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Autore: harua_96    03/03/2014    2 recensioni
Lo ricordo quel giorno, mamma, lo ricordo come se fosse ieri. Vidi il tuo corpo venir dilaniato da quelle bocche fameliche e di te non rimasero che ossa.
Non sono più un Cubone, ma nemmeno un Kangaskhan, da te madre, dalle tue ossa è nata una nuova specie che, ti giuro, porterà per sempre il fardello dell’abbandono.
One-shot su quel mistero Pokemon che aleggia attorno al triangolo Cubone-Kangaskhan-Marowak.
[Primo posto al contest "Pokemon contest: Miti reali e leggende metropolitane" indetto da Solaris91]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Manga
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Nascita dalle ossa Nick Autore Efpforum: Harua
Nick Autore Efp: harua_96
Titolo: Nascita dalle ossa
Fandom: Pokemon    
Personaggi: Cubone, Terrie (Superquattro di Sinnoh)
Genere: Drammatico, malinconico
Rating: verde
Note/avvertimenti: One-shot
Pacchetto scelto: madre
NdA: Lo ricordo quel giorno, mamma, lo ricordo come se fosse ieri. Vidi il tuo corpo venir dilaniato da quelle bocche fameliche e di te non rimasero che ossa.
Non sono più un Cubone, ma nemmeno un Kangaskhan, da te madre, dalle tue ossa è nata una nuova specie che, ti giuro, porterà per sempre il fardello dell’abbandono.
One-shot su quel mistero Pokemon che aleggia attorno al triangolo Cubone-Kangaskhan-Marowak.






Nascita dalle ossa
ovvero la creazione di una nuova specie









È solo una notte come le altre.
Una notte fra lacrime, lamenti e oscurità.
Tutte sono così dalla sua morte, da quando lei, pur di salvarmi, perse la vita.
Lo ricordo quel giorno, mamma, lo ricordo come se fosse ieri, nonostante sia passato ormai un anno.
Un branco di Pokemon famelici che non avevo mai visto prima erano penetrati nella giungla facendo razzia, ma soprattutto cibandosi delle carni delle altre specie che da sempre vivevano lì.
Noi ci nascondevamo, ma per la nostra tribù di Kangaskhan non era facile passare inosservata e così si decise di dividersi.
Ci furono molte perdite, tra cui tu mamma adorata, che sacrificasti la tua vita per proteggermi. Nascosto in una piccola nicchia, vidi il tuo corpo venir dilaniato da quelle bocche fameliche e di te non rimasero che ossa.
Se solo fossi stato più forte, se solo fossi stato in grado di aiutarti, se solo... e ora porto il tuo teschio sul volto per nascondere la vergogna, un tuo osso fra le zampe perché dall’aldilà mi vegli e rivolgo il mio pianto alla luna perché ella tanto ti somiglia quand’è piena.


Accoccolato nel tronco cavo che chiamo casa, osservo la pioggia cadere dal cielo grigio. È giorno, ma sembra che la notte non abbia mai abbandonato le montagne sulle quali mi sono ritirato.
Scorgo la vallata dove vive la giungla e assaporo un gusto amaro sulla lingua; ciò mi rimembra che, anche se non mangio da due giorni, oggi non potrò uscire a cercar cibo.
È forse così che giungerà al capolinea la mia solitaria vita? Se non morirò di fame sarà il freddo a portarmi da te.
Sento le membra pian piano cedere e, poco prima che mi lasci andare, intravedo una figura sotto la pioggia.

Percepisco un caldo tepore sciogliermi.
Qualcosa di morbido mi avvolge, oh sembra la pancia della mamma.
Ti ho forse raggiunta?
Mi costringo ad aprire gli occhi assonnati, ma subito li richiudo per la forte luce. Ma dove sono finito? Mi domando stropicciandoli con le zampe.
-Buongiorno piccolino-
Una voce mi fa sobbalzare e improvvisamente mi accorgo che un essere sconosciuto mi tiene a sé e la sua faccia, la sua grande faccia dagli occhi grandi e scuri che mi fissano, sembra mostrarmi un sorriso.
Vorrei scappare, divincolarmi da questo coso che mi imprigiona,  ma, oltre a non riuscire a muovermi come vorrei, il mio corpo non risponde.
-Non voglio farti del male- mi spiega con voce materna, scostandosi tanti fili gialli dal viso, ma che in breve le ricadono.
Li afferro e li scopro piacevoli al tatto. Sì, sì, sono proprio morbidi!
-Fermo, mi fai male!- esclama, ma con un accenno di risata.
Vengo distratto dalla forte luce di prima e mi accorgo di un fuoco acceso vicino a noi e che ci troviamo all’interno di una grotta o caverna. Sento ancora la pioggia cadere poco lontano.
Lei si allunga, la sua pancia mi schiaccia e per un attimo ho di nuovo paura voglia farmi del male. Che sia una di quelle creature che hanno ucciso la mamma? No, non sembra proprio...
-Avrai fame- apre quello che mi sembra un fagotto e appaiono dei strani cubetti e poi... oh sì! Da quanto non vedevo le bacche della giungla! Me ne porge qualcuna e le mangio con gusto, poi mi fa assaggiare quell’altro tipo di cibo e scopro che il sapore è decisamente meglio dell’aspetto.
Lei è ancora lì che mi osserva smangiucchiare e andare qua e là per la caverna, non smette un momento di sorridere, ma non ne comprendo il motivo.
-Non ho mai visto un Pokemon come te, come ti chiami?-
Mi volto verso lei ed esclamo :-Cubone!- è così che ci chiamiamo noi cuccioli di Kangaskhan prima di uscire dal marsupio ed evolverci.
-Beh piacere Cubone, io sono Terrie e, se vorrai, d’ora in avanti potremo viaggiare insieme-
La guardai con occhi pieni di speranza, con quegli occhioni grandi che rivolgevo alla luna e che ora osservavano quel viso tondo un po’ da bambina di Terrie.
Mi allungai a le nostre zampe si incontrarono.
Non sarei più stato solo.


Sono passati anni da allora e io e Terrie non ci siamo mai separati.
Insieme abbiamo viaggiato il mondo, incontrando tante persone e Pokemon diversi, sconfiggendo e vincendo battaglie, fino a raggiungere quella che è la vetta più alta per un allenatore e per il suo compagno: la Lega Pokemon.
Terrie è cresciuta diventando una donna.
Io sono cresciuto evolvendomi in una nuova specie: Marowak; questo è ciò che diventiamo noi cuccioli di Kangaskhan rimasti orfani.
Sul volto porto ancora il suo teschio e il suo corpo non cessa di difendermi.
Da te madre, dalle tue ossa è nata una nuova specie che, ti giuro, porterà per sempre il fardello dell’abbandono.
  
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