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Autore: SamantaBiersack    27/02/2014    1 recensioni
{Attenzione! Spoiler riguardanti la 9x14}
Erano bastate delle semplici parole per lasciare in sospeso l'intero bunker.
Erano bastati alcuni semplici movimenti per rendere delle parole ancor più pesanti, ancor più dolorosi.
Ed erano bastati alcuni giorni per sistemare tutto, tutto quanto.
L'amore di due fratelli può essere messo alla prova, può essere anche beffeggiato ma non può mai essere sciolto, mai. Perché due fratelli possono arrivare a provare un amore talmente forte e doloroso da non lasciare niente dietro di sé, se non polvere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nel futuro
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Parole, Rumori e Giorni

 

 

 

Siamo ancora in tempo per ricominciare a ridere
Siamo ancora in tempo per scrollarsi tutto e vivere.

 

 

 

“Be’, è stato…”
Struggente?
Estremamente doloroso?
Quelle parole risuonavano ancora per tutto il bunker, in un certo senso, mentre gli occhi di Dean correvano da una parte all’altra senza sapere bene dove fermarsi, senza sapere bene a cosa pensare o cosa fare.
Kevin e la signora Tran erano uscito una volta per tutte da quell’inferno personale che Sam e Dean si erano andati a creare in così poco tempo. Quell’inferno che ora sembrava avere le fiamme più calde e ustionanti dell’interno pianeta.
“Ah, Lucifero. Scommetto che nemmeno l’inferno è più così caldo.” Commentò mentalmente mentre muoveva dei passi nella stessa direzione nella quale Sam era sparito poco prima, senza lasciargli il tempo di ultimare quella frase.
Mentre camminava Dean non riusciva a pensare ad altro che non fosse il rumore della porta di Sam che sbatteva, così come non riusciva a dimenticare le sue spalle in un momento in cui era arrivato a chiedere quasi disperatamente le sue braccia, il suo corpo, ma di sicuro non le sue spalle. O almeno non in quel frangente.
Come se si fosse trattato di un bambino viziato, anziché di un uomo grande e fatto, sbatté la porta proprio come ebbe fatto poco prima il fratello, riuscendo così ad avere una normale visuale della sua camera e del letto.
Ah, quanto avrebbe desiderato tornare indietro nel tempo, eh? Quando l’ora di andare a infilarsi nelle camere non era altro un pretesto per chiedere all’altro di raggiungerlo, così da tenere mani e bocche impegnate. Ma quella volta non sarebbe stato così, no.
Le mani di Dean tremolarono mentre schiacciava il pulsante dell’ipod e faceva ripartire la musica, infilandosi così nuovamente quelle grandi e lussuose cuffie.
“Be’, è stato…”
Era stata una cosa totalmente assurda, una cosa fuori dagli schemi.
Dean guardava affranto il muro davanti a sé con l’espressione più arrabbiata di cui era impossesso, l’espressione più scontrosa e cattiva che conoscesse.
Era stata una cosa crudele, una cosa da…
“…Sam.” Aggiunse il suo cervello e in un primo momento riuscì perfino a sentirsi in colpa per aver pensato una cosa del genere, per aver definito Sam la persona più crudele che avesse conosciuto in tutta la sua vita.
Gli altri erano demoni, esseri oscuri, angeli andati fuori di testa e potevano avere la scusante del “Sono fatto così, sono quel che sono.” Ma quando il tuo stesso fratello, carne della tua carne, sangue del tuo sangue, arriva a dirti una cosa del genere? Quando la tua metà, la tua salvezza, arrivava a fare certe cose?
Il petto di Dean, con più precisione alla base del cuore, prese a fare un male che non aveva mai provato.
“Perché, perché proprio lui?”
Il ragazzo si girò su un fianco e chiuse gli occhi, abbattuto.
Avrebbe voluto continuare a parlare con suo fratello, avrebbe voluto provare a sistemare tutto, ma a quanto pare Sam aveva deciso per lui.



Quella notte nel bunker vi furono Parole non dette, Rumori non uditi e i Giorni sembrarono passare.
Dean non uscì dalla sua camera per due giorni se non per fare rifornimenti di alcool, e Sam non vi uscì per ancor più tempo se non per prendere qualche nuovo libro il computer che lasciava un po’ ovunque.
Nessuno dei due volle parlare, nessuno dei due volle provare a continuare quel “Be’, è stato…”. Nessuno.
Semplicemente i due fratelli passavano ore e ore a tergiversare su qualcosa da dirsi ma senza poi farlo, passavano più tempo a pensare alle parole che ai fatti. Anzi, questi ultimi venivano totalmente dimenticate, o almeno fin quando il leggero fruscio non fece sobbalzare e insospettire un po’ il maggiore dei fratelli.
Da sotto la porta era passato un foglietto bianco piegato in due e l’altro non ebbe nemmeno il problema di chiedersi chi fosse, semplicemente non potevano esserci altre spiegazioni.
Dean si alzò dal letto e con un passo quasi traballante si avvicinò alla porta, afferrando il foglio.
Ah, se stava in silenzio poteva quasi sentire il respiro un po’ velocizzato del fratello oltre alla porta e ciò non fece altro che procurare un maggiore tremolio alle sue mani.
Aprì il biglietto e rimase fermo, socchiudendo gli occhi; in cima al foglietto c’era la scritta “Be’, è stato…” scritta in corsivo e sotto vi erano varie opzioni accompagnate da una casellina vuota.
Dean sorrise, leggendo con un tono di voce non troppo alto.
«Crudele, Stupido, Insensato…» Dean continuò a leggere e alla fine sbottò con una sottospecie di tono ironico. «Ehi, non ci hai messo “Da Sam”. Avrei scelto quello.» Esclamò mentre richiudeva il biglietto e lo appoggiava sopra a un mobile li vicino, aprendo lentamente la porta. I suoi occhi ebbero modo di bearsi della vista del fratello, sebbene non sembrava stare nel migliore dei modi. Un po’ come lui.
«Be’, è stato da Sam. Tutto quanto!» Esclamò il diretto interessato, sollevando le mani. Lasciò ricadere le braccia sopra alle cosce fasciate dai jeans. «Mi sono proprio comportato da Sam.»
Dean si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto. «Non potevi comportarti altrimenti. Tu sei Sam, no? Quindi ti comporti da tale.»
Sam annuì mestamente, dando ragione al fratello, facendosi così vicino di un passo arrivando a un palmo dal suo naso, chinandosi un poco su di lui.
Le labbra di Sam lasciarono un bacio delicato sopra alla bocca di Dean, intenzionato a parlare subito dopo, sebbene non ci riuscì. Non per qualche strano sentimento, ma per la bocca di Dean che si fiondò sulla sua, allacciandogli le braccia al collo e spingendolo contro al muro, immobilizzandolo con la sola forza del suo corpo e delle sue mani.
Nessuno dei due parlò, nessuno fiatò per dire qualcosa eccetto per gemere.
Se prima il bunker era fiondato nel silenzio, in parole non dette e in rumori flebili, ora avrebbe passato giorni a bearsi dei gemiti dei due fratelli.
Alla fine succedeva così, no?
C’era sempre la pace dopo la tempesta, ma era Sam e Dean Winchester. Non si sarebbero potuti comportare diversamente.

  
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