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Autore: malpensandoti    05/03/2014    9 recensioni
L’equazione di Dirac afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Prequel della serie di one-shot "Siccome pioveva"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No church in the wild
Capitolo ventisei - Home is wherever I'm with you








Il letto di Niall Horan è il più piccolo in cui Dalia – non – abbia mai dormito. Peggio anche della branda in campeggio, in quarta elementare.
Tiene le mani congiunte sotto la guancia sinistra, i piedi incastrati alle gambe del ragazzo dietro di lei e il sorriso che fissa il muro che ha davanti.
“Buongiorno” sente poi, qualche istante dopo.
Niall ha la voce bassa e profonda, calda. Si stiracchia le braccia intorpidite e Dalia per poco non scivola sul pavimento. La presa sui suoi fianchi, però, le impedisce di cadere. Le mani ruvide del ragazzo le fanno il solletico, lei sorride ancora di più.
E lo sapete quante paranoie si è fatta Dalia stanotte? Quante volte ha pensato al fatto che di mattina è ancora più stronza del solito, che ha un cattivo alito, che il mascara le è sicuramente colato sulle guance e che è Niall Horan quello vicino a lei?
Quante volte ha pensato al risveglio con lui e solo con lui, alla sua voce, alle sue mani, le gambe incastrate e il sole che filtra dalle tende della stanza?
Troppe canzoni da scrivere e troppi baci da dare.
“Che ore sono?” biascica Niall contro il suo collo.
Dalia gli si stringe addosso, raggomitolandosi contro il suo petto magro, sorride ancora di più e “Quasi mezzogiorno” risponde.
“Mhmh – Niall sospira e la stringe più forte, forse ha ancora gli occhi chiusi – colazione?”
Il suo stomaco protesta quando Dalia si alza di malavoglia e scioglie il loro abbraccio, la loro intimità. Si mette seduta, voltandosi verso Niall, gli scosta un ciuffo biondo dal volto e si morde il labbro interiore, intenerita.
(Innamorata)
“Non posso – dice poi – ho un appuntamento con le altre. Pranziamo insieme”
Niall si stiracchia ancora, esibendo poi un broncio amorevole, “Posso almeno guardarti mentre ti vesti?” domanda tranquillamente.
Dalia arrossisce perché si era quasi scordata delle frasi – che ama – fuori luogo di Niall – che ama - .
Annuisce e basta, si alza in piedi e sente l’odore del ragazzo anche con una delle sue magliette addosso.
Il miglior risveglio di sempre.










Il suono della tastiera è ciò che sveglia India quella stessa mattina.
Apre gli occhi lentamente, abituandosi al tepore della luce giornaliera che viene dalla finestra socchiusa.
Riconosce il luogo in cui si trova solo qualche attimo più tardi.
Sorride contro una stanza che non è la sua, dentro un letto che non è il suo.
La camera è ampia, forse anche più del resto dell’appartamento. Il letto è al centro, c’è un armadio grande come una parete intera, una poltrona rossa e una scrivania zuppa di fogli.
India si volta tra le coperte, toccando con un ginocchio la coscia di Harry. Non si ritrae.
Lui è appoggiato contro la testata del letto, il computer portatile in grembo e il petto nudo, pieno di inchiostro sotto pelle e nei sparpagliati.
“Hey” mormora  India, stropicciandosi un occhio.
Harry blocca le sue dita abili sulla tastiera, voltandosi verso di lei e sorridendole subito dopo: “Hey – dice di rimando – come stai?”
Lei non lo sente però, perché è troppo presa dall’osservare i suoi tatuaggi delle braccia e del petto. Non gli risponde e lui segue il suo sguardo curioso, singhiozzando subito dopo: “Oh – biascica, a disagio – Io mi…mi dispiace, scusa. Scrivo meglio così. Adesso mi metto una maglietta, uhm?”
Fa per togliere il computer dal suo grembo, ma India allunga subito una mano e gliel’appoggia sul gomito, fermandolo: “No – dice – no, va bene così”
Harry tentenna per qualche secondo, poi annuisce e sospira: “Mi hai ispirato. Era da un po’ che non scrivevo così tanto”
“Ah sì? – India sorride e appoggia la testa contro il pugno chiuso – Posso leggere?”
“Volentieri, ma non è un granché”
Lei rotola sul bordo del letto, alzandosi in piedi: “Non sminuirti così – brontola con un sorriso – vado in bagno”
Quando si sdraia di nuovo, le sue dita viaggiano subito contro lo stomaco tatuato di Harry, mentre la sua testa è ferma sulla sua clavicola.
Harry tiene un braccio attorno alle sue spalle mentre ha la pelle d’oca e continua a scrivere.
Entrambi sorridono.







Il McDonald di Oxford Street è affollato come ogni take-away all’ora di punta.
Candice e Olivia sono le prime ad arrivare, salgono le scale un po’ unte del ristorante e si stipano in uno dei pochi tavoli liberi, appoggiando borse e giacche sul resto delle sedie per tenere il posto.
Megan arriva qualche minuto più tardi, i capelli sciolti e mossi e un sorriso che dice “SESSO” da almeno dieci metri di distanza.
Emma le raggiunge tre minuti di orologio dopo, con in faccia la tipica espressione che ha quando passa dai suoi genitori e il giaccone da 300 sterline che le fa le spalle grosse.
India e Dalia arrivano insieme all’una e mezza, entrambe che ridono e si siedono pesantemente sulle ultime sedie, si sfilano i cappotti e sono innamorate.
Fanno a turno per la fila alle ordinazioni, Emma si connette al wi-fi libero e ride sguaiatamente a ogni cosa che viene detta.
In realtà scoppierebbe a piangere da un momento all’altro, ma questo è un altro discorso.
“Allora – inizia Olivia, quando hanno tutte il proprio vassoio unto e grasso davanti – come va?”
“Scrive da dio”
“Sesso”
“Abbiamo dormito insieme!”
“Che schifo la vita”
“Vi devo dire una cosa”
Olivia si tappa la bocca con la mano e ride con una patatina tra le dita: “Okay, okay. Andiamo con ordine. India?”
La bionda, che è di fronte a lei, beve un sorso della sua Maxi Cola e addenta un pezzo di Bic Mac, prima di rispondere.
“Abbiamo parlato – spiega semplicemente, scrollando le spalle – gli ho spiegato tutto quello che doveva sapere e lui mi ha detto che ha lasciato la sua ragazza il giorno dopo che è venuto in ospedale. Ci siamo addormentati vestiti e mi sono svegliata che era senza maglietta e porca troia
Megan ride, “Brutto fisico?” sibila maliziosamente.
India alza il medio verso di lei: “Ti piacerebbe”
“È bello che tu abbia trovato qualcuno che ti meriti, India – mormora Dalia dopo un morso del suo toast – voglio dire, era ora!”
L’amica le manda un bacio volante dall’altra parte del tavolo e “Tu, invece?” le chiede e Dalia deglutisce prima di sorridere.
“È arrossita!” esclama Olivia.
“Sono felice! – si difende l’altra – è un peccato? È stata una delle serate più belle della mia cazzo di vita”
“Bonjour finesse” borbotta India.
“Fortificavo il concetto”
A quel punto Megan manda giù l’ultima patatina della sua porzione e apre la scatola del suo panino al bacon: “A proposito – fa, verso India – Ti ricordi quando dicevi che Louis sembrava gay?”
“Sì?”
“Scordati tutto
Le sue amiche scoppiano a ridere, “Addirittura?” chiede Olivia con un sorriso.
Megan annuisce solennemente, più seria che mai: “Credo che qualcuno lo abbia mandato sulla Terra per insegnarci i piaceri della vita. Sul serio, sono ancora in preda ad un post-orgasmo di stanotte
Emma fa una faccia schifata e indica il proprio panino ormai quasi finito: “Megan, per favore! – esclama – Stiamo mangiando”
“Sei solo invidiosa” la beffeggia l’amica, con un sorriso.
“Cazzo, sì! – dice improvvisamente Emma – Ho passato la serata più orribile della mia orribile esistenza a sentire un tizio sfigato raccontarmi di quanto fare un lavoro di merda sia gratificante! Mi ha fatto sentire la persona più fuori luogo del pianeta con la sua schifosa camicia e il suo sorriso da maniaco sessuale vergine
India ridacchia a braccia incrociate: “Non ti devi deprimere così, Em – la rincuora – Liam Payne non è uno sfigato, è solo Liam Payne. È un tipo”
“Un tipo sfigato
“C’è un Liam Payne in ogni gruppo” dice Megan, inarcando le sopracciglia.
“Chi è il nostro Liam Payne?” chiede a quel punto Olivia, guardando le sue amiche dalla sua postazione a capotavola.
Dalia fa guizzare lo sguardo da un vassoio all’altro, poi si sporge verso quello di Candice, dall’altro lato del tavolo, afferra la sua bottiglietta e la alza in aria con un sospiro pesante: “Acqua al McDonald – esala faticosamente – direi che lo abbiamo trovato”
India scoppia a ridere forte ed Emma per poco non si strozza con una patatina, Candice aggrotta le sopracciglia senza capire e “Che c’è? – esclama – Fa bene!”
“Di male in peggio!” strilla Dalia e India ride più rumorosamente.
Quando Olivia finisce la sua doppia porzione di pollo fritto, si pulisce la bocca con un paio di fazzoletti di carta e chiede a Candice di cosa voleva parlare.
Quella tentenna tra le sue spalle magre e deglutisce un paio di volte, prima di mordersi le labbra e sospirare.
“Parto” dice poi, dal nulla.
“Parti?” India inarca un sopracciglio.
Candice annuisce: “Ho vinto una borsa di studio. Erasmus. Parigi. L’ho saputo stamattina”
L’allegria della mattinata così come è arrivata, sparisce in una semplice frase.
Nessuna delle cinque apre bocca neanche per respirare.
Ci sono un sacco di cose che Emma Buster ha sempre voluto dire e ancora di più sono le cose che direbbe adesso. Tutto quello che le viene da dire però – Non mi lasciare, non di nuovo. Ma poi torni? Mi mancherai. Scegli sempre te stessa. Non ce lo hai detto. È cambiato tutto – è solo: “Quanto tempo?”
“Un anno – risponde subito Candice – ma i miei hanno detto che posso anche finire gli studi in Francia. Ho chiesto in ufficio di essere spostata alla sede di Parigi, praticamente non cambierebbe nulla per me”
“Già – Olivia sorride con rammarico, gli occhi lucidi per la delusione del secondo posto. Sempre – Tranne per il fatto che noi non ci saremo”
“È dura anche per me – ribatte Candice, quasi offesa – Le cose iniziavano ad andare bene con Zayn e ormai non ci speravo più”
“E con lui come farai?” chiede Dalia, con tono duro.
“Io sarò lì – risponde l’altra semplicemente – sarà difficile ma resterò lì. E lui e anche voi siete liberi di venirmi a trovare quando più volete”
E fa male, pensa Emma. Ancora più male sapere di aver perdonato una persona che sceglierà sempre e solo sé stessa. Ancora più male sapere che ti mancherà e ti mancherà tanto.
Male perché ci si spera, nonostante tutto. Male perché il silenzio che c’è dopo sa tanto di addio.
E lei, con gli occhi lucidi e tante – troppe – cose da dire, l’unica cosa che tira fuori è un: “Sono felice per te”
Sono felice per te, per me un po’ meno.





Quel pomeriggio, a Covent Garden, Candice guarda negli occhi di Zayn Malik e gli dice tutto. Lo fa con un sorriso orgoglioso di chi si è impegnato e ha raggiunto i propri obiettivi, di chi non guarda in faccia a nessuno e di chi si spezza la schiena per farcela.
E forse è per questo che l’unica cosa che le risponde, lui, è: “Allora quando tornerò a casa, prenderò l’aereo per Parigi”
E qualcuno diceva che casa è ovunque ci sia tu.





Emma è già abbastanza in conflitto con il mondo senza che qualcuno inizi a suonare il campanello alle sei e un quarto di pomeriggio.
Si ricorda a malapena di essere in casa da sola e trascina i piedi contro il pavimento con il telefono in mano e gli occhi stanchi.
Apre la porta senza guardare dallo spioncino e forse sarebbe stato meglio se l’avesse fatto.
Liam Payne sta sulla soglia con un sorriso incerto e la casacca di Michael Jordan sotto la felpa aperta e uno snapback al rovescio.
Emma spalanca gli occhi, imbarazzata e senza parole, lui si fa avanti senza chiedere permesso. La guarda negli occhi per istanti che sembrano infiniti e strazianti, poi si lecca le labbra e inizia a parlare.
“Vieni davanti ad una scuola elementare con addosso il mio stipendio mensile, continui a sorridere come se fossi la persona più felice del mondo e sei bella da impazzire – le si avvicina di un passo, ed Emma prende aria faticosamente – Mi sono detto ‘che chance potrei mai avere con una del genere?’. Ma tu sembravi in qualche modo interessata e così mi son fatto coraggio e mi sono finto la persona più noiosa di questo pianeta per poterti andare bene. È vero, mi piace il mio lavoro. Adoro il mio lavoro. E anche la mia famiglia, ma ciò non toglie il fatto che ogni tanto faccia tutto schifo anche a me, che non abbia bisogno di qualcuno al mio fianco”
Emma ha già gli occhi lucidi per lo spavento perché nessun uomo le ha mai parlato così tanto profondamente e fa tutto un po’ paura.
“Ti ho invitata a cena con la speranza che tu capissi quanto fossi perfetto – continua Liam – Ma poi ho capito che non serviva a niente. Tu non vuoi la perfezione, vuoi qualcuno di giusto, di adatto, che è diverso. Hai gli occhi tristi, Emma, gli occhi di chi si sta arrendendo, di chi subisce troppo senza capirne il motivo – lui sorride e lei piange – Hai lo sguardo che dice un sacco di cose mentre la tua bocca tace. Hai idea di quanto questo mi abbia fatto sentire idiota?”
Fa ancora un passo avanti, il 23 scritto sullo stomaco e il sorriso genuino.
“Ti ho sottovalutata, sai? – riprende – Ti ho considerato la perfezione, una donna che non ha bisogno di niente se non di sé stessa. Poi mi hai detto quelle cose, l’altra sera, e da lì ho capito che non ho bisogno di fingere di stare sempre bene per stare con te. E neanche tu”
Ed è un po’ come se qualcuno l’avesse aperta e avesse iniziato a leggerla partendo dalla prima riga. Emma singhiozza rumorosamente e ride con Liam della sua condizione.
“Nessun ragazzo mi aveva mai fatta piangere” borbotta, non sapendo bene cosa dire.
Liam ride a fa l’ultimo passo decisivo verso di lei: “C’è sempre una prima volta, no?”
La ragazza annuisce e lui le mette le mani sul volto, avvicinandosi quel tanto che basta per respirare l'unocontro l'altra.
“Adoro la tua maglietta” è il sussurro di Emma, prima del primo bacio.
E chi ha detto che per stare bene bisogna sorridere per forza?
Emma pensa, adesso, che è molto meglio aggrapparsi a Liam Payne.


 













Non ho molto da dire, in qualche modo doveva finire così.
Spero, nonostante tutto, che vi sia piaciuto. Ci ho messo il cuore.
Ci vediamo all'epilogo!
Grazie di cuore a voi, che siete sempre troppo pazienti per una come me :)
Fatemi sapere!
Alla prossima,
Caterina






 
  
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