Ventisette febbraio: meningi febbrili.
“Sei umana, mia cara, che altro ti aspettavi?”
“Non so, è che tutto mi destabilizza ultimamente,
e odio questo sentimento di eterno errare”
“Smettila di lamentarti e respira e vivi ogni giorno al massimo.”
“Non so, è che tutto mi destabilizza ultimamente,
e odio questo sentimento di eterno errare”
“Smettila di lamentarti e respira e vivi ogni giorno al massimo.”
Mi piacciono la scienza, la logica,
i rigori matematici, le leggi universali e approvate;
adoro il brivido di freddo e vibrante raziocino
scorrermi lungo la schiena, la mattina;
amo sentirmi padrona di me stessa, metodica e concisa.
Mi piacciono la scienza, la logica,
i rigori matematici, le leggi universali e approvate,
perché non lasciano spazio per l’incerto, i dubbi, le domande vuote,
gli enormi punti interrogativi che incutono timore primordiale.
Non permettono il respiro lieve delle emozioni:
il cuore pulsa sangue, non palpita né si arresta;
i palmi delle mani portano uno dei cinque sensi, non sudano né tremano;
gli occhi si limitano a guardare, a registrare la realtà; non sognano.
E vorrei essere in grado di credere nella scienza, nella logica,
nei rigori matematici, nelle leggi universali e approvate;
e vorrei davvero riuscire a vivere solo di questo:
ma tutto è troppo colorato, troppo intimo,
troppo soggettivo, troppo ansimante –
e le meningi sussultano, febbrili.
*