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Autore: Juanito3    16/03/2014    0 recensioni
In un piccolo paese tranquillo niente è come sembra e un mattino la notizia di un uomo dissanguato sconvolge un ragazzo, da quel momento in poi inizia a preoccuparsi davvero molto, mentre i suoi amici non lo canzonano fino ad abbandonarlo, pensando che stia diventando pazzo. Ma dopo una lunga giornata a scuola viene a sapere che delle creature orribili stanno minacciando il loro paese, delle creature che nessuno mai avrebbe creduto essere reali, sto parlando di "vampiri". Seguite le avventure di Salvo e dei suoi amici, i quali si troveranno a combattere le creature della notte più di una volta e non mancheranno colpi di scena ... Leggete questo romanzo un misto di dramma, azione, avventura e horror, se volete vivere nuove emozioni e crescere insieme ai personaggi! Infine voglio dire che mi sono ispirato a moltissimi serie sui vampiri per la creazione di questo romanzo, ma per una volta è un'avventura completamente italiana e i vampiri sono completamente diversi da come ve li immaginate!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12° capitolo: L’appuntamento Nel frattempo Salvo era arrivato a casa e iniziò a salire quelle orrende scale, ma mentre stava a “metà strada” sentì dei passi di qualcuno che scendeva e accorgendosi che era la vicina iniziò ad agitarsi e cercò un luogo dove nascondersi. Ad un tratto si voltò e vide un’antica porta aperta che conduceva in un appartamento disabitato. Era di legno che col passare degli anni era diventata grigia anche per le ragnatele. Salvo non badò a tutto questo e ci entrò, proprio nel momento in cui la donna ci passò davanti. Salvo stava per uscire, ma arrivò anche l’altra vicina, così fu costretto a rientrare. Era molto agitato e aveva l’affanno, poi mentre riprendeva fiato si voltò per aprire quella porta e si accorse che era chiusa, chiusa a chiave. Tentò di aprirla con tutta la sua forza, ma non ci riusciva, così iniziò ad avere sul serio paura. «Ehm … aiuto!!!»cominciò ad urlare forte, ma invano.«Oh mio Dio! Chi me lo ha fatto fare di venire qui dentro! Aiuto!»continuava ad urlare e si rese conto che quel posto era oscuro, c’era solo una piccola fessura da cui passava un filo di luce. Gli tremava il cuore all’impazzata, lo aveva in gola, non si sentiva più le gambe e per un attimo stava svenendo, poi provò di nuovo ad aprire la porta, ma a vuoto. «Oh Dio, se appare qualche vampiro! Oh no, non ho nemmeno l’holy water e l’hell fire, manco la croce!»si disperava, ma tutto ciò non serviva a niente. Tutto d’un tratto iniziò a intravedere una piccola luce bianca in lontananza e la guardava attentamente. Diventava sempre più grande e Salvo era immobile. Improvvisamente quella lucina iniziò a diventare ancora più grande e assunse la forma di una persona che si rivelò essere una donna dai capelli biondi mossi dal vento, gli occhi verdi smeraldo e indossava un abito bianco lungo, con una stola sulle spalle, assomigliava agli angeli che si mettono sugli alberi di natale. Questa figura si sollevava a circa dieci centimetri da terra. A quella vista, Salvo non ebbe tanta paura, ma era confuso non potendo capire chi fosse, poi la donna iniziò a parlare con una voce fine e soave«Non aver paura, sono qui per darti il potere di cui hai bisogno» a quelle parole Salvo si ricordò di colpo del foglietto giallo e capì che quella donna angelo era la Cherub Fairy, così iniziò a tranquillizzarsi. «Tu sei la Cherub Fairy!»esclamò Salvo fissandola e quell’angelo vestito di seta rispose sempre soavemente«Esatto. E ora ti dirò e ti darò tutto il necessario per combattere le forze oscure»detto questo iniziò a muoversi dolcemente e alzando la mano destra e facendo alcuni movimenti fece apparire una palla di vetro, dopo di che disse«Questo è l’oggetto che ti darà la forza, Prescelto. Dai vieni poggia le tue mani su questa sfera». Salvo la guardava attentamente non sapendo se dovesse o no ubbidire agli “ordini” di quella donna, poi pensando alle parole di Giulio proseguì. Camminava lentamente verso quell’oggetto, poi la Cherub Fairy lo incitò«Forza, non aver paura». Lo slayer poggiò lentamente le mani su quella palla e ad un tratto una luce profonda e bianca avvolse le sue mani e la palla e mano a mano anche tutto il suo corpo. Un vento forte lo attraversò e lui aveva gli occhi chiusi. Tutto stava tremando come se fosse venuto un terremoto. Dopo alcuni brevi istanti quel vento scomparve e così anche la luce bianca. Salvo aprì gli occhi e si sentiva tutto scombussolato e si voltò verso la Fairy chiedendole«Che cosa è successo?» «Ora hai il potere con cui potrai iniziare la tua Missione»rispose la Cherub Fairy sorridendo, dopo di che indietreggiò ridiventando quella luce bianca che mano a mano sparì e la porta si aprì di colpo. Salvo si voltò di scatto e uscì subito di lì e si fermò in mezzo al pianerottolo. Ora si sentiva davvero strano, pensando ai vampiri e a tutte le altre cose oscure non aveva più quei brividi e si sentiva più energico che mai. Così ebbe anche il coraggio di tornare in casa e di affrontare la madre. Entrato in casa non c’era nessuno, ma decise di aspettare sul divano. Dopo circa dieci minuti, la porta principale si aprì ed entrò Gioia che dopo aver posato il cappotto e le chiavi, intravide Salvo in cucina e si diresse da lui dicendogli«Bravo a quanto vedo sei rimasto in casa, bravo!» Salvo si alzò dal divano e rimase accanto a quest’ultimo, dopo di che rispose molto determinato«No mamma ti sbagli! Sono uscito e sono appena arrivato! Se mi punirai di nuovo mi andrà bene, però ti dirò lo stesso il motivo per cui in questi giorni sono stato così triste!»a queste parole Gioia rimase di stucco e guardava il figlio senza avere parole per parlare, poi Salvo continuò«Sai per la prima volta mi piace una ragazza e siccome non sono mai uscito con nessuna, avevo paura! Non sapevo se uscire già con lei, per questo ero triste. L’ho detto a Vale perché lei è sempre stata la mia migliore amica e le ho chiesto io di non dirti niente. E ora con permesso, vado in camera mia.»detto questo se ne andò. Gioia aveva gli occhi tristi che stavano quasi per lacrimare. Salvo aprì il suo armadio e cercò i vestiti adatti per uscire con Giovanna. Mise tutti i vestiti sul lettino col copriletto verde a pois arancioni. Non c’era tanto l’imbarazzo della scelta, quello che c’era su quel letto verde era un pantalone lungo blu, una maglia blu con una mela verde fosforescente, una camicia bianca a righe e a mezze maniche, un pantalone bianco, una camicia blu a righe bianche e poi dei jeans. Mentre sceglieva cosa mettersi, anche Giovanna lo stava facendo e aperto il suo armadio bianco poggiò tutti i vestiti a sua disposizione sul suo lettino col copriletto rosa chiaro; per l’esattezza aveva tante cose da indossare, come per esempio un pantalone nero di raso, una camicia bianca sempre di raso, dei jeans semplici e anche degli stivali con un tacco altissimo. Improvvisamente entrò sua madre Katia che sedendosi sull’altro letto opposto a quello su cui stavano i vestiti disse alla figlia«Che stai facendo?» «Sto scegliendo dei vestiti da mettermi stasera»rispose Giovanna guardando appunto i vestiti. «Ah e perché dove vai?»chiese Katia scettica. Giovanna iniziò a sorridere poi si sedette sul letto e ripose alla domanda fatta dalla madre«Esco con Salvo» «Ah adesso capisco perché oggi sei di buon umore e mi hai aiutato con le faccende domestiche!»disse Katia sorridendo. «Sì sì! Ma ora vuoi aiutarmi o no a vestirmi adeguatamente?» «Forza fammi vedere che hai di bello!»disse Katia alzandosi dal letto sorridendo e dando un’occhiata ai vestiti sul letto rosa. Vale e Steffy furono di ritorno all’una e Salvo stava ancora nella sua stanza. Appena che Gioia vide Vale le chiese subito«Vale possiamo parlare un attimo, per favore?» «Sì certo Gioia»rispose Vale entrando in cucina e sedendosi sul divano e Gioia accanto a lei. Dopo alcuni secondi iniziò a parlare«Senti prima di tutto voglio chiederti scusa per averti trattato così, sia ieri che oggi» «No, non deve assolutamente chiedermi scusa, perché non ha fatto nulla, Signora Gioia»rispose Vale abbassando lo sguardo e mortificandosi. «Invece sì Vale. Allora accetti le mie scuse?»chiese Gioia con gli occhi tristi, mentre Vale indugiò alcuni istanti poi rispose con un sorriso«Ma sì certo!»dopo di che si abbracciarono, poi entrò Steffy con un sacco di buste dicendo«Forza Vale mostriamo a mamma quello che abbiamo comprato!» Il tempo passò in fretta e si fecero già le cinque e Salvo era stato tutto il tempo in camera sua, poi ad un tratto bussarono la porta e si alzò subito dal letto mettendo a posto l’acqua santa che stava agitando tra le mani, poi andò ad aprire e si trovò davanti Vale ed esclamò«Ah Vale sei tu!» «Perché non sei venuto a pranzare?» «Perché non ne avevo voglia! Comunque …»fece un sospirò« … comunque ho incontrato la Cherub Fairy e mi ha dato il potere per combattere le tenebre!»dicendo questo era più allegro. «Cosa? Questo vuol dire che hai dei poteri magici?»chiese Vale stupita e portando le mani al petto. «No no!»esclamò Salvo sorridendo e abbassando lo sguardo«Non poteri magici, ma la forza necessaria a combattere i vampiri. Infatti ora mi sento già meglio ed energico, pronto a imparare a usare il mio potere» «Wow! Fino a stamattina eri così depresso e ora ti ritrovo “energico”»disse Vale confusa. «Sì Giulio l’aveva detto!»concluse Salvo. Dopo di che Vale vide tutti quei vestiti sul letto e gli chiese«Stai pulendo l’armadio?» «No, stasera esco con Giovanna!»rispose Salvo con lo sguardo fisso sui vestiti. A quelle parole Vale spalancò gli occhi senza dire una parola ed esitò alcuni istanti prima di iniziare a parlare«E … e chi è?» «Una ragazza che ho conosciuto a scuola e …»iniziò a raccontarle tutta la storia e anche del messaggio che gli aveva mandato a proposito del vampiro che aveva visto. «Ti piace allora?»chiese Vale con gli occhi bassi. «Sì e il punto è che me ne sono pentito di averle chiesto di uscire insieme»rispose Salvo seduto sul letto. «Ah e perché?»chiese Vale alzando di colpo gli occhi e assumendo un’espressione più gaia. «Sempre per la storia che devo tenere segreta la mia identità e non voglio mentire a Giovanna» «Ah!»esclamò Vale assumendo di nuovo quella “strana” espressione. Dopo alcuni secondi Salvo le chiese«Puoi aiutarmi a scegliere cosa indossare stasera?». Vale rispose con un ok secco e si “misero a lavoro”. Ora ritorniamo un po’ all’amico di Salvo, Gino che si stava convincendo che c’era davvero un mistero nel loro paese. Stava appena uscendo di casa e voleva fare una passeggiata per prendere una boccata d’aria. Ad un tratto sentì un tuono ed esclamò seccato«Uffa! Speriamo che non venga a piovere di nuovo!»e proseguì la sua strada. Dopo aver sentito un altro tuono si voltò nel cielo e vide una figura nera con delle ali che volava alto, a quella vista veramente si terrorizzò e rimase pietrificato, poi vide che quel mostro andava oltre la montagna. «Sì se metti il pantalone bianco e la camicia a righe blu e bianche, starai benissimo!»diceva Vale a Salvo che ancora non aveva deciso cosa indossare la sera che sarebbe arrivata. Mentre sceglievano ancora, squillò il cellulare di Salvo ed era Gino che gli raccontò quello che aveva visto e Salvo rispose molto preoccupato, ma anche molto deciso«Gino entra subito in casa, non devi stare fuori ok?» «Perché Salvo? Che cosa sta succedendo in questo paese?»chiese Gino terrorizzato. «Non posso dirtelo Gino, ma quello che devi fare è entrare in casa, va bene? Ciao»detto questo riattaccò. Gino rimase immobile, non sapendo perché l’amico si comportasse così, poi si rivolse al cielo e non vide più nulla. «Che cosa è successo adesso?»chiese Vale seduta sul letto. «Anche Gino ha visto un vampiro!» «Sul serio? Non dovresti raccontare anche a lui tutta la verità?» «No, no Vale! Già ho sbagliato raccontandola a te, non voglio mettere in pericolo nessuno più!»rispose Salvo posando nell’armadio tutti i vestiti, lasciando solo la camicia a righe blu e il pantalone bianco. Dopo un paio di istanti Vale raccontò quello che era accaduto tra lei e Gioia. «Sì le ho mentito, dicendo che ero triste per Giovanna eccetera, eccetera»disse Salvo, poi Vale continuò«Non trattarla più così, Salvo» «Sì lo so Vale che ho sbagliato. Ma il punto è che ancora non so come tenere segreta la mia “identità”, così me la prendo con tutti», in quell’istante bussò la porta aperta Gioia che chiese a Salvo con occhi tristi«Posso … entrare?» Salvo e Vale si lanciarono un’occhiata, poi Vale disse sospirando e alzandosi dal letto«Bene io vado a provare i vestiti che ho comprato insieme a Steffy, a dopo»detto questo andò via sfiorando la spalla destra di Gioia e quest’ultima sorrise. «Salvo …»iniziò« … perdonami per averti trattato così!» «No mamma!»esclamò Salvo seduto sul letto con gli occhi bassi«Non devi scusarti, sono io che sono stato uno sciocco. Io ti chiedo di perdonarmi, mamma» A quelle parole, Gioia si avvicinò al figlio sedendosi sul letto e gli disse«No Salvo, io devo chiederti scusa e …» «No! Dimentichiamo tutto mamma, ci siamo scusati e ci siamo perdonati a vicenda»rispose Salvo alzando lo sguardo e Gioia sorrise e non poté fare a meno di abbracciarlo sussurrando«Ti voglio bene» «Anch’io»rispose Salvo che aveva quasi le lacrime agli occhi. Dopo questa “chiacchierata”, Salvo ricordò di dover andare da Giulio, così si vestì già “elegante” e ci andò. Giulio stava preparando un po’ di caffè americano quando suonò il campanello ed entrò Salvo e subito il maestrorispose«Ah bene sei venuto! Aspetta un momentino e andiamo subito ad allenarci!» «No!»esclamò Salvo posando il giubbino su una sedia in cucina, mentre Giulio rimase con la tazza da caffè in mano poi esclamò«Come?» «No! Non posso tra poco devo uscire con una ragazza. Possiamo rimandare a domani»rispose Salvo molto ma molto determinato. «Non possiamo rimandare sempre, devi cominciare a uccidere i vampiri»disse Giulio irritandosi. «Sì lo so e non si preoccupi ho già incontrato la Cherub Fairy» «Ah sul serio e che ti ha detto?» «Niente! Mi ha dato il potere necessario a combattere i vampiri tramite una palla di vetro»rispose Salvo facendo delle smorfie con la bocca. «Per questo dobbiamo iniziare subito» «Ma cosa cambia da oggi a domani?» «Cambia che nel corso di questa notte potrebbero esserci altre vittime!» «Beh anche se mi allenassi ora, non andrei mica già a uccidere quei mostri?!»esclamò Salvo. «Quello che dici è vero, ma …» «Per favore Signor Giulio, mi faccia godere quest’ultimo giorno da teenager normale che mi resta». A quelle parole Giulio sembrava essersi convinto, poi riprese a parlare«Ma sappi che questo non è affatto un gioco, stiamo parlando dell’umanità, se tu il prescelto non farai niente per fermare la minaccia dei vampiri, questi prenderanno il sopravvento e sarà davvero la fine!» «La mia vita è già catastrofica, non ci metta anche lei con discorsi sull’apocalisse». «Questa sera te la concedo, ma domani mattina qui devi stare chiaro?» «Sì va bene chiaro! Ma sappia che devo andare anche a scuola» «Beh dopo che avrai imparato bene tornerai a scuola!» «Allora mo vado dal medico a fare un certificato senza scadenza!»disse Salvo sedendosi, mentre Giulio alzò gli occhi al cielo e andò a spegnere la macchina del caffè americano. Dopo di che aprì un cassetto e tirò fuori un libro che appoggiò sul tavolo dicendo a Salvo«Tieni!» «Cos’è?»chiese Salvo poi si accorse che quel libro era il libro di Dracula che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola così chiese«Come ce l’ha lei?» «Beh a dire il vero questo non è proprio quello che hai preso dalla scuola» «Come?» «Sì, quello vero l’ho trovato in una pozzanghera malridotto, così l’ho sostituito con questo»disse Giulio sorridendo, mentre Salvo lo guardò dicendo«Ora devo ringraziarla?» «Fa’ come vuoi»rispose Giulio voltandosi verso il lavello, mentre Salvo gli disse «Grazie» e Giulio emise un sospiro sorridendo. Gino decise di andare a casa di Salvo per sapere cosa stava accadendo. La porta l’aprì Vale e Gino a quella vista esclamò«Vale che bello rivederti!»e detto questo si abbracciarono.«Gino, che bello! Come sei cambiato!»disse Vale sorridendo e Gino rispose allegro«Sì anche tu. Sei molto bella» «Grazie. Dai entra»detto questo Gino entrò e Vale lo condusse in cucina dove stava Steffy che lo salutò e subito gli disse«Comunque se sei venuto per Salvo, è uscito con Giovanna». «Ah con Giovanna?»disse Gino e nella sua mente pensò: “Bene vedo che Salvo non ha perso tempo”. «Sì tu la conosci?»chiese Vale. «Sì ma non è che siamo proprio amici, l’abbiamo conosciuta l’altro ieri»rispose Gino posando il cappotto su una sedia. «Mm! Ha fatto presto Salvatore»esclamò Steffy guardando la tv. In quel momento arrivò Gioia che dopo aver salutato Gino stava per dirgli di Salvo ma Steffy subito la interruppe dicendole che già lo aveva fatto lei. «Il punto è che Salvo in questi giorni è davvero molto strano, a telefono parla a stento. L’ultima volta che l’ho visto a scuola era come impazzito»iniziò a dire Gino e a queste parole Gioia subito esclamò confusa«Come non è venuto a mangiare da te?» «No …»fu l’unica sillaba che pronunciò Gino perché poi fu interrotto da Vale che agitandosi cercò di coprire Salvo«Come no Gino?»guardandolo negli e facendogli capire di mentire«Te ne sei dimenticato?». Gino la guardò senza parole poi riprese a parlare balbettando«Ehm … sì … sì …. È venuto Gioia … scusami» «Ah capito! Comunque Salvo sta bene prima abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Stava male per Giovanna, ora scusatemi ma devo andare»detto questo salutò tutti e uscì di casa. Steffy andò un momento in bagno e Gino non perse tempo per chiedere a Vale«Ma che succede qui? Perché mi hai fatto mentire?» «Per coprire Salvo» «E perché cosa ha fatto? Tu sai quello che gli sta capitando?»chiese Gino e a queste parole Vale emise un enorme sospiro abbassando gli occhi e poi si sedette sul divano ed esitò per alcuni secondi. «Allora? Che succede?»richiese Gino. «Io … non … non lo so Salvo non me lo ha detto»rispose Vale con la testa bassa e balbettando agitata. «Dimmelo Vale!»esclamò Gino sedendole accanto«È da quando si sono scoperti quei morti dissanguati che Salvo è strano ed è fissato su questo mistero e in più io ho visto una cosa in cielo … »si fermò perché non sapeva più come continuare. «Cosa?»esclamò Vale, dopo di che Gino le raccontò tutto quello che era successo quel famoso giorno a scuola. «Ora capisci? Voglio sapere se stiamo veramente parlando di vampiri!»proseguì Gino. Vale iniziò ad agitarsi e si trovava in imbarazzo poi iniziò a farfugliare«Io … io … non posso dirtelo io … perché …. Oh no Gino basta … »e così si alzò dal divano e Gino la seguì«Che cosa non puoi dirmi?» «Che … »Vale in quell’attimo prese forza e invitando Gino a sedersi di nuovo sul divano proseguì«Non devi dirlo a nessuno, però!». Gino fece un cenno con la testa, poi Vale andò avanti«Salvo è …è …. un ammazza vampiri … In questo mondo ci sono … i vampiri …». Vale lo aveva fatto, aveva detto tutto, anche se sapeva che aveva sbagliato, ma non sapeva che altro inventarsi per evitare l’argomento con Gino il quale era davvero confuso e si agitò sul divano dopo di che si alzò dicendo«Come un ammazza vampiri?», da questa domanda Vale iniziò a raccontargli tutto e Gino non poteva assolutamente crederci«Salvo aveva ragione allora e noi che lo consideravamo un pazzo!»disse con gli occhi bassi e sconvolto. «Purtroppo è così Gino, i vampiri esistono. Mio padre è stato ucciso da loro»rispose Vale. «Tuo padre è morto?»esclamò Gino incredulo e Vale fece un cenno con la testa poi continuò«Io … io non dovevo dirti nulla, ma … ho dovuto … però nessuno deve sapere che Salvo è un ammazza vampiri!» Salvo era già arrivato nel luogo in cui doveva incontrarsi con Giovanna e su quel marciapiede c’era un grandissimo orologio che segnava le nove precise. Ad un tratto si voltò e vide arrivare Giovanna con un pantalone nero di raso e uno di quei giubbini grigio topo e i capelli come li aveva sempre. A quella vista Salvo rimase di sasso, invaso dalla sua bellezza e riuscì solo ad esclamare«Wow!» «Ciao! Sono stata puntuale?»chiese Giovanna sorridendo. Salvo non riusciva proprio a parlare, poi dopo alcuni attimi di indugio riprese a la parola«Puntualissima! Devo dire che stai proprio bene» «Oh grazie»rispose Giovanna con gli occhi bassi, iniziando ad arrossire. «Bene andiamo a mangiare una pizza così avremo del tempo per parlare dove nessuno possa disturbarci?»chiese Salvo sorridendo e Giovanna rispose facendo un sospiro«Sì va benissimo, andiamo». Dopo di che si incamminarono verso la pizzeria che non era molto distante da lì. Per tutta la strada nessuno dei due parlò, ma nella loro mente vagavano questi pensieri:«Ah finalmente! Stasera mi divertirò, ne sono più che sicura … sono strafelice …»pensava Giovanna con un lieve sorriso, mentre Salvo aveva pensieri più “sinistri”: «Ah devo godermi questa sera … perché da domani devo iniziare a essere un ammazza vampiri … no Salvo non pensare a queste cose proprio stasera … pensa solo che sei qui con la ragazza che ti piace in assoluto …». Dopo questi pensamenti arrivarono in pizzeria e una volta entrati scelsero un tavolo che fosse il più lontano possibile dalle altre persone. Salvo, da bravo cavaliere, spostò la sedia per far sedere Giovanna e lei lo ringraziò, poi si sedette lui. «Bene ora consultiamo il menù»disse Salvo armeggiando con il menù. «Io prendo una primavera»disse Giovanna e in quel momento arrivò il cameriere per ordinare e parlò Salvo«Allora una primavera, una margherita, una bottiglia di coca e poi due porzioni di patatine», il cameriere annuì e andò via. «Perché non hai ordinato una pizza più sofisticata?»chiese Giovanna. «Beh ad essere sincero la margherita è l’unica pizza che mi piace» «Però! Io invece o la primavera o la quattro stagioni» «Stasera sai, sei più bella del solito»disse Salvo avvicinandosi a lei appoggiando i gomiti sul tavolo e lo fece anche Giovanna che rispose«Grazie. Sai quando mi fai questi complimenti, arrossisco e non so che cosa fare» «Non devi arrossire per me, sai io diciamo che mi trovo a mio agio con te, perché tu davvero mi …»disse Salvo che poi si trattenne dal dirle che gli piaceva così cambiò discorso« … ehm ho dimenticato di chiedere al cameriere di portare anche un po’ di maionese e di ketchup!»così fece, e Giovanna abbassò lo sguardo perché per un attimo pensava che Salvo stesse per dirle quello che avrebbe voluto sentire. Le pizze arrivarono e si divertirono davvero molto quella sera, parlarono di loro di quello che avrebbero voluto fare alla fine della scuola e Salvo non perdeva tempo per farle dei complimenti poi ad un certo punto Giovanna fece gli chiese«Dimmi Salvo, tu che cosa guardi per prima in una ragazza?» Salvo si pulì prima la bocca col fazzoletto di stoffa color verde poi rispose«I capelli e poi gli occhi, perché io negli occhi di una ragazza posso vedere il suo interno, com’è fatta dentro» «Ah sul serio?»esclamò Giovanna sorridendo«E che cosa vedi nei miei occhi?»chiese. Entrambi si guardavano negli occhi e dopo alcuni attimi di esitazione Salvo rispose con voce lenta e mite«Vedo una ragazza buona, dolce, soave, innocente che sa come rendere felici gli altri ed è disposta a sottomettersi pur di non fare del male alle altre persone … » Giovanna rimase di stucco e abbassando gli occhi disse«Wow! Mi hai fatto la carta d’identità!». Dopo questa chiacchierata uscirono dalla pizzeria e andarono a fare una passeggiata e arrivarono in piazza Aldo Moro e lì si fermarono davanti alla rampa di scale che conduceva al supermercato Conad. «Stasera mi sono davvero divertito, Giovanna»disse Salvo senza mai smettere di guardarla negli occhi e lei stava arrossendo sempre di più mentre Salvo continuava a parlare«Forse potremmo passare un’altra serata così» «Sì certo ci puoi contare»rispose Giovanna. Poi Salvo fece un sospiro e avvicinandosi di più a lei iniziò a dire«Ma ora …»le si avvicinò ancora di più e Giovanna stava per svenire, i loro visi, pallido quello di Salvo e rosso fuoco quello di Giovanna, si avvicinarono e proprio quando le loro labbra stavano per toccarsi, la vista di Salvo si oscurò e il ragazzo iniziò a vedere tutto rosso, rosso sangue e tutte le persone intorno a lui erano insanguinate come quello spettro che aveva visto nello specchio. Gli girò la testa e perse i sensi e Giovanna lo resse per evitare che cadesse. Si accorse che era svenuto e iniziò a chiedere aiuto, ma da quelle parti non c’era e non passava nessuno. Poi di colpo ricordò la casa in cui aveva visto Salvo entrare e stando a pochi passi da lì, andò a citofonare gridando aiuto, appoggiando Salvo su una panchina.
  
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