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Autore: Fang    17/02/2014    3 recensioni
(nessun spoiler da Left Behind)
La nostra giornata passata insieme sembra solo un lontano ricordo. Non sono io la ragazzina che si diverte, ma è qualcuno che è perso per sempre.
(Dedicata a Fanta)
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ellie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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together
Together

Left Behind


A Fanta,

Perché adora questo gioco, proprio come me.
Ti voglio bene.


*


Aspettiamo. Tutto sarebbe stato poetico, se avremmo perso la testa insieme. Non so se dipenda dal fatto che io ho accettato la morte, ma Riley continua ad agitarsi. Ha scatti di rabbia e poi di tristezza, il suo morso continua a peggiorare. Continua a diventare sempre più brutto, in uno slancio di disperazione ho provato a disinfettare sia il mio che il suo morso, ma niente sembra funzionare.

Il fungo attacca il cervello e di certo non sarà un po' di disinfettante, tra l'altro scadente, che cambierà il corso del nostro destino. Ci sediamo per terra, posando la schiena contro una vecchia macchina mezza distrutta.
La nostra giornata passata insieme sembra solo un lontano ricordo. Non sono io la ragazzina che si diverte, ma è qualcuno che è perso per sempre. Non è Riley, quella ragazzina che mi sorride, mentre passiamo una giornata diversa, una giornata che avrebbe potuto cambiarci.

"Riley?", la chiamo
"Sì?", sembra essersi svuotata.
"Come ti senti?"
"Come dovrei sentirmi?", sibila lei "Ci stiamo per trasformare in uno di quei cosi"
"Lo so"
"Avevo detto che sarebbe stato meglio combattere e aspettare di diventare pazze insieme", dice "Ma non è così semplice, deve essere... così doloroso trasformarsi"
"Immagino di sì", rispondo io "Quando c'erano troppo infetti nelle vicinanze della zona di Quarantena, si sentivano sempre i lamenti degli infetti"
"A volte mi sembrava di sentirli piangere", dice Riley "E forse era davvero così", osserva con apprensione il suo morso, sembra essere peggiorato ancora.
L'unica cosa che ho fatto io è stata cercare di tirare via il morso, per quanto questa idea possa essere malsana, a forza di unghiate. Ma l'unico risultato è stato che mi sono rotta le unghie e ho sanguinato di più.
"Ellie?", mi chiama lei
"Dimmi"
"E' stato bello conoscerti"
"Anche per me", dico io
"Chissà magari avremmo avuto una bella amicizia", dice "Come una di quelle che si leggono nei libri, una bella amicizia lunga e eterna"
"Di sicuro", dico io "Sarebbe stato così"
"Mi dispiace così tanto", dice "E' stata colpa mia"
"Non sei stata di certo tu a chiamare gli infetti", le dico "E' stato solo... un banale scherzo del destinoi
"Uno scherzo un po' stronzo", ribatte lei
"Fammi vedere il tuo morso"
Lei sospira, ma non oppone resistenza. Si tira via la fascia che ha messo per coprire il morso e me lo mette sotto gli occhi. E' peggiorato. Non c'è alcun dubbio.

Sembra peggiore di un ora fa. Quanto tempo manca? Quando diventeremo come quei cosi? Oppure moriremo prima? Sarebbe di sicuro la cosa migliore per noi, però immaginarmi come uno di quei cosi insieme a Riley mi fa quasi sorridere.
"Che hai da ridere?", domanda lei con un sorriso spento.
"Stavo pensando a me e te", dico io "Come uno di quei cosi"
"Sai come sarebbe divertente?", mi chiede "Io e te a fare quel rumore strano", respira profondamente per un paio di volte.
"Forse dovrei smetterla di scherzare", dico "Ma non posso farne a meno"
"Mh", questa è la risposta della mia amica.
"Volevo solo dirti che ti voglio bene, Riley", confesso "So che è sbagliato voler bene alle persone, in momenti come questi. In momenti dove ogni cosa può essere spazzata via in un secondo... ma ti vorrò sempre bene"

Non mi risponde. Forse è solo stupita, perché non mi ha mai sentita parlare in questo modo, io evito sempre di parlare dei miei sentimenti o di mostrarli. Aspetto con pazienza che la sua voce raggiunga le mie orecchie, osservo il sole fare capolino e illuminare la distruzione intorno a noi.
"Riley, mi hai sentito?", chiedo io voltandomi verso di lei "Ri-Riley?"
La mia amica ha gli occhi semi aperti e la bocca leggermente aperta. Il petto è immobile e la mano è in bella mostra, il morso nascosto sotto della terra.
"Riley", sussurro "No, non puoi lasciarmi"
La prendo per le spalle e la scuoto con violenza, come se mi aspettasi di vederla aprire gli occhi e insultarmi, dicendo che potevo anche solo chiamarla, invece di scuoterla così.
Appoggio l'orecchio contro il suo petto, per scoprire che non c'è più nessun battito. Il suo cuore ha smesso di lottare contro l'infezione. Lei ha smesso di lottare, lasciandomi da sola ad affrontare qualsiasi cosa mi accadrà.
Permetto alle lacrime di scivolare sulle mie guance e di scivolare sul suo viso, mentre la stringo forte a me. Avrei dovuto abbracciarla prima, dirle che le volevo bene prima. Avrei dovuto dirle che non aveva nessuna colpa, che stare con lei è stato bellissimo. E ora non potrò più dirle niente, perché lei è morta prima di me.

Non posso lasciarla qui. In preda ai ladri o a cose peggiori. Prendo un busta abbastanza grande e la apro in due, in modo da poterci mettere sopra Riley. Trascino la busta e il suo corpo per qualche metro, prima di cedere alla fatica e alla tristezza. C'è un campo di fiori, sembra così fuori dal mondo. Questo è un bel posto dove lasciarla. I fiori e la calma sembrano regnare sovrani
Strappo un ramo da un albero quasi marcio e con quello mi aiuto a scavare una buca abbastanza profonda. Non so per quanto mi occupo della buca, ma alla fine mi sembra di aver fatto un buon lavoro. Trascino ancora Riley con delicatezza, con dolcezza, come se temessi di svegliarla.
"Spero che non ti dispiaccia", sussurro al vento "Prenderò la tua piastrina", dico io prendendo la piastrina delle Luci dalla sua tasca.
La osservo per qualche secondo, prima di posare un bacio sulla sua fronte. Con un ultimo sforzo spingo il suo corpo nella buca, cercando di essere comunque delicata. La osservo per l'ultima volta, prima di coprire il suo corpo con la borsa che ho usato per trasportarla e infine completo il tutto facendola sparire per sempre sotto la terra umida. Non le ho mai chiesto se fosse religiosa, se credesse in qualcosa. Io non credo in niente, magari nemmeno lei credeva in qualcosa. Prendo un sasso accanto a me e ci scrivo sopra il suo nome, con l'aiuto di un pennarello quasi esaurito.

Riley Abel




Le ore passano in solitudine, mentre aspetto il mio turno. Non succede niente, più osservo il mio morso, più esso sembra migliorare invece di peggiorare. Tiro via il sangue secco aiutandomi con un po' d'acqua che avevo trovato nello zaino di Riley, con sorpresa vedo che il morso sembra simile a qualsiasi ferita.
Per i due giorni successivi, quelli che in teoria dovrebbero bastare per trasformarmi, alterno momenti in cui esploro il posto e momenti in cui torno da Riley. Ma non succede niente. Non c'è nessun turno, nessuna decisione di morte o di diventare uno di quei cosi. Qualcosa in me mi impedisce di infettarmi davvero. Perché solo io? Perché Riley è dovuta morire? Non posso stare qui, potrei venire uccisa da qualsiasi cosa, persona o infetto che sia. Asciugandomi le lacrime di disperazione, mi alzo e comincio a tornare a casa, perché so esattamente cosa devo fare.

Cercare Marlene. Sperare nel meglio, sperare di finire sotto la sua ala protettiva. Il mio stomaco si contrae quando penso che, prima o poi, arriverà il momento in cui dovrò dirle che Riley è morta.
   
 
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