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Autore: Daphne_Descends    23/02/2014    6 recensioni
"«Sei la solita super seriosa» si lamentò, infilandosi le mani in tasca e lanciando uno sguardo alla compagna «Dovresti rilassarti e goderti la vita, Crys, o non troverai mai un ragazzo».
L’aveva detto senza pensare, come faceva sempre, ma non avrebbe mai creduto che quella volta le sue parole potessero avere qualche effetto."

Perché Crystal è troppo seria per avere un ragazzo e Gold è l'unico in grado di farla rilassare - almeno secondo lui.
[AU, Mangaquestshipping]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crystal, Gold
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Loosen up
 
 
 
 
Non stava facendo niente di male, dopotutto. Quello era un edificio pubblico e lui aveva tutto il diritto di stare lì. Chi fosse passato di là non avrebbe trovato nulla di strano nel vederlo appoggiato al muro. Andava forse contro le regole passare l’intervallo in corridoio? No di certo. Cosa importava che la sua classe si trovasse due piani più su e che un normale studente del terzo anno non si sarebbe abbassato a frequentare quel corridoio durante le pause? Assolutamente niente, dato che ognuno era libero di fare quello che voleva.
«Che cosa stai facendo qui?»
Gold si bloccò di colpo, mentre un rivolo di sudore gli scendeva lentamente lungo la tempia. Cavolo. Game over.
«Crys!» esclamò con un tono più allegro del normale, voltandosi di scatto per fronteggiare la compagna di classe, che lo fissava con un cipiglio sospettoso e le mani posate pericolosamente sui fianchi. Gold riconobbe la posa e mise in moto il cervello per evitare la ramanzina che stava per partire «Sono venuto a prenderti!»
Crystal esitò un istante e Gold pensò che forse quello era il giorno giusto, il giorno in cui sarebbe riuscito per una volta a scamparla. Ma poi lei aggrottò la fronte e con un dito indicò in silenzio qualcosa dietro di lui e Gold si sentì sprofondare.
«Ancora a spiare la dottoressa Yellow? Dovresti vergognarti! Pensi davvero di avere qualche possibilità?»
Gold fece una smorfia alle sue parole, perché, davvero, che motivo aveva di essere così brusca? Era ovvio che non aveva possibilità con la dottoressa Yellow – lo sapeva tutta la scuola a chi era diretto il suo affetto – ma non era quella la sua intenzione. Vero, ogni tanto si ritrovava a spiare in infermeria, ma era un ragazzo e la dottoressa era proprio carina. Chi poteva dargli torto? Persino quel musone di Silver non aveva niente da dire contro di lei.
«Sei la solita super seriosa» si lamentò, infilandosi le mani in tasca e lanciando uno sguardo alla compagna «Dovresti rilassarti e goderti la vita, Crys, o non troverai mai un ragazzo».
L’aveva detto senza pensare, come faceva sempre, ma non avrebbe mai creduto che quella volta le sue parole potessero avere qualche effetto.
Spalancò gli occhi, vedendo le guance dell’amica tingersi di rosso, mentre lei stringeva la labbra e distoglieva lo sguardo.
«N-non sono affari tuoi!» esclamò imbarazzata, superandolo con una spallata e svoltando nell’altro corridoio.
Gold la guardò camminare a tutta velocità verso le scale – senza correre, perché una come lei non poteva certo infrangere le regole –, troppo stupito per fare qualcosa. Poi finalmente si scosse e con un ghigno che non presagiva niente di buono, la rincorse su per le scale, urtando almeno una decina di ragazzini del primo anno che avevano avuto la sfortuna di trovarsi sulla sua strada.
«Non ci credo! Dai Crys, dimmelo! Chi è, chi è?» le chiese urlando, mentre la raggiungeva senza sforzo.
Lei si fermò, rischiando di far inciampare un povero studente che passava di là con una lattina di tè in mano, e lo fulminò con un’occhiataccia «Non si corre nei corridoi, Gold. Quante volte te lo devo ripetere?»
Lui la ignorò, come era solito fare quando lo sgridava, e le chiese eccitato «Chi è? Dai, dimmelo, prometto che non lo dico a nessuno!»
«Chi è chi?» chiese lei con un sospiro irritato.
«Il ragazzo che ti piace!»
Crystal arrossì di colpo «Non c’è nessuno che mi piace!» esclamò, riprendendo a camminare velocemente, seguita all’istante dalla piattola «Da dove ti è venuto fuori?»
«Sì che c’è, perché non me lo vuoi dire?» si lamentò lui con una smorfia.
«Perché non sono affari tuoi».
Entrambi si fermarono al sentire quella voce estranea alla conversazione. Nella loro discussione non si erano accorti di essere sul piano del secondo anno e di aver appena oltrepassato la classe di Sapphire, che li fissava seduta sul davanzale della finestra, con un panino tra le mani.
Gold le si avvicinò con un ghigno «Quindi significa che c’è qualcuno che le piace. Scommetto che tu sai chi è, vero?»
Per tutta risposta, Sapphire gli scostò il volto con una mano e si mise in piedi, sventolandogli il panino sotto il naso.
«Primo, non ho detto questo. Secondo, sei un cavolo di impiccione. Terzo, anche se lo sapevo non te lo dico!»
«“Anche se lo sapessi, non te lo direi”, ci credo che i tuoi voti in grammatica sono pietosi» si intromise Ruby, appena uscito dalla classe «Non che gli altri siano migliori» aggiunse con un sospiro.
Sapphire digrignò i denti e si fiondò su di lui, afferrandolo per il bavero della camicia e scuotendolo avanti e indietro «Cosa hai detto? Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!»
«Ho detto che non sei certo la più brillante della classe. E smettila di scuotermi, mi stropicci i vestiti» rispose Ruby con calma.
«Ragazzina!»
«Cavernicola!»
E mentre ricominciavano a litigare, come facevano un’ora sì e l’altra pure, Gold sospirò e si voltò verso Crystal, accorgendosi solo in quel momento che era sparita.
Forse era il caso di ricorrere a misure drastiche.
 
 
«Tu sai chi piace a Crys?»
Silver lo fissò con la sua solita espressione impassibile, ma quella volta c’era qualcosa nella lieve inclinazione delle sue labbra che sembrava strillare a Gold “Sei un idiota”.
«Perché dovrei saperlo?»
«Perché tu sai sempre tutto».
«Non sono cose che mi interessano».
Gold fece un verso stizzito e lo fissò per un istante, mentre sistemava i libri e i quaderni per la lezione successiva sul banco; voltandosi verso Crystal, al primo banco, si accorse che anche lei era già pronta, così come il resto della classe. Forse era il momento che lo facesse anche lui, ma l’argomento era troppo interessante per sospenderlo. Per fortuna di Silver, la professoressa Blue entrò in classe, chiudendo la porta e salutando tutti con un sorriso caloroso.
«Ciao, ragazzi! Ma che caldo che fa qui dentro» appoggiò i libri sulla cattedra, sventolando una mano davanti al volto e facendo vagare lo sguardo sugli studenti «Gold, mentre vai a sederti apri una finestra, grazie».
Così Gold dovette accantonare il discorso e dirigersi in fondo all’aula, dove aprì l’ultima finestra e si sedette al suo posto. In ogni caso, non tutti i mali venivano per nuocere e, oltre a poter ammirare il didietro della prof mentre scriveva alla lavagna – con quella gonna, poi, era fenomenale, – aveva a disposizione ben un’ora per elaborare una strategia. Gold non era solito elaborare strategie, ma trattandosi di Crystal era assolutamente necessario, perché lei non si sarebbe mai fatta scappare niente, così come chi le era abbastanza vicino da sapere chi fosse questo ragazzo misterioso.
Un po’ si sentiva offeso dal fatto di non esserne stato informato, ma forse lei si vergognava a dirlo ad un ragazzo, forse lo sapeva solo Sapphire, o forse non lo sapeva nessuno.
Magari era invischiata in una relazione segreta e si incontravano solo lontani dagli occhi di tutti, il ché spiegava come mai lei andasse in biblioteca così spesso. Si incontravano in biblioteca! Chissà che cosa combinavano là dentro!
Gold scrollò la testa, cercando di liberare la mente dalle immagini di Crystal intrappolata tra uno scaffale e il corpo di un ragazzo sconosciuto – non voleva nemmeno immaginarselo – e aprì finalmente il libro di matematica, non degnandosi però di cercare la pagina giusta.
I suoi occhi cercano da soli la testa di Crystal, china sul suo quaderno intenta a prendere appunti, e lui non poté fare a meno di chiedersi come fosse il suo ragazzo ideale.
Forse un tipo studioso e intelligente, sempre serio e responsabile, un po’ come il professor Green, un po’ come Crystal stessa. Eppure non riusciva ad immaginarsela con uno così, anzi, non riusciva ad immaginarla con un ragazzo e basta. Un libro, sì. Un branco di bambini selvaggi, sì. I cuccioli abbandonati del canile, sì. Con una ragazza che si lancia dagli alberi, assolutamente sì. Persino con un tipo silenzioso e schivo come Silver… Diamine, forse era proprio Silver!
I suoi occhi si spostarono sull’amico, che seguiva la prof con attenzione e scriveva ogni tanto qualche appunto. Forse era proprio Silver il ragazzo con cui Crystal si vedeva di nascosto. Ma perché non dirlo? Certo, sarebbe stato strano e nelle loro uscite si sarebbe sentito come il terzo incomodo, ma erano amici e gli amici accettavano tutto.
Non si accorse di aver continuato a fissare Silver, finché proprio lui non si girò guardingo e non gli scoccò un’occhiataccia, non appena si rese conto che l’attenzione molesta che aveva sentito su di sé arrivava da quell’idiota del suo – purtroppo – migliore amico.
Gold gli fece un sorriso innocente e lo salutò con una mano, cosa che gli sarebbe valsa almeno un paio di insulti se non fossero stati nel pieno della lezione. Così Silver si limitò a fulminarlo con lo sguardo e a voltarsi di nuovo in avanti, mentre Gold decise di chiudere la questione e distrarsi guardando fuori dalla finestra.
In cortile, un gruppo di studenti del primo anno stava facendo i soliti giri di corsa di riscaldamento del professor Red. Posando gli occhi su un gruppetto in particolare, Gold ghignò, mentre la mossa successiva si delineava nella sua mente.
 
 
Platina Berlitz era una ragazza che incuteva timore. Sarà stata la sua espressione impassibile, la famiglia da cui proveniva o il fatto che andasse sempre in giro con le guardie del corpo, ma Gold non era mai riuscito a trattarla come faceva con tutti gli altri ragazzini della sua età. E non importava che gli arrivasse a mala pena alle spalle, o che lo trattasse con rispetto, o che le sue guardie del corpo fossero due primini innocui e rumorosi, lui l’avrebbe sempre considerata come un’entità a sé, diversa da qualsiasi altra ragazza. Forse non era nemmeno una ragazza, ma una signora di mezz’età, esattamente come Crystal.
In ogni caso, si era fatto coraggio e durante l’ora del pranzo li aveva raggiunti in giardino.
Diamond l’aveva salutato allegramente, senza smettere un attimo di mangiare, Pearl l’aveva squadrato con sospetto e Platina si era limitata ad osservarlo e basta. Probabilmente i suoi incredibili poteri di ragazza super intelligente la rendevano capace di leggergli nel pensiero. Giusto per sicurezza si mise a canticchiare l’inno della scuola nella mente.
«Beh, che vuoi?» chiese Pearl impazientemente, agitando su e giù la gamba.
Gold si riscosse e si accovacciò davanti a loro, appoggiando le braccia sulle ginocchia «Platina, per caso sai se Crystal si vede con qualcuno in biblioteca? Tipo un ragazzo».
Lei si pulì le dita e la bocca con un tovagliolino di stoffa, poi puntò i suoi strani occhi dorati su di lui e gli chiese «Perché?».
Gold non la conosceva benissimo, sapeva soltanto che era molto intelligente, molto ricca e molto seria. E, ovviamente, che faceva parte dello staff della biblioteca, così come Crystal, e ci passava tanto tempo quanto lei. Non la conosceva bene, però conosceva abbastanza le persone per poter giurare che quella domanda era stata posta solo per curiosità e non per sospetto.
Così provò a farla collaborare «Sono solo curioso» rispose con una scrollata di spalle «Crys è mia amica, ma non vuole dirmi niente. Però io ho bisogno di conoscere la risposta alle mie domande, capisci?» spiegò con un’aria innocente, che però non imbrogliò Pearl, che strinse gli occhi e incrociò le braccia.
Platina stette in silenzio per qualche secondo, poi disse «Non l’ho mai vista incontrarsi con nessuno».
«Già, l’unico che viene a rompere in biblioteca sei tu!» aggiunse Pearl, facendo roteare gli occhi a Gold.
«Dovresti portare rispetto a qualcuno di più grande di te» lo rimbeccò, alzandosi in piedi.
«Ah!» ribatté Pearl, facendo schioccare la lingua.
Gold gli passò un braccio intorno al collo e sfregò con forza le nocche contro la sua testa, ignorando gli insulti e il modo in cui lui si contorceva per liberarsi da quella morsa «Se continui così la prossima partita la vedrai dalla panchina, sapientone» lo avvisò divertito. Quanto amava essere il capitano della squadra di calcio e avere il potere assoluto su tutti i ragazzini. Certo, poi doveva risponderne al professor Red, ma lui era un bonaccione e Gold sapeva rigirarselo come voleva.
«Va bene, va bene, scusa!»
«Mmh? Come hai detto?»
«Scusa, capitano! Lasciami andare!»
Soddisfatto, Gold mollò la presa e scoppiò a ridere, vedendo la chioma scompigliata del ragazzo.
«Beh, vi saluto, grazie dell’informazione» disse, rivolto agli altri, prima di venire interrotto dalla voce di Diamond, che aveva finito il suo pranzo.
«Non preoccuparti capitano, anche se Crystal dovesse trovarsi un ragazzo, non si dimenticherà certo di te».
Gold lo fissò a bocca aperta «Non sono preoccupato!»
Pearl si lasciò scappare una risata, ma Gold era troppo stupito per dargli retta. Platina lo fissò con una strana luce curiosa nello sguardo e Diamond fece un sorriso, aprendo una vaschetta piena di biscotti «Oh, mi sembravi preoccupato. Meglio così, allora. Volete un biscotto?»
 

Le parole di Diamond lo perseguitarono per il resto della giornata. Non si sentiva affatto preoccupato. Era preoccupato? No, era solo curioso. Voleva solo sapere di che ragazzo potesse mai innamorarsi una come Crystal. Di solito era brava a giudicare le persone e a sapere di chi fidarsi e chi evitare, ma se l’amore le avesse offuscato il cervello? Chi si sarebbe assicurato che quel fantomatico ragazzo fosse quello giusto? Come amico d’infanzia spettava a lui. Vero, Gold non era certo quello che si poteva definire un ragazzo responsabile e maturo, ma lì si trattava di Crystal e Crystal la conosceva da una vita. Vero, all’asilo le tirava i codini e le nascondeva gli insetti nello zaino, ma era comunque lui a toglierli quando lei iniziava a piangere e lo prendeva a calci; era lui che faceva gli scherzi ai bambini più grandi che la prendevano in giro; era lui che giocava con lei all’esploratore in cortile, invece di giocare con gli altri; era lui che le faceva compagnia quando sua madre tardava per venirla a prendere ed era lui che la invitava a casa sua quando rimaneva da sola.
A suo modo si era sempre preso cura di Crystal, così come lei aveva sempre fatto con lui, e sì, forse era davvero preoccupato dall’essere lasciato in disparte. Non voleva che Crystal si dimenticasse di lui, sarebbe stato troppo noioso.
Così, alla fine di quella che sarebbe dovuta essere una proficua giornata di studio, Gold si ritrovò seduto sul pavimento fuori dalla biblioteca a leggere un fumetto che gli aveva prestato Diamond dopo gli allenamenti. Le sue risate sguaiate coprirono il rumore della porta che si apriva e lui non si accorse della presenza al suo fianco finché la sua voce non si fece sentire.
«Che cosa stai facendo qui?»
Le sue risate si affievolirono e Gold alzò la testa, incontrando lo sguardo curioso di Crystal.
«Crys!» esclamò, ficcando il giornalino nello zaino e alzandosi in piedi «Sono venuto a prenderti».
Lei aggrottò la fronte con espressione sospettosa «Perché?»
«Come, non posso tornare a casa con te?» disse fingendosi offeso, per poi insinuare «Per caso ti devi vedere con qualcuno?»
Con suo grande divertimento, lei arrossì leggermente e sibilò «Ancora con questa storia?» prima di superarlo con una spallata e dirigersi verso l’uscita.
Gold la seguì divertito «Dai, dimmelo! Voglio sapere com’è! Solo una parola, qualcosa che lo descrive» la pregò, mentre si cambiavano le scarpe.
Lei gli lanciò un’occhiata con i suoi incredibili occhi azzurri e scosse la testa, agitando i codini leggermente scomposti «Non sono affari tuoi, Gold».
Nonostante il tono fermo, Gold percepì l’imbarazzo che provava, così si avvicinò di più, con un sorriso malizioso «Dai, Crys» le sussurrò «Non lo dico a nessuno, promesso. Voglio solo sapere com’è».
La ragazza strinse le labbra, ma si vedeva che stava per cedere. Sarebbe bastata una spintarella e Gold era del tutto intenzionato a dargliela, ma lei si riscosse e scappò via, uscendo dalla scuola come un razzo.
«Non si corre per i corridoi!» le urlò dietro Gold, mentre la inseguiva con una risata.
«Era l’atrio, idiota!» ribatté lei, cercando di distanziarlo. Ma Gold era nella squadra di calcio e lei tra i responsabili della biblioteca, quindi non si stupì per niente quando la raggiunse.
Smise di colpo di correre, riprendendo a camminare con un po’ di fiatone.
«Sei già stanca dopo solo dieci metri? Che schiappa» la prese in giro lui, incrociando le braccia dietro la testa.
«Stai zitto » borbottò in risposta, facendolo scoppiare a ridere.
Camminarono in silenzio per qualche minuto, finché Gold non aprì di nuovo bocca «Ma proprio non vuoi dirmelo?» chiese seriamente. Non capiva perché non volesse farlo, ma se proprio odiava l’idea in modo così drastico non avrebbe più insistito.
Crystal sospirò esasperata e alzò gli occhi al cielo «E’ un idiota, va bene? Un grande idiota» gli rispose alla fine.
Gold alzò un sopracciglio e ribatté «Beh, questo non vuol dire niente. Per te metà scuola è idiota».
Crystal si trattenne dal prenderlo a calci, perché non era affatto vero «Devi smetterla di considerarmi come la ragazza più snob e antipatica di tutti. Non credo che metà scuola sia idiota, perché devi mettermi in bocca parole che non sono mie? Sei insopportabile».
Gold osservò la sua espressione corrucciata e sorrise «Ma se non ci fossi io chi ti farebbe sfogare e rilassare, super seriosa? Ammettilo che tii piace fare finta di non sopportarmi» disse divertito, scompigliandole i capelli con una mano.
Lei spalancò la bocca e gli lanciò un’occhiataccia «Gold! Quante volte ti ho detto di smetterla?!»
Gold scoppiò a ridere e le sfilò un elastico – l’ennesimo –, scappando poi di corsa e riuscendo a scansare uno dei suoi calci assassini. Si voltò verso di lei, mentre ancora correva, e agitò l’elastico sopra la sua testa «Rilassati, super seriosa!»
Crystal si tolse anche l’altro e scattò in avanti, correndogli dietro «Giuro che questa volta te la faccio pagare!» gli gridò, mentre lui si voltava con una risata e accelerava di poco, scansando agilmente la gente sul marciapiede.
«Sempre che riesci a prendermi!»
«Sei un idiota!»
Gold rise, dimenticando ogni preoccupazione. Ormai era abituato a sentirsi dare dell’idiota e, detto da Crys, non era più nemmeno un insulto.
Senza contare che lei aveva un debole per gli idioti.
 
 
 
 
 
 
 
 
N/A: Finalmente dopo mesi e mesi sono riuscita a terminare questa one-shot. Mi era venuta una mezza idea, poi mi sono bloccata perché non avevo più voglia di scrivere e quando alla fine mi sono messa lì è uscita questa cosa, senza né capo né coda. Ma non importa perché a me piace.
L’universo è lo stesso di “Nice to meet you” (per chi l’avesse letta), ma non è necessario leggere quella per capire questa. Ovviamente tutti sanno (e noi tutti sappiamo) chi è l’idiota a cui Crystal si riferisce. Solo l’idiota in questione non lo sa.
Spero che vi sia piaciuto leggerla tanto quanto a me ha divertito scriverla.
   
 
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