dopo mano per mano con Kristoff.
«Ciao sorella!» esclamò andando ad abbracciare Elsa «Olaf mi ha detto che volevi vedermi, va tutto bene?»
«Certo... volevo solo presentarti una persona. Jack, è arrivata Anna!» urlò poi rivolta verso la sommità della luccicante scala.
Il Guardiano sbucò da un corridoio e, con fare ironico, allargò le braccia e si proclamò:
«Ta daaaaaan! Ecco l'uomo invisibile!»
Elsa sbuffò contrariata e si voltò verso sua sorella e Kristoff che fissavano la scalinata in attesa.
«Dai prima che arrivi dimmi com'è! È figo?» le chiese Anna con una faccia furbetta.
«Ehi!» provò a protestare il suo ragazzo, ma lei non vi diede peso. Elsa guardò prima lei, poi Frost (che la stava fissando come per dire “te l'avevo detto”) e poi di nuovo sua sorella.
Non lo vedeva.
«Jack è... come me» terminò la frase rivolgendo nuovamente lo sguardo al Guardiano e capì. Capì ciò che la accomunava e la attirava di quel ragazzo: la malinconia che vi leggeva negli occhi. Guardare Jack era come guardarsi allo specchio; certo, avevano entrambi un potere meraviglioso che in molti avrebbero voluto e che molti di fatto invidiavano, ma a che prezzo? Elsa aveva passato una vita di reclusione e solitudine rischiando di uccidere sua sorella e Frost, da quello che le aveva raccontato, aveva trascorso secoli senza poter parlare con nessuno, senza mai essere ringraziato per le sue azioni o consolato perchè era triste e tutt'ora, anche se faceva il superiore, soffriva per l'incapacità di Anna e Kristoff di vederlo. In quel momento la ragazza si sentì vicina al Guardiano come non mai.
«Vuol dire che anche lui ha potere sul ghiaccio?» le chiese Kristoff distraendola dai suoi pensieri.
«Si»
«Ma è fantastico! Perchè non viene fuori? Ehilàà! Jaaack!» chiamò Anna a squarcia gola mentre il ragazzo stava ancora fermo in bella vista sopra la scalinata.
«Credo sia uscito» mormorò Elsa «forse non tornerà entro domani. A volte se ne va, mi dispiace... siete venuti fin qui per nulla»
Jack la guardò con aria interrogativa. Era sicuro che si sarebbe lamentata, che lo avrebbe insultato, obbligandolo a dare una prova della propria esistenza e invece stava facendo allontanare sua sorella.
«Oh» esalò Anna delusa e Frost rientrò nella propria stanza promettendosi che avrebbe chiesto presto spiegazioni alla biondina.

 

«Perchè l'hai fatto?» Elsa, seduta sul primo gradino della scalinata, trasalì. Jack le si era avvicinato di spalle e le aveva rivolto la domanda senza preavviso.
La ragazza alzò le spalle in segno di indifferenza.
«E questo cosa vuol dire? Che non lo sai o che non me lo vuoi dire?»
Elsa guardò in alto per incrociare gli occhi blu di lui, che le stava davanti, e sbuffò. A volte si stupiva di come lui leggesse dentro di lei con tanta facilità; si conoscevano da poco più di una settimana eppure le sembrava di aver trascorso una vita intera con quel ragazzo.
«Allora?» pressò lui.
«L'ho fatto perchè mi andava» gli rispose Elsa, si alzò, si girò e fece per andarsene su per i gradini. Il Guardiano spiccò il volo e le atterrò agilmente di fronte.
«Voglio la verità»
«Tu non vuoi proprio un bel niente in casa mia» la bionda cominciava a spazientirsi e, come di consuetudine, le mani presero a pizzicarle per la formazione di ghiaccio. Non voleva dirgli la verità e il perchè non poteva ammetterlo nemmeno a se stessa. Cosa doveva dirgli? Che lo aveva fatto per difenderlo? Perchè aveva visto sofferenza nei suoi occhi e voleva proteggerlo dal dolore che provava? Cosa avrebbe pensato di lei? Così lo aggirò fulminandolo (o forse è meglio ghiacciandolo) con lo sguardo e riprese la sua strada. Questa volta lui le bloccò il polso.
«Elsa» non c'era ne rabbia ne determinazione nei suoi occhi, solo una muta supplica.
«Lasciami andare»
«No»
La ragazza gli strattonò il braccio e si liberò dalla stretta. Scese di un gradino e gli si mise faccia a faccia.
«Chi ti credi di essere? Ti inviti a casa mia, pretendi risposte a casa mia. Che accidenti vuoi?»
«Sono rimasto qui perchè sentivo che era la cosa giusta da fare e...»
«Sentivi? Ma davvero?»
«L'Uomo della Luna mi ha fatto capire che...»
«L'Uomo della Luna? Oh, avanti, Jack! Non esiste alcun Uomo della Luna!»
E fu allora che il ragazzo perse le staffe. Con rabbia lasciò andare il bastone, mise le mani ai lati del suo viso e, a meno di un millimetro di distanza dalla sua faccia, le soffiò:
«Stai zitta! Tu non sai niente né di me né dell'Uomo della Luna! Non te ne faccio una colpa, nemmeno io so nulla di te ed è per questo, accidenti, che voglio sapere perchè hai mandato via tua sorella e l'uomo-naso, guardandomi negli occhi come se sapessi cose di me che non so nemmeno io! E non capisco perchè tu sembri vergognarti della risposta» concluse, poi le mollò il viso e si allontanò di un passo per lasciarla respirare.
Elsa era frastornata. Se la vicinanza del ragazzo l'aveva scossa, le sue parole l'avevano proprio messa a tacere. Era successo un'altra volta. Un'altra volta Jack aveva guardato e letto dentro di lei come se fosse trasparente o forse, visti i suoi poteri di ghiaccio, come lo era davvero. Trattenne una lacrima.
«Tu... sei uno spregevole, spudorato, deplorevole...» e un raggio di ghiaccio le partì fuori controllo dal palmo della mano in direzione del ragazzo. Elsa urlò impaurita da ciò che aveva fatto, di nuovo, ma Jack, che aveva afferrato di riflesso il suo bastone, parò l'attacco.
La ragazza, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi, fece per scappare tra le lacrime. Era successo ancora, aveva quasi ucciso una persona a cui teneva; a distanza di un anno i suoi poteri erano nuovamente fuori controllo.
«Elsa! Guardami sto bene! Non puoi ferirmi con il ghiaccio!» urlò Jack ed Elsa si fermò; lentamente si voltò a guardarlo: stava bene. Era lì, in piedi, col suo bastone e le braccia spalancate e la guardava negli occhi.
«Attaccami ancora coraggio. Sfogati. Libera il tuo potere, lascialo andare*»
La bionda lo guardò straniata.
«Avanti Elsa, se c'è una persona che non puoi ferire coi tuoi poteri sono io. Dai femminuccia fammi vedere cosa sai fare» la provocò. La bionda sbuffò asciugandosi veloce le guance e gli lanciò debolmente un altro raggio di ghiaccio che Jack parò senza problemi.
«Mi dico deluso Elsa, davvero deluso e...» ma Elsa lo zittì facendo crescere dal pavimento una stalagmite proprio sotto di lui. Frost vi saltò sopra agilmente e si fece portare in alto.
Ghignò... e fu guerra.
Attacco dopo attacco la bionda si sentiva meglio, più libera, senza vincoli, così, quando Jack si accorse che lei non accennava a smettere, prese parte attivamente al combattimento. Girando il bastone come le pale di un mulino spinse Elsa indietro travolgendola con una bufera, lei reagì immediatamente e rigirò la neve contro di lui.
«Come osi?» gli chiese sorridendo e Jack si alzò in volo per attaccarla dall'alto. La bionda sollevò una barriera di ghiaccio a mezz'aria che si rivelò inutile.
«Non puoi parare i miei attacchi col mio stesso elemento, biondina!»
Elsa, colpita nell'orgoglio, staccò una stalattite dal soffitto per farla precipitare sopra il ragazzo che la schivò di un pelo, atterrando sul tondo pavimento di ghiaccio.
«Potresti stare più attento invece di parl...» ma la ragazza non aveva fatto in tempo a finire la frase che Jack si era alzato in volo e, andando verso di lei, l'aveva arpionata con il bastone ricurvo tirandola in aria con sé. Di riflesso Elsa si aggrappò con le braccia al suo collo per non cadere.
«Mettimi giù!» gli urlò nell'orecchio stringendoglisi addosso maggiormente, ma Jack non l'ascoltò e, guardandola con aria da strafottente, si sdraiò a mezz'aria tirandosela sopra tra il suo corpo e il bastone che teneva a due mani. La stava praticamente abbracciando ed Elsa, accorgendosene, arrossì come un peperone.
Qualche secondo dopo, anche Jack realizzò in che posizione si trovava e per l'imbarazzo, quasi di scatto, si risollevò rischiando di far precipitare la ragazza.
«Jack! Sei completamente impazzito?» strillò lei nel panico più totale quando finalmente toccò terra.
«Pff... era tutto calcolato» rispose lui, tuttavia voltò il viso dalla parte opposta alla ragazza per non farle vedere il rossore sulle sue guance.

 

Elsa si strinse le braccia al petto passandosi le mani sulle braccia, rabbrividendo. Era scesa la sera e, siccome né lei, né Jack avevano pensato di far nevicare, la Luna si mostrava in cielo in tutta la sua fiera pienezza.
Ovviamente la ragazza non aveva freddo, non l'aveva mai avuto in tutta la sua vita e probabilmente non sapeva nemmeno cosa significasse, eppure, lì sulla terrazza, continuava a tremare senza saperne il perchè.
«Sarà meglio che rientri» pensò ad alta voce e fece per raggiungere la porta.
«Non provarci nemmeno, biondina» la voce di Jack che pronunciava la frase con cui si erano conosciuti la fece sorridere. Si girò leggermente e lo trovò proprio lì, seduto a gambe larghe sulla ringhiera come la prima volta. Ora che lo guardava bene però qualcosa mancava.
«Come mai senza bastone?» gli chiese.
«Non ne ho bisogno per quello che devo fare» le sorrise e, ruotando su se stesso, si sedette con le gambe a penzoloni nel vuoto.
«Vieni qui» le disse facendole segno accanto a sé.
«Cosa vuoi fare, buttarmi di sotto?»
«Dai biondina. Vieni qui»
Elsa si avvicinò alla ringhiera e agilmente gli si sedette affianco lasciando che anche le sue gambe dondolassero nel vuoto avvolte dal vestito. Una lieve brezza le scompigliava piacevolmente il ciuffo e la treccia che ondeggiava piano sulla sua spalla sinistra e la luce della Luna le faceva luccicare i piccoli cristalli di ghiaccio incastonati nella chioma bionda. Guardò Jack con aria interrogativa. Anche i suoi capelli bianchi ondeggiavano sulla sua fronte finendogli ogni tanto davanti ai profondi occhi blu.
«Allora?» gli chiese lei «Cosa devi fare?»
«Chiudi gli occhi»
«È? Perchè mai?»
«Fidati di me. Voglio che tu veda una cosa»
«Mi prendi in giro? Come faccio a vedere se ho gli occhi chiusi?»
«Elsa, fidati di me»
La ragazza, restia, chiuse lentamente le palpebre tornando a rivolgere il capo davanti a sé.
«Ok...» la voce del Guardiano era paurosamente vicina, il suo fiato le solleticava l'orecchio destro e una porzione di collo «...adesso concentrati su ciò che ti circonda. Non fare caso a ciò cha faccio io
».
Concentrarsi? Elsa non riusciva minimamente a concentrarsi con un ragazzo così vicino.
«Non puoi darmi un indizio su quello che hai intenzione di fare in modo che non mi preoccupi?» chiese a Jack voltandosi verso di lui con gli occhi ancora chiusi.
«Eh no. Troppo facile»
«Ma...»
L'indice del Guardiano sulle sue labbra la zittì all'istante.
«Tieni gli occhi chiusi, lasciati andare e non badare a quello che sto facendo» ripeté allora lui.
La bionda non poté far altro che annuire. Provò a concentrarsi su ciò che percepiva con i quattro sensi attivi e ad abbandonarsi ad esso, ma le mani di Frost sotto le sue ginocchia e dietro la schiena la fecero sussultare.
«Jack, che...?»
«Shh» sussurrò lui, poi si alzò in aria tenendo Elsa in braccio «Non aprire gli occhi»
La ragazza si aggrappò al collo del Guardiano con tutte le sue forze cercando di non tremare di paura in braccio a lui.
«Voglio farti vedere un pezzo del mio passato... un pezzo di me»
Elsa, incuriosita, annuì senza proferire parola. Passò qualche istante di silenzio nel quale procedettero imperterriti verso l'alto, poi Jack parlò risvegliando la ragazza dalla posizione di piacevole tepore nella quale era sprofondata:
«Cosa vedi? Rispondi senza ironia»
«Buio» la sua voce era tremolante e lei se ne vergognò.
«Hai paura?» le chiese ancora ed Elsa si accorse che si erano fermati. Era sospesa a chissà quanto da terra, senza poter vedere nulla, in braccio ad un ragazzo volante che le faceva domande idiote, le sembrava che fosse un po' ovvio che in quel momento non fosse la persona più tranquilla di questo mondo.
«No» mentì tuttavia per orgoglio. Percepì i muscoli di Jack tendersi in un sorriso. Ancora una volta aveva capito da solo la verità.
«Mi sentivo così anche io» le disse poi.
«Quando?»
«Quando sono nato»
«Che significa?» Elsa non sapeva più che pensare di quel ragazzo.
«Quando l'Uomo della Luna mi ha donato i poteri... è come se fossi rinato. C'era buio, silenzio e avevo paura»
«Era questo che volevi condividere?» fece ironica lei.
«Una parte» sorrise lui «apri gli occhi»
Luce. Tutto ciò che inizialmente vide Elsa fu un'enorme, accecante luce che li circondava. Quando i suoi occhi si furono abituati rimase senza fiato. Non era mai stata così vicina alla Luna in vita sua. Era così grande, così potente e confortante. E in un attimo dimenticò di essere a metri metri da terra, dimentico il buio di poco prima e la paura.
«È meravigliosa» esalò fissando con occhi luccicanti il tondo pallido che si stagliava sullo sfondo nero del cielo notturno puntellato di stelle.
«Meravigliosa...» ripeté Jack di rimando, fissando la ragazza che teneva in braccio. Elsa se ne accorse, ma per la prima volta da quando si erano conosciuti non arrossì.
«Grazie» gli disse con voce ferma fissando i suoi profondi occhi blu che riflettevano la luce della Luna ed accarezzandogli una guancia. Rimasero per qualche istante a fissarsi illuminati da quella pallida e quasi irreale luce finché Jack fintamente spazientito proferì:
«Ok, se non lo fai tu lo faccio io» poi fece scivolare la mano che teneva sulla sua schiena dietro il suo collo, rovesciandola come in un caschè e, prima che Elsa potesse lamentarsi per la sua sfrontatezza, le si avvicinò a un millimetro dalle labbra.
«Ti sto offrendo l'ultima via di uscita» le sussurrò sulla bocca. La ragazza gli attorcigliò maggiormente le braccia al collo.
«Non provarci nemmeno, ragazzino» lo scimmiottò, poi lo baciò. Il Guardiano ricambiò con passione stringendola a sé. Improvvisamente non gli importava più se nessuno al mondo poteva vederlo o parlargli; avrebbe avuto Elsa e tanto bastava per renderlo felice come uno di quei bambini che faceva divertire a Natale.
La bionda di per sé schiuse la bocca per approfondire il bacio capendo che non avrebbe potuto mai conoscere una persona migliore di Jack; lui era arrivato li per lei, poteva consolarla perchè capiva, poteva capirla come nessun altro e come nessun altro poteva aiutarla a sfogare i suoi poteri a volte troppo grandi per lei senza correre pericolo. Accidenti quel ragazzo rasentava la perfezione.
Il ragazzo fece finta di mollare la presa su di lei e di farla cadere al suono di un “Oops” ironico. Elsa lanciò un urlo ritirando tutto quello che aveva appena pensato.
«Jack! Sei un...» ma lui la zittì baciandola nuovamente e portandola sempre più su, ruotando su se stesso.
Elsa sorrise sulle sue labbra incurvate all'insù e tutto intorno iniziò a nevicare.

 

 

 

* Let it go è il titolo della colonna sonora di Frozen. Mi sembrava carino metterlo :)

 

Salve a tutti :)

Premetto che solitamente odio i Crossover, ma quando ho visto questi due non ho potuto trattenermi! La fangirl che c'è in me ha preso il sopravvento ed eccomi qui su questo fandom :)
Spero davvero che questa One Shot senza pretese vi sia piaciuta :) fatemi sapere :)

XOXO
firephoenix

  
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