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Autore: Non ti scordar di me    11/03/2014    2 recensioni
Premetto che l'ho scritta di getto, perchè mi era venuta l'ispirazione. :3
I pensieri di Damon, risuonano in questa fanfiction, in cui sono passati cinquant'anni dalla sconfitta di Ethan. Al ritorno Damon deve fare i conti con il passato ed accettare una dura verità: il suo Pettirosso, non è più tanto piccolo e ha imparato a volare da solo.
Aspetto le vostre opinioni.
Baci :-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Il demone e l’angelo
 

Guardare e non toccare.
Sentire e non rispondere.
Morire e continuare a vivere.
Vivere e sentire un pezzo della tua anima morire.
Anima morta e una vita da condurre.
 
Come si sentiva in quel momento Damon Salvatore. Mai sentito così.
Non provava certe sensazioni da secoli e non voleva risvegliarle.
Erano passati cinquant’anni da quando avevano sconfitto Ethan e la sua idea di far resuscitare Klaus.
Erano passati cinquant’anni da quando aveva gettato la spugna con lei.
Erano passati cinquant’anni da quando doveva sopportare quella tortura, che lo stava uccidendo giorno dopo giorno, senza lasciargli scampo.
Erano passati cinquant’anni da quando l’allegra combriccola si era dimenticata di lui, ma in realtà lui li osservava, la osservava.
Erano passati cinquant’anni da quando lui si era reso conto di essere solo un ricordo nella sua mente.
Erano, solamente, passati cinquant’anni da quando il suo Pettirosso si era dimenticato di lui. Il suo Pettirosso si era rifatta una vita e si era dimenticata di lui.
Il suo Pettirosso, che non era mai stato suo era cresciuto e aveva imparato a volere senza di lui.
Non si aspettava una cosa simile da lei, di sicuro non poteva pensare di rimanere per sempre nei suoi pensieri.
Eppure, Damon lo sperava in fondo. Sperava che Bonnie rimanesse sempre l’eterea fanciulla di cui lui si era innamorato, ma era tardi.
Se n’era reso conto troppo tardi.
Erano passati cinquant’anni dalla sua lontananza. Al suo ritorno tutto si aspettava,
si aspettava che suo fratello fosse morto, magari ucciso da qualche animale alla riscossa;
si aspettava che Elena fosse risuscita una decina di volta;
si aspettava che Mutt fosse morto di vecchiaia e che finalmente la Terra aveva un’idiota in meno a cui badare;
si aspettava che Miss Inquietudine fosse diventata meno stramba con gli anni;
si aspettava di tutto…ma non si aspettava che il suo Pettirosso si fosse fidanzata con qualcuno.
Lei non doveva fidanzarsi.
Lei non doveva lasciarlo.
Lei non doveva rifarsi una vita.
Era egoista da parte sua. Lo sapeva e ne era consapevole. Lui era egoista, maleducato, masochista, vampiro sanguinario, spietato assassino e anche tremendamente innamorato di quell’essere delizioso e tentatore.
L’ Uccellino lo tentava e non se ne rendeva conto. Appena scoperto che si era fidanzata, il suo primo impulso era stato di andare da quell’essere ripugnante e massacrarlo fino alla morte, poi ci rifletté e capì che non era l’idea migliore.
Si era limitato a vegliare su di lei e a pregare in tutte le lingue del mondo che quell’essere ripugnante non le faccia del male.
La vegliava sempre e costantemente, non aveva altro da fare. E lo tentava.
Bonnie lo tentava.
Lo tentava con i suoi boccoli al vento.
Lo tentava con il suo sorriso.
Lo tentava quando rideva, la sua risata cristallina.
Lo tentava, anche, quando studiava. Si stava diplomando per la decima volta e ancora non riusciva a comprendere la trigonometria.
Lo tentava quando mangiava qualcosa, anche la cosa più insignificante.
Lo tentava quando faceva anche la cosa più banale che lei decidesse di fare.
 
Bonnie era un angelo, per lui. Ma non un angelo, paragonabile ad Elena.
La sua Streghetta aveva un fascino smagliante che ti incantava. Una bellezza pura e genuina.
Così genuina che non sembrava reale.
Aveva una voce calma e incantatrice. Quando parlava eri incantato, non riuscivi più a connettere il cervello alla bocca.
 
E come ogni favola che si rispetti, un angelo non può amare un demone.
Un angelo era una creatura sublime e doveva amare un altro angelo.
Un angelo non poteva innamorarsi di un demone.
Allora, perché il suo Pettirosso si era innamorata di lui?
Come aveva fatto? Lui non era un angelo e tutti lo sapevano, ma a lei tutto scivolava addosso.
Lei ignorava tutto.
Lei ignorava tutti.
Lei ignorava tutto ciò che la gente diceva sul suo conto.
Lei si faceva scivolare tutto quanto addosso.
La sua ingenuità era paragonabile a quella di una bambina.
Ma lei non era più la sua bambina;
lei non doveva più essere protetta;
lei non voleva più il suo affetto che poteva dargli;
lei non voleva più l’amore che lui poteva trasmetterle.
L’aveva ferite troppe volte. E si sapeva…
La prima pugnalata e si rialzava.
La seconda pugnalata e si rialzava.
La terza pugnalata e si rialzava.
La quarta pugnalata e si sentiva stanca.
La quinta pugnalata e Bonnie non aveva più retto.
Aveva preferito voltare pagina e aveva preferito dimenticarsi di lui.
Chi poteva dimenticarsi di lui? Tutti.
Tutti, vorrebbero dimenticarsi di lui; ma alla fine pochi riuscivano in un’impresa del genere.
Tra quelle poche persone rientrava lei.
Quel tenero Uccellino…
L’aveva lasciata piccola e indifesa e se la guardava ora ne era fiero e orgoglioso.
Lui l’aveva trasformata nella donna che era ora.
Se lei era quella donna, lo doveva a lui.
Solo a lui. Non a quell’essere che lei tanto amava.
 
E come ogni favola, se c’era l’eroina della situazione c’era anche il cattivo.
Era sempre Damon Salvatore il cattivo della situazione.
Lui uccideva e non provava rimorso.
Poteva assistere alla morte di suo fratello e non batteva ciglio.
Poteva assistere alla morte di Elena e non batteva ciglio.
Poteva assistere alla morte di tutti la combriccola.
Chiunque li volesse sterminare, lui lo avrebbe rintracciato a forse gli avrebbe dato, pure, una mano.
Ma non poteva assistere a due cose:
Non poteva assistere alla morte di sua madre.
Lui l’aveva vissuta nel ‘500, ma non voleva riviverla.
Se fosse stato per lui, avrebbe già ucciso quella creaturina che aveva portato sua madre alla morte.
Se fosse stato per Bonnie e per la sua comprensione, avrebbe già ucciso Stefan.
Non poteva assistere alla morte di Bonnie.
Damon Salvatore avrebbe torturato e ucciso chiunque voleva uccidere il suo Pettirosso.
Lo poteva assicurare.
E poteva assicurare che non poteva sopportare la sua morte.
Damon Salvatore era sempre lo stronzo di turno, colui che portava solamente morte e distruzione.
Peggio di un demone.
Il nome Damon, ai suoi tempi, era di cattivo auspicio. E forse avevano ragione.
Lui era un maledetto.
Un anima persa.
Una persona senza speranze.
Il nome Damon non gli aveva di certo portato fortuna.
Aveva un qualcosa di demoniaco. Qualcosa che veniva maledetto.
E lui era maledetto.
La sua natura era quella di uccidere. Di uccidere per vivere.
Damon, però, non si odiava.
Damon si accettava e non aveva mai rinnegato la sua natura.
Un demone. Un demone che meritava solo la morte, pronta e accogliente.
 
Un Angelo e un Demone non potevano amarsi.
Non era qualcosa di naturale.
Ma era successo.
Tra loro era successo l’impensabile.
Peccato che Damon non se n’era accorto prima.
Scambiava l’amore per l’affetto.
E Bonnie non l’aveva aspettato.
Era nata come angelo, ma non poteva rimanerlo restando con lui.
Se realmente, si fosse reso conto prima di amarla avrebbe forse commesso uno dei più grandi peccati da lui mai compiuti.
Il peccato che gli avrebbe assicurato un posto negli Inferi.
Avrebbe macchiato la purezza di Bonnie.
Avrebbe tolto un Angelo dalla sua vita.
Avrebbe sterminato la sua Bonnie.
L’avrebbe cambiata e lei era disposta a cambiare per amor suo.
Se cambiava, non rimaneva il suo Pettirosso.
L’avrebbe cambiata in peggio.
Avrebbe trascinato un Angelo negli Inferi, tarpandogli le ali.
E non era quello il suo obbiettivo.
Damon non voleva tarparle le ali.
Lui voleva osservarla volare, per sempre.
E di tempo ne aveva. L’eternità era un tempo lungo e interminabile.
Si era chiesto, se tra l’Inferno e il Paradiso ci fosse una via di mezzo.
Magari lui e il suo Pettirosso potevano incontrarsi a metà strada.
Quando un Angelo si innamorava di un Demone,
il Paradiso si univa all’inferno
creando un limbo immaginario,
in cui i due innamorati stavano in pace con sé stessi.
 
Ma ormai era troppo tardi.
Lei si era innamorata.
E non di lui.
Bonnie aveva spiccato il volo
E Damon osservava soddisfatto.
Il Pettirosso aveva aperto gli occhi,
si era resa conto che la felicità andava cercato altrove.
Quella felicità non era lui, molto probabilmente.
Ci ho rinunciato. Lei è fidanzata. Pensò amaramente Damon, appollaiato sul ramo di un albero, spiando la Streghetta.
Si trasformò in corvo e volò il più lontano possibile da lì.
 
Non riuscirò mai a dimenticarmi di lui, pensò Bonnie affacciandosi alla finestra.
Sperava di poter trovare sul ramo dell’albero un corvo.
Ma quel corvo era già lontano, ma sarebbe ritornato presto.
La loro storia non poteva finire così.
Non doveva finire così.
 
 
 
 
 
 

Angolo della pazza: Questa OS è veramente brutta .-. Lo so, è un obbrobrio.
Damon credo sia troppo OOC. Bonnie mi sembra troppo non lei. E non so se forse l’ho resa troppo sdolcinata. Vi chiederete perché l’ho pubblicata? Perché ci tenevo molto. Mi piaceva.
Ora il giudizio finale spetta a voi. Ci dovrebbe essere un seguito, ma non ne sono sicura.
Sono ben accetti consigli e critiche, purché siano sensate. Aspetto le vostre opinioni.
Storia dedicata alla mia migliore amica Serena, che mi sostiene sempre.
Baci :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

 
 
  
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