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Autore: HoldFastFilm    27/02/2014    2 recensioni
Australia. Un pomeriggio molto caldo.
La noia e il gusto per i dispetti.
Un canguro. Due individui strani e...
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho visto un Canguro.

 

 

 

“Ma…Nello, Uè Nello!”

“Nello!” 

 

Nello stava dormicchiando vicino a lui. Uno stato di dormi-veglia. Testa appoggiata sulle braccia incrociate e gambe raccolte. 

Gli diede uno scossone e solo allora, Nello, sollevò leggermente il collo.

Riprese dunque a infastidirlo:

 “Ma….Nello, ascolta…ma, quello lì, dici che è un canguro?”

Nello, per metà addormentato, per metà sveglio e per metà (Sì, Nello aveva tre metà) svogliato, rispose:

“Ma no, non è un canguro. Non vedi che non salta?”

Richiuse gli occhi, masticò con la bocca e dopo un bel sospiro si rimise a dormicchiare pigramente.

Passarono pochi secondi, durante i quali ci fu silenzio, poi disse nuovamente a Nello:

“Bah, sarà…eppure ci somiglia tanto. Ah, Nello, mi passi quello per favore? Ho qualcosa tra i denti.”

Nello non rispose. Segno che non aveva cambiato idea sul presunto canguro e in automatico passò un rametto di eucalipto all’amico, senza aprire gli occhi e senza dire nulla.

Qualche secondo più tardi però, Nello, venne disturbato nuovamente:

“Ma… Nello, scusa…ma…ma tu ne sei proprio sicuro, che non sia un canguro?”

Evidentemente scocciato, Nello rispose:

“Ma certo. Certo che sono sicuro! Si vedrebbe una gran coda, non credi?!"

Nel rispondere indirizzò lo sguardo alla figura sospetta con la coda dell’occhio e rigirò immediatamente il capo verso l’amico.

Si fermò. Qualcosa aveva ingannato la sua vista?

Osservò l’indiziato e dopo poco, cambiando il proprio parere, disse:

“Ma, scusa… ma dai… ma quello lì è un canguro, Gianni!”

Gianni, sorpreso ma soddisfatto del nuovo parere, dato da cotanto osservatore, replicò:

“Te l’avevo detto, io.

Quello lì è proprio un canguro.”

In quel momento, Nello, interessato all’accaduto, si sollevò dal ramo sul quale s’era creato un giaciglio e si mise comodo ad osservare la scena. Un canguro era effettivamente poco distante da loro. Incrociò le braccia sul petto e con le gambe accavallate, sentenziò beffardo:

“Tiriamogli un sasso, ehehe” 

“Ma Nello, non si fa. Dai comportiamoci bene oggi, dai!” Rispose il sempre mite e pacato Gianni.

Nello, dal canto suo, si era già preparato. Nella mano destra aveva un sassolino ed era pronto a scagliarlo. Un occhio chiuso per prendere la mira, lingua fuori a lato della bocca per concentrarsi e movimento calibrato del polso. Era un professionista.

Il sasso volò nel cielo e cadde poco distante dal canguro che, di scatto, si alzò sulle zampe posteriori, allarmato.

Nello sghignazzò e Gianni non si tirò indietro. Anzi.

Mentre Nello tirava si sfregava le mani, in attesa del lancio dell’amico e si preparava al proprio turno. Dopotutto, la frase da intelligente del gruppo, l’aveva detta. Ora era il momento di divertirsi, senza darlo troppo a vedere.

“Tuc!” Il sasso di Gianni andò a sbattere su un tronco a terra, vicino al canguro. 

Si girò verso il compare e rise di gusto cercando di farlo in silenzio, per non farsi scoprire dal canguro.

Nello si stava già mordendo le labbra dalla gioia. Avevano trovato il passatempo pomeridiano.

Si guardò furtivamente intorno, si grattò un po’ il pelo, facendo finta di aver già dimenticato l’animale e poi malizioso disse a Gianni:

“Dai chiamalo, Gian”

“Ma che chiamalo?!

E poi cosa gli diciamo?” disse il timido Gianni trattenendo, per ruolo, la voglia di fare un dispetto al canguro.

Nell’aria c’era profumo di marachella.

Entrambi eccitati come cuccioli, ma impauriti dalle dimensioni del canguro, risero tenendosi le mani davanti alla bocca per attutire il suono.

La voglia di combinarla grossa era tanta. Tanta che Nello non resistette e fischiò ad altissimo volume in direzione del canguro, nascondendosi poi maldestramente e frettolosamente dietro il ramo sul quale stava:

 

“Fiiiiiiiiiii, Fiiiiiiiii!! “

 

Immobili, con gli occhi spalancati e una smorfia divertita sul viso, rimasero in ascolto.

Niente. Nessuna risposta. Scambio di sguardi furtivi e nuovo tentativo:

 

“Fiiiiii, Fiiiiiii!”

 

Il canguro, che fino ad allora nutriva il sospetto che qualcuno lo stesso osservando e spiando disse, senza dubbi e con un tono seccato:

“Uè! ma dite a me?!”

Ai due ingenui criminali partì una risata sorda e soffocata. Colti sul fatto, rimasero pietrificati con i muscoli del collo in tensione, ma tremendamente divertiti.

Si guardano e indicarono all’unisono con un cenno del collo “quello là c’ha risposto! ahah”.

Ormai lo scherzo si era trasformato in uno scenario militare, da campo d’adestramento.

Erano diventati serissimi (forse, però, non del tutto). Con lenti movimenti del capo, parole bisbigliate e gesti con le mani, Nello, diede comandi al compare. Non essendo esperto Navy Seals e nemmeno “esperto”, Gianni, colmo di eccitazione e con un tono di voce inappropriato, disse:

“NeLLo! NON CAPISCO! ahaha”

 

“Shhhhh!! Gianni! ahahahha!  Dai fischiamo ancora!”

 

Due secondi, due, per riprendere un atteggiamento serio e fintamente composto e poi:

“Fiiiiii, Fiiiiii! Ue’, canguro!!”

 

ZOMP ZOMP!

Il canguro ormai deciso a scovare i due cecchini fece due saltoni e s’avvicinò all’albero da cui provenivano i fischi.

“Ma, chi c’è lì? State chiamando me??”

Gianni era attento alle mosse del compare, che ora si sentiva vero protagonista e aveva deciso di aprire il sipario. Come un’ottimo e vecchio teatrante si sporse piano piano dal ramo, facendo capolino con la testa dalle fronde dell’albero e rispose:

“Non so, chi è qua il canguro??”

Il canguro però era stato preso in giro troppo a lungo e non digeriva affatto del sarcasmo in quella situazione: era solo, in mezzo a una radura australiana, evidentemente spaesato, accaldato e qualcuno gli stava pure tirando i sassolini addosso e gli fischiava alle spalle, rimanendo nascosto.

Era una giornata difficile, così sibilò acido:

“Eh, va bene, però ho un nome, non c’è bisogno che mi fischiate come a un cane, dai!”

Nello e Gianni si erano palesati al cospetto dell’animale e abbassarono la testa, dando modo d’aver compreso il loro comportamento “scorretto”. Teatranti, ottimi teatranti.

In realtà, erano compiaciuti e soddisfatti.

Continuarono la recita, come copione avrebbe previsto:

“Eh, canguro, scusa..

Ciao io mi chiamo Nello.

Lui è Gianni. Un mio amico, saluta Gianni”

“Ciao”.

Con quella risposta lo “scettro della comunicazione” era passato al Canguro, che, ora, si sentiva in dovere di contrattaccare, vendicandosi per i torti subiti:

“Oh bella..ma che animali siete voi?”

Mai e dico Mai, punzecchiare due pigri fannulloni dispettosi e annoiati su un albero un pomeriggio estivo di sole intenso in Australia. I due, infatti, si sentirono offesi e Nello si sentì in dovere di rendere giustizia alla causa:

“Ahaha, ma pensa un po’! Come che animali siamo? Ma ti sei visto? Con quella coda lunga e quelle zampe! Tu sei proporzionato!”

Era iniziato un duello dialettico e…

“Eh, invece quelle orecchie pelose e quel naso marrone?

Ma quanti anni avete che siete tutti grigi?” 

Ribadì il Canguro.

Nello s’alzò in piedi e, uscito dal ruolo teatrale, svelò la sua vera natura:

“Ue’ bello! Ma chi credi di essere?”

“No Nello, No! Fermo!” Gianni prese per le spalle il socio peloso, nel mentre il canguro:

“Ma… siete koala?”  

“Ue’! abbiamo un professore davanti, Gianni, togliti il cappello!” Lo schernì Nello.

“Ma tu, cangurotto, come ti chiami?” Cercò di stemperare Nello.

“Io sono Mino”  dichiarò il Canguro, non pago del duello. Anche Mino in effetti aveva voglia di battagliare a parole con quei due koala. 

“AHAHAHHAHA, hai sentito Gianni? Hai sentito come si chiama!? Mino, Ahah.”

Era partita definitivamente la schermaglia verbale dei due contendenti, sotto gli occhi del divertito ma taciturno Gianni.

“EH, sarà bello Nello, o Gianni! Tze!”

“Uè uè!! Calmo eh! Stiamo calmi che prendo un ramo e te lo spezzo sulle orecchie eh!”

“Nellooooo, fermoooo!” le uniche due parole calme e rilassate di Gianni.

Il caldo dava alla testa. La noia era svanita, sì, ma al contempo s’era aperta una battaglia e uno scontro tra animali. Così, Gianni, provò a cambiare rotta, impostando il discorso su altro:

“Canguro, non t’abbiamo mai visto. Cosa fai qui in questa radura dimenticata da tutti?”

“Mi sono perso..stavo facendo una giro a piedi. Sono in vacanza”.

Nello, al contrario di Gianni, non aveva voglia di fare amicizia con quell’arrogante sconosciuto. Non perse tempo e cercò un pretesto per riattaccare il canguro:

“AHAHAH HAI SENTITO gianni?! ahah s’è perso!!”

“EH, ma intanto si perde chi viaggia! Mica chi rimane lì fremo sull’albero come voi! Oh!” Fu lesto il canguro.

“Uè, uè, Tappetino elastico, và che ora scendo e ti riempio di botte eh!”

“No nello, dai, calmo per favore…” disse nuovamente Gianni che, peraltro, sempre per stemperare, aggiunse:

“Ma senti, perché sei in giro da solo?”

“Nessuno voleva fare una gita con me oggi…” fu il commento del canguro.

“AHAHAHHAHAH HAI SENTITO GIANNI? Gli han dato tutti buca. ahahah” 

Nello non poteva proprio lasciar stare la questione. Voleva spuntarla.

Aveva però trovato un degno rivale, che infatti replicava:

“Eh, invece voi due sempre insieme, siete una coppietta?”

“Eh no! Va’ che adesso scendo, basta kangaroo del cavolo!!”

Come un wrestler professionista il piccolo koala si tuffò sul canguro dal suo ramo.

Braccia aperte, occhi da killer e artigli sfoderati. Il tutto con una lentezza contraddittoria, tipica di un marsupiale pigro e sovrappeso.

“YAAAAAAAAAA!! Ti faccio a fette canguro!”

Un temporale di pugni si abbatté sul canguro come un’acquazzone durante una giornata esstiva.

Pugni a destra e a sinistra, morsi, sberleffi e quant’altro.

Il canguro, però, non rimase immobile. Si mise in guardia e con le corte zampe anteriori cercava di trattenere la furia di pelo, mentre con le zampe posteriori cercava di mantenere l’equilibrio.

“Maledetto Koalaaaaaaa!!”

“Stupido Canguroooooooo!!”

Il tornado di cazzotti s’arresto. Esausti dopo il tanto urlare e dopo le tante botte i due si ritrovarono stesi a terra. Stanchi come maratoneti a fine gara, rimasero qualche momento supini boccheggiando alla ricerca di ossigeno. Lingue fuori dalla bocca, lividi e graffi. 

Erano davvero malconci ed entrambi non avevano davvero più voglia di litigare.

Gianni, durante la lotta, era rimasto sull’albero. Calmo, rilassato, pacato. Sapeva che i due avrebbero smesso di darsele non appena avrebbero finito le forze e, proprio così, era stato.

Zampe incrociate, braccio destro disteso lungo un ramo e braccio sinistro sul fianco. 

“Ma bravi! Avete finito gentlemen? E’ suonata la campanella, cari pugili?” Fece sarcastico il buon Gianni.

“Gianni! Gianni! Dagliele! Spaccalo in due!!” Fu l’ultimo commento di Nello prima di sprofondare in un deciso e necessario sonno.

Qualche ora più tardi la lite era soltanto un ricordo. Il paziente Gianni aveva portato entrambi i combattenti all’ombra, trascinandoli. Aveva procurato dell’acqua e l’aveva porta agli avversari.

I due erano sdraiati a poca distanza l’uno dall’altro, ma nessuno dei due aveva intenzione di nuocere all’altro.

Nello aveva il broncio, ma allo stesso tempo era soddisfatto per aver fatto rissa con un gigante.

Mino aveva il broncio, ma allo stesso tempo era soddisfatto per non averle solo prese, ma averle anche date.

Faticavano a guardarsi e brontolavano con il povero Gianni, che li assisteva alla stregua di un’infermiera veterana. 

Acqua, ghiaccio, foglie da masticare e ventagli per combattere il forte caldo.

Tutto era calmo in fin dei conti. Il bisticcio risolto, gli animi sollevati e le botte ben curate.

Era stato un modo strano, ma possiamo azzardare che avessero fatto amicizia. Dopotutto, da avversari quali erano, si rispettavano.

Il pomeriggio sembrava volgere al termine, quando all’improvviso il nostro Gianni disse:

“Ma…Nello, Uè Nello!”

“Nello!” 

Nello però stava dormicchiando vicino a lui. Uno stato di dormi-veglia. Testa appoggiata sulle braccia incrociate e gambe raccolte. 

Gli diede uno scossone e solo allora, Nello, sollevò leggermente il collo.

Riprese dunque a infastidirlo:

“Ma….Nello, ascolta…ma, quello lì, dici che è un coccodrillo?”

Nello, per metà addormentato, per metà sveglio e per metà (Sì, Nello aveva tre metà) svogliato, rispose:

“Gianni…non lo so… GLI TIRIAMO UN SASSO?!?|!

Un secondo di silenzio. Un secondo di intesa e poi:

 

“Dai, sveglia Mino e tiriamogli un sasso”

 

 

 

Fine.



*grazie per aver letto la storia*  
-GIARDEL-

   
 
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