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Autore: Sprjng    10/03/2014    18 recensioni
"Che succede?"
"Mi hanno visto, Ash." disse, singhiozzando.
"Chi ti ha visto?" chiesi confusa.
[...]
"Tranquilla, sistemerò tutto."
-
"Devo dirti una cosa importante."
"Non mi interessa, devo andare dalla mia famiglia."
"Ashley, quella non è la tua vera famiglia."
-
Alcune esperienze ti portano a chiuderti in te stessa. E innalzi muri insormontabili, obbligando le persone a restarne fuori.
Ma lui voleva entrare. Avrei dovuto permettergli di distruggere la barriera che ci divideva?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun mod
o.'

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Prologue.


 

"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana."

"Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai."

"Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio."

"Se questo è errore e mi sarà provato io non ho mai scritto e nessuno ha mai amato."

 

Il suono della campanella interruppe la voce della signorina Martin, la quale stava leggendo una delle mie citazioni preferite. Se la letteratura non mi era mai piaciuta, era solo perchè non avevo mai avuto una signorina Martin a raccontarmela.  

Amava il suo lavoro e riusciva a trasmettere la sua passione agli studenti. Persino a me, che di libri, non ne avevo mai voluto sapere niente.

La giovane professoressa posò delicatamente gli occhiali sulla cattedra, seguiti dal libro che ci stava leggendo. "Ci vediamo domani." disse sorridendo.

Recuperai il cellulare dal sottobanco e poi presi lo zaino nero, il quale era stato chiuso per tutte e sei le ore. Non era mia abitudine portare i libri a scuola. E se succedeva, erano quelli sbagliati.

L'unica lezione a cui prestavo attenzione, era quella della signorina Martin. Che ammetto, era coinvolgente.

Spostai la sedia indietro, facendola scontrare contro il muro. La mattina ero una della prime ad entrare in classe, solo per poter riuscire a sedermi nell'ultima fila. Mi alzai e attraversai velocemente la classe.

"Arrivederci Stewart." disse la professoressa, in tono ironico. Voleva che ogni studente la salutasse. Diceva che era educazione. Ed io, delle sue regole, me ne ero sempre fregata.

Molte volte le avevo risposto di andare al diavolo. Ma dopo me ne ero pentita, perchè lei credeva nel suo lavoro, ed era una persona da ammirare. E poi, mi faceva pena.

"Arrivederci signorina Martin." le risposi quindi.

 

Appena uscii dovetti assottigliare gli occhi a causa della luce accecante. La cosa stupefacente di Long Beach era che nonostante fosse inverno, il sole era alto in cielo.

Io non sapevo neanche cosa fosse l'inverno. Non avevo mai indossato un maglione e non avevo mai acceso il fuoco per riscaldarmi.

Si sa che la California non conosce il freddo e penserete che questo sia meraviglioso, ma non lo è. Perlomeno per me.

Desideravo da sempre di poter passare la sera di Natale avvolta in una calda coperta a bere la cioccolata calda, mentre fuori nevicava e il salotto era invaso dal calore del camino acceso.

Ma ovviamente questa restava una fantasia. Era Febbraio e l'unica cosa da cui ero avvolta, era una maglietta e un paio di shorts di jeans.

Legai i miei capelli neri in una coda disordinata e per tenere indietro dei ciuffi ribelli, li fermai con una bandana rossa.

Misi le cuffie nelle orecchie e dopo aver indossato anche gli occhiali da sole, mi incamminai verso casa.

Era una bellissima giornata, come sempre. Alla mia destra i bar erano tutti affollati e vista la fame che avevo, mi voltai a sinistra, dove l'oceano si estendeva infinito.

Gli studenti erano già sulla spiaggia. Alcuni non avevano fatto in tempo ad uscire da scuola, che si erano già tuffati in acqua.

Improvvisamente due mani mi circondarono il bacino. Trattenni un urlo solo perchè lo riconobbi in tempo, l'idiota. Mi superò ed iniziò a ridere, vista la mia reazione.

Per lo spavento il cuore mi era salito in gola e adesso batteva fortissimo. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.

C'era d'avere paura sul serio a volte. Non era raro che qualcuno ti aggredisse a Long Beach.

Magari non alle due del pomeriggio, davanti a tutti. Ma succedeva e si trattava quasi sempre di ragazzini abbandonati a se stessi.

"Ash, hai una brutta cera." disse Zayn, prendendomi in giro. Probabilmente ero sbiancata.

"Tu no, sembri un Pakistano." dissi, riferendomi al suo carnato olivastro e alla sua effettiva provenienza.

Guardandolo meglio, sembrava anche un rapper. Indossava un capellino con la visiera all'incontrario, una canottiera larga e un paio di pantaloncini da basket. Inoltre, aveva più tatuaggi sulle braccia di quanti ne avessi io in tutto il corpo.

"Dove sei andato conciato in questo modo?" chiesi, con fare investigativo.

Zayn aveva due anni più di me, quindi diciannove. Era bocciato e frequentava la quinta del mio stesso liceo, quello artistico. Sapevo che quella mattina aveva saltato scuola e adesso volevo saperne il motivo.

"In giro." disse, voltandosi e riprendendo a camminare. Lo seguii. "In giro, dove? Con chi?" chiesi.

"Mamma, smettila di farmi tutte queste domande." disse, sforzando una risata. Afferrai il suo avambraccio, stringendo tanto la presa da lasciargli il segno delle unghie sulla pelle.

"Guarda Zayn che se ti stai mettendo di nuovo nei guai, non ti aiuterò ad uscirne." dissi, cercando di essere convincente.

L'ironia si spense nel suo sguardo, il quale si fece più serio. Si divincolò dalla mia presa e poi fece un passo in avanti.

"Voglio che dimentichi quello che è successo." disse. "Non posso." risposi. "E' importante che tu ne stia fuori Ash, altrimenti non posso tenerti al sicuro." disse, ammorbidendo lo sguardo.

"Prima pensa a tenere al sicuro il tuo culo." dissi. Sorrise.

Per quanto potesse farmi innervosire, non c'era miglior rimedio di un suo sorriso per farmi dimenticare i problemi.

Avvolse le mie spalle con il braccio e mi strinse a se, ricominciando a camminare.

 

"Sono a casa." urlai, gettando a terra lo zaino e posando le chiavi sul mobile di fianco alla porta. "In cucina, tesoro." rispose mia madre.

Mi affacciai nella stanza e la trovai intenta a stendere della pasta. Entrai e dopo averle sporcato la guancia di farina, risi.

"Che combini?" le chiesi divertita. Lei si pulì il viso e poi sospirò. "Sto provando a fare le lasagne, sono un piatto italiano." disse.

Mia madre era una vera cuoca. Amava riprodurre ricette provenienti da ogni parte del mondo.

"Ti ho lasciato qualcosa nel microonde, devi solo accenderlo." disse. Eseguii i suoi ordini e poi mi sedetti ad osservarla.

I miei genitori non erano molto giovani, anzi, entrambi giravano attorno ai sessanta.

Erano molto dolci e comprensivi con me, forse anche troppo. Erano due persone meravigliose e molto religiose.

Mi chiedevo cosa avessero fatto di male per meritare una figlia come me. Ero rispettosa nei loro confronti e li amavo molto. Ma crescendo gli avevo dato innumerevoli dispiaceri.

Come quando feci il mio primo tatuaggio, di nascosto. Da quel momento mi diedero il permesso di farne quanti ne volevo, a condizione che li informassi. Ecco perchè adesso la mia pelle ne era ricoperta.

Oppure quando scoprirono che fumavo. Mi madre si mise a piangere, era convinta che sarei morta di cancro nel giro di pochi mesi. Ma col tempo avevano imparato ad accettarmi e la convivenza procedeva alla grande.

Finii di scaldare il mio pranzo e poi lo andai a mangiare in camera mia.

Qualche minuto dopo, mi arrivò un messaggio da Zayn.

 

Ash, ti prego. Dimentica quella storia. Ti ho fatto una promesso e ho intenzione di mantenerla. 
- Zayn

 

sei mesi prima.


"Sono tornata." dissi, lasciando cadere lo zaino in un angolo. Nessuno mi rispose, ma mia madre si affacciò dalla cucina, scura in volto.

"Che succede?" le chiesi preoccupata. "Zayn è in camera tua." disse.

Quell'idiota non si era presentato a scuola neanche quella mattina, mi avrebbe sentita. Guardai le scale, intenta a salirle. Ma lo sguardo di mia madre era angosciato.

"Va tutto bene?" le chiesi. Lei scosse la testa. "Non credo. Sono venti minuti che piange." disse, facendo un cenno con la testa al piano di sopra.

Dopo pochi secondi avevo già raggiunto la mia porta. L'avevo spalancata e con lo sguardo terrorizzato, lo avevo cercato.

Avevo visto piangere Zayn solo una volta. Al funerale di sua madre. Se stava piangendo, doveva esserci un motivo davvero grave.

Lo vidi rannicchiato a terra, di fianco al mio letto. Le ginocchia aperte e il viso in mezzo alle mani.

"Zayn." dissi impaurita. Lo raggiunsi e mi chinai alla sua altezza. Presi il suo viso tra le mani e gli asciugai le lacrime.

"Che succede?" chiesi, sperando che non fosse poi così grave. "Mi hanno visto, Ash." disse, singhiozzando. "Chi ti ha visto?" chiesi confusa. "Mi hanno visto mentre spacciavo."

Le mie mani caddero dal suo viso e il mio corpo si ritrasse istintivamente indietro. Non ero turbata dal fatto che lo avessero visto, ma dal fatto che spacciasse.

Ero arrabbiata. Non avevo idea di quello che stava succedendo nella vita del mio miglior amico, perchè lui non me ne aveva mai parlato. Mi sedetti a terra, ma lontano da lui. In quel momento la sua presenza mi turbava e basta.

"Raccontami." dissi, con un tono distaccato. "Ash.." iniziò lui. "Smettila di piagnucolare come una ragazzina e raccontami tutto, Zayn." gli ordinai.

Sospirò e dopo essersi asciugato le lacrime, si decise a parlare.

"Da quando è morta mia madre, la mia famiglia è caduta a pezzi. Le mie sorelle più grandi se ne sono andate. Hanno scelto una vita migliore, lasciando me e nostra sorella minore qui." disse.

Sapevo quanto tutta la famiglia aveva risentito della morte di Trisha. Era stato un duro colpo per tutti.

"Conosci mio padre. Sai che è stato un alcolizzato. Sai che ci ha maltrattati tutti. Sai che si drogava. Mamma lo aveva convinto ad andare in una clinica di disintossicazione. Lo sai, no?" chiese.

Annuii. "Però non sai che da quando è morta lei, lui ha ricominciato." disse. Lo guardai e lessi nel suo sguardo un grosso dolore. "Zayn, dovevi dirmelo." lo rimproverai.

"E cosa avrei ottenuto?" chiese, innervosendosi. "Io non ti avrei lasciato da solo. Saresti potuto venire a vivere qui. Tu e tua sorella. Vi avrei tenuti al sicuro da lui, lo sai." dissi.

Abbassò lo sguardo. "Continua." lo incitai. "Lui non lavora e.. qualcuno dovrà pure portare qualcosa da mangiare in tavola, no?" disse. "Zayn.." Avevo capito. Poteva anche smettere di parlare.

"Le persone a capo di questi giri tengono d'occhio la situazione. Sapevano che mi trovavo in difficoltà e mi hanno chiesto di lavorare per loro." mi spiegò.

"Spacciare droga non significa lavorare!" dissi, alzando la voce. Il suo sguardo divenne fulmineo, ma non mi importava.

"Potevi chiederli a me i soldi. Come hai potuto cacciarti in un guaio simile?" chiesi arrabbiata.

"Avevo paura, ok? Non sapevo cosa fare, mi hanno promesso dei soldi che ho sempre intascato e mia sorella mangia ogni giorno." disse. I miei occhi si inumidirono, fino a riempirsi di lacrime.

Io non avevo amici. L'unica persona che contava, oltre ai miei genitori, era lui. Senza Zayn ero persa. La sua vita era infernale e io mi sentivo maledettamente impotente. Soprattutto perchè non ne ero a conoscenza.

Quelle persone erano spietate. Potevano fargli del male o anche peggio. "E chi ti ha visto?" chiesi, con voce tremante. "Matt e Sara." disse.

Erano degli studenti che frequentavano il nostro liceo. Lui era il ragazzo più egocentrico dell'istituto e lei la più arpia. Trovavano gusto nel mettere in difficoltà le persone e ogni scusa era buona per mettere in evidenza la loro superiorità.

"Mi hanno fatto un video. Ho paura che vogliano farlo vedere alla polizia." disse.

"Zayn." piagnucolai, portandomi una mano alla bocca. "Tranquilla, sistemerò tutto." disse. Tranquilla? Come potevo stare tranquilla quando il mio miglior amico rischiava di finire in carcere?

Non potevano ricattare Zayn, non glielo avrei permesso. Fu così che nei guai ci finii anche io.


Lo spero. 

Ash x
 

Inviai il messaggio e mi distesi sul letto.

Speravo con tutto il cuore che Zayn fosse realmente uscito da quel circolo vizioso. Lui me lo aveva promesso e io lo vedevo davvero motivato, credevo in lui.

Ma non potevo occuparmi della faccenda da vicino, lui voleva che stessi alla larga da quelle persone. Perciò non avevo la certezza che ne fosse fuori.

In ogni caso, aveva trovato un lavoro onesto. Giù alla spiaggia cercavano un bagnino e nessun colore donava a Zayn come il rosso.

A quel pensiero ricordai che sarebbe venuto a prendermi dopo poco. Cercai la forza di alzarmi dal letto e quando la trovai, corsi in bagno a mettere il costume.

Il suono del clacson mi fece sussultare. Mi affacciai alla finestra e vidi Zayn che mi faceva segno di scendere.

Presi la borsa e corsi giù per le scale. "C'è un terremoto?" chiese mia madre, dalla cucina. Risi e la raggiunsi.

"Vado alla spiaggia." le annunciai, dopo averle baciato una guancia. "Studiare mai, eh?" chiese seccata. Io la guardai divertita e la liquidai con un semplice "pff".



Il lato positivo di essere la miglior amica del bagnino? Posto sotto l'ombrellone più grande, bar a due passi e bagnini a petto nudo davanti gli occhi.

"Come stai, bellissima?" Abbassai i grossi occhiali da sole per riuscire a vedere con chiarezza l'individuo da cui erano appena uscite quelle parole.

"Hai tre secondi per sparire dalla mia vista." sibilai seccata. Il ragazzo sorrise e si avvicinò, allungando una mano.

"Azzardati ad appoggiare quella mano sulla mia gamba e giuro che te la faccio mangiare." lo minacciai, iniziando ad arrabbiarmi.

"Siamo di cattivo umore, bellezza?" chiese, sghignazzando. "Aidan, il cattivo umore me lo fai venire tu." dissi, desiderando che si polverizzasse.

"Esci con me." disse, guardandomi in modo seducente. O almeno ci provò. "No, tu esci. Esci dal mio spazio." dissi. "Vedi questa aria?" chiesi, iniziando a gesticolare.

"E' il mio spazio, esci." dissi. Lui rise di gusto. "Aidan, lasciala stare." lo rimproverò Zayn, guardandolo con aria scocciata.

Ogni giorno era la stessa storia. Aidan lavorava con Zayn e tutto quello che faceva a lavoro, era cercare di convincermi ad uscire con lui. Sbuffò divertito.

"Tanto ci riprovo domani." disse, facendomi l'occhiolino. "Ricorda, questo è il mio spazio." dissi, indicando l'aria attorno a me. Rise e si allontanò.

Feci per riprendere a leggere una rivista, quando a pochi metri da noi, vidi Matt e Sara. Mi fermai a guardarli, non li vedevo da molto.

Quando Matt incrociò il mio sguardo, mi sentii minacciata. Sapevo che non ci avrebbe mai perdonati per quello che gli avevamo fatto e avevo l'impressione che stesse solo aspettando il momento giusto per vendicarsi.



"Zayn, non sono sicura che sia una buona idea." dissi incerta. "Non sei obbligata ad aiutarmi. Anzi, se ne resti fuori è meglio." disse, attraversando il vialetto della casa.

La musica era molto forte ed invadeva tutto il quartiere. C'erano persone ovunque. Ballavano, bevevano, si divertivano. Infondo era una festa. "Non ti lascio solo." dissi, quando varcammo la porta.

All'interno c'era molta confusione. La casa era invasa da adolescenti e fumo di sigarette. Zayn mi prese per mano e mi guidò in mezzo alla gente.

Il giorno prima gli avevo promesso che l'avrei aiutato con Matt e Sara e adesso lo stavo facendo. Dovevamo trovarli e, in qualche modo, recuperare il video che avevano fatto a Zayn.

"Credo di averli visti." disse Zayn, aumentando il passo. E li vidi anche io. Erano in un angolo e ballavano, scambiandosi qualche bacio.

"Cos'hai intenzione di fare?" chiesi. "Ho delle pasticche, e.." iniziò. "No, Zayn. Non li drogherai." dissi furiosa.

Mi tappò la bocca, impaurito dal fatto che qualcuno avesse potuto sentirmi. "Non staranno male. E' roba leggera." disse.

"Non mi interessa." mi opposi. "Senti, ho bisogno di quel cellulare e non finirò in carcere perchè tu vuoi fare la brava ragazza." disse.

Lo guardai attentamente e valutai la situazione. Ricordavo bene tutte le prese in giro che avevo subito da piccola per colpa di Sara. O della vergogna che avevo provato, quando Matt aveva detto a tutti che ero brutta, che ero grassa.

Così raggiunsi il tavolo del buffet e senza indugiare, presi due bicchieri e li riempii di alcol. Tornai da Zayn e gli ordinai di metterci quelle maledette pasticche.

"E adesso?" chiesi. Zayn si guardò intorno. "Steve, amico!" disse, dando una pacca sulla spalla ad un ragazzo che stava passando di li.

"Ehi, Zayn." disse questo, voltandosi e sorridendo. "Me lo faresti un favore?" gli chiese. "Certo." rispose Steve, sorridente. "Porteresti da bere a Matt e la sua ragazza?" gli chiese Zayn.

"Certo." disse, prendendo i bicchieri in mano. Zayn guardò attentamente tutta la scena. Aspettò che bevessero e dopo dieci minuti, la sostanza aveva già fatto effetto.

Credevo che si sarebbero sentiti male, invece presero a ridere e a barcollare in qua e in la. Zayn non perse tempo e li raggiunse. Mise una mano nella tasca dei jeans di Matt e recuperò il telefono.

Io ero lontana e non riuscii a sentire cosa Matt gli stesse dicendo, ma non sembrava turbato, continuava a ridere.

Vidi Zayn muovere velocemente le dita sul display e quando il suo viso assunse un'espressione sollevata, capii che aveva cancellato il video.



 

Salve a tutte,

Questa è la mia nuova storia e spero che vi piacerà almeno la metà di quanto piace a me.

I primi capitoli non saranno felicissimi, ma ci tengo a precisare che la storia non tratta solo di droga e di argomenti drammatici. O perlomeno sono più concentrati all'inizio.

Fatemi sapere se il primo capitolo vi ispira o meno 

*Probabilmente cambierò nome da FaithAllysonCooper a Sprjng, quindi se non riuscirete a trovarmi, digitate il nome della storia.*

 

Un bacio,

Michi x

 

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