Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Vanoystein    04/03/2014    0 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo si stava ormai annuvolando. Stava diventando scuro, di un grigio che non prometteva bene.
Il tempo stava cambiando in una maniera impressionante e il vento si era ormai alzato, quella era l'unica cosa che smuoveva il silenzio agghiacciante.
Jill e Alec passarono almeno una trentina di lapidi, vecchie e rovinate. Su alcune le foto erano addirittura sbiadite e bianche e le scritte quasi cancellate.
I due raggiunsero velocemente una cripta, enorme, fatta di pietra e anch'essa visibilmente vecchia. All'esterno c'era scritto il cognome di una famiglia ''Williams.''
Alec aprì immediatamente il cancello impolverato aspettando che Jill entrasse poi la chiuse velocemente.
Jill poggiò la schiena contro al muro sporco, praticamente pieno di ragnatele.
Alec restò davanti alla porta dando le spalle a Jill.
Sospirò ma non aprì bocca, proprio come lei.
- Venite fuori! Oppure raderemo al suolo tutto il cimitero! – Una voce acuta provenì dall’esterno della cripta.
Li avevano già raggiunti. - Consegna la ragazza e nessuno si farà male. – Continuò.
Jill rabbrividì, deglutendo. – Forse sarebbe meglio che vada. –
- Non dirlo neanche per scherzo. Ti ucciderebbero. –
- Non mi interessa, Alec. Vale davvero vivere una vita così? – Jill si avvicinò a lui e quindi alla porta.
Alec le sbarrò la strada con il braccio, le lanciò un'occhiata fulminea, fredda.
Subito dopo un’esplosione dall’esterno li fece sobbalzare entrambi, cogliendoli alla sprovvista.
- Che cazzo è stato?! – Tremò Jill.
Alec mise la mano sulla maniglia della porta, aprendola leggermente. Stavano radendo al suolo davvero tutto. Doveva fare qualcosa.
- Resta qui. – Aprì la porta completamente mettendo un piede fuori dalla cripta, avanzò poi piano ma deciso.
Diede le spalle a Jill che richiuse immediatamente il cancello nonostante volesse solo supplicargli di non andare.
Di non lasciarla sola.
Passarono i secondi. La paura. L’ansia. Il tremolio. Tutto si amplificava.
Passarono i minuti. Nessun rumore. Nessuno di ritorno. Nessun suono.
- Alec! – Qualcuno da fuori aveva gridato il nome del ragazzo. Quella voce rimbombò frastornata e lontana.
Una voce maschile. Familiare. Noah.
Jill aprì istintivamente la porta correndo fuori.
Vincent, Noah e Jamie. C’erano tutti e tre. Alec però non c’era.
Non lo vedeva.
Tutti avevano in mano delle armi. Jill riusciva a scorgere il sangue scorrere sulla pelle di ognuno.
Jamie era quindi tornato, Jill credeva davvero che la punizione che avrebbe ricevuto per aver fatto tornare invita Alec sarebbe stata mortale…invece no.

C’erano una marea di angeli erano a terra. Sotto i loro corpi il terreno era marchiato da un segno bianco.
Un segno che Jill non aveva mai visto. Però era certa che centrasse con il fatto che li avessero rimandati tutti in Paradiso.
Si guardò attorno, nessuno si accorse di lei, fortunatamente.
Tutto quello era frustrante. Lei era impotente. Come al solito non poteva fare niente. A riportarla alla realtà dai suoi pensieri fu un grido.
In un primo momento nemmeno capì da dove o da chi provenisse ma poi riuscì a capire. Scattò in avanti correndo come mai aveva fatto prima verso Jamie.
Gridò. Gridò con tutta la voce che aveva in corpo.
Passo falso.
Appena la sua voce risuonò in quel silenzio infatti attirò l’attenzione di parecchi angeli.
– Jill! Vai via! – Sentì la voce di suo fratello rimbombarle nella testa ma no, non se ne sarebbe andata.
Continuò a correre verso Jamie mentre vedeva continuamente apparirle davanti agli occhi alcuni angeli, uno dietro l’altro.
Un pugnò infatti la colpì in pieno stomaco facendola subito cadere per terra, piegandosi in due dal dolore.
Avvertì qualcosa scivolarle via dalla tasca della giacca. Un pugnale.
Riuscì a rialzarsi in tempo per evitare una coltellata.
Prese velocemente il pugnale puntandolo verso la ragazza davanti a lei che si scaraventò subito verso Jill.
Un altro pugno la prese alla sprovvista.
Indietreggiò ringhiando tenendo stretto in mano l’arma. Se ne restò ferma immobile per qualche secondo ma poi si avventò addosso a lei.
La spinse a terra violentemente come mai aveva fatto in vita sua.
Si abbassò prendendole tra le mani i capelli per poi batterle ripetutamente la testa sul suolo, i ringhi e le grida soffocate dell'angelo non la smossero nemmeno.
Le sfracassò letteralmente il cranio.
Ma poi neanche riuscì ad alzarsi da terra che una lama la colpì alla schiena, subito dopo un’altra alla spalla.
Jill urlò in preda al dolore.
Il sangue già cominciava a sporcarle la maglia blu.
Si alzò subito, si passò la mano sulla schiena e sulla spalla buttando i pugnali a terra voltandosi poi verso i tre uomini impuntati davanti a lei.
Contemporaneamente si buttarono su di lei.
Si rigirò tra le dita il suo pugnale per poi colpirli tutti e tre, uno dietro l’altro.
Era come se avesse già combattuto una miriade di volte, come se già sapesse esattamente come muoversi il che, le dava un certo senso di forza e possenza.
Uno degli angeli si lasciò cadere a terra immediatamente, già agonizzante.
Gli altri due invece non sembravano nemmeno essere stati scalfiti.
Ma poi, prima che potesse colpire nuovamente, qualcosa la afferrò ai piedi, da dietro, ribaltandola a terra.
Radici.
Si sapeva che gli angeli, come le ninfe, avevano sempre avuto la natura e i suoi elementi dalla loro parte mentre invece Jill non aveva mai usato i suoi poteri.
Nemmeno si era preoccupata di sapere quali fossero.
Ben presto quelle radici si avvolsero attorno alle sue gambe.
Subito dopo la pianta prese fuoco. – Merda! Merda! – Gridò Jill in preda al panico.
Il fuoco si avvicinava sempre di più a lei. Riusciva già a sentire il calore divorarle le gambe e tutto il corpo. Si irrigidì. Strinse i pugni e i denti.
Improvvisamente avvertì il sangue gelarsi nelle vene, letteralmente.
Chiuse gli occhi e stop.
Calò il silenzio per un decimetro di secondo, uno stridio assordante che portò Jill a coprirsi forte le orecchie con le mani.
L’unica cosa che riuscì ad udire fu la voce lontana di Noah, che gridò. – Via! Via! Di qui! –
Poi Boom.
Non avvertiva più il calore.
Subito dopo, un’altra esplosione.

Jill alzò di scattò gli occhi.
Il suo sguardo andò a posarsi immediatamente sulle gambe, non più avvolte dalle radici che erano carbonizzate.
Si alzò finalmente in piedi, voltandosi barcollando.
I tre angeli non c’erano più.
O meglio, c’erano ma a terra, morti, a pezzi.
Tutto si era raso al suolo.
Le lapidi spaccate.
Gli alberi caduti.
TUTTI morti. Il cuore si fermò.
Vincent, Alec, Noah e Jamie. Non li vedeva.
I suoi occhi azzurri caddero su ogni corpo a terra.
Quasi tutti a pezzi, il sangue era ovunque, le aveva persino impiastrato i capelli mori.
Si avvicinò ai cadaveri esaminandoli uno per uno.
Un brivido le percorse la schiena.
Si lasciò cadere a terra, in ginocchio in parte ad un corpo senza vita appena riconobbe chi era.
I capelli corti del ragazzo morto erano appiccicati alla fronte e impiastrati dal sangue. Numerosi tagli enormi gli segnavano la pelle.
Lo aveva ucciso.
- Jill! – Finalmente una voce la smosse. Vincent.
Corse immediatamente verso di lei facendola alzare subito da terra stringendola in un abbraccio.
Jill riuscì a scorgere alle sua spalle Noah, scioccato, con gli occhi spalancati davanti al corpo del suo migliore amico senza vita, Jamie.
Gli occhi chiari di Noah restarono puntati sull'amico, poi parlò con voce assente. – Dov’è Alec? – Domandò.
- Qui, sono qui. – Rispose subito Alec apparendo davanti a loro ansimante. – Bella strage, complimenti. – Si guardò attorno, senza nemmeno degnare di uno sguardo Jamie. – Come hai…? -
- Non lo so. – Lo interruppe Jill. – Non so come ho fatto. Ringraziate solo di non esserci andati di mezzo voi. -
- Lui ci è andato di mezzo. – Intervenne Noah ovviamente riferendosi all’amico morto.
– Non era mia intenzione. – Si difese Jill fulminandolo con lo sguardo. – Non scaricarmi sempre la colpa di tutto. -
- Questa volta però è OVVIAMENTE colpa tua. -
- E’ stato un incidente. Basta. – Rispose Vincent, prima che Jill potesse ribattere. – Smettetela di litigare sempre come due bambini. –
Jill sbuffò guardandosi nuovamente attorno. Quello scenario dava tanto l’impressione di una lotta post-apocalittica, quando in realtà era stata solo lei a fare tutto.
Lei, con i poteri che fino a quel momento non era mai riuscita ad usare e che in realtà ignorava.
Improvvisamente in testa le venne in mente una frase che Alec le disse un po’ di tempo prima.
‘’Uccidere un angelo corrisponde a uno dei peccati più grandi del pianeta.’’ E lei l’aveva appena fatto.


Rieccomi con un altro nuovo capitolo(': Eh sì, mi pare proprio di essere arrivata ormai al penultimo. Stiamo per finire e io sono sinceramente sollevata, lol. Mi aspetta finalmente una pausa. Continuate a seguirmi eh <3 Un bacio, Giulia.
  
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