The sun will shine
[one day, again]
[Ricordi la luce Win?
La ricordi,
con quel suo calore avvolgente?
Io la
ricordo. E ricordo un’altra cosa.
Una volta,
sapevi brillare assieme a lei]
-Win?-
Ti rigiri tra le lenzuola.
La luce ti ha sfiorata di
nuovo.
È un tocco che fa
male.
Attraversa la finestra, ed
entra prepotentemente nella stanza. Cercando di rischiarare qualcosa che ormai
è oscurato da tempo. E che non potrà mai più tornare a
brillare.
Le tue dita s’infilzano
nel cuscino, come in un appiglio a cui aggrapparsi con
forza. Le tue unghie graffiano la piuma bianca al suo interno. Apri piano gli
occhi. Riesci a sentire la sua presenza nella stanza. Ma non hai più
bisogno della luce.
Non hai più bisogno di
niente.
Ti sei oramai abituata a
vivere nel buio, in quella casa ormai vuota, dove il silenzio regnava sovrano,
ed il sorriso era ormai svanito.
Non vuoi più essere
sfiorata dalla luce.
Lei li fa tornare.
E a te, ogni volta, sembra
che loro siano realmente lì.
E questa cosa fa fin troppo
male.
-Winry!-
E sono tornati.
Ancora.
-Win!-
Smettila di chiamarmi.
-Win! Dai Win
vieni!-
Fa silenzio.
-Giochiamo, va bene. Ma non usare quell’arnese
infernale-
Smettila. SMETTILA!
Stringi gli occhi e cerchi di
cacciarli via.
Tornano sempre con i raggi del sole.
E non se ne vanno fin quando non sei tu a volerlo.
-Sei proprio un maschiaccio, scema-
Ti porti di scatto le mani
alla testa.
Quelle voci, ti rimbombano
tra i pensieri. Sono fantasmi che fanno sempre ritorno.
Ma non sono fantasmi che
accompagnano la notte.
Sono spiriti che opprimono il
giorno.
Poiché voi eravate
questo.
Ti accovacci ulteriormente in
quel letto ormai troppo piccolo. Ti stringi su te stessa, dove hai creato una
voragine tra le lenzuola bianche. Troppo candide, come quel cuscino ormai
impregnato dal pianto di tutta una vita.
Stringi gli occhi, cacci via
i ricordi.
Sparite, sparite!
-nii-san! Non insultare Winry!-
-non la insulto. Le faccio un complimento-
-dicendole che è un maschiaccio?-
-beh, almeno non è una femmina e non è
un maschio. È un maschiaccio. Infondo è questo, no?-
Smettetela… andate via…
-ma nii-san! Le vuoi bene
almeno?-
-…forse…-
-…nii-san non dire le
bugie-
-e va bene. D’accordo, non la odio-
-e allora la ami-
-Al! Ma che cosa vai blaterando?!-
-altrimenti non la vorresti sposare nii-san-
-…le… le voglio bene, d’accordo.
Contento?-
-SMETTILA!-
E hai urlato.
Infondo sapevi che l’avresti fatto.
Respiri, con l’affanno
in gola. Il dolore ti ha bloccato il respiro, ed hai avuto a stento la forza di
gridare. Ti stringi di nuovo le mani sulla testa.
E ti sembra quasi di vederli.
I loro volti, ti passano
dinanzi agli occhi. La serenità di quand’eravate bambini ti
sfiora. Riesci perfino a leggerla nelle
loro iridi dorate. E in quei sorrisi sfuggenti che entrambi sapevano regalarti.
-Andate via…-.
Un mormorio dalla voce
spezzata.
Mentre le lacrime ti
attraversano copiose il viso ormai stanco.
Non riesci ancora a capire
perché quei ricordi siano lì, ancora dentro di te.
E ci stiano rimanendo, senza
sbiadire mai.
Sono taglienti come lame. E allo stesso tempo confortanti come il sole.
Ma non li vuoi più
rivivere.
Hai continuato per anni a riprenderli,
a custodirli, in attesa del giorno in cui sarebbe
tornato.
-Adesso non dovrò più aspettarti-
E le lacrime tornano. Gocce
argentate che ti bagnano il viso, e impregnano nuovamente le lenzuola. La
stanza stessa sembra essersi abituata ai tuoi singhiozzi.
Ogni oggetto, sapeva di
dolore.
Il tuo specchio. Aveva
compreso che non avrebbe più incontrato quegli occhi grandi e azzurri di
quand’eri bambina. Occhi stanchi, rossi e gonfi.
Questo, avrebbe solo visto.
Il tuo letto. Portatore di angosce, pianti e singhiozzi.
Il tuo armadio. Custode di
vestiti che non avresti più indossato.
I tuoi comodini. Soprammobili
di fotografie ormai sbiadite e di ricordi rotti dal tempo.
La tua finestra.
Portatrice di luce e
speranza, sempre aperta, per chi sapeva di avere ancora una casa in cui
tornare.
Un confine ancora aperto, da
un desiderio remoto ed irraggiungibile.
E la luce continua ad
entrare. Senza fermarsi, senza comprendere di non essere ben
voluta.
Ti siedi piano, e i conati di
vomito si fanno strada verso la tua bocca. La blocchi con il palmo della mano,
riuscendo a ricacciarli indietro.
Ti alzi piano, e quasi non
riesci a restare in piedi.
Ondeggi, barcolli. Sembri un
fantasma anche tu, come quegli spiriti che ti vengono ancora a trovare.
I capelli biondi ormai troppo
lunghi sono disordinati. Le ciocche dorate si muovono nel vento, senza luce.
Poiché quella, l’hanno ormai persa.
Ogni cosa accanto a te
l’ha persa.
Ti posi a fatica sul
davanzale, e non barcolli più.
Senti ancora il tocco della luce
del sole. Ti si posa sulle mani, e ti punge al contatto.
Ti attraversa il volto, e fa
quasi male.
Eppure, allo stesso tempo, ti
porta conforto.
Come quell’antico
calore che solo lui sapeva donarti.
L’hai dimenticato, il
suo calore.
Il tempo, egoista, l’ha
portato via con sé.
Assieme a quei giorni nei
quali potevi realmente toccarlo, quel tepore lontano. Anche solo sfiorando per
caso le sue guance rosse, fingendo che non ti facesse alcun effetto.
Fingendo che non
t’importasse.
Anche quando era un pugno a
toccare la sua pelle, tra i campi verdi di Resembool.
O una carezza, rara, fatta in una notte segreta, che nessuno ricorderà
mai.
La ricordi la luce di quei
giorni?
Forse hai scordato anche
quella.
E continui a vivere di
ricordi, di un calore sbiadito e di una serenità ormai perduta.
-Winry…-
Quasi non controlli la tua
mano. È lì, sulla finestra.
-Non voglio più
ricordarti Ed-
Un sussurro, pieno di dolore.
Un dolore troppo antico e una tristezza troppo presente, cresciuta col tempo e sviluppatasi
con le lacrime.
E il vetro sta per chiudersi
definitivamente, con un ultimo cigolio. Quella barriera sta per separare il tuo
mondo da quello dove una volta lui sarebbe dovuto
tornare. Ma ora puoi smettere di sperare.
Perché sai anche tu che lui non tornerà.
-Ed, tornerai?-
-…te lo prometto-
Promesse mai mantenute.
Verità che erano solo
menzogne.
Ora, quando chiuderai quella
finestra, tutto finirà.
I ricordi, i fantasmi, il
dolore.
-Winry… se io un giorno dovessi andar via… tu… continuerai ad esserci?-
Un colpo al cuore, un
sobbalzo.
Proprio mentre quella
barriera stava per chiudersi.
-…io ci sarò sempre Ed.
La vedi la mia finestra? È aperta. Continuerà ad esserlo. Fino al giorno in cui tornerai a casa-
L’hai detto tu. Quando ancora
non sapevi quanto dura sarebbe stata la tua attesa.
E lui aveva sorriso, un
po’ rosso in volto, ma col cuore sereno.
Ti blocchi.
Hai perso anche te stessa in quegli anni. Non avresti mai fatto una cosa del
genere.
Non avresti mai perso la
speranza.
E riapri quel vetro, con uno
scatto deciso. La luce sembra accoglierti, non più come una lama
affilata, ma come l’abbraccio di una madre.
Guardi fuori, verso i campi,
e li vedi davvero.
Tre bambini che ridono
felici, che giocano e si rincorrono.
La bambina è la
più carina, a tuo parere. Ti fa sorridere vederla là, a
rincorrere uno dei due con qualcosa in mano di non visibile ai tuoi occhi.
Ma che in cuor tuo già
conosci.
Volti appena lo sguardo,
verso l’armadio, per riuscire a rincontrare con gli occhi quell’oggetto.
Quell’arnese della meccanica che aveva sempre spaventato
l’impavido Ed.
-…cos’è quella cosa?!-
-questa? È la mia difesa!-
-…ma quello è solo un diabolico arnese!
Mi ha fatto male!-
-se sarai gentile con me, lui sarà gentile con te-
Ti si increspano le labbra.
In qualcosa che non facevi da anni.
In un sorriso.
Un dolce sorriso che sa
rischiarare l’intera stanza. Più dei raggi di quel sole
così luminoso.
Perché eri sempre
stata tu, il sole di Resembool. Solo adesso riesci a
ricordarlo.
E, quando volti lo sguardo
verso i campi, quei bambini non ci sono più.
Ma quasi ti sembra di
rivederli, come fantasmi, che ti sorridono e ti salutano.
Prima di chiudere gli occhi,
e svanire nel vento.
[Perché sei sempre
stata tu la luce Win.
Ogni qualvolta qualsiasi luce, si era
spenta]
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Non so da dove questa storia sia saltata fuori. Davvero.
È venuta e basta, di
getto.
Una piccola fic introspettiva post-film. Spero sia piaciuta ^^
Grazie mille a chi
commenterà!
Kisses
ValHerm