Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: mamie    28/02/2014    10 recensioni
Quale può essere la Nemesi di Harlock? Forse soltanto la sua vecchia nemica.
Molto, molto angst... siete avvertiti. Ah, il titolo, ovviamente, è la battuta di Amleto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Raflesia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL RESTO È SILENZIO

Il silenzio, ora, regnava sul ponte dell’Arcadia. Più lugubre e sinistro del fragore e delle urla che lo avevano preceduto. Un silenzio che solo lo spazio poteva regalarti, di cui lui non aveva mai avuto paura, ma ora era diverso e lo sapeva.
Sentiva sotto la schiena il freddo metallico del ponte, un freddo che lo invadeva pian piano, orribile, senza che potesse fare nulla per contrastarlo. Non riusciva a vedere niente dal punto in cui era caduto, solo la grande vetrata trapunta di stelle. Fredde anche quelle, lontane, acute come aghi.
Cercò di muoversi, ma tutto quello che ottenne fu un’altra ondata di dolore straziante e uno sbocco di sangue che lo lasciò senza fiato. L’Arcadia era silenziosa, buia, morta.
Era come un puzzle le cui tessere fossero state sparpagliate da un bambino capriccioso.
Meeme che era svanita in un crepitio di luce. Yattaran con gli occhiali storti e la bocca spalancata. Kei che gli sorrideva prima di chiudere gli occhi, come una bambina…
Non era riuscito a salvarli. Era riuscito a salvare qualcuno? Era riuscito a salvare… la Terra?
 
Passi.
Non il passo di corsa, rapido e concitato, delle truppe d’assalto. Era un rumore di passi lenti, cadenzati, come di qualcuno che non abbia fretta. Si avvicinavano, ma non riusciva a girare la testa per vedere chi fosse.
Prima gli arrivò il profumo: un profumo strano, di foglie schiacciate. Poi vide l’orlo di una veste nera che ondeggiava appena. Infine si chinò su di lui il viso pallido, luminoso e perfetto che non aveva mai dimenticato. Quegli occhi così languidi, che potevano diventare di una durezza senza pari, lo scrutarono a lungo. La bella mano si protese a sfiorargli i capelli, le dita affusolate scesero in un’esitante carezza.
‒ Ho mantenuto la mia promessa ‒ sussurrò.
‒ Che viva pure la tua gente imbelle sul suo pianeta. Lo distruggerà con le sue mani.
La mano scivolò sul collo cogliendo appena il battito irregolare, come un uccello che sbatta sulle sbarre della sua prigione.
‒ Addio.
L’eco dei passi svanì di nuovo in lontananza. Ora c’era solo quell’immenso, interminabile silenzio.
 
 
***
 
Tochiro lo accolse con quel sorriso un po’ storto che lo rendeva simile ad un folletto ghignante.
‒ Bene, eccoti qui ‒ fu il suo unico commento.
‒ Allora, ce lo beviamo quel bicchiere di sakè?
E risero tutti e due.
 
  
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