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Autore: LawrenceTwosomeTime    21/02/2014    6 recensioni
Di Samantha Shithappens sappiamo ben poco, a parte il fatto che ha un buffo cognome.
Ci sarebbero tante cose da dire, ma in questo resoconto tratteremo solo le più importanti: nello specifico, i particolari dell'evento inatteso che ha caratterizzato il suo ultimo anno di vita. Samantha è cambiata parecchio, da così a così, roba da non credere. Ma la domanda è: perché?
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Samantha Shithappens è morta.

Lo so, non è il modo migliore per cominciare una storia, ma se avessi optato per un più sobrio La triste storia di Samantha Shithappens nessuno se la sarebbe filata. O forse si.
Vende di più l’avventura o la tragedia?
La risposta, signore e signori, è “Nessuna delle due”. È la commedia che stimola le persone a scucire i dindini; è la commedia che spinge la vecchia zia grassa a sollevare il culo dalla poltrona e… comprare un romanzo?
Ahahahahahahah! Certo che avete un gran senso dell’umorismo. No, la vecchia troia si andrà a rintanare in qualche cinema di periferia, poco ma sicuro.
Oggigiorno la gente non legge più, è già tanto se qualche libro si salva trovando un impiego come fermaporta. Storie di scopate burrose a parte, che prima vengono lette e poi impiegate come fermaporta, o carta igienica.

Mi chiamo Serena Shithappens, sono la madre della morta.
Non è ben chiaro se si sia trattato di omicidio, suicidio, incidente o collera divina, la polizia sta ancora indagando.
Vi domanderete perché la mia prosa è così rigorosa. Dallo sciagurato evento sono passati sei mesi, io seguo una rigida dieta a base di tavor e, fatto ancor più importante, ho un lavoro da fare: devo riferire cos’è successo nell’ultimo anno di vita di mia figlia. Anzi no, taglia. Ci vorrebbe troppo tempo.
Molto meglio rivelare senza tanti giri di parole qual è stato l’elemento propulsivo della vicenda. E ora, il background.

È sempre stata una persona chiusa, mia figlia. Chiusa, sedentaria, avida divoratrice di libri, citrulla racchia frigida e disgustata dal fetore dell’aria fresca; ma le volevo bene.
A quanto pare – e contro ogni mia previsione – il suo ultimo anno di vita se l’è goduto non poco, sono quasi invidiosa. Togli il quasi.

Hanno trovato un diario. Il suo diario.
Tra quelle pagine sozze di whisky e cannabis ci sono tutte le risposte ai segreti che Samantha si guardava dal rivelarmi. Non vi serve saperli.
Si era fatta tatuare il mezzobusto di Hulk Hogan sulla chiappa sinistra, ma dico, vi sembra una cosa da persone sane di mente?

Un bel giorno, senza una spiegazione verbale e senza lasciare un biglietto, ha fatto le valigie e via!, in giro per il mondo. Non capisco come cazzo abbia fatto. Aveva una fobia cronica dell’aereo.
Dell’aereo, della gente, dei gabbiani, del glutine, della sirena dell’acqua alta… Ma forse non la conoscevo davvero. Forse, aver paura di qualcosa non significa odiare tutto il resto.

E perciò, mi limiterò a riportare l’amara conclusione di questa vicenda come merita – anche se forse sarebbe più corretto parlare di inizio.
Confido sarà di grande interesse per chi volesse andare all’avventura ma non osa uscire dalla circonvallazione; o semplicemente, se sognate di trascorrere le vacanze invernali in Svizzera e il pensiero di ritrovarvi attorniati da svizzeri vi demoralizza, bè… badate bene: non si tratta di una cronaca no global alla Into the wild.

Il vostro unico limite siete voi stessi, e l’unica persona che può abbattere questo limite siete sempre voi stessi. Che merda, mia figlia l’avrà scritto un centinaio di volte tra una nota della spesa e gli schizzi di qualche cazzo gigante (per cui sono più che sicura che abbia avuto un modello).

Bene, sono pronta. Ho rinunciato a interpretare quanto seguirà, perciò, quando avete letto, fatemi sapere che ne pensate.

Mi diedero il diario, mi chiesero di setacciarlo in cerca di qualche nota che potesse aiutarli nella soluzione del mistero. Ma chi sono, Sherlock Holmes? Ci pensassero loro!
A me il diario interessava per altri motivi. Lo giuro, ho letto ogni riga decine, ma che dico, centinaia di volte, ho eseguito alla lettera il compitino che mi avevano assegnato; per quel che ne so potrebbe essere caduta nel cazzo di tombino perché era ubriaca, o forse era troppo buio per leggere la scritta LAVORI IN CORSO due metri per due, o magari entrambe le cose, oppure si era messa in testa di recuperare una confezione di contraccettivi perduta per errore, e chissà cos’altro. Meglio evitare le ipotesi, getta solo discredito sulla vicenda.

E insomma, non mi davo pace. Il diario conteneva tutto, meno ciò che cercavo. L’elemento propulsivo.
Un bel giorno mi accorsi di una piega che faceva capolino da quella che credevo essere la prima pagina. Mi ero sbagliata. La prima pagina era incollata alla seconda da una strana sostanza… disseccata. Lasciamo perdere.
La prima pagina, dicevo. Conteneva solo una nota scritta a matita.

Oggi ho comprato il Nintendo 3DS, sono così contenta!
Non sapevo che bundle scegliere, così il commesso mi ha aiutato. La mia scelta è caduta su Animal Crossing. È fighissimo, in pratica devi costruire un villaggio e gestire tutti gli aspetti economici, organizzare feste, arredare case, coltivare la terra.
M’intriga soprattutto la storia dell’arredare case. Poi, il 3DS ha questa funzione spettacolare chiamata Streetpass: in pratica, se incroci una persona che ha con sé la console accesa, puoi scaricare automaticamente nuovi oggetti di gioco, mobili, ornamenti, cose così. Che figata pazzesca!
Ma c’è un problema. Ho letto su internet che il modo migliore per creare case fantastiche e vincere i concorsi indetti dai siti di gaming è ottenere gli oggetti esclusivi di vari Paesi (Paesi veri tipo Germania, Spagna, Francia), e questi oggetti li puoi avere solo incontrando persone che ci abitano. È molto improbabile che riesca ad ampliare la mia collezione girando per le stazioni come una ritardata.
Sono disperata, non so come fare.

Ho deciso, domani guardo gli orari dei treni.




Qui finisce la nota. Aveva una grafia minuscola, mia figlia.
Ora vi lascio, ho bisogno di farmi uno sherry.
  
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