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Autore: Cap_Kela    30/06/2008    3 recensioni
Un’alienata con la monomania di voler essere… normale!
La sua esile voce spicca tra la folla, si differenzia dagli altri sventurati detenuti del manicomio
di Fogg per l’inesauribile speranza che popola il suo cuore nonostante l’aver vissuto
una vita ostile fatta di molte stanze, damasco e buio.
Una dolce allodola rinchiusa in gabbia che se non può volare vuole almeno cantare.
“Che peccato che ai matti non sia permesso di parlare saggio di ciò che i saggi fanno pazzamente!”
William S.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’alienata con l’anomalia di voler essere… normale! La sua esile voce spicca tra la folla, si differenzia dagli altri sventurati detenuti del manicomio di Fogg per l’inesauribile speranza che popola il suo cuore nonostante l’aver vissuto una vita ostile fatta di molte stanze, damasco e buio. Una dolce allodola rinchiusa in gabbia che se non può volare vuole almeno cantare.

 

“Che peccato che ai matti non sia permesso di parlare saggio di ciò che i saggi fanno pazzamente!”

William S.

 

 

 

Nota dell’autrice:

 

Salve a tutti! ^^

Per la prima volta azzardo a cimentarmi anche qui, infatti temo seriamente che queste potrebbero essere le mie ultime parole dato che per scrivere la prima one-shot della mia vita ho preso spunto da 3 persone, tra cui uno di questi ancora vivo grazie al cielo, e perciò potrebbe rintracciarmi e strangolarmi se mai leggesse quello che segue, vero Tim? ^^’

In ogni caso questa breve one-shot tratta una mia opinione riguardo al mondo dove gli individui sono etichettati come le verdure sottospirito, suddivisi in categorie insulse e mai ascoltati, un esempio perfetto di questo è proprio Tim Burton appunto, un grandissimo uomo e divino regista che calpesta i canoni Academyani per fare un film musical senza nemmeno un attore cantante professionista eppure ne esce con uno dei suoi più grandi capolavori! (forse dopo questo discorso non vuole strozzarmi più :P)

La protagonista è Johanna Barker, ho dato voce a lei perchè mi piace molto come personaggio, assomiglia alla mia Sally di Nightmare Before Christmas: imprigionata, triste, innamorata *w*

Premesso che detesto tutti i musical a parte 2 e Sweeney Todd è uno di questi ho preso comunque spunto dalla canzone “Green Finch And Linnet Bird” sicuramente avete capito perché =)

 

 

Ditemi cosa ne pensate di questo mio primo esperimento, io intanto vado a cambiare nome e casa prima che Tim mi trova XD

 

Buona lettura, un bacione!

-Capitana-

(Kela)

 

 

 

__I matti di Bedlam__

 

E’ buio, fa tanto freddo qui… Non s’ude nient’altro che singhiozzi, lamenti, gemiti di dolore, rabbia, odio…

Troppo poco affermare di aver soltanto paura.

Un ora trascorsa qui dentro e dimentichi persino il tuo nome, cerchi di leggerlo sul volto di chi è al tuo fianco, ma scorgi solo lineamenti rigonfi, lividi di puro terrore, sconforto, abbandono.

Quando pensi ad una stanza piena di persone immagini dialogo, allegria, calore… amore!

Invece qui siamo solo una calca indistinta di ripudi umani, umiliati, maltrattati, sfruttati come pecore da lana per la disgrazia di avere i capelli color dell’oro.

Ho trascorso la mia intera vita sola, segregata in una stanza, con l’unica compagnia di un’allegra allodola e una finestra per rendermi il mondo meno sconosciuto, cresciuta da un padre che non era il mio e non ho mai voluto.

Credevo davvero che un giorno vi sarei uscita, certo non in questo modo… Avrei desiderato poter fissare la pioggia da vicino, sentire il suo odore, il suo sapore sparso nell’aria; e magari persino passeggiare per le strade con un grazioso ombrellino accompagnata a braccetto da un gentiluomo, come dalla mia finestra molte volte ho visto fare alle imbellettate dame di Londra, guardando disperati le stelle…

Ora finalmente sono libera, assolta dalla perversione di quel disonesto giudice, le catene del suo finto affetto, dal suo falso sorriso di conforto, seppur le sbarre sono rimaste.

Ma non so ben dire se preferisco questa cella di dannati, giudicati dalla società come poveri malati di mente, matti senza speranza, rinnegati da ogni forma di umanità quando invece potrebbero essere semplici vittime proprio come me; oppure quella fortezza di molte stanze, damasco e tenebre in cui ho, per così dire, “vissuto” sin ora.

Una notte già qui dentro ho preso coraggio, rinvenuto non so in quale angolo della mia anima, per affacciarmi alle sbarre del penitenziario che danno sulla strada. Lì ho scorto un’ombra, camminava tormentata per tutto il perimetro dell’edificio, fin quando non ha notato la mia presenza e si è avvicinata.

Non hai tu paura di una nefasta menomata?

La luce di un lampione ha schiarito il suo già niveo volto e nelle tenebre ho scorto il sorriso di quel dolce marinaio che ha fatto tanto sobbalzare il mio cuore quando lo vidi per la prima volta con gli occhi persi ed innamorati presso la mia finestra.

Mai vidi tanto amore nel solo sguardo di una persona.

Qualche tempo dopo donai lui una chiave, vinsi la mia paura di affrontare una eventuale punizione del Giudice Turpin nel caso mi avesse scoperta e riposi tutte le mie speranze in quel gesto.

Speravo la usasse per entrare in casa “mia” e liberarmi da quella prigione, avevo già riempito un baule con le mie bambole, qualche abito, effetti di poco conto, ma il destino è stato efferato con me.

Mi hanno confinata qui, come Dio scagliò Lucifero all’inferno, eppure io non ho commesso alcun peccato di superbia.

Vorrei solamente riuscire a cantare nonostante tutto, come la mia allodola imprigionata nella gabbia che trova la contentezza per diffondere dolci note armoniose.

Oltre quelle sbarre il cielo intero mi attende, questa volta non devo adattarmi, piuttosto resistere, essere forte per salvare me stessa.

Malgrado non so cosa sia un desiderio, nemmeno un sogno, non ne ho mai avuti, soltanto incubi. E qualsiasi cosa io faccia o possa credere, saranno gli unici a non mi lasceranno, quei fantasmi non andranno mai via.

Attendo qui il mio fato, non mi resta altro da fare, prenderebbero le mie parole come i deliri di un’altra matta di Bedlam.

Che peccato che ai matti non sia permesso di parlare saggio di ciò che i saggi fanno pazzamente!

 

 

   
 
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