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Autore: Melanyholland    26/06/2008    15 recensioni
A volte il prezzo dell'orgoglio è fin troppo alto. Soprattutto se c'è di mezzo un certo detective di Osaka.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Don’t Worry

Autrice: Melanyholland

Rating: G (verde)

Genere: comico (o almeno così spero^^”).

Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Ran Mouri, Heiji Hattori.

Ambientazione: Volume 23, è un epilogo di mia invenzione dei file che riguardano il caso di Saizo Kano, quello che avviene sulla nave. Per capire la storia vi basta sapere che, durante le indagini, Conan e Heiji si dividono e quest’ultimo viene tramortito dal colpevole e gettato in mare. Riesce a salvarsi (ovviamente), ma nel frattempo Conan si preoccupa molto.

Note: è una scena che mi è venuta in mente subito dopo aver letto il volume in questione, ma solo oggi ho deciso di scriverla. Se avete letto la mia fic Our Song, posso dirvi che è su quel genere.

Disclaimer: Tutto di Gosho Aoyama, ovviamente. Ma non mi stancherò mai di prendere in prestito le sue creature!

Feedback: se passate di qui e lasciate un commento, anche piccolo, mi farete contenta e avrete la mia sincera gratitudine.^__^ Nel bene e nel male, purché se ne parli.


Don’t Worry


Il viaggio era quasi giunto al termine, e in meno di un’ora sarebbero attraccati al porto. Ran accarezzò con lo sguardo il profilo di Conan, a qualche metro da lei: sotto il ciuffo di capelli bruni scompigliati dal vento, i suoi occhi erano socchiusi e il visetto infantile aveva l’aria annoiata, mentre guardava le onde infrangersi contro la chiglia. Spesso nella sua vita aveva visto quella stessa espressione sul volto di Shinichi, nei momenti di calma. Lo conosceva così bene che sapeva rievocare nella sua mente tutte le sue espressioni.

Quando si teneva il mento fra il pollice e l’indice, con la fronte aggrottata, significava che stava riflettendo.

Quando sorrideva scaltro, con le sopracciglia aggrottate e uno scintillio arguto negli occhi blu, significava che aveva appena risolto un mistero.

Quando sorrideva a trentadue denti, tutto soddisfatto, con gli occhi luminosi, probabilmente stava parlando o pensando al suo idolo Sherlock Holmes.

Quella di ora era la sua espressione post-indagine, quando l’emozione per il mistero appena risolto era scemata lasciandolo un po’ annoiato.

Già. L’espressione di Shinichi, sul volto di Conan.

So che prima o poi me lo dirai, Shinichi…vorrei solo che tu ti fidassi di me, quanto io mi fido di te.

Sospirò. Proprio in quel momento, si accorse di Heiji Hattori che tornava dalla sua cabina, con i capelli asciutti e dei vestiti puliti addosso. Lanciò un’occhiata a Conan, poi di nuovo al ragazzo di Osaka, e le affiorò un sorrisetto.

Visto che stava concedendo del tempo a Shinichi, poteva sempre approfittare della situazione e divertirsi un po’.

Hattori stava –ovviamente- dirigendosi al fianco di Conan, ma lei lo intercettò:

“Sicuro di stare bene? Dev’essere stata una brutta esperienza, lì nell’acqua gelida, al buio…”

“Sì, tranquilla.” Rispose lui, scrollando le spalle. “Cose che capitano.”

Ran pensò di contraddirlo, ma lasciò perdere: in teoria nemmeno imbattersi in un omicidio quasi ogni giorno dovrebbe essere una “cosa che capita”, ma, beh, capitava eccome.

Almeno nelle loro vite.

“Conan-kun era così preoccupato per te!” Buttò lì, e represse un sorrisetto quando vide il ragazzo del Kansai illuminarsi, un improvviso interesse per la conversazione sul volto.

“Sul serio?”

“Ma sì! Andava di qua e di là, chiedeva di te. Appena sei scomparso è corso sul ponte urlando il tuo nome, e poi era così crucciato, povero piccolo!”.

Hattori era beato. Scoccò un’occhiata a Conan.

“Allora sarà meglio che vada a tranquillizzarlo”. Affermò, allontanandosi.

Ran ridacchiò. Questo sì che avrebbe messo in imbarazzo quell’orgoglioso maniaco del giallo. Rimpiangeva solo di non potersi godere la scena dalla prima fila.

Ma si sarebbe accontentata. Chiuse gli occhi e lasciò che la brezza profumata di salsedine le sfiorasse il volto accaldato e i capelli.

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Conan fissò con una certa crescente apprensione Heiji Hattori, con i denti in mostra in un sorriso enorme, la faccia gioiosa, il passo quasi trottato, che si avvicinava a lui. Che aveva da essere così contento e soddisfatto? Era stato tramortito, buttato in mare, aveva dovuto spogliarsi e fare segnali con una torcia per chissà quanto tempo prima che il peschereccio lo trovasse e prendesse a bordo, e sorrideva? In quel modo, poi? Rifletté che se avesse avuto anche solo la metà del senso dell’umorismo dell’altro detective, la sua condizione di rimpicciolimento gli sarebbe stata meno gravosa. Probabilmente sarebbe scoppiato a ridere ogni volta che si guardava allo specchio, invece di sospirare.

Forse è meglio così, magari quello che scambio per buonumore è solo insania…Oddio, è sempre più vicino…

“Kudo!” Esclamò Hattori, e cos’era quell’inflessione strana, di compiacimento, che sentiva nella sua voce? Conan represse in un brivido.

“Mmh?”

“Di’ un po’, eri preoccupato per me quando ero scomparso?”.

E che cavolo di domanda era? Che c’entrava adesso?

Sospirò, distolse lo sguardo dal ragazzo di Osaka e lo fissò di nuovo nel blu dell’oceano, screziato di spuma bianca dove le onde incontravano lo scafo. Gli parve di scorgere un tonno sotto il pelo dell’acqua.

“Veramente ero così impegnato nell’indagine che me ne sono accorto appena.” Rispose con voce atona, scrollando le spalle.

Silenzio.

E una sensazione sgradevole, di avversione, al suo fianco.

“Ah sì?” Udì la voce accentata di Hattori apostrofarlo, e c’era una certa consapevolezza maligna che si annidava nel tono, che non gli piacque per nulla.

“Precisamente.” Confermò, un po’ sull’attenti.

“Non eri tu che correvi per la nave e gridavi preoccupatissimo il mio nome!?”

“EEH!?” Conan non poté impedire al calore di investirgli la faccia. Si voltò verso il viso di lui, compiaciuto e maligno. “NON SO DI CHE PARLI!”. Urlò, e se la voce non fosse stata così strozzata sarebbe stato decisamente più convincente.

“Eh sì! L’hai proprio fatto! Ora ne ho la conferma!” Esclamò gioiosamente crudele il detective dell’ovest. “Ah, me lo immagino” e qui partì con una voce in falsetto che nella mente distorta del ragazzo doveva essere la sua. “Oh Heiji, mio migliore amico, come farò senza di te? Dove sei finito? Torna da me!!”.

“E piantala!” sbraitò scocciato. “Non ho mai detto nulla del genere, idiota!”

Heijiii!!”

“L’unico motivo per cui ti ho cercato è che mi servivi! Non sono libero di fare le domande che voglio in questo corpo! Altrimenti non me ne sarei neppure accorto. Insomma, non mi sembra ci fosse niente di cui preoccuparsi!” Affermò, scontroso, incrociando le braccia.

Silenzio.

“Ah sì?”. Stavolta la voce era piena di gelida rabbia e Conan non poté reprimere il brivido.

Questo cambia umore con la velocità con cui io sbatto le palpebre! protestò.

Un Heiji Hattori beato era preoccupante; un Heiji Hattori in vena di presa in giro era una seccatura.

Ma un Heiji Hattori arrabbiato era pericoloso.

Conan sorrise a disagio: “M-ma, a essere onesti, ero un po’ in pensiero che ti fosse successo qualcosa!” Disse, conciliante.

Hattori non ne fu rabbonito.

Continuò a squadrarlo truce per quello che a Conan sembrò un secolo, poi sorrise, senza allegria.

“Beh, se è così…” Mormorò, e Conan deglutì.

Non gli piaceva per niente quella luce che aveva negli occhi.

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Ran restò a bocca aperta di fronte alla scena che le si parò davanti quando tornò a guardare Hattori e Conan-kun.

Okay, voleva un po’ prendere in giro Conan ma… decisamente non aveva previsto che accadesse una cosa del genere!

Hattori, con un sorriso divertito e perfido, teneva per la caviglia, sospeso al di là della ringhiera della barca e dritto al di sopra delle onde, un Conan protestante e gesticolante.

“Non agitarti, Conan-kun!” Gli sentì dire, spietato. “Anche se cadi in acqua, non c’è niente di cui preoccuparsi!”.


Fine

  
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