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Autore: claudineclaudette_    20/06/2008    0 recensioni
La storia che state per leggere è basata su uno degli avvenimenti più importanti di Final Fantasy VII...il recupero dei suoi veri ricordi da parte di Cloud.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sephiroth, Tifa Lockheart, Tseng, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Passato: Reattore Mako

- Tifa...! Tifa! - la giovane si sentì scuotere per le spalle e dischiuse gli occhi per un istante, vedendo un'indistinta figura umana. Dopo poco poté sentire che stava chiamando il suo nome.

- Zack...? - domandò, riuscendo a mettere a fuoco l'immagine davanti a sé.

- E' stato Sephiroth, vero Tifa?

- Sì... - rispose la ragazza, spostando lo sguardo al suolo. Zack rimase in silenzio a guardarla, lasciandole il tempo di riordinare le idee. Sussultò quando vide gli occhi della giovane tremolare e diventare lucidi.

- Voi... - ringhiò - siete venuti in questo villaggio...solo per un'indagine, vero...? Per questo vi ho guidato qui... Solo per questo... - la voce le si spezzò all'improvviso e dovette fermarsi per qualche istante. - Ma perché è andata a finire... - gemette mentre nuove lacrime scendevano a rigarle il viso.

- Tifa... - sussurrò Zack, partecipando al dolore della giovane.

- Li odio... - riprese Tifa, ancora sdraiata a terra, con il viso che premeva contro il pavimento. - Shinra, Soldier... e odio anche te... Vi odio tutti! - esclamò con la voce tremula per pianto.

Zack distolse lo sguardo dalla ragazza. Lo sapeva, sì, sapeva che era tutta colpa loro. Ma soprattutto, era colpa sua. Aveva visto che la notte prima Sephiroth si comportava in modo strano, si era accorto che la visita al reattore Mako l'aveva turbato...eppure non aveva fatto nulla per impedire il disastro e in quel momento il villaggio di Nibelheim stava bruciando consumato dalle fiamme che proprio Sephiroth aveva appiccato. Fece leva sulle ginocchia e si issò lentamente in piedi.

- Mi dispiace - disse semplicemente. - Non ti chiederò di perdonarmi - sussurrò voltandosi e dandole le spalle. Cominciò a salire le scale mentre il rumore degli stivali sugli scalini di legno echeggiavano per tutto lo stabile. - Ma... Lasciami porre fine a questa storia.

Zack si fermò di fronte alla porta chiusa, precedentemente oltrepassata da Sephiroth. Puntò i piedi a terra ed estrasse la Buster Sword. La lama scintillò anche sotto la luce quasi inesistente della stanza e si unì al grido del suo maestro mentre abbatteva la porta con il Limit Breack chiamato Blade Beam! L'arma generò un lampo bianco azzurro che distrusse la barriera, rompendo anche alcuni cavi che, facendo fuoriuscire vapore crearono una fitta nebbia che impediva quasi del tutto di vedere. Zack oltrepassò quel muro di fumo e spuntò in una sala circolare profondissima, illuminata da un'inquietante luce cerulea che proveniva dal basso. Nel centro, su una colonna che sembrava allungarsi all'infinito, era stata costruita una piattaforma di metallo.

- Madre - disse qualcuno.

Zack alzò lo sguardo e vide colui che cercava: Sephiroth. Lo sguardo gli si gelò e la mano che reggeva la spada strinse l'elsa così convulsamente che le nocche gli diventarono bianche. L'uomo che in precedenza era stato uno dei suoi migliori compagni era in piedi a pochi metri da lui, su quella piattaforma che sembrava galleggiare sul nulla, in quella stanza circolare attraversata da mille tubi di ferro di cui ignorava l'utilizzo...era lì, fermo, e parlava a una figura di metallo. Sembrava un'immagine di donna, ma era troppo strana. Lo sentì parlare di nuovo.

- Madre... Riprendiamoci questo pianeta insieme. - Cosa stai dicendo, Sephiroth?? - Mi è venuto in mente un buon piano: andiamo alla Terra Promessa...Madre...Adesso basta!! Non avrebbe ascoltato una parola di più. Di cosa stava parlando? Con chi stava parlando? Come poteva dire cose simili rivolgendosi ad un'immagine di ferro? Con quell'espressione beata sulla faccia, la stessa espressione di un innamorato di fronte alla persona amata???!!

- SEPHIROTH!!!!!! - gridò con tutta la voce che aveva in corpo, il bel viso distorto in una smorfia feroce. L'uomo però non si voltò. Provò di nuovo. - Perché hai ucciso gli abitanti del villaggio?! Perché hai ferito Tifa?! RISPONDIMI, SEPHIROTH!!

Sephiroth non si voltò, e non rispose mai a Zack. Però rise, rise mentre tutto il suo corpo fremeva, rivolgendosi di nuovo all'immagine di metallo davanti a sé. Parlò dolcemente: - Madre, quei folli sono venuti ancora - Sospirò, come se fosse incredulo per qualcosa. - Madre, eri destinata a diventare la domatrice di questo pianeta con i tuoi poteri e la tua conoscenza superiore. Ma, quei folli... Quei patetici folli senza speranza... - ringhiò stringendo i pugni. Fece una pausa e respirò lentamente una, due volte, e poi ricominciò a parlare, come se avesse il fiatone. - ...ti hanno sottratto il pianeta, vero Madre? - alzò lo sguardo verso il suo viso di ferro. Sorrise e spalancò le braccia, continuando il suo discorso. - Ma per favore, non essere più triste. Vieni con me!

Sephiroth alzò le braccia, stringendo in un abbraccio la figura di metallo. Gli occhi socchiusi affettuosamente e il sorriso accennato sulle sue labbra confermarono la cura con cui strinse e staccò dal muro quell'immagine. Poi la scagliò lontano, ma quel suo gesto aveva rivelato un passaggio segreto. Una porta che conduceva ad un'altra stanza. Al suo interno c'era una specie d'incubatrice di vetro. Al suo interno era contenuta una figura deforme, collegata ad un'infinità di cavi.

- Siamo finalmente insieme, Madre...

Stava per avvicinarsi a quella figura con sembianze quasi umane, con i capelli violetti che galleggiavano nel liquido all'interno dell'incubatrice di vetro, ma la lama di una spada gli si accostò alla gola.

- Sephiroth... - esclamò Zack alle sue spalle. - Cosa diavolo ti è successo?

Sephiroth rise di nuovo, tetramente e con il suo timbro basso di voce. Zack lo guardò stupito, era quasi disperato, non riusciva a capire cosa stava succedendo.

- Traditore...! - sibilò Sephiroth. In un attimo afferrò la Masamune, che era stata appoggiata in un angolo, e con un potente fendente respinse Zack, che venne catapultato indietro. Arrestò la propria caduta contro uno di quei numerosi tubi di ferro e facendo leva sulle gambe spiccò un saltò e si lanciò nuovamente contro Sephiroth. Tentò di colpirlo ma l'uomo salto, e ciò che distrusse fu solo un pezzo della piattaforma. Zack saltò di nuovo portandosi all'altezza dell'avversario. Contemporaneamente tentarono di colpire e il cozzare delle due lame provocò mille scintille che si persero nella luce abbagliante della stanza.

- Sephiroth! Mi fidavo di te! - l'accusò Zack. Provò a colpire di nuovo e questa volta il Soldier dovette porre la Masamune orizzontalmente, in modo da parare l'attacco. La potenza del colpo ebbe un contraccolpo non solo sulle braccia, ma anche sulle gambe che, piegandosi, lasciarono un profondo solco lì dove aveva appoggiato gli stivali.

- No... - sussurrò Zack, fissando gli occhi folli di Sephiroth. Non riusciva più a riconoscerlo, gli sembrava di guardare uno sconosciuto. Nonostante i lineamenti fossero gli stessi e i lunghi capelli argentati scivolassero uno sopra l'altro come sempre, il suo viso era deformato in una maschera di rabbia e follia e gli occhi...non erano più i suoi. - ...tu non sei il Sephiroth che conoscevo!! - urlò sentendosi improvvisamente più debole e Sephiroth colse immediatamente l'occasione e lo fece sbalzare via. Zack cadde nel vuoto, ma ti nuovo la sua caduta fu arrestata da un largo tubo di ferro. Il giovane Soldier scosse la testa, cercando di cacciare l'eco della tetra risata di Sephiroth che gli risuonava ancora nelle orecchie. Alzò gli occhi, se lo vide a un millimetro di distanza e non ebbe il tempo di reagire. La Masamune tagliò in due il tubo con un singolo, preciso fendente e Zack riprese a precipitare. Con la schiena colpì dolorosamente una scala di ferro e continuò a cadere. Strinse i denti: non poteva farsi sconfiggere. Riuscì a girarsi e atterrare in piedi su un altro tubo. Cercò di recuperare un po' di fiato, ma non c'era tempo per riposare: Sephiroth lo attaccò di nuovo. Saltò in piedi, schivando la lama della spada.

- Io ero il prescelto - gli venne detto. - Io sono la creatura prescelta per guidare e domare questo pianeta!

Sephiroth continuava ad attaccarlo e ormai Zack sentiva le sue ultime forze sciamare, via come i granelli di sabbia si disperdono al vento, e riusciva a malapena a parare i fendenti dell'avversario. Poi, all'improvviso, la lama traditrice di spezzò. Maledizione... fu il suo unico pensiero mentre roteava quello che era rimasto della spada e utilizzò nuovamente il Blade Beam. Il famigliare fulmine azzurro schizzò fuori dalla lama e si diresse velocissimo, rasente il suolo, verso Sephiroth. L'uomo quasi non si mosse e con la Masamune dissolse in scintille luminose l'attacco disperato di Zack. Il giovane, vista la situazione, non sapeva più cosa fare. Ansimava pesantemente, chiedendosi cosa poteva fare a quel punto, ma intanto non lasciava andare la propria spada.

- In modo da riprenderlo dalle vostre schifose mani e restituirlo ai Cetra. Io sono nato - sussurrò Sephiroth, continuando imperterrito il suo discorso.

Da una parte Zack cercava di ascoltare ciò che gli veniva detto, dall'altra provava a delineare un qualsiasi piano nella sua mente. Purtroppo entrambe le azioni erano disturbate dalle sue sensazioni fisiche: le numerose ossa rotte, le gambe che quasi non lo reggevano più e il sangue caldo che gli sgorgava dalla ferita sulla spalla destra, che gli pulsava dolorosamente. Sephiroth ghignò sadico, ne era perfettamente consapevole. Era impazzito, ma continuava ad essere uno dei migliori guerrieri sulla faccia della Terra...forse IL migliore. Scattò in avanti e colpì Zack, il giovane questa volta volò via, letteralmente. Venne sbattuto con violenza contro la parete della stanza. Ruppe il rivestimento di ferro e un tubo al suo interno, che cominciò a schizzare acqua bollente intorno a sé. Cadde a terra. Non se ne era accorto, ma in quel momento si trovava di nuovo sulla piattaforma davanti all'incubatrice ove era contenuta la donna deforme dai capelli violetti. Gemendo, tentò di issarsi in piedi ma ricadde rovinosamente al suolo, in una pozza di sangue scarlatto.

- Per volontà della Madre.

Questa frase non gli piacque. Si puntellò sui gomiti e riuscì a girarsi giusto in tempo per vedere il lampo della lama della Masamune calare su di sé. La Buster Sword, la cui lama si era rigenerata grazie alla magia di Zack, volò via e s'infilzò poco lontano. Il giovane, invece, rimbalzò attraverso il lungo corridoio che, sia lui sia Sephiroth, avevano percorso precedentemente e finì contro una specie di enorme uovo di pietra. La roccia in parte si frantumò, creando un giaciglio per il ragazzo privo si sensi.

Sephiroth lo osservò scomparire e sorrise compiaciuto. Si voltò e tornò a fissare l'essere galleggiante nel liquido davanti a sé. Non ansimava, ma si appoggiò al vetro, prima le mani guantate di nero e poi anche la fronte.

- E' tutto a posto ora, Madre.

Il vetro s'incrinò. Cosa...? si disse Sephiroth, e abbassò lo sguardo. Quello che vide fu la punta di una spada da cui colavano delle gocce di sangue. Il metallo era gelido e la lama gli attraversava l'addome, sporcandosi del suo sangue.

- Chi sei tu...? - biascicò appoggiandosi al vetro con tutto il suo peso per non cadere.

- Ridammi mia madre...Tifa...ed il mio villaggio! Io...ti rispettavo...e ti ammiravo, ma...!

Ma certo, la conosceva quella voce. Apparteneva ad un insignificante ragazzetto, non più di sedici anni. Era un misero aspirante Soldier che seguiva sempre Zack come un cagnolino, beh ora che ci pensava, seguiva anche lui allo stesso modo. Chi l'avrebbe pensato che proprio lui sarebbe stato il primo a ferirlo. Non sapeva nemmeno come si chiamasse...ah, sì, ora ricordava: il suo nome era Cloud Strife.

- B-bastardo... - ringhiò Sephiroth debolmente. Il sangue gli sgorgava copiosamente dalla ferita, inzuppandogli gli abiti e formando una larga macchia scarlatta ai suoi piedi. Sentiva le forze che lo abbandonavano mentre la vista andava pian piano appannandosi. Strinse le mani a pugno, se non avesse indossato i guanti di pelle, probabilmente avrebbe lasciato nel vetro dei profondi solchi con le unghie.

Cloud estrasse la spada e indietreggiò di un passo.

Sephiroth esplose di dolore, una sensazione lancinante gli invase tutto il corpo mentre sembrava che tutto il suo sangue gli stesse fuoriuscendo dal corpo. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma tutto quello che riuscì ad emettere fu un gemito soffocato prima di crollare a terra col respiro affannoso. Dopo qualche istante, chiuse gli occhi e svenne.

- Tifa! - sentì ancora chiamare dal ragazzino prima che si allontanasse di corsa.

 

Cloud discese le scale saltando tre gradini alla volta. Superando il punto dove giaceva Zack gettò lontano il proprio casco, facente parte della divisa da Soldier, e raggiunse il corpo privo di sensi di Tifa. Infilzò verticalmente la Buster Sword nel pavimento sconnesso e sollevò la ragazza. La depositò pochi metri più in là, appoggiandola con la schiena ad una colonna di pietra.

Accostò l'orecchio al suo viso: respirava ancora. Era così dolce addormentata, così serena ed innocente. Le accarezzò delicatamente una guancia.

Tifa gemette nel momento in cui dischiuse i grandi occhi color rubino. Lo fissò confusa, ma poi sorrise.

- Cloud... sei davvero venuto per me...

- Sì.

- Hai mantenuto la promessa, eh? - sussurrò lei, rimanendo semisdraiata appoggiata alla colonna. - Sei davvero accorso quando mi sono trovata in pericolo...- Mi dispiace - ribetté lui abbassando la testa. Sono arrivato un po' tardi.

- Non proprio - rispose Tifa con un sorriso. - Sto bene...Cloud...

Il giovane stava per dirle ancora qualcosa, ma lo strano rumore di qualcosa che andava in frantumi interruppe i due giovani.

 

Sephiroth aveva impiegato poco tempo a riprendersi. Pochi istanti dopo essere svenuto aveva già riaperto gli occhi. Osservandosi la ferita notò che il sangue aveva rallentato. Allungando una mano tremante afferrò l'elsa della Masamune e usandola come sostegno si levò in piedi. Accanto a lui non c'era più nessuno, la Madre invece era ancora lì, immobile davanti a lui. Il volto perfetto dell'uomo si illuminò di un sorriso sadico mentre divaricava le gambe per non perdere l'equilibrio. La mano destra stringeva rigidamente la ferita mentre con l'altra brandiva la lunga katana. La sollevò debolmente e mandò in frantumi in vetro della "capsula" che conteneva la Madre. In un secondo tutta l'acqua si riversò al suolo lavando così il sangue di Sephiroth, la polvere e i molti frammenti di vetro.

L'azione fece sbilanciare l'uomo che per poco non cadde a terra. Spostò la pesante lama della Masamune in avanti in modo da riacquistare l'equilibrio. Fece tutto quasi d'istinto perché l'unica cosa a cui riusciva a pensare era lo strano essere immobile e splendido davanti a lui.

- Madre... - sussurrò levando ancora una volta la mano che impugnava la Masamune e recise la testa dell'essere.

 

Cloud vide Sephiroth camminare barcollando nella sua direzione. Continuava a stringere la spada nella mano sinistra, senza dare l'impressione di volerla rinfoderare. Con la destra invece reggeva i capelli violetti di quell'essere che si ostinava a chiamare con l'appellativo di "Madre". L'uomo sembrava aver recuperato almeno in parte le forze ma per camminare in certi istanti era ancora costretto ad appoggiarsi almeno parzialmente alla parete. Alzò lentamente la testa e scorse Cloud poco lontano da sé, il ragazzo che lo aveva ferito. Dietro di lui notò Tifa e poco più lontano riuscì a intravedere anche Zack.

- Per colpa vostra... - sibilò minaccioso.

- Cloud! - sentendosi chiamare, il giovane girò la testa in direzione della voce e vide Zack. Il Soldier aveva a malapena la forza per parlare. - Finiscilo... - gli ordinò.

Le parole dell'amico riuscirono a smuovere almeno in parte il ragazzo.

- Per colpa vostra! - ripeté ancora Sephiroth staccandosi dal muro, riuscendo finalmente a reggersi in piedi diritto.

Cloud non lo ascolatava nemmeno più. Aveva in mente solo quello che doveva sapere: l'invincibile Soldier albino si trovava lassù, in cima alle scale, a pochi metri da lui. Impugnò con due mani la Buster Sword di Zack e cominciò la sua rincorsa verso l'uomo.

- SEPHIROTH!!!!!! - gridò con tutta la forza che aveva in corpo.

L'uomo alzò la testa e contemporaneamente levò anche la Masamune.

- Non esagerare, ragazzino - disse intercettando la lama dell'altra spada. Questa volta fu lui a infilzare Cloud, poco sotto lo sterno, impalandolo sulla punta della Masamune. Lo lasciò lì per qualche secondo, poi con un calcio lo fece rotolare lontano. Sulla larga piattaforma di metallo che si allungava su un'immensa luce azzurrina.

- Per colpa del vostro genere umano... - continuò Sephiroth avvicinandosi al ragazzino. - Pensavi davvero di potermi sconfiggere?! - con un accenno di risata lo infilzò nuovamente nello stesso punto di prima e reggendo la spada con una sola mano fece penzolare Cloud sul mare di luce blu.

- Ricorda attentamente...

- La mia famiglia... - biascicò Cloud.

Come faceva ad essere ancora cosciente? Sephiroth corrugò le sopracciglia cercando di capire cosa stesse dicendo il ragazzo. Dopotutto anche lui era ancora ferito e i suoi riflessi in quell'istante erano inevitabilmente compromessi.

- E la mia città natale...

Il giovane alzò le braccia tremanti continuando a parlare con mezzi sussurri. - Tu hai fatto tutto questo! - afferrò la lama della Masamune con le mani. - Io non ti perdonerò mai!

Lentamente una goccia del suo sangue scivolò lungo tutta la lama tagliente e giunta all'impugnatura cadde al suolo. Questo ragazzino...cosa sta facendo?? si domandò Sephiroth sconcertato, osservandolo con gli occhi spalancati dallo stupore.

Cloud urlò, usando la spada quasi come una corda si fece scorrere in avanti, facendo contemporaneamente scivolare ancora più in fondo la lama. In questo modo riuscì a posare nuovamente i piedi sulla piattaforma. Ora che aveva recuperato la sua stabilità, stringendo sempre fermamente la Masamune girò su se stesso riuscendo a scaraventare Sephiroth lontano da sé. Fece ancora un passo in avanti, ma poi fu costretto a lasciarsi cadere in ginocchio a terra, esausto.

- Impossibile... - sussurrò Sephiroth. Come poteva un ragazzino come lui, che era poco più di un bambino, compiere un'impresa del genere? Era già la seconda volta che riusciva a colpirlo. - Impossibile... - ripeté rialzandosi in piedi. - Cosa diavolo sei...?

Cloud non riuscì a rispondere, perdeva molto sangue e aveva il respiro affannoso. Dopo averlo osservato per qualche secondo, però, Sephiroth non ebbe più bisogno di alcuna spiegazione. Quando intravide lo strano bagliore verdognolo negli occhi di Cloud, il Mako Glow, gli venne quasi da ridere, era stato proprio lui a fare entrare il ragazzo in contatto ravvicinato con l'energia Mako, quando l'aveva lasciato penzolare sulla fonte pura.

Sephiroth abbassò lo sguardo sulla testa dell'essere che reggeva nella mano destra. La pelle diafana e i capelli viola suscitavano strane sensazioni in Cloud quando la notò in quel momento, per la prima volta. Sul casco metallico che ricopriva la nuca di quell'essere erano scritte sei lettere a caratteri molto gradi: JENOVA. Ma riuscì a scorgerle appena per un secondo, prima che scomparissero alla sua vista. Tanto velocemente che non era nemmeno sicuro di aver letto bene.

- Madre... - sussurrò dolcemente Sephiroth. - Vieni nella Terra Promessa con me...

Cloud lo fissò all'erta: era sicuro che l'avrebbe attaccato di nuovo per ucciderlo definitivamente. L'uomo invece gli voltò le spalle. Si strinse la testa di Jenova al petto e si lanciò giù dalla piattaforma, dritto verso l'energia Mako allo stato puro.

Cloud lo sentì sussurrre la parola "Madre" per l'ultima volta prima di vederlo scomparire nella luce. Un'unica, singola lacrima di diamante sfuggì dagli occhi di Sephiroth e si dissolse a sua volta nel mare di energia azzurra. Una lacrima... Cloud si domandò distrattamente il perché di quella lacrima. La cosa però non aveva importanza, nella vita del leggendario Soldier di Prima Classe Sephiroth quella sarebbe stata l'ultima, se non addirittura la prima.

- Sephi...roth... - sussurrò ancora una volta, poi cadde a terra privo di sensi.

 

In quell'istante un Turk, che stava osservando la scena di nascosto digitò un numero sul proprio cellulare e l'accostò all'orecchio.

 

Fuori dal reattore invece il maestro di Tifa aveva condotto la ragazza in salvo, portandola sulle spalle.

- Spero solo che ce l'abbiano fatta... - disse prima di allontanarsi. Se non avesse tratto in salvo solo Tifa, se avesse pensato anche a Zack e a Cloud forse le cose sarebbero andate molto diversamente. Invece l'uomo si preoccupò solo della ragazza, scegliendo di abbandonare quei due giovani che avevano rischiato le loro vite proprio per salvare la sua protetta.

 

Il reattore Mako rimase deserto solo per poche ore: Turks e scienziati della Shinra non tardarono ad arrivare presso il luogo del combattimento.

Il capo scienziato, un uomo col naso tozzo e adunco e lunghi capelli untuosi si chinò su Zack per osservarlo. Il giovane Soldier era tutto sporco di sangue, respirava affannosamente all'apparenza privo di sensi.

- Questo qui... - disse lo scienziato, il cui nome era Hojo, sistemandosi gli occhiali, - portatelo nei sotterranei del Palazzo Shinra.

- Sissignore - gli venne data come risposta mentre la barella dove era stato spostato veniva portata via.

- Sephiroth... ce l'hai sicuramente fatta questa volta.

Un Turk dai capelli neri raccolti in un codino e il portamento distinto si avvicinò al professor Hojo.

- Oh, sei tu - sbuffò lo scienziato. - Sta bene Mr. Veld?

- Sì - gli rispose l'uomo.

- Capisco. Come procede l'eliminazione degli abitanti del villaggio?

- Abbiamo già iniziato l'operazione. Ma... - l'uomo esitò un istante, - c'è davvero bisogno di fare tutto questo?

- Hah! - sospirò Hojo osservando la faccia impassibile del Turk. - Sei ancora giovane. La tua opinione non conta niente. Sbrigati con l'eliminazione.

Il Turk fece un lieve inchino e cominciò ad allontanarsi. In seguito alle parole di Hojo la sua espressione non aveva ricevuto il minimo cambiamento, ma osservando attentamente i suoi occhi qualcuno avrebbe potuto accorgersi che almeno loro si erano adombrati.

- Hmm...aspettate un secondo... - intimò il professore accostandosi alla barella che trasportava Cloud. - Questo ragazzo l'ha finito, eh? - ghignò osservandolo da molto vicino. - Interessante...Molto interessante! Posso usarlo come un nuovo esemplare.

   
 
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