Quel giorno Roxas e Xion erano in
ricognizione in un nuovo
mondo. Era una città notturna, con tanti palazzi e case in
stile vittoriano. Si
trovavano nel Primo Distretto, costituito principalmente da una piazza,
i cui
colori dominanti erano il rosso e il marrone, con alcuni lampioni, un
ristorantino e due portoni che portavano in altre zone della
città. Da una
scalinata si raggiungevano i due negozietti del Primo Distretto: quello
di
oggetti e quello di accessori. Infine c’era
un’officina, accessibile anche dal
negozio di accessori, e una casetta, con vari tipi di orologi in legno.
In
effetti, non ci
sarebbe stato nulla di
strano, se la città non fosse stata completamente
disabitata. Controllarono,
per sicurezza, anche le poche case accessibili. I mobili erano
impolverati e
c’era odore di chiuso.
Xion sospirò: “Ma chi ci abita in questo mondo?
Perché ci hanno mandati qui, se
non c’è nessuno?”
Era accaduto spesso, rifletté Roxas, che nei mondi da loro
visitati la gente non
andasse spesso in giro, sempre per paura di essere attaccati dagli
Heartless,
ma in questo mondo non c’erano nemmeno quelli.
“C’è troppa calma, perché non
ci sono Heartless?” chiese, più a sé
stesso che
all’amica. Si trovavano nel Terzo Distretto.
“Sarà perché qui non
c’è nessuno, a parte noi, ovviamente”.
Comunque, fecero il loro dovere e seguirono le istruzioni, esaminando
la Città:
c’erano in tutto tre distretti, e una stradina sul retro di
un albergo del
Secondo Distretto, ovviamente vuoto. Una caverna nel sistema fognario
portava a
una casetta completamente vuota e buia, su una superficie circondata da
acqua,
all’interno di un grande spazio chiuso simile a un laghetto.
Un’uscita
conduceva al Terzo Distretto, raggiungibile anche dal Primo e dal
Secondo
Distretto. “Pare
che questo mondo sia il
luogo dove finiscono le persone il cui mondo è stato
distrutto” rivelò Xion
infine.
“Te l’ha detto Saix?”
“No, io… mi sembra di esserci già
stata, ecco!”
Rimasero in silenzio per un po’.
Com’era
possibile, se era la prima volta che visitavano quel mondo? E
probabilmente
l’ultima, aveva detto Saix…
“Be’, Saix ci ha detto di esaminare quanti
più posti possibili, e noi l’abbiamo
fatto. E qui non c’è nessuno.
Andiamocene”.
Xion esitò, poi parve illuminarsi. “Torniamo
un’ultima volta al Primo
Distretto… Voglio controllare una cosa”.
“Va bene, ma perch…”
“Di là” lo interruppe Xion, indicando il
portone più alto, sotto una grande
scritta: “Il Primo Distretto”.
Aprirono il portone, attraversarono un vicolo d’intermezzo e ne aprirono un altro.
Entrarono.
C’era un’aria strana. Un venticello prima assente e
la luce di un lampione che
si spegneva in intervalli di qualche attimo davano alla piazza vuota
un’atmosfera leggermente inquietante. Poi un rumore
fortissimo invase la quiete
e tutto tremò. Si aspettava un Heartless gigante, invece
davanti loro
c’era un individuo incappucciato. Più o
meno della sua statura, era vestito come i membri
dell’Organizzazione con
l’unica differenza che aveva delle fiamme viola sulle
estremità delle maniche e
alla base del soprabito nero. Era comparso al botto, uscendo da un
corridoio
oscuro. Alzò
il capo. Al posto degli
occhi, sotto il cappuccio c’erano solo due scintillati punti
rossi. “Eh!?”
esclamò Roxas avvicinandosi di pochi
centimetri.
“Chi sei tu? Che cosa vuoi?” urlò Xion.
Aloni di oscurità viaggiavano come
folate di vento attorno all’essere. Questo
sparì all’improvviso e ricomparve
dietro di loro. Evocò una sorta di spada nera, e la
puntò contro Roxas. Il
ragazzo evocò il keyblade. Iniziarono a combattere. Il
nemico era velocissimo,
poteva sparire e riapparire in un altro punto. Ma non attaccava
più di tanto
fisicamente. Si limitava a spedire raggi rosso fuoco contro Roxas. Poi, improvvisamente, gli
si materializzò
davanti. Solo in quel momento Roxas si accorse che Xion era scomparsa.
Fece
appena a tempo a girare la testa per cercarla che dall’essere
con gli occhi
rossi partì una violentissima raffica di vento; questa
spedì Roxas contro la
nuda parete accanto al ristorante… sarebbe andato a
sbattere…
Si risveglio su un letto di in una stanza dell’alberghetto. Accanto a lui era seduta… “Xion!” disse e alzò la schiena di scatto. “Non sei scomparsa! Che sollievo… avevo paura che…”
“Ssh! Non agitarti e stai tranquillo” disse la ragazza rifacendolo stendere. In piedi, appoggiato al tavolo della stanza, c’era un ragazzo trasandato, magro, con una camicia bianca senza maniche e dei pantaloni scuri, con una ribelle chioma bionda.
“Ciao”, disse con fare amichevole. “Il mio nome è Joshua”.