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Autore: Rota    01/03/2014    0 recensioni
L'essenza di Kise si esplicava, intimamente, nell'interesse verso la bellezza e nell'interesse verso i Pokemon. Com'era ovvio che fosse, entrambe le sue passioni esulavano dalle leggi conformanti la norma comune, ed erano così pregne della sua personalità da non potersene distaccare in alcun modo.
[Fandom!AU!Pokemon; KasamatsuxKise]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*IV*


 

 

Milotic guizzò, felice, nell'acqua e introdusse veloce la testa sotto la superficie, introducendosi nel blu fino a immergere anche la coda. Sul fondo dello scalo c'erano lastre di legno che facevano da base a tutta la struttura del Porto, e in quel metro cubo di spazio il freddo era così stantio da ricordare quanto innaturale fosse. Tuttavia, il Pokemon mostrava ancora una volta la propria natura giocosa, facendo giravolte e capriole assieme senza mai stancarsi e colorando di rosso i riflessi di luce che si scontravano l'un l'altro.
Sentì il fischio del proprio allenatore, quando questi accostò le dita alle labbra, quindi riemerse e si avvicinò alla terra ferma. Espose il dorso, che gli venne asciugato e sellato, e rimase fermo mentre Kasamatsu sistemava gli ultimi bagagli che aveva intenzione di portare con sé. Un viaggio emozionante li stava aspettando ed erano ugualmente emozionati: si guardarono in viso, a vicenda, notando l'uno negli occhi dell'altro quello strano sentimento chiamato emozione. Milotic fece il suo verso acuto e Yukio sporse la mano per accarezzarlo sul naso, con amore.
Si volse per andare a recuperare l'ultimo dei suoi pacchi, quando vide una persona di sua conoscenza, lontano, sbarcare dall'ultimo dei piccoli traghetti ancorati allo scalo.
Anche il ragazzo biondo lo vide e corse subito da lui, pieno di felicità.
-Senpai!
-Ohi, Kise.
Finalmente lo raggiunse, con il fiatone e la cravatta del completo fuori posto. Si sistemò prima di tornare a parlargli, con lo sguardo che andava dal Pokemon all'allenatore e viceversa. Un bellissimo Magneton, splendente e con la sfera più lucida che mai, stridette accanto a loro e fece fare una smorfia sia a Milotic che a Kasamatsu, che non compresero affatto il suo delicato tentativo di saluto.
E come quello diede il suo verso, anche l'allenatore fece il proprio.
-Sei in partenza?
-A quanto sembra.
-Dove ti stai dirigendo?
Kasamatsu sollevò il pacco che teneva ancora in mano, come a indicare l'evidenza di un viaggio a lunga durata.
-Vado verso il continente, nella regione di Johto. Sono stato convocato dalla Organizzazione Pokemon centrale.
-Oh, come mai?
-Pare che un nuovo campione abbia vinto la Lega.
Lui sorrideva, Kise era piuttosto perplesso. In realtà non aveva mai capito troppo bene come funzionasse all'interno della Lega Pokemon: il senso di quell'organizzazione stratificata ma non a struttura piramidale era cosa che non gli era mai interessata davvero e che conservava ai suoi occhi una sorta di misticità tutta adulta con cui non voleva proprio avere a che fare.
-Ed è richiesta la tua presenza?
-Come ultimo campione uscito, sarebbe quantomeno doveroso.
Kasamatsu aggiunse qualcosa, dopo un paio di secondi di silenzio, con un sorriso ancora più carico del precedente.
-Anche se ho il presentimento che non starò via per molto. Un ragazzo assai promettente ha vinto la mia Medaglia Pioggia e si è diretto di gran corsa verso Iridopoli.
Guardò il vuoto, parlando più a sé stesso che all'altro.
-Mi aspetto di sentire notizie a riguardo fra non molto.
Kise volle riportarlo nel presente, accanto a sé.
-Stai parlando per caso di Kagami Taiga?
-Lo conosci?
-È ovvio! Ha sfidato anche la mia, di palestra!
Ryota capì, o almeno credette di capire, lo sguardo che fece l'altro ragazzo. Era ammirazione, più o meno della stessa portata e della stessa intensità di quella che aveva provato lui anzitempo.
Taiga l'aveva sconfitto, rivelandosi in grado di fronteggiare a testa alta e senza indugio uno dei membri delle Matricole Miracolose. Da quanto aveva appreso poi, nessuno dei suoi compagni era riuscito a resistergli, e quindi era riuscito a conquistare le otto medaglie regolari in un tempo da record – cinque mesi in tutto. Quasi quanto ci si potrebbe aspettare da una leggenda umana.
-Penso di poter dire che sia diventato parecchio bravo. Ha una squadra variegata e il suo Blaziken è davvero preparato. Non dovrebbe avere problemi con i super quattro.
-Stiamo parlando di Akashicchi...
-Se è per quello, Kuroko è ancora più forte, ma non mi sembrava che ne fosse particolarmente intimorito, anzi.
Se appena poco prima, a menzionare il proprio ex- capitano, lo sguardo di Kise aveva espresso sfiducia e scetticismo, a quelle ultime parole di Kasamatsu non seppe trattenere una certa ilarità sbarazzina.
-Kagami non sa che Kuroko è il campione di Hoenn.
-Veramente?
Yukio sgranò gli occhi, quando l'altro rise, e si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo.
-Beh, anche se è poco sveglio, sa il fatto suo.
Ma volle cambiare discorso, a quel punto, per assecondare uno proprio personale desiderio e non dedicare le restanti parole, tra di loro, ad altri che non a loro stessi.
-Come mai tu sei qui? Un'altra gara di bellezza?
Kise alzò un pugno chiuso, pieno di sicurezza.
-Vado a visitare l'Eliminamosse. Ho intenzione di migliorare l'attacco del mio Voltrob e di aumentarne le statistiche! Non sarò impreparato, la prossima volta!
Era obiettivamente bello nella propria decisione, vivo e così pregno di energia. Riusciva a possedere il giusto fascino, agli occhi dell'altro, che lo strappava all'immagine da dandy annoiato con il quale si presentava al mondo. E di certo lo investiva di un interesse tutto particolare e suo.
Kasamatsu gli sorrise sereno e fece la mossa di dirigersi verso il proprio Milotic, per sistemare il pacco che teneva tra le mani.
Non vide l'altro cambiare d'espressione, quasi accorgendosi di non aver detto niente di quello che aveva desiderato e rendersi conto di non averne ormai più il tempo – se Ryota gli prese il braccio, trattenendolo, fu solo per assecondare il proprio istinto.
-Senpai, posso sfidarti?
-Ti ho detto che sono in partenza!
-Per quando torni a Hoenn!
La sua mano si strinse con più forza attorno al braccio dell'altro ragazzo, e Kise gli si fece anche più vicino, lamentoso e lagnoso come sempre.
-Promettimelo, senpai! Prometti che accetterai la mia sfida!
Yukio, per quanto fosse infastidito, non si ritrasse affatto. Restò immobile, a riservargli un'occhiata davvero truce, finché non riuscì a trovare le parole giuste da rivolgergli.
-Sai, devo essere sincero.
Quello sobbalzò, sinceramente aspettandosi un insulto o un colpo – ma fu in malafede, perché in realtà le parole di Yukio furono sì dure ma non offensive.
-La prima volta che ti ho visto ho subito pensato che tu fossi un ragazzino molesto e arrogante.
-In effetti neanche io ho pensato molto bene di te...
Questa volta arrivò un colpo, dritto alla sua faccia: lo spigolo di quel pacco di cartone gli fece davvero male, contro la guancia.
-Scusami! Scusami davvero!
Ma lui non demordette, e tornò alla carica. Aveva ancora le dita attorno al suo braccio.
-E invece ora cosa pensi di me?
-Non essere così diretto, nel chiedermelo! Impara l'educazione!
Un altro colpo tentò di separarli, fallendo.
-Non saprei in che altro modo fare!
Kasamatsu sospirò, pesante, e solo a quel punto Kise lo lasciò andare. Il biondo dovette attendere che sistemasse il pacco sul dorso di Milotic, ben legato a uno dei suoi fianchi, per sentirlo parlare ancora.
Yukio non lo guardò in faccia e non vide la sua espressione quasi scandalizzata.
-Allora, per punizione, dovrai aspettare il mio ritorno per saperlo.
-Ma! Senpai!
-Dimostrami di essere un vero uomo e porta pazienza.
Yukio salì sul Pokemon d'acqua e gli rivolse un ultimo sguardo. Gli stava sorridendo.
Dovette fare qualche metro nell'acqua, arrivando persino fuori dal porto, prima che Kise riuscisse a rispondergli.
-Ti aspetto!

   
 
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