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Autore: telesette    16/03/2014    0 recensioni
C-18 non sapeva assolutamente il "come" e il "perché" di questo suo terrore, eppure lo percepiva chiaramente nelle ossa, e per quanto cercasse di attribuirgli una giustificazione...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Fanfiction di Jamina'
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Crilin ascoltò in silenzio anche perché, sostanzialmente, C-18 non aveva molto da dire.
Il suo problema aveva origine da qualcosa di illogico, qualcosa che non era assolutamente in grado di spiegarsi, e il non sapere appunto "perché" quelle ombre confuse nella sua mente le mettevano addosso paura la faceva impazzire.

- Potrebbe essere un ricordo del tuo passato - azzardò Crilin. - Qualcosa di spiacevole che...
- Io non ho più un passato - sottolineò lei bruscamente. - Non ricordo più nulla, prima della mia trasformazione in androide, e non potrei farlo neanche volendo!
Ma...

Nello stesso momento in cui C-18 si voltò a guardarlo, con gli occhi freddi e bellissimi allo stesso tempo, Crilin parve capire istintivamente cosa lei intendesse dire con quelle parole.

- Il mio cervello è come il software vero e proprio di un sofisticato computer, e così anche i contenuti possono essere cancellati e rimossi  - spiegò. - Al momento di attivarci, il dottor Gelo ha completamente "azzerato" tutto ciò che riguardava la mia memoria e quella di C-17, ad eccezione del fatto che eravamo fratelli: io e lui abbiamo conservato solo l'istinto umano, la capacità di provare sentimenti ed emozioni, ma non abbiamo più alcun ricordo della nostra infanzia o della nostra passata esistenza... neanche il nostro nome!
- Ma allora, quelle immagini che...
- E' questo il punto: probabilmente sono collegate ad un errore del programma, frammenti residui di memoria mai cancellati completamente, ma è impossibile ricostruirli senza disporre di un file originale per la formattazione!
- Sì certo, lo capisco - fece Crilin, chinando il capo dolorosamente.
- Oh, Crilin, per favore - scattò dunque lei, evitando di guardarlo negli occhi. - Non guardarmi così, non lo sopporto... Ti prego, smettila!
- Amore, non posso vederti in nessun altro modo: sono preoccupato per te, è normale!

C-18 sbarrò gli occhi.
Non sapeva come ribattere.
Crilin era convinto di sapere abbastanza di lei, per amarla senza problemi e senza preoccupazioni, mentre C-18 era sconvolta al pensiero di ciò che il suo passato potesse nascondere. Entrambi sapevano cosa il dottor Gelo aveva inteso creare, nella programmazione degli androidi... ma chi mai poteva assicurare che lei e C-17 fossero davvero due giovani ragazzi "innocenti", prima di entrare a far parte dei piani di quel folle scienziato?
E quelle ombre!
Quelle ombre fredde e raccapriccianti, da farle gelare il sangue nelle vene ogni volta che chiudeva gli occhi, erano frutto della sua immaginazione... o piuttosto legate a qualcosa di orribile che lei stessa temeva di ricordare, per paura che ciò spingesse Crilin ad odiarla?

- Io... Io non lo so com'ero - gemette. - Te lo giuro, Crilin... Non lo so quello che ho fatto, non me lo ricordo...
- Amore, ma che stai dicendo?
- Ho paura, Crilin - gridò lei tra le lacrime. - Paura di quello che ignoro, di ciò che ero e di cosa posso aver fatto, ma soprattutto ho paura di perderti... Se io fossi diversa da quello che pensi, una persona spregevole, non potresti mai volermi ancora bene!
- Calmati adesso - esclamò Crilin, cercando in qualche modo di rassicurarla. - Non è un buon momento questo per te, me ne rendo conto, ma io non penso affatto che tu sia spregevole...
- Come puoi esserne sicuro?
- Lo so perché lo sento - ribatté Crilin convinto. - E' la prima cosa che ho capito di te, prima ancora di innamorarmi, e sono certo di non sbagliarmi su questo!
- Non puoi dirlo con certezza - osservò lei singhiozzando.
- Posso dire che ti amo, però, e con certezza più che assoluta!
- Crilin...
- Amore, ascoltami - fece Crilin, guardandola negli occhi, per dimostrarle la sincerità delle sue parole. - Io ho visto qualcosa in te, qualcosa che non dipende certamente dal dottor Gelo, ed è "qualcosa" che amo più di quanto tu possa anche solo immaginare!
- Non sai quello che stai dicendo, smettila!
- Lo so benissimo, invece - tagliò corto lui. - Non posso sapere nulla del tuo passato ma, se davvero tu fossi una persona malvagia, il mio cuore non batterebbe così tanto per te!
- Smettila, lo capisci che non ha senso questo ?!?
- Ti sbagli: l'amore ha senso, perché significa "fiducia", significa credere in sé stessi e nel proprio amore... Io credo in te, C-18, e ti starò accanto per tutta la vita!

Crilin ebbe appena il tempo di pronunciare quella frase che C-18 si gettò praticamente a baciarlo con passione sulle labbra. Passato lo smarrimento iniziale, Crilin prese ad abbracciarla con tutto l'amore possibile, carezzandole i capelli e la schiena come aveva sempre fatto fin da quando avevano dormito insieme per la prima volta.
L'amore che sentivano l'uno per l'altra non poteva che essere autentico, indipendentemente dai dubbi e dalle domande che potevano forse gettare ombre sulla loro felicità, e comunque Crilin non aveva alcuna intenzione di separarsi dalla sua C-18 proprio nel momento di maggior bisogno per lei.

- Troveremo una soluzione, non preoccuparti - sussurrò dolcemente Crilin, senza smettere di abbracciarla. - Se glielo chiediamo, sono certo che Bulma saprà come aiutarci a far luce sulla tua memoria; e se anche non dovesse riuscirci, tenteremo altre strade... Non sarai da sola, amore mio, te lo garantisco!
- Promettimelo - sussurrò lei, versando calde lacrime di gioia sul petto dell'uomo che l'amava. - Promettimi che non smetterai mai di volermi bene... Promettilo, Crilin!

Crilin sorrise debolmente.

- Te lo prometto - rispose. - Siamo marito e moglie, adesso, e da parte mia non cambierà mai nulla!

Sentendo quelle parole, C-18 rafforzò istintivamente la propria stretta senza neppure rendersene conto.
Subito Crilin prese a contorcersi, in preda a convulsioni violente, allorché C-18 si scostò per capire cosa mai gli stesse succedendo.

- L'a-ria - biascicò il poveretto, con un palmo di lingua penzoloni. - Mi... Mi stai soffocando...
- Ops, scusami - fece lei, arrossendo mortificata. - Non... Non me n'ero accorta!

 

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