Era calata la notte a Londra e i colpi nemici non volevano cessare. Ormai la gente era scappata lasciando solo l'esercito Inglese a combattere contro il nemico. 
Ormai Londra non era più come tutti se la immaginavano: i palazzi non c'erano più, lasciando posto a enormi cumoli di cemento e ferro, sangue sparso per tutte le strade, negozi  barricati con delle lastre di ferro, usati come rifiguo. ''Che fine ha fatto il Dottore?'' ormai questa era l'unica cose che i soldati si chiedevano. Già, il Dottore, la loro unica fonte di salvezza contro i Dalek. 
Ed è proprio dentro a uno dei tanti negozi di vestiti che Sherlock e John stavano organizzando la loro battaglia. 
<< Comandante! >> uno dei tanti soldati fece capolino davanti agli occhi di John << che facciamo? >> 
Il sottotenente Sherlock si gurdò intorno e, con le mani congiunte sopra la bocca, guardò il suo comandante. Intanto il rumore della pioggia che cadeva dal soffitto e toccava il ferro del pavimento faceva intuire che fuori era appena scoppiato un temporale diverso dal solito. 
<< Dovremo fare come sempre, d'altronde. Ah, Sherlock, sta zitto! >> Sherlock chiude la bocca che aveva aperto per parlare. << Sono io il comandante, non mi serve un tuo ragionamente per fare questo >> 
Sherlock sospirò e portò le mani congiunte dietro la schiena, mettendosi alla destra del suo comandante. 
Intanto fuori dal negozio si sentivano le poche urla di dolore dei soldati. Così, senza esitazione, John fece segno di prepararsi e al suo 'tre' tutti, compreso Sherlock, aprirono la porta e se andarono, coraggiosi, davanti alla morte che li attendeva. 

Passò un'ora da quando la squadra di John uscì dal negozio, il primo a rientrare fu Richard, giovane soldato Scozzese. Pian piano tutti rietraono, tranne Sherlock. John era disperato, ''e se è caduto?'' ''e se è morto?'' ansia, paura e sopratutto dolore si mescolarono nell'anima del comandante. Tutti avevano paura, ma John si mostrò immediatamente preoccupato.. sopratutto appena ha saputo che Sherlock voleva entare nella squadra.
<< Comandante, io vado a cercare il sottotenente >> una giovane voce maschile ruppe il silenzio che sie era creato. << No! Vado io. Io, IO, ho messo nei guai Sherlock e io vado a riprendere  quella testa calda >> rispose John senza nemmo pensarci.  Non riusciva appena a crederci, che lui, Sherlock Holmes, la mente geniale di Londra, non era rientrato. 
Strinse i pugni fino a sentire le unghie penetrare nella mano, lasciano scie di sangue che caddero sul pavimento. Nessuno vide e sentì niente, il rumore della pioggia nascondeva tutto... pure l'evidente paura che il loro comandante stava provando. Da quanto tempo non sentira una sensazione simile? Forse dalla finta morte di Sherlock, ma questa sensazione va oltre alle aspettive di John.  ''Dove sei, Sherlock?'' la voce tremolante della sua coscienza rimbombava nella sua mente, come se quella frase le lacerasse l'anima.