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Autore: littlemoonstar    19/02/2014    0 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. You remind me when I was strong. 





Mulan aveva la forza di un guerriero e l'eleganza di una regina. Era l'immagine dell'energia e della grazia, fuse perfettamente insieme. Non ci eravamo mai incontrate prima, e vederla ora mi sembrava surreale.
« Tu...vivi qui? » le chiesi, e con la coda dell'occhio osservai la neve candida fuori dalla finestra. Di certo non la conoscevo, ma sapevo bene che il suo regno non si avvicinava minimamente a quello che avevamo attorno in quel momento. Ricordai ciò che mi aveva detto Belle, e il lungo sentiero di pietre fluttuanti che un tempo era stato il regno di Mulan. Riportai alla mente la desolazione, il silenzio e il freddo che mi circondavano.
Lei mi sorrise e scosse la testa. « Si, al momento. Anche io, come te, sono in viaggio. Il mio regno è stato raso al suolo, e per non rimanere lì sono fuggita. ».
In quel momento mi resi conto di quante persone viaggiassero come nomadi, senza una terra in cui ritornare.
Avevo come l'impressione che il mio, nonostante le disgrazie, fosse un destino piuttosto fortunato, se comparato agli altri. Per questo non dovevo piangermi addosso.
« Questa casa è uno dei miei rifugi. Non avendo più un mio regno, ho dovuto arrangiarmi come potevo. » proseguì lei, incrociando le braccia al petto.
« E Mulan non ama essere ospitata a lungo dai regni vicini... » la stuzzicò Biancaneve, con il suo solito sorrisetto impertinente. Lei alzò gli occhi al cielo, e i capelli di seta ondeggiarono appena attorno al viso perfetto.
« Tradizione cinese. Dopo poco mi sento di troppo. » si giustificò lei, facendo spallucce. « E poi, non posso stare ferma in un unico luogo per tanto tempo: voglio rendermi utile, in qualche modo. Per questo mi sposto spesso. ».
Mi guardai attorno: quella baita era comoda e accogliente, e l'idea che Mulan avesse vissuto nello stesso bosco dell'Originale mi fece rabbrividire. Questo mi fece pensare a ciò che era accaduto, e alla strana sensazione che avevo provato quando avevo incontrato il lupo. Ora mi sentivo stanca e spossata, ma quel malessere che avevo percepito in precedenza sembrava essere sparito. E lui? Lui dov'era, adesso?
« Sono confusa. » ammisi, scuotendo la testa. « Mulan, tu hai mai incontrato il lupo Originale in questo bosco, prima d'ora? ».
Lei scosse nuovamente la testa. « No, non mi è mai capitato. Questo è un luogo tranquillo. Nonostante le sporadiche tempeste di neve, non c'è mai stato alcun elemento di disturbo. Sono qui da parecchie settimane, ma non l'ho mai incontrato. Però... ». Rimasi ad osservarla mentre distoglieva lo sguardo da noi. Fece pochi passi in direzione della finestra, e scostando la tenda osservò la neve attraverso il vetro leggermente appannato. Le sue parole rimasero sospese in aria, con noi in attesa.
« ...devo ammettere che gli animali del bosco sono entrati in agitazione da qualche giorno. Come se sapessero, se ci fosse qualcosa ad alterare l'equilibrio del loro mondo. » confessò alla fine Mulan, ed io sussultai. Forse quella strana sensazione che avevo percepito era fondata, dopotutto. Lei rimase a fissarmi con i grandi occhi scuri, e mi sentii di nuovo nuda di fronte al suo sguardo indagatore. Annuì rivolta verso di me, come se avesse captato i miei pensieri.
« L'hai sentito anche tu, vero? » mormorò poi con un sorrisetto consapevole, e gli altri si voltarono a guardarmi. « Quando sei entrata qui, hai percepito qualcosa? ».
Annuii.
« E' quel presentimento di cui mi parlavi nella grotta? » disse improvvisamente Jim, guardandomi. Anuii di nuovo. In quel momento sentire la sua voce nel silenzio mi diede sicurezza. Peter si avvicinò al divano e mi affiancò, sedendomi vicino. Averlo lì era una sicurezza, in mezzo a tutta la confusione che regnava nella mia testa. Mise una mano sulla mia spalla, e quel contatto mi rasserenò.
« Andrà tutto bene, Red. Cercheremo di capirci qualcosa. » sussurrò lui a bassa voce, ed io gli sorrisi.
« Il succo della storia è che abbiamo incontrato Mulan e lei, conoscendo bene il bosco, ci ha aiutati a trovarti e in seguito ci ha condotti qui. » concluse Biancaneve, sistemando i tizzoni ardenti nel camino.
« Cosa è successo quando ho perso i sensi? » chiesi ancora, desiderosa di conoscere il più possibile.
Mulan si appoggiò al bracciolo del divano. « Il lupo è...sparito. Il nostro attacco deve averlo preso di sorpresa, e quando si è accorto che non eri più sola e che noi eravamo armati si è...letteralmente volatilizzato. Abbiamo solo visto la neve sollevarsi dal suolo, ci ha oscurato la vista. E poi lui non c'era più. Ancora adesso non ho capito come diavolo abbia fatto. Comunque, Peter ti ha afferrata in volo e poi siamo arrivati qui. ».
Mi voltai verso Peter e mimai un grazie con le labbra. Ora ricordavo quella sensazione di leggerezza nel momento in cui mi aveva afferrata, impedendomi di schiantarmi al suolo. Jim si allontanò da noi, diretto verso la finestra, mentre Mulan prendeva il suo posto accanto al camino.
« Ma sono certa di una cosa. » aggiunse poi Mulan, piegandosi sulle ginocchia di fronte a me. « Tu lo senti. Il presentimento che hai avuto ne bosco non è stato casuale. Voi siete collegati, probabilmente perché appartenenti allo stesso Regno. Avete qualcosa che vi accomuna, e tu riesci a sentire la sua presenza. ».
« Si, me ne sono accorta. Ma questo vuol dire che lui riesce a sentire me, e che potrebbe trovarmi da un momento all'altro. ». Quel pensiero mi faceva rabbrividire. E non solo per me, ma anche e soprattutto per le persone con cui stavo condividendo quella casa. Non osavo immaginare cosa avrei fatto se il lupo avesse fatto loro del male. Di certo non me lo sarei mai perdonato. Mi alzai finalmente dal divano, rinvigorita dal cibo e dal riposo, pronta per prendere la mia decisione.
« Devo trovarlo. Devo capire perché è ancora vivo e cosa cerca da me. » esclamai, nel silenzio delle mura accoglienti del rifugio. Tutti loro rimasero ad osservarmi, consapevoli che non avrei cambiato idea. Ma nessuno era intenzionato a lasciarmi andare da sola, lo vedevo nei loro occhi.
E avrei dovuto far cambiare loro idea, per evitare che si facessero male.
« Verremo con te. » esordì Biancaneve, come sospettavo dal momento in cui avevo parlato.
In quel momento un rumore alla porta fece calare il silenzio all'interno della casa: era un fruscio indistinto, come se qualcuno si fosse aggrappato al legno della porta con entrambe le mani, e con tutte le forze cercasse di scalfirlo nel profondo con le unghie. Mulan posizionò le mani sulle katane ai lati del corpo, Biancaneve si piegò in avanti, pronta all'attacco. Poteva essere chiunque. Eppure, dopo qualche istante, Biancaneve stessa si calmò, riducendo gli occhi a due sottili fessure, poi emise un gemito appena percepibile.
« Fermi. » mormorò avvicinandosi alla porta. Girò il pomello d'ottone e aprì. Da fuori si sentì un battito d'ali, e pochi istanti dopo nella stanza entrò un bellissimo falco, che andò a posarsi sulla spalla della ragazza.
Era davvero un essere perfetto, con il becco arcuato giallo oro e il piumaggio soffice. L'occhio destro era chiuso, solcato da una vecchia cicatrice, e le zampe erano saldamente ancorate alle spalle di Biancaneve, come se quello fosse il suo posto.
Sbattei le palpebre, sorpresa, poi alzai gli occhi al cielo. « Oh, tu e i tuoi dannati animali del bosco. ».
Lei scoppiò a ridere, e tutti gli altri si rilassarono. Mulan andò a chiudere la porta mentre Biancaneve sfilava dalla zampa del falco una piccola pergamena in carta bianca. Quel messaggio era partito dal suo bosco, e aveva fatto un lungo viaggio fino a trovarci. Mi resi conto che gli abitanti dei vari regni erano in qualche modo collegati tra loro – altrimenti il falco non ci avrebbe mai trovati così facilmente, se non fosse stato per la presenza di Biancaneve – e questo mi fece riflettere. Capii che il legame tra me e il lupo Originale era molto più forte di quanto potessi pensare, e che dovevo muovermi in fretta.
Biancaneve lesse attentamente la pergamena, poi guardò Peter con gli occhi che brillavano di una luce intensa.
« E' Esmeralda. » disse lei, sorridendo. « Forse hanno trovato la cura per Pennino. ».




La camera in cui mi ero svegliata era ancora calda e illuminata dalla luce fioca delle candele, che rendevano l'ambiente accogliente. Mi sentivo a casa. Indossai il corpetto metallico e allacciai le pesanti fibbie dietro la schiena, sentendomi immediatamente più protetta. Afferrai la sacca e la rimisi al suo posto sulla mia spalla.
Dopo il messaggio di Esmeralda, tutti quanti cercavano un modo per organizzarsi. Peter doveva tornare insieme a Biancaneve, e approfondire la questione della cura per Pennino. Da parte mia, ero ancora convinta di dover andare da sola, nonostante nessuno ancora avesse affrontato l'argomento.
In quel momento sentii l'ormai consueto fruscio della tenda che mi divideva dall'altra stanza, e i passi pesanti di grandi stivali. Abbassai lo sguardo, intuendo già chi fosse entrato.
« Pronta? » chiese Jim alle mie spalle, ed io non ebbi il coraggio di rispondere. Mi limitai ad annuire nel silenzio della stanza, sicura che lui osservasse attentamente ogni mio movimento.
« Jim... » iniziai dopo un momento di silenzio che mi sembrò infinito. Dovevamo affrontarlo.
« Lo so. » disse lui interrompendo ogni mio tentativo di dialogo. Mi voltai, nella sorpresa che doveva essere palpabile nel mio sguardo. La separazione ci attendeva, ma non credevo sarebbe stato così difficile.
E non ne conoscevo il motivo. O forse lo conoscevo, ma non volevo ammetterlo. Sapevo solo che in quel momento il mio cuore aveva smesso di battere, anche lui in attesa. Nella stanza si sentivano solo i nostri respiri, e l'eco lontano delle voci dall'altra parte.
La fiammella delle candele vibrò, mossa da chissà quale folata di vento che nessuno di noi percepì. Jim mi guardava senza distogliere lo sguardo, mentre io non riuscivo a fare altrimenti. Come era già accaduto in precedenza, non riuscivo a sostenere il peso dei suoi occhi, così grandi e intensi da schiacciarmi.
« Sai, Mulan mi ha detto che c'è una comunità di sopravvissuti stanziata in un regno di transizione ad Est...ce ne sono alcuni di Montressor. Potrebbe esserci anche mia madre. » proseguì lui, e quando sollevai lo sguardo mi resi conto che era vicinissimo a me. In quel momento volevo fotografare ogni minimo centimetro del suo volto, per ricordarlo quando se ne sarebbe andato.
« E' meraviglioso, Jim. » mormorai, realmente felice per lui. Meno per la sua partenza. « Sono sicuro che la troverai. E quando l'avrai fatto torna ad Agrabah. Jasmine e Aladdin hanno bisogno di te. ».
Jim annuì appena. « Oh, a proposito... » disse all'improvviso, animato da una strana allegria. Da dietro la schiena tirò fuori una matassa rosso acceso, e solo dopo qualche secondo realizzai che si trattava della mia mantella. Credevo di averla persa, o che comunque fosse in condizioni pessime dopo lo scontro con il lupo.
Eppure eccola lì, intatta. Il laccio che la teneva legata al collo era stato rammendato alla perfezione.
« Biancaneve l'ha aggiustata. Non potevi lasciare questo bosco senza la tua mantella. » commentò lui, strappandomi un sorriso. Mi circondò le spalle con le braccia, posando delicatamente la mantella su di esse e legando il laccio rosso attorno al collo con un fiocco. Sentii cadere il cappuccio sulla schiena, ma le mani di Jim non si mossero da lì. Rimasero piantate sulle mie spalle, sentivo il loro calore e non volevo assolutamente che si allontanasse da me. Eppure, nonostante tutto, la vocina nella mia testa mi intimava di allontanarmi, di lasciar perdere. Perché in quel momento non potevo lasciarmi distrarre.
Percepivo quella spiacevole sensazione addosso, gli occhi bruciavano terribilmente e mi era sempre più difficile reprimere le lacrime. Tentai di guardarlo di nuovo, e di nuovo lo sguardo deviò la sua direzione e tornò a terra. Mi maledivo ogni volta, ma non riuscivo a fare di meglio.
Il calore delle sue mani mi avvolgeva, concentrato sulle spalle e lentamente diffuso in tutto il corpo. Sentivo la sua presa energica, seppur delicata, risalire verso l'alto, fino al collo. Mi scostò una ciocca di capelli dal viso, costringendomi a guardarlo di nuovo negli occhi. Ero paralizzata da quei gesti così semplici, eseguiti con naturalezza, senza alcuna costrizione. In quel momento il bosco, il viaggio, l'altra stanza erano in un universo parallelo distante chilometri da noi.
Le sue mani raggiunsero il mio viso e si fermarono. Riuscivo a sentire il suo respiro, così vicino alla mia pelle. Sentii la sua fronte posarsi delicatamente sulla mia, a contatto. Chiusi gli occhi, concentrandomi solo su ciò che avrei voluto ricordare nei giorni seguenti. E mi resi conto di volere Jim più di quanto non credessi.
Ma in quel momento non c'era tempo per quel genere di cose. Il mio cuore non poteva aprirsi a tanta gioia e perdere il sentiero su cui mi ero immessa fin dall'inizio. Il mio obiettivo era chiaro, e nulla poteva distoglierlo.
Perciò raccolsi la forza necessaria e mi concentrai su quel singolo istante, fotografando il suo profumo, il calore della sua pelle e il rumore del suo respiro controllato. Poi aprii gli occhi, incontrando i suoi.
« Tornerò a cercarti. » sussurrò Jim a bassa voce, una confessione che era solo per me. Avrei voluto dirgli di non fare promesse, di non sperare in un futuro che per noi non aveva certezze. Ma in quel momento ricordai solo le sue parole e il tono della sua voce. E annuii, in silenzio, fermando quel singolo istante nella mente e nel cuore.






Fuori la temperatura era calata di qualche grado, e il cielo era ancora grigio e carico di neve. Tuttavia, il bosco era ancora silenzioso e nessun fiocco aveva solcato il terreno coperto dal manto bianco e immacolato.
I miei passi emisero uno crepitio i giorni in cui ero ancora a casa mia, nel bosco dove forse sarei tornata.
Fuori, Peter osservava il cielo.
Gli altri erano ancora dentro la baita, intenti nei preparativi per la partenza. C'era una strana atmosfera, una malinconia silenziosa che attraversava il cuore di tutti nonostante nessuno avesse intenzione di ammetterlo.
Non ve n'era il tempo.
Peter si voltò e mi concesse uno dei suoi sorrisi senza tempo: gli occhialoni da aviatore attorno alla testa si mossero appena, cadendogli sulla fronte e strappandomi un sorriso. Li riposizionò e si avvicinò a me.
« Sei pronta? »
« Si. E tu? »
« Oh, mi sto preparando psicologicamente a trasportare in volo Biancaneve fino a casa. » rispose dopo una pausa, alzando volontariamente la voce. Biancaneve urlò qualcosa dall'interno della baita, probabilmente imprecando come solo lei sapeva fare. Peter ridacchiò e si grattò il capo. Vedevo ancora in lui il ragazzino che era un tempo.
« Non cacciarti nei guai. » mormorai io, che in quella confusione non avevo smesso di preoccuparmi per la sua incolumità. Avevo bisogno di sapere che sarebbe andato tutto bene, e che non l'avrei perso.
E per la prima volta, nella mia mente si manifestò una strana confusione. Una serie di sentimenti in contrasto tra loro si intromisero nella mia testa, senza lasciarmi il tempo necessario per riflettere.
I sentimenti che provavo per Peter non avevano una spiegazione razionale. Semplicemente esistevano, e me ne rendevo conto adesso che provavo lo stesso per altre persone. Volevo salvarli tutti, e temevo per la loro vita.
Quei sentimenti che cercavo di nascondere, e che avevo sempre voluto cancellare, adesso erano lì.
Impossibili da ignorare. Mi stavo intenerendo, e questo non poteva accadere. Non doveva, maledizione.
Le braccia di Peter mi circondarono nuovamente, stringendomi in un abbraccio che mi fece dimenticare il freddo. Avevo l'impressione di essere nata tra le sue braccia, di averne bisogno. Eppure dovevo lasciarlo andare.
La confusione che avevo in testa non poteva essere spiegata a parole. Se me l'avessero chiesto, probabilmente non ci sarei riuscita. E non riuscivo neanche a spiegare come un essere razionale e realista come me fosse improvvisamente in balia di quelle stupide emozioni.
Mi sentivo una vera deficiente.
« Sai che non ti farei mai preoccupare. ». Peter mi diede un buffetto sulla testa, poi avvicinò le labbra sottili al mio viso. Molto. Forse troppo. Stampò un bacio delicato sulla mia guancia, sfiorando appena l'angolo delle labbra. Rabbrividii, e cercai di sciogliere la tensione scostandomi appena da lui.
« Vedi di non farti ammazzare, Pan. Ho già troppe cose a cui pensare. » mugugnai, facendolo ridere. I miei diversivi cinici lo facevano sempre sbellicare. Chissà perché.
Biancaneve uscì dalla baita, e noi due ci allontanammo appena. Subito dopo, Jim uscì con la tavola fra le mani, e una volta fuori l'accese scaldando i motori. Mulan si chiuse la porta alle spalle, girando una pesante chiave di ottone nella serratura, il cui suono rimbombò nel bosco deserto.
« Ci siamo. » esordì Biancaneve con voce energica. Si avvicinò a me e mi diede un abbraccio soffocante, stringendomi più tempo del dovuto. Mi resi conto che ci saremmo dovute separare un'altra volta, e di nuovo mi fu difficile dirle addio. Quando ci separammo notai i suoi occhi brillare, lucidi e solcati dall'ombra delle lacrime che si apprestavano a scendere. Peter la prese in braccio, sollevandola con una facilità estrema.
Quando prese il volo, istintivamente chiusi gli occhi. Li riaprii, ed erano già un puntino nel cielo grigio. Peter volava in fretta, e speravo che sarebbero arrivati a destinazione altrettanto in fretta.
Mulan si avvicinò a me, posandomi una mano sulla spalla. « Quando sarai da sola, concentrati a fondo. Solo tu puoi capire dove si trova l'Originale e come raggiungerlo. Una volta trovato, troveremo il modo di raggiungerti per aiutarti. Te lo prometto, Red. ».
« Non promettere. » mormorai in automatico. Nonostante la fiducia che riponevo in lei, ero ferma nelle mie convinzioni. Testarda, forse.
Mulan sorrise. « Non è detto che ci riesca. Ma farò il possibile.».
Si voltò, muovendosi rapidamente verso Jim. I motori della tavola erano caldi ed emanavano una scia che scaldava lentamente la neve al di sotto, facendola sciogliere poco a poco. La fiamma che virava dal rosso al blu era quasi ipnotica. Jim si voltò verso di me, e per una volta sostenni il suo sguardo e sperai che capisse ciò che i miei occhi tentavano di dirgli.
Ti prego, non avvicinarti. Non rendere tutto più difficile.
Se avesse fatto anche solo un passo verso di me, probabilmente non l'avrei lasciato andare. E non volevo sapere il motivo per cui mi comportavo in quel modo. Jim rimase a fissarmi per qualche istante, come a voler imprimere la mia immagine nella sua mente. Poi salì sulla tavola e attese che Mulan si posizionasse dietro di lui, guardando un punto indefinito di fronte a se.
Trassi un sospiro di sollievo, e con la stessa serenità li osservai mentre si alzavano in volo.






Il bosco era ancora più silenzioso, ora che ero da sola. Avrei dovuto abituarmi nuovamente al viaggio senza accompagnatore. Dentro di me si agitavano una serie di pensieri, ma non riuscivo a leggerne nemmeno uno.
Come se fossero oscurati, mi davano solo un terribile senso di spossatezza senza alcuna conferma.
Quello strano presentimento che avevo percepito prima di incontrare l'Originale sembrava essere scomparso del tutto. In più, senza un obiettivo, non avevo idea di che strada prendere. Mulan mi aveva dato le indicazioni per uscire dal bosco, ma dopo dovevo essere solo io a decidere.
Quel manto di neve candida mi fece pensare al Bianconiglio: saperlo in cattive condizioni mi metteva ancora di più in agitazione, perché lui era l'unica mia guida in quel mondo sconclusionato.
Ora ero davvero sola con le mie forze, senza più alcun aiuto dall'esterno.
Dal punto di vista fisico, al contrario, non potevo lamentarmi: il riposo mi aveva ricaricata, e prima di partire avevamo tutti fatto scorta di cibo per il viaggio. La priorità, adesso, era trovare dell'acqua che non fosse neve raccolta per terra e fatta sciogliere. E il bosco non deluse le mie aspettative per molto: dopo qualche ora di cammino iniziai ad udire uno sciabordio lontano, il rumore dell'acqua che scorre veloce.
Un fiume a pochi passi da me.
La temperatura era calata ancora di più, cristallizzando tutto ciò che avevo intorno. Il suono scostante dell'acqua si avvicinava sempre di più, e nel silenzio iniziai ad intravedere i margini del fiume. Non era molto grande, e probabilmente avrei potuto attraversarlo in guado se non fosse stato per la corrente.
L'acqua scendeva veloce a valle, e sicuramente mi sarei messa nei guai se lo avessi attraversato in quel modo. Mi avvicinai al minuscolo molo di legno che si inoltrava gradualmente nell'acqua: doveva essere parecchio vecchio, e la corrente aveva eroso gran parte delle assi che lo componevano. Due piccole barchette erano legate ai pali del molo tramite delle grosse funi consunte, che si muovevano rapidamente a causa del flusso potente dell'acqua. Una di esse aveva un enorme falla sul fondo, e per metà era immersa nel fiume. L'altra, al contrario, sembrava ancora piuttosto stabile nonostante le precarie condizioni del luogo. Avrei potuto utilizzarla per raggiungere l'altro lato del fiume e proseguire il mio cammino. Mi avvicinai alla sponda e tirai fuori la borraccia che avevo nella sacca, in modo da riempirla di quell'acqua fresca e pura.
Ma nel momento in cui le mie dita sfiorarono la superficie, un brivido mi attraversò la schiena. Non era dovuto al freddo, ma a quella stessa sensazione che avevo percepito nel bosco.
La sensazione di essere sulla strada giusta. Di essere vicina al lupo cattivo.
Ritrassi automaticamente le mani, come dopo aver sfiorato il fuoco. Provai nuovamente ad immergere i polpastrelli nell'acqua, e di nuovo quella spiacevole sensazione si ripropose, inondandomi. Guardai di fronte a me, poi tornai a fissare il ruscello seguendone il percorso. Non si vedeva una fine, e la corrente era fortissima. Ma dovevo seguire quella sensazione che mi invitava a percorrere il letto del fiume fino a valle.
Il bosco più in là non era molto invitante, gli alberi erano sempre più vicini e la boscaglia sempre più fitta. Avrei sicuramente trovato la strada sbarrata prima o poi, di questo ero certa. Perciò rimaneva solo un modo.
Salii sul molo instabile, cercando di mantenere l'equilibrio. L'acqua si scontrava contro la palizzata e smuoveva le assi di legno, lasciandomi oscillare sopra le acque gelate. Sembrava dovesse frantumarsi sotto ai miei piedi da un momento all'altro. Lasciai cadere la lancia nella barca, e osservandola dall'alto verificai che non ci fossero falle o altri problemi. Mi calai lentamente al suo interno, cercando di non ribaltarmi come un'idiota. Ci mancava solo questo.
In quel momento mi accorsi che nel relitto accanto a me era rimasto un remo di legno dall'aria piuttosto resistente, così mi allungai verso i resti dell'altra imbarcazione e lo afferrai, portandolo con me.
Scostai la mantella, afferrando il pugnale stretto alla coscia tramite il reggicalze. Presi un respiro profondo.
Poi, senza pensare ad altro, tagliai la corda con un colpo secco.
E la barca partì a velocità inaudita lungo il fiume, trascinata dalla corrente.
Il letto del fiume divenne via via più profondo, e una serie di rapide minacciarono l'integrità della barca. Afferrai il remo e cercai di riprendere stabilità, schivando le pietre che spuntavano dal fondo del fiume e cercando di superare le rapide senza ferirmi.
Prendevo sempre maggiore velocità, nonostante cercassi di mettere un freno ai miei movimenti. Sopra la mia testa, sempre più fitte, le chiome innevate degli alberi divenivano sempre più spoglie, fino a trasformarsi un un susseguirsi di alberi morti e rinsecchiti che dall'alto mi osservavano minacciosi.
In quel momento mi accorsi che si facevano sempre più vicini, fino ad oscurare il cielo con le loro ramificazioni: si piegavano verso il fiume, sporgendo in avanti verso di me e costringendomi a piegarmi per evitarli.
Cominciai a vedere la fine, ma non si avvicinava assolutamente a quello che mi ero immaginata: invece di una grande distesa d'acqua in cui, in teoria, avrebbe dovuto immettersi il torrente, davanti a me gli alberi formavano una specie di barriera, piegandosi a novanta gradi sopra la mia testa.
Tutto ciò che vedevo era una specie di galleria buia, circondata da quei rami morti. Nessuna via d'uscita.
Niente di niente.
Poteva essere una galleria, o all'interno poteva esserci una barriera contro cui mi sarei schiantata senza neanche accorgermene. Non potevo saperlo.
La corrente mi spingeva a velocità massima verso quel punto, senza darmi la possibilità di fare altrimenti.
Non potevo gettarmi in acqua o sulla sponda. Il tempo passava, e accadde tutto in un lampo.
Mi piegai su me stessa, raggomitolandomi per evitare le fronde rinsecchite sulla mia testa.
Chiusi gli occhi, e il buio mi accolse.

 













Nb. Scusate il ritardo, ma la sessione di esami non mi lascia molto tempo purtroppo. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, la piega che sta prendendo tra Jim e Red mi intriga sempre di più. Inoltre sto cercando di caratterizzare al meglio il personaggio di Mulan, che personalmente adoro. Fatemi sapere la vostra opinione!
Un abbraccio fortissimo,

L.



  
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