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Autore: ToscaSam    02/03/2014    5 recensioni
La cupa infanzia del signore degli inganni: Cedric. Un triste inizio che ha segnato la sua scalata verso il potere. Come si può far appassire ogni sorta di sentimento nel cuore di un bambino?
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola casa di legno, ammassata assieme a tante altre, decadenti, melmose, marce, quella notte ospitava un segreto.
Non era propriamente un brutto segreto, il suo: era un fatto che avrebbe lasciato indifferente chiunque per la sua banalità, ma che avrebbe portato alla luce (e alla fame) una famiglia di ladri straccioni. Se dei delinquenti si ritrovano improvvisamente un’accidentale bocca in più da sfamare, diventa un problema, perché poi c’è da andare a registrare il bambino nella lista dei nati o altrimenti la famiglia reale non passerebbe gli alimenti concessi ai figli dei poveri. Se però si andava a registrare il bimbo, ci si imbatteva nelle persone per bene, nelle guardie reali, e se tu sei un ladro, quelli un buon motivo per arrestarti ce l’hanno sempre.
Ecco qual era il segreto: nella piccola casa malandata era nato un bambino.
 
«Non ci porterà nulla di buono, lo sai» borbottò un essere umanoide dalle sembianze di un rettile. La sua pelle lucida e viscida  cozzava con lo squallore in cui viveva. Si asciugò la fronte con un gesto involontario e lanciò un’occhiataccia alla moglie, ansimante, distesa sul letto.
«Lo so, ma che possiamo fare?» disse la donna, una giovane cosparsa qua e là di macchie verdi.
« Tu hai voluto tenerlo» sbottò la lucertola umana.
« È diverso. Non ho voluto bere quella pozione che me l’avrebbe fatto perdere. Non mi fidavo di quella vecchia che ce l’ha venduta. Temevo che sarei morta anche io.».
E mentre si giustificava, lisciava i suoi lunghi capelli biondi, nervosamente.
Aveva la voce fiacca: ai piedi del letto, in un fagotto sporco, era stato avvolto loro figlio.
Non si curavano di lui, anche perché neanche lui si stava curando di loro: non piangeva; ascoltava. La sua natura era silenziosa, dunque. Un bimbo particolare in una famiglia di ladri straccioni era il massimo della scomodità.
« Svadyni, passami il bimbo. Bisognerà che lo allatti»
« Se morisse ora non mi farebbe che un piacere» disse Svadyni, prendendo con poco garbo il fagotto e porgendolo alla moglie.
« Morire di fame è troppo brutto. Ormai che l’ho partorito fammelo campare finché mi riesce».
Il bimbo era molto bello: aveva la pelle rosea come quella della madre, cosparsa di qualche piccola macchia verde. Si attaccò al seno della madre speranzoso e ottenne il latte che desiderava. Gemette di gioia.
Sua madre distorse le labbra in quello che forse era un sorriso amaro.
--

Il bimbo silenzioso crebbe molto più di quanto i genitori effettivamente sperassero: la madre in cuor suo sperava che si sarebbe spento da sé, per la scarsità di cibo e l’immane sporcizia in cui viveva; Svadyni non smise nemmeno per un momento di manifestare le proprie rimostranze nei confronti del figlio; lo chiamava o “tuo figlio”, riferendosi alla moglie, o addirittura “quella cosa”. Non lo odiava perché era cattivo, ma perché era un peso. Già la vita era stata misera per loro due, adesso che erano in tre era tutto più complicato.
La situazione si complicò ancora di più quando la moglie di Svadyni morì.
Morì per colpa di un’infezione quando il bimbo aveva circa quattro anni. In tutto questo tempo la cosa che avevano per figlio non aveva mai creato grandi problemi: nessuno dei genitori si ricordava di averlo sentito parlare. Quel che sapeva fare l’aveva imparato da sé, come camminare e mangiare.
Sulla testa gli erano cresciuti dei meravigliosi capelli biondi, come quelli di sua madre, e sul viso portava chiazze verdi come la pelle di suo padre. Era un bimbo molto gracile e malandato: nonostante la sua natura propendesse verso l’ordine e il silenzio, le condizioni di vita che conduceva non glielo permettevano; i bei capelli biondi erano completamente spettinati e lunghi, le vesti strappate e logore.
Quando sua madre morì, fu afflitto da un po’ di tristezza ma soprattutto dalla paura: se la mamma era stata fredda e distaccata, ma con qualche momento di piacevole compagnia, Svadyni era per il bimbo il terrore fatto persona. Alzava sempre la voce, lo strattonava, lo obbligava, lo sgridava …
Le condizioni di Svadyni non erano affatto buone: dopo la perdita della moglie non riusciva più a rubare abbastanza cibo da garantirgli la pancia piena per più di un giorno. Ogni sera tornava a casa con un sudicio tozzo di pane, che lanciava al figlio e qualcos’altro per sé.
Un giorno Svadyni entrò in casa, distrutto e prese il figlio per un braccio, dicendogli:
« Muoviti».
Il bimbo non se lo fece ripetere più volte e seguì il rettile umanoide che era suo padre.
Si ritrovò in mezzo ad una fila piena di gente con bambini per mano: era lì che ci si metteva in coda per segnare i propri figli alla lista dei nati, per ottenere sussidi dalle casse reali.
Arrivati al banco, Svadyni era molto a disagio e si vedeva che stava cercando di coprirsi il volto.
« Lei è?» disse un uomo dalla carnagione bluastra.
« Trikochi, signore»
Il bimbo storse il naso a sentire suo padre dire una bugia: quello non era il suo nome, pensò, e non capiva perché stesse metendo.
« Dove abita?»
« Nelle capanne qua in fondo»
« Bene, Trikochi, suo figlio come si chiama?»
Svadyni esitò.
In sette anni non si era mai degnato di assegnare un nome al figlio.
Si voltò a guardare il bimbo che teneva per mano, con aria persa. La sua mente scivolò verso il primo nome disponibile:
« … Cedra …  »
La guardia alzò un sopracciglio:
« È una bambina?»
« No, cioè … Cedra è … era mia moglie. È scomparsa dandolo alla luce. Lui, ehm … si chiama Cedric»
Cedric” pensò il bambino. Da un po’ di tempo si stava domandando se avesse un nome anche lui.
« Presso chi lavorate, Trikochi? Sapete che la real casa fornisce sussidi solo ai poveri che hanno un qualche misero impiego da qualche parte»
La guardia aveva assunto un’aria sospettosa e vagamente arrogante.
Cedric annusò l’aria di guai in vista. Era un bimbo molto sveglio.
Svadyni esitò di nuovo. Questa non la sapeva.
Stava iniziando a sudare freddo.
« Cedra, èh? » disse la guardia: « Non si chiamava Cedra quella ladra che aveva tentato di rapinare il palazzo reale? E non era forse sposata a un uomo di nome Svadyni? Ricordo molte denunce. E tu te le ricordi, Svadyni?»
In un attimo le guardie furono addosso al padre di Cedric e altre due si fecero avanti per arrestare anche il bambino. Cedric, spaventato, fece una cosa stranissima: la sua statura cambiò, la sua pelle si fece verde e una lunga coda gli comparve al posto dei piedi. Iniziò a sibilare e a mordere col fare di un rettile tutte le guardie che stavano intorno a lui e al padre.
Lo stupore e lo spavento causato nelle guardie permise a Svadyni e a Cedric di scappare.
Una volta serrati in casa, Cedric era tornato in sé ed era più spaventato del padre. Svadyni, dal canto suo, lo prese per un orecchio e gli gridò:
« Perché non hai mai detto di saper fare quella cosa?!»
Cedric ascoltava, muto e atterrito.
« Parla, maledetto! Che altro sai fare?! Dimmelo, maledizione, parla!».
Cedric era confuso e fuori di sé. Per difendersi si trasformò nell’unica creatura che gli imponeva terrore più di ogni altra cosa: suo padre.
In un attimo, Svadyni si trovò dinnanzi a una copia di sé stesso e, spaventato, la lasciò andare.
Cedric assunse nuovamente le sembianze del bambino che era e corse a rifugiarsi in un angolo buio della casa.
Suo padre uscì, senza aggiungere una parola.
Quando si fece sera, la porta della casa si spalancò nuovamente ed entrarono due figure incappucciate.
« Cedric, vieni fuori». Era la voce di Svadyni.
Il bimbo, obbediente anche se spaventato a morte, comparve: pallido, malandato, spettinato, con un paio di occhi languidi rivolti al padre.
« Non fare quello sguardo da animale, vieni qui immediatamente» Svadyni lo tirò per un braccio e non gli fece mancare uno scappellotto, giusto per dare un po’ di sapore.
«Ecco, Klapres, questo coso è in grado di mutare aspetto, ma non è un comune mutaforma: prima ha assunto le mie sembianze, ma questa mattina si è trasformato in un essere diverso, fuori da ogni immaginazione. Sono certo che possiede anche qualche qualità magica. Quanto pensi che valga?»
L’altro uomo incappucciato squadrò Cedric da capo a piedi e con aria noncurante sbuffò:
« Non più di cinquanta monete, se non dimostra quel che tu dici.»
« Ma andiamo, Klapres! Cinquanta monete sono i soldi con cui si comprano servi qualunque! Io ti sto offrendo un articolo di qualità indiscussa e unico!»
« Se davvero è un mutaforma varrebbe anche duemila monete. Se davvero ha proprietà magiche te lo pagherei anche cinquantamila. Non ci sono molti bimbi magici, al giorno d’oggi. Potrei addestrarlo per essere anche un paggio reale. Ma se continua a fare questo muso da bestia afflitta e non mi dimostra nulla, non ti darò niente di più che cinquanta monete.».
Cedric ebbe un barlume nei suoi occhi turchesi.
Svadyni gli tirò un altro ceffone e urlò:
« So che sai fare delle magie. Dimostra a quest’uomo quel che sai fare, subito!»
Cedric sorrise: era un bambino davvero molto bello.
« Va bene, padre»
Quella fu la prima e l’ultima volta che Svadyni ebbe l’onore di udire la voce di suo figlio.
Cedric si contorse e in poco tempo la sua pelle cominciò a squamarsi e a diventare verde, attorno ai suoi occhi si formò un callo rosso come il fuoco e sulle sue mani spuntarono artigli affilati. Le gambe, con un brivido, iniziarono a mutarsi in una lunga e viscida coda.
La coda si allungò a tal punto da raggiungere il collo di Svadyni.
Questi cominciò ad annaspare quando Cedric strinse forte la presa. Svadyni strattonò la coda del figlio cercando di liberarsi, ma non gli fu possibile.
Il cadavere di Svadyni cadde a peso morto sulla soglia di casa.
L’altro uomo osservava in silenzio.
Cedric tornò alle sue sembianze di bambino, poi disse:
« Desidero le cinquantamila monete, signore».
Klapres rise.
« Davvero sbalorditivo, caro … com’è che ti chiami?»
« Cerdic»
« Facciamo un patto, Cedric: io ti insegnerò a gestire il tuo enorme potere, poi cercherò in ogni modo di farti eleggere paggio del principe reale. Credo sia un bambino poco più grande di te e so che stanno cercando per lui qualcuno che sia suo consigliere, amico e difensore. Se riuscirò a farti arrivare fin là, io guadagnerò tanti soldi e tu tanta fama. Vivrai molto bene, in alto alla scala della società e potrai fare quel che vorrai di questi sudici straccioni come tuo padre. Abbiamo un patto, Cedric?»
Il bimbo lo guardò di soppiatto.
« Va bene».
E abbandonò la casa dove era nato per seguire un mantello nero che lo avrebbe condotto ai vertici della società. Era una vendetta personale. Lui sarebbe stato bene.
 
 
Angolo dell’autrice
Piccolo Cedric … mamma mia, forse è una storia un po’ troppo drammatica, ma ho immaginato che ci voleva qualcosa del genere per far appassire completamente i sentimenti dentro il cuore di un essere vivente.
Sicuramente la menzogna e l’intrigo lo aiuteranno nella sua scalata verso l’apice del successo.
Cedric è sempre stato il mio personaggio preferito, spero di esser riuscita a catturare un poco della vostra preziosa attenzione.
Grazie per la lettura.
  
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