Diciassette febbraio: Orlando.
“Per me un cappuccino con tanta schiuma”
“Per me del vino caldo al miele”
“Sul serio? Sembri uscito da un poema cavalleresco”
“In realtà più tardi vado a cercare il mio senno perduto.”
La lingua pizzica dolcemente
suggendo il liquido bollente e amaro;
la caffeina entra in circolo
leziosamente e vi permane
in uno stato di muta e sommessa armonia emotiva.
Gli occhi lacrimano stanchi
e i muscoli si contraggono costretti
nella ferrea morsa del freddo
e del sonno mancati.
E’ un risveglio dal gusto
letargico e insonne insieme:
viscido e graduale quanto basta
per riprendere padronanza
della propria acerba realtà.
*