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Autore: Blacky98    14/03/2014    4 recensioni
Ciao a tutti:)
Come hanno vissuto, i fratelli Pevensie, quell'anno, prima di ritornare a Narnia? Sicuramente ripensando alle avventure trascorse e con molta nostalgia, ma stando uniti si superano le difficoltà meglio... E capiranno che la magia di Narnia è proprio quella di farti apprezzare di più la vita di ogni giorno. Ambientato tra il primo e secondo film...
( 8a classificata al "Frasette Ganze Contest" di Princess L _ )
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Nick: Blacky98 (sia Forum che EFP)
Titolo: Un nuovo giorno
Frase: "Iniziare un nuovo giorno non è facile, ma bisogna farlo."
Fandom: "Le Cronache di Narnia"  (movieverse)
Personaggi: i  fratelli Pevensie
Rating: verde
Intro: Come hanno vissuto, i fratelli Pevensie, quell'anno, prima di ritornare a Narnia? Sicuramente ripensando alle avventure trascorse e con molta nostalgia, ma stando uniti si superano le difficoltà meglio... E capiranno che la magia di Narnia è proprio quella di farti apprezzare di più la vita di ogni giorno.                                                                           
Questa storia partecipa al " Frasette Ganze Contest" di Princess L


UN NUOVO GIORNO

«Peter, Peter!». La voce riecheggia squillante nei boschi silenziosi; Lucy stava correndo allegramente chiamando il fratello che non ne voleva proprio sapere di uscire dal suo nascondiglio. «Preso!». La bambina saltò sulle spalle del ragazzo biondo accovacciato dietro ad un tronco caduto. I due rotolarono fino ad andare a sbattere contro un albero poco più in là. Stavano ridendo di gusto, quando ad un certo punto un rumore li zittì. Un cerbiatto stava brucando la rada erba del sottobosco tranquillamente e non si era accorto della presenza dei due che, cheti cheti,  lo guardavano con curiosità.

Intanto Susan, malinconica, osservava dalle grandi vetrate Edmund che stava facendo roteare la mazza da cricket come una spada. Il suo sguardo non rendeva giustizia alla sua bellezza né al titolo di regina di Narnia. La giovane sorrise ripensando ai bagni nelle fredde acque dell'Oceano Orientale, si toccò il fianco dove un tempo giaceva la faretra. Il ragazzo, nel prato sottostante, iniziò a lanciare bastoni a cui aveva fatto la punta, cercando di mirare una macchia rossa dipinta  su un tronco.
«Il tè è pronto, chiamate i vostri fratelli ». La giovane fece un cenno d'assenso e scese in giardino; si diresse verso una specie di campana e la suonò.                           
Peter e Lucy sobbalzarono sentendo il rumore in lontananza ; il cerbiatto scappò via velocemente e loro rimasero a guardare il punto in cui qualche secondo prima c'era l'animale. Si misero in cammino seguendo il sentiero ricoperto da foglie dai mille colori e dalle diverse forme, illuminate dai raggi solari che filtravano tra gli alberi. Arrivati al limitar del bosco, si girarono a salutare gli alti fusti fino a quando la voce del fratello più giovane non li destò dai loro pensieri: «Su dai, dobbiamo andare».                                                                                                                                     
Salirono le scale lentamente e varcarono una scura porta. Ad attenderli c'era la sorella che vagava per la stanza irrequieta, ma non appena s'accorse della loro presenza la sua tristezza e agitazione scomparvero per lasciar posto ad un sorriso. Si sedettero attorno al tavolo e iniziarono a conversare. parlarono del più e del meno fino che ad un certo punto sentirono una musica lenta, ma vivace allo stesso tempo. Ma a loro non importava questo, quella melodia gli ricordava cavalcate su verdi prati, battute di caccia, feste sfarzose ma semplici... Con questi pensieri si salutarono e andarono a letto.

Verso mezzanotte un tuono rimbombò nel cielo svegliando la piccola Lucy. Con il cuore in gola per lo spavento si alzò silenziosamente e con sicurezza si diresse verso la sua stanza preferita, dove amava trascorrere molto tempo. Spalancò la porta e trattenne il respiro per non urlare dalla sorpresa: l' armadio magico era sparito, era rimasto solamente il telo che una volta lo ricopriva. Cadde in ginocchio singhiozzando, spegnendo così la candela che teneva in mano; a tentoni cercò i resti della candela, ma dopo un inutile ricerca al chiaro di luna s'arrese. Rimase sul freddo pavimento tenendosi la testa fra le mani, mentre le lacrime continuavano a scendere inesorabilmente dai suoi occhi azzurri.                                                                                                                                          
I suoi fratelli, appena svegliati, s'accorsero della sua sparizione e un po' ingenuamente rastrellarono l'intero giardino della villa, prima di rendersi conto che l'unico posto in  cui poteva trovarsi era quella stanza. Entrarono piano e la trovarono addormentata, avvolta dal telo bianco che faceva risaltare i suoi capelli rossi e le gote rosa.                                                                                                              
Peter la prese in braccio e la cullò dolcemente. La bambina si stiracchiò e squadrò i tre che la stavano fissando. «Tesoro, cos'è successo?» chiese Susan.            
«L'armadio non c'è più!». I tre si voltarono e lo videro al suo posto. «Lucy, guarda. È lì». «Ma quando sono venuta qui stanotte, non c'era. Lo giuro». Susan, dopo aver riflettuto un po', rispose: «Forse è stata la paura di dover rendersi conto che, molto probabilmente, non torneremo più a Narnia; questo ti ha fatto sognare di non  trovarlo più». «E poi» aggiunse il maggiore, «noi non ti siamo d'aiuto se continuiamo a far finta di essere ancora re e regine. Dovremmo tagliare i ponti con il passato e guardare avanti». Edmund, che finora era rimasto in silenzio ad ascoltare, disse: «Anche io mi sento smarrito, ma ogni giorno, quando mi alzo, continuo a ripetermi che sono fortunato. E sai perchè? Perchè ho voi a cui voglio bene. Forse un giorno torneremo o forse no, ma Narnia continuerà a vivere nei nostri ricordi, o no?».                                  
Questa affermazione li fece sorridere e, molto probabilmente, il suo buonsenso e praticità calmò gli animi.
Il giorno dopo partirono per tornare a Londra, a casa. Si voltarono un' ultima volta ad abbracciare con lo sguardo la villa immersa nel verde delle campagne inglesi. Il sole accarezzava con i suoi caldi raggi tutto il paesaggio e sembrava volesse dire che iniziare un nuovo giorno non è facile, ma bisogna farlo.                                                                                                                                                
E quella mattina i fratelli Pevensie iniziarono veramente una nuova avventura, quella della vita quotidiana.

NdA
Ciao a tutti.  Per scrivere questa storia mi sono ispirata a due fotogrammi in particolare: quello in cui si vede Peter chiudere la porta della stanza dell'armadio (primo film) e quello in cui, se non sbaglio, Susan rimprovera i fratelli che ormai non sono più a Narnia e di conseguenza devono smettere di comportarsi come se lo fossero (secondo film). Da queste due scene ho inventato una storia che riprendesse entrambe cercando di  immaginarmi come avrebbero reagito. Peter e Susan sono sempre gli stessi, Lucy invece l'ho descritta come una bambina ancora insicura (è ancora giovane). Edmund potrebbe sembrare un po' OOC, ma l'ho voluto rendere così perchè era soprannominato "Il Giusto" e quindi volevo far trasparire questa sua caratteristica. Sinceramente non sono pienamente soddisfatta nè di come è venuta fuori la storia nè di come ho utilizzato la frasetta ganza, ma non sono riuscita a fare altrimenti. Spero che vi piaccia.

  
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