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Autore: Fluxx    14/03/2014    4 recensioni
“Non funzionerà, è ancora troppo debole. Non possiamo aiutarlo se lui per primo non vuole alzarsi e combattere.” Sentì una prima voce, parlare in arabo.
“E cosa proponi di fare? Lasciarlo al suo destino?” Una seconda voce, in italiano.
“Non ne uscirà vivo in queste condizioni, soprattutto se continua così.” Riprese la prima. Era assurdo come capisse due lingue totalmente differenti dalla sua e come – queste due persone – sembrassero capirsi.
Desmond riaprì piano gli occhi, alzò leggermente il capo e notò ai piedi del letto – nello stanzino dove lo tenevano accanto all'Animus – Ezio ed Altair.
“Oh no.. Ancora.” Mormorò il giovane, lasciando ricadere pesantemente il capo sul cuscino. La stanza era diversa, più buia, e gli antenati risaltavano bene nell'oscurità: emanavano quasi una luce, un alone luminoso fasciava i loro corpi. Era un sogno?
I due Assassini, sentendo la voce del ragazzo, si voltarono verso di lui.
“Bentornato nel mondo dei vivi, Desmond.” Disse Altair.

Amareggiati dal finale di AC III e dalla morte di Desmond? Ecco qui cos'è accaduto dopo.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Quasi tutti, Rebecca Crane, Shaun Hastings, William Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17. Thinking About the Future

 

 

“Sei stato un incosciente! Hai idea di quanto mi sia preoccupato?” la voce di William risuonava alta, chiara e furiosa dalla sala da pranzo del casale.
“Ma che cosa ho fatto di male?” si lamentò Desmond.
“Che cosa hai fatto di male? Hai solo attirato l’attenzione e hanno solo cercato di catturarti di nuovo! E se avessero riconosciuto la ragazza? Eh?”
Shaun era seduto nella stanza accanto, sul divano, a gambe accavallate mentre cercava di leggere un libro, operazione assai complicata con quelle grida. Sospirò sonoramente e quando sentì dei passi avvicinarsi chiuse il libro e volse il capo verso l’arco della porta.
Demetrio e Rebecca entrarono nella stanza, erano appena tornati dal fare provviste.
“Ma che sta succedendo?” domandò Demetrio.
“William è furibondo. Una curiosità: dove hai lasciato Desmond questa mattina?” chiese con la sua solita supponenza, ignorando completamente la mora che – al contrario suo – lo osservava.
“Che vuoi dire? In centro… gli ho fatto vedere la ragazza e ho raggiunto Rebecca. Perché?”
“Beh è tornato da poco, avrebbe dovuto fare ritorno quasi un paio d’ore fa, sono sicuro che William non vede l’ora di parlarti” ghignò l’inglese.
Le voci del padre e del figlio si erano fatte più vicine, fin quando Desmond non varcò la soglia opposta della stanza in cui si trovava Shaun assieme a Rebecca e Demetrio.
“Ma che cosa vuoi da me, si può sapere?” domandò esasperato al padre prima di fermarsi e voltarsi verso di lui, ormai entrambi nella stanza.
“Voglio solo che tu diventi un pochino più responsabile e smetta di comportarti come un bambino di cinque anni! Hai delle responsabilità maledizione!”
“Questo non sarebbe successo se non fossi sempre l’ultimo a sapere le cose qui dentro!”
"Qui pensiamo solo al tuo bene!"
“Smettila!” Desmond alzò ancor di più la voce. “Da quand’è che pensi al mio bene, eh? Da quando mi hai buttato in tutto questo casino? Da quando mi hai abbandonato al mio destino? O da quando mi hai lasciato solo dentro a quel tempio a morire?!”
Quelle parole colpirono William come una pugnalata in pieno petto. Ancora non si era perdonato per ciò che aveva fatto, figurarsi sentirselo rinfacciato dal proprio figlio. Tacque.
“Per lo meno l’Abstergo ha avuto la creanza di portarmi da loro e non lasciarmi morire! Forse dovrei tornare da loro a dirgli almeno grazie!” aggiunse il giovane, sarcastico. Non avrebbe voluto dire quelle parole, solo che in quel momento era troppo nervoso ed arrabbiato per soppesarle, non capiva perché dovesse essere tenuto sempre all’oscuro di tutto, perché dovesse essere sempre l’ultimo a sapere le cose.
William non riuscì a trattenersi oltre, tanto che a quel punto alzò la mano e gli diede un sonoro schiaffo.
Rebecca e Demetrio si sentirono piuttosto in imbarazzo a stare ad assistere a quella scena, mentre l’inglese aveva riaperto il libro ed aveva abbassato lo sguardo su di esso, seppur non leggendolo, ed estraniandosi dalla conversazione.
La stanza venne inghiottita dal più completo silenzio, un silenzio denso e carico di tensione, di sguardi, di rabbia.
L’aria era pesante, tanto da voler far scappare a gambe levate i tre ragazzi non coinvolti nella discussione.
Il respiro di William era lievemente accelerato per via della collera e delle ultime parole del figlio che avevano fatto traboccare il vaso, portandolo a quel gesto.
“Rispetto ragazzo. Rispetto” sibilò il mentore, guardandolo dritto negli occhi. “Non hai idea di quello che stai dicendo, sei un ingrato.”
Desmond si portò una mano sulla guancia, la sentiva pizzicare per via dell’intensità dello schiaffo, era stato piuttosto violento.
Inizialmente l’istinto gli aveva suggerito di saltargli alla gola, ma poi la razionalità lo aveva riportato con i piedi per terra, facendogli capire che non era suo padre il nemico. Tuttavia quel gesto lo aveva irritato come non mai, avrebbe mandato tutto al diavolo se fosse stato per lui.
Gli occhi scuri ed intensi del ragazzo rimasero immersi in quelli del padre. Lo fulminò con lo sguardo, senza aggiungere altro, quell’occhiata sarebbe valsa più di mille parole. Si voltò e si diresse verso l’uscita, notando solo a quel punto i compagni che si erano eclissati e rendendosi conto solamente in quel momento di aver dato grande spettacolo.
“Dove stai andando?!” tuonò la voce del padre.
“Lontano da te!” rispose il ragazzo.
“Torna subito qui! Non abbiamo ancora finito! Desmond! Desmond?!” lo vide lasciare la stanza, tant’è che fece per lanciarsi al suo inseguimento ma Rebecca, che era di fronte l’arco della porta, lo fermò.
“Non credo sia il caso William. Credo che dobbiate sbollire entrambi” le parole le uscirono dalla bocca con una tale facilità e semplicità che se ne stupì: in realtà non avrebbe voluto mettersi in mezzo e anzi, quando gli occhi del mentore si posarono su di lei, tremò.
William tuttavia non aggiunse nulla, forse aveva ragione la mora. A quel punto però volse il capo verso Demetrio.
“Come ti è saltato in mente di lasciarlo lì da solo? Ti saresti dovuto assicurare che sarebbe tornato indietro!” lo rimproverò.
Shaun chiuse nuovamente il libro ed incrociò le braccia su di esso. Volse il capo verso i nuovi due litiganti, molleggiando appena sul divano per trovare una posizione più comoda, intento a godersi lo spettacolo. Dov’erano i pop-corn?
“Io sinceramente non pensavo che…” tentò di giustificarsi l’italiano.
“Tu non devi pensare! Devi fare quello che ti si dice! E se Desmond fosse stato catturato di nuovo?”
“Io… mi dispiace William. Per qualsiasi cosa sia accaduta” disse sincero il giovane, abbassando il capo.
“Aspettami di sopra.”
Demetrio annuì. Lo aspettava una bella lavata di capo. Ma che diavolo era successo? Silenziosamente sgattaiolò via dalla stanza per dirigersi in cima alle scale.
William guardò Shaun, poi volse il capo verso Rebecca. Li scrutò entrambi per lunghi ed interminabili secondi.
‘E dai… ma io che cosa ho fatto? Sono stato tutta la mattinata a leggere qui da bravo!’ pensò il rosso, sostenendo lo sguardo del mentore.
Rebecca si sentì osservata e anche piuttosto colpevole, seppur non ne avesse motivo: lei non c’entrava nulla con quella storia!
William a quel punto si voltò e si diresse fuori dalla stanza, lasciando i due Assassini da soli.
Il silenzio non accennava a farsi meno denso, anzi, era ancora carico di elettricità. Solo il sospiro di sollievo di Rebecca scandì quella calma, assieme al ticchettio dell’orologio alla parete.
“Bel modo per iniziare l’anno” commentò la mora, spostando finalmente lo sguardo su Shaun. Dopo la ‘festa’ di fine anno e la dichiarazione di Shaun, sempre che così si potesse chiamare, avevano passato il primo momento del nuovo anno insieme, poi con gli altri, ed entrambi si erano addormentati sul divano, l’uno tra le braccia dell’altra. Quella mattina non si erano incontrati: Rebecca si era dovuta alzare presto per andare a sbrigare delle cose in centro. Sapeva che molto di ciò che era accaduto il giorno prima era stato per via dell’alcool, tuttavia ricordava tutto e ne era felice, ma voleva avere un punto di vista anche dell’inglese, il quale non tardò ad arrivare.
Shaun volse il capo verso la ragazza ed incrociò il suo sguardo. Si ritrovò piuttosto in difficoltà ma decise di dissimulare quel disagio e comportarsi normalmente, con non-chalance.
“Rebecca…” cominciò.
“Sì?” la voce di lei si fece quasi più melodiosa. Sorrise.
“Riguardo a ieri sera…” continuò. Lo sguardo della mora era puntato su di lui, curiosa.
“Avevamo bevuto, no? Ricordi?” domandò lui.
“Certo. E non mi sembra l’unica cosa che abbiamo fatto” si sforzò lei di tirare in ballo il discorso del loro bacio, comprendendo che se avesse dovuto aspettare lui probabilmente avrebbero fatto l’anno dopo ancora.
“Ecco, appunto… volevo parlare di quello.”
“Dimmi, sono tutta orecchi” rispose la ragazza avvicinandosi e sedendosi accanto a lui, sul bracciolo del divano. Sorrise ancora: che forse avesse finalmente il coraggio di farle una dichiarazione con i fiocchi?
“No è che… volevo dire per l’appunto che avevamo bevuto e che… quando si beve succedono cose di cui poi potresti pentirti, no?”
L’espressione sul volto di Rebecca cominciò a mutare. Incrociò le braccia al petto.
“Continua” gli disse, senza batter ciglio.
“E che quindi concorderai con me sul passarci sopra e far finta che non sia successo nulla, senza alcun rancore no?”
Rebecca rimase in silenzio per alcuni secondi ad osservarlo. Non poté mentire a sé stessa sul fatto che quelle parole la ferirono. Era da tanto, troppo tempo che aveva desiderato quel bacio ed ora che finalmente era accaduto… Shaun sembrava non volerlo davvero. Ma perché?
“Certo” si limitò a dire con tono piatto.
“Dopotutto lo sai, non sei proprio il mio tipo… insomma, vorrei una ragazza colta, intelligente, avvenente, che abbia le forme di una donna… sì, nel senso, una donna.”
Rebecca si sentì sempre più sconcertata.
“Prego?” alzò le sopracciglia. “Perché io non sarei una donna secondo te?”
“Beh diciamo che insomma, lasci un po’ a desiderare.”
“Ah sì?” a quel punto il tono della mora lasciò trasparire il suo disappunto. “Eppure ieri non mi sembravi disdegnare tanto il mio essere donna!” ora era davvero indispettita.
“Ero ubriaco, te l’ho detto! Un uomo ubriaco si accontenterebbe di tutto! Non vede le cose come sono realmente!”
“Sei un idiota!” disse alzandosi, prendendo il libro che poco prima Shaun aveva lasciato sul divano e lanciandoglielo contro, colpendolo alla bocca dello stomaco. Si voltò e si diresse velocemente all’uscita.
L’inglese annaspò in cerca d’aria.
“E dai! Rebecca! Sei permalosa!” le gridò dietro, vedendola sparire oltre l’arco della porta.
Shaun sospirò, portandosi una mano sullo sterno e massaggiandosi piano. Non voleva essere cattivo ma… non se la sentiva proprio di esporsi così tanto, non in quel momento, non in quel modo. Probabilmente dispiaceva anche a lui aver troncato quella cosa sul nascere, ma il suo orgoglio gli impediva di vederlo.

 

La mora raggiunse l’esterno del casale: era furente di rabbia e – inutile negarlo – anche piuttosto triste.
Si fermò sotto al portico ed inspirò a pieni polmoni l’aria fresca, solo qualche istante più tardi notò Desmond più lontano, seduto ai piedi di un albero di mimosa, ancora spoglio dai suoi bellissimi fiori gialli e profumati.
La mora si avviò e superò la staccionata, raggiungendo lentamente il giovane.
Desmond era lì, all’ombra, mentre guardava un punto indefinito di fronte a sé, lontano. Se ne stava seduto con le gambe ritirate al petto e le braccia appoggiate sulle ginocchia. Sentì dei passi avvicinarsi, ma non se ne curò.
Una volta che Rebecca fu accanto a lui, gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Ehi Des, posso?”
L’americano si strinse nelle spalle e le fece cenno con il capo di mettersi seduta, e così lei fece.
“Che cos’è successo?” domandò allora la mora, incrociando le gambe e guardando il compagno. Lui sospirò.
“Niente. Stamattina Demetrio mi ha portato in centro per farmi vedere la ragazza… Siria, no? Quella che credete possa avere uno dei frutti dell’Eden.”
“Ahhh, sì! E…?”
“E quando Demetrio ti ha raggiunta, io sono rimasto lì e l’ho seguita. Nessuno mi aveva detto niente, né di che cosa si trattasse. Ero curioso… e due agenti Abstergo ci hanno seguiti. Sono riuscito a seminarli e a portare in salvo la ragazza, e mio padre se l’è presa. ‘Avresti potuto compromettere la missione!’” gli fece il verso.
Rebecca sorrise. “Si preoccupa per te Desmond.”
Lui scosse il capo. “No…”
“Smettila, lo sai che è così” disse allora più seria la ragazza.
L’americano si strinse nelle spalle. “E’ che a volte sono stanco di tutto questo. Oggi mentre ero in città e vedevo le persone vivere tranquillamente le loro vite, senza il bisogno di nascondersi o di temere ogni singolo istante della loro vita… mi sono sentito un estraneo. Sono stanco di tutto questo. Sono le cose che vedi al cinema, sui libri o nei videogiochi: eroi che danno tutta la loro vita per la salvezza dell’umanità, per un bene comune… è bello impersonarsi in un eroe il tempo di un film o di un videogioco, ma poi torni alla vita reale… e noi? Quando torneremo alla vita reale? Quando saremo liberi di costruirci un futuro nostro?”
Rebecca ascoltò le sue parole in religioso silenzio, rimanendo ad osservare il ragazzo con lo sguardo immerso in un luogo lontano, forse in un futuro lontano, nel quale la sua vita sarebbe stata quella di un ragazzo normale.
“Spero presto Desmond” rispose lei cingendogli le spalle con un braccio. “Te lo meriti più di chiunque altro” aggiunse poi piano, in un sussurro, appoggiandogli il capo contro la spalla e vagando a sua volta lontano con lo sguardo, in un futuro perfetto creato da loro.








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Angolo Autrice:

Ma guardate un po' chi si rivedeeehhhh!
Eccomi con un nuovo capitolo! :D
Dai, non vi ho fatto aspettare troppo questa volta, meno di un mese u.ù
*Si fa le congratulazioni da sola*
Ahahahaha, no ok, scherzi a parte!
Per il prossimo dovrete aspettare ancor di meno visto che il capitolo è già in lavorazione, nonché quasi finito! :3
Non credo ci siano chiarimenti da fare riguardo al capitolo, ovviamente si svolge sempre il primo di Gennaio, dopo che Desmond ha incontrato Siria e che ha 'rischiato' di metterla in pericolo!
E... Shaun, che cretino! *facepalm* ma dovevo farlo!! Qualcuno dovrà pur mettere un po' di sale in questa storia, no? *Prende un sacco di sale e lo svuota sul computer*
Direi di passare subito ai ringraaaziamenti!
Ringrazio Hamber of the Elves, KeynBlack e SlytherinSoul (la quale voglio rassicurare che oggi filerò a leggere la sua fan fiction *yeeee, oggi ozio! :3*) per essere come al solito i miei assidui recensori! <3
Ringrazio anche Lightning00 per essere una mia assidua recensitrice e per avermi risparmiato la posta invasa dai suoi insulti, sei davvero caVVa! <3
Ringrazio - e son felicissima - di rivedere ladyjessy e Morgause___ (che cambia nick ogni 3x2 e mi fa rinstupidire più di quanto io non lo sia già!) per essere sbucate di nuovo fuori! :*
Quindi vi ringrazio tutti quanti per le recensioni all'ultimo capitolo!
Ringrazio i lettori e coloro che hanno inserito la storia tra le ricordate, seguite e preferite!
Grazie, grazie, grazie e grazie!
Ormai è più di un anno che questo delirio va avanti, tra momenti morti e momenti di intensa ispirazione... e per lo più è grazie a voi che va avanti, alla fin fine, perché con le vostre belle parole mi spronate sempre a continuare e a far di meglio! <3
Non nasconderò il fatto che spesso, visto come prosegue ACBF, ho pensato di accantonare la storia perché alla fine non si intona affato con ciò che succede nel quarto capitolo. Di tanto in tanto mi capita ancora di pensarci ma alla fine beh, le fan fiction sono fatte per questo no? Per esplorare tanti piccoli universi paralleli che si sarebbero potuti andare a creare!
(Tra le altre cose mi sa che tra poco tra le note dovrò metterci la 'What if?', visto come prosegue la storia principale x°D ma di Shaun barista, ne vogliamo parlare? *muore*)
Ok dai, mi sto dilungando troppo!
Grazie ancora a tutti voi, davvero! Siete magnifici! :)

Un abbraccione forte a tutti quanti e - come al solito - al prossimo capitolo!


   
 
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