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Autore: Francine    04/03/2014    4 recensioni
Turi diceva sempre che non è mattina senza un caffè. E questo caffè doveva essere forte, ben caldo, nero come la notte e dolce come il peccato. È stato questo il suo asso nella manica. Tutte le studentesse della Pennsylvania University cadevano ai suoi piedi come le foglie dorate dei platani, quando l'Estate Indiana sparisce con il suo miraggio e il vento del nord spettina le fronde degli alberi.
Prima pubblicazione: 31. 08. 2007
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Ho scritto questa storiella nell'estate afosa del 2007. Eclipse doveva ancora uscire - parlo della traduzione italiana - e non avevo la più pallida idea di come la Meyer avrebbe proseguito il romanzo (cioè, un'idea ce l'avevo ma mai e poi mai avrei pensato di imbattermi in un vampiro maschietto puritano che vuole aspettare la prima notte di nozze...). Questa è la mia idea. Una semplice storia estiva. Prendetela per quello che è. Buona lettura.


 
Istantanea di un'alba di Settembre

Turi diceva sempre che non è mattina senza un caffè. E questo caffè doveva essere forte, ben caldo, nero come la notte e dolce come il peccato. È stato questo il suo asso nella manica. Tutte le studentesse della Pennsylvania University cadevano ai suoi piedi come le foglie dorate dei platani, quando l'Estate Indiana sparisce con il suo miraggio e il vento del nord spettina le fronde degli alberi. Tutte le ragazze trovavano Turi molto simpatico, e anche Bella non faceva eccezione. Per lei era un raggio di sole in un cielo uggioso.
Lui, invece, lo guardava con sospetto, e doveva sforzarsi di non ringhiargli contro in un tono udibile mandando all'aria la sua copertura. E, al ricordo di Turi che sorride alla sua donna, sente ancora quell'intenso dolore al centro dello stomaco; quando vedeva quando Mike ronzare intorno a Bella, oppure quando quel cane rognoso di Jacob Black le teneva la mano con fare sgraziato, lui non sentiva lo stomaco chiudersi in una morsa e diventare di pietra. Con Turi nelle vicinanze, sì. Non che uno come lui avesse ancora uno stomaco funzionante, sia chiaro; tuttavia, era stata una piacevole scoperta percepire ancora certe sensazioni.
Carlisle ed Esme hanno sorriso quando si è confidato con loro, ma hanno compreso le sue perplessità. Per Bella, invece, il fatto non aveva poi nulla di così sconvolgente. In effetti, è facile provare certe sensazioni quando si ha un corpo funzionante che risponde all'appello pezzo per pezzo; ma nel suo caso, quando cuore, milza, fegato e reni, solo per fare qualche nome, sono della semplice zavorra che riempie il suo corpo affinché non voli via, come le mille e mille cose inutili che affollano le borse delle donne?
Una sensazione d'angoscia lo attanaglia. Tra poche ore anche Bella saprà cosa si provi ad essere come lui. L'alba pallida di Forks sta nascendo dietro le cime degli alberi, mentre lei è ancora nel mondo dei sogni. Cinque anni. Edward ha sperato fino all'ultimo che lei cambiasse idea, che tornasse sui suoi passi, che avesse paura, così tanta paura da gettare la spugna e rassegnarsi alla sua umanità. E invece, no. 
Che Isabella Marie Swan sia un tipo testardo - cocciuto sin quasi a rasentare alcune forme di autismo - è un fatto noto da una costa all'altra degli Stati Uniti d'America, ma lui, caparbio quasi quanto lei, ha sperato invano che, a mano a mano che i giorni si dipanassero lenti uno dopo l'altro, Bella si rendesse conto di cosa stava per perdere per sempre, senza alcuna possibilità di tornare indietro: il calore del sole, la sua famiglia, gli amici, la giovinezza, la morte e il significato che la sua falce dà all'intera esistenza.
Le ha domandato ogni sera: «Sei sicura, Bella?», e lei, ogni sera, per cinque anni, lo ha fissato dritto negli occhi e ha gli ha sorriso. E ha risposto: «Sì. Lo voglio.».
Ed Edward sa che anche tra poche ore, quando Carlisle le porrà quella stessa domanda, e anche quando lui stesso si chinerà sul suo collo e gliela soffierà contro la pelle ancora calda e leggermente increspata dalla paura, anche allora, un istante prima di morire, Bella risponderà di sì con la sua voce argentina e umana, appena un po' incrinata dalla curiosità di voler sapere cosa si provi ad essere un vampiro e la certezza di lasciarsi alle spalle la sua umanità.
Sei disposta a far sì che la tua esistenza divenga simile ad un'istantanea, Bella? Che il film della tua vita s'interrompa per sempre e tu resti prigioniera di una fotografia, per sempre giovane, per sempre bella, per sempre…
Le ciglia nere di Bella proiettano un'ombra lunga sulle guance calde e rosate. Vibrano, segno che sta per destarsi dal suo ultimo sogno. Edward spera che lei ci ripensi, anche all'ultimo secondo, magari prima di scendere dalla sua Audi o di varcare la soglia della sala da pranzo di Casa Cullen. È sciocco aggrapparsi a questa speranza, ma lui vuole farlo lo stesso. Ancora dodici ore d'umanità… 
Ieri, Bells ha compiuto ventitré anni, e questa sera ci sarà l'Abbraccio. Oggi è il suo ultimo giorno da essere umano. 
«Per la mia ultima cena voglio mangiare una pizza gigantesca con i peperoni e bere un litro di Coca Cola», gli ha detto meno di un mese fa, alzando la testa dalla sua tazza di cereali. «E durante la mia ultima settimana voglio abbuffarmi di tutti i miei piatti preferiti!», quando ancora sarò in grado di riconoscere ed apprezzare i loro sapori, avrebbe voluto aggiungere, ma non l'ha fatto, e lui gliene è grato.
Lei ci scherza su, come fosse una condannata a morte. Lui non lo trova affatto di buongusto, considerato anche che saranno proprio i suoi canini a trasformarla in una di loro.
Sarò il tuo carnefice…
Ha paura, teme di non potersi controllare, di perderla nel risucchio. 
«Non temere. Se ce l'hai fatta quando James l'ha morsa, non vedo perché non dovresti riuscirci un'altra volta?». Carlisle gli ha detto di comprendere i suoi dubbi e le sue paure. Gli sarà vicino, lo assisterà durante tutta l'operazione, ma Edward ha paura lo stesso. Saranno i miei denti ad avvelenare Bella. E quest'idea non gli dà pace, anche se Bella, al contrario, sembra entusiasta.
«Lei ti fa il dono più grande che si possa immaginare, Edward.» È Alice. Sta sforzandosi di rassicurarlo. «Bella si fida di te al punto da affidarti completamente la sua esistenza. Non vorrai deluderla, non è vero?»
La voce di sua sorella gli rimbomba nella mente mentre guarda che ore sono. Le sette meno cinque. È ora. Edward si scioglie dal suo abbraccio e sgattaiola in cucina con la velocità e la grazia sensuale proprie di tutti i vampiri. 
La sveglia suona. Don't cry for me, 'cause I've find my way, canta Madonna e mentre la sente mugugnare e protestare per dormire cinque minuti in più, Edward non può fare a meno di sentirsi triste e di chiedersi se ha il diritto di strapparla così alla sua esistenza mortale, anche se è quello che Bella desidera con tutta se stessa.
La trova che mugugna ancora, si tira le lenzuola fin sopra la testa e protesta, articolando degli mmmh poco convinti. «Ancora cinque minuti…», ripete con la voce cavernosa di chi si è appena svegliato, ma non se n'è ancora accorto. La sua mano spunta da sotto le lenzuola e cerca invano la sveglia per spegnerla.
Lui ride. «Avanti, Principessa. Apri gli occhi», e Bella esegue, molto lentamente. 
Apre gli occhi, prima uno e poi l'altro, e ai piedi del letto, l'alba di Forks che riluce sul suo volto meraviglioso, c'è il suo adorato Edward, il petto nudo e i capelli ramati leggermente scomposti. Tra le mani, un vassoio per una prima colazione speciale: una montagna di pancakes innaffiati da quasi un litro di sciroppo d'acero, una scodella di latte scremato e i suoi fiocchi di mais glassati, una spremuta d'arancia e una tazza di caffè forte, ben caldo, nero come la notte e dolce come il peccato.
«Buongiorno…», sbadiglia lei. Bella si stiracchia per bene, prima le braccia e poi le gambe, che atterrano con un tonfo quadruplo sul letto, e poi siede con alcuni cuscini dietro la schiena. «Per chi è quella montagna di roba? Abbiamo ospiti e me ne sono dimenticata?»
«È la tua… colazione», le risponde Edward, stando ben attento a non pronunciare quell'ultima che gli brilla in mente come un'insegna gialla nel cuore della notte più oscura.
Bella si sistema il lenzuolo in grembo, liscia la stoffa stropicciata sulle gambe ed Edward le posa il vassoio con la colazione sulle ginocchia, una rosa rossa distesa sulla superficie di plastica lucida. «Mi hai preso per un pozzo senza fondo?», protesta debolmente mentre sente lo stomaco brontolare dalla fame. Quanto ho dormito?
Edward si limita a fare spallucce e a distendersi accanto a lei. «Grazie», gli sussurra Bella prendendo la rosa e odorando il suo aroma gentile. Ha la pelle d'oca. In effetti, il cielo ha quel tono di grigio dei giorni di pioggia.
«Bevi il caffè. Ti scalderà», le consiglia Edward. Bella annuisce. Beve un sorso, ne trattiene un po' in bocca, e poi si passa la lingua sulle labbra per catturare le altre gocce in un gesto così innocente, ma al tempo stesso erotico, che Edward ricorda il lato positivo, l'unico, forse, di tutta la faccenda, oltre alla possibilità di passare l'Eternità accanto a lei.
Finalmente, stasera, potrà lasciarsi andare. Perdere il controllo senza aver paura di esagerare, di farle del male senza volerlo, per la troppa foga. Sono proprio un animale, pensa mentre lei afferra le posate e dà un primo assalto alla torre di frittelle.
«Che c'è? Perché mi guardi così?», chiede Bella terrorizzata. «Oddio, non dirmelo! Ieri sera non mi sono struccata e ho gli occhi come un panda…»
Lui ride.
«Che c'è?!», insiste lei, convinta che la stia prendendo in giro.
«C'è che sei bellissima», risponde carezzandole uno zigomo.
Lei sbuffa, come una bambina piccola. «Adulatore. Come tutti i vampiri…», e il suo coltello fende le difese della torre dolce con un ricciolo di burro semidisciolto sulla sommità. Il sole allunga i suoi raggi a scaldare l'incarnato di Bella.
«Edward…»
«Sì.»
«Non sentirti in colpa.»
«Bella, io…»
«No», e la sua reazione rapida lascia di stucco anche lei stessa. «Non sono mai stata più felice di così. Quello che voglio è passare l'eternità accanto a te. Ti amo, Edward Cullen.»
Ed Edward le prende la mano, calda, e se la porta al petto. Freddo. «Ti amo anch'io, Isabella Marie Swan», le dice fissandola dritta negli occhi. «E adesso che rediresti di mangiare la tua colazione prima che si freddi?»
«Insensibile cinico di un vampiro!",», sbuffa ancora lei, mentre la torre di pancakes si ritrova una crepa lungo il fianco destro. «Dimmi un po', in che condizioni versa la cucina?», gli chiede guardandolo con gli occhi socchiusi.
«Accettabili.»
«Ok, allora passerò tutta la giornata a pulirla», commenta lei. E mentre Bella mangia di gusto la colazione che le ha preparato con tanto amore riducendo la cucina ad un campo di battaglia, Edward spera che la loro esistenza sia sempre così. Un'istantanea di una mattina di Settembre, calda e dolce da tenere nel portafogli e da guardare insieme alla sua Bella. Per tutta l'eternità.

 
   
 
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