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Autore: stayherelou    17/03/2014    2 recensioni
''Nonostante sapessi benissimo che non era con lui che sarei dovuto convolare a nozze -perché era un uomo- per qualche istante mi piacque pensare che fosse così, e gli sorrisi. Il suo, di sorriso, non tardò ad arrivare in risposta al mio e non posso giurare di non aver sentito del sangue confluire nelle mie gote, in quell'istante. Quello fu il nostro primo incontro e, come puoi facilmente immaginare, non fu l'ultimo. Harry del Cheshire era mio cognato, come si suol dire, scorrendo nelle sue vene lo stesso sangue che in quelle di Eleanor.''
[Harry/Louis][2.5k][Inferno!AU][Canto V!AU][Dante's Pov][Louis' Pov]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Labbra rosse come
la passione che li condannava.





 

A Harry, che vive in un mondo tutto suo.
A Louis, che ha una parte tutta sua nel mio cuore.
A Harry e Louis, che mi fanno scopriregiorno dopo giorno cos'è l'amore.
E poi a Martina, che sempre mi ha sostenuto e sempre mi sosterrà, perchè sai che è lo stesso anche per me.



 



 


Misi i miei piedi uno dinanzi all'altro, con cura e attenzione -e forse anche con un po' di tremore- quasi avessi paura che il terreno potesse sbriciolarsi sotto il mio tocco.

Continuai ad andare avanti, in silenzio, seguendo attentamente la mia guida accanto a me ma mai perdendo di vista il sentiero, e già dopo poco tempo riuscii a udire i primi lamenti, strazianti pianti che mi fecero accapponare la pelle e tendere i muscoli ancor più di quanto già non lo fossero.

Avevamo passato da poco il limbo, il diametro dei cerchi diminuiva sempre più e ciò corrispondeva proporzionalmente alla durezza della pena che le anime dannate dovevano sopportare; allo stesso modo, i loro lamenti laceranti giungevano alle mie orecchie sempre più chiaramente.

Il passo del mio maestro si fermò, ed io con lui, qualche istante dopo.

Volsi il mio sguardo a ciò che ci aveva impedito di proseguire il cammino e notai quello che anche Omero chiamò Minosse.

Il demone che si trovava davanti a noi, terribile e spaventoso, era uno dei giudici infernali, con il sommo compito di giudicare le anime che giungevano al suo cospetto e indicare loro il girone dove passare l'eternità in base al numero di volte in cui la sua coda si fosse avvinghiata intorno al corpo. I suoi occhi rossi si spostarono ben presto su di me, e finalmente parlò: «Oh tu, che vieni in questo luogo pieno di dolore, stai molto attento. Non lasciarti ingannare dall'ampiezza dell'ingresso e non fidarti di nessuno, qui.»

Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere alle sue parole che il mio maestro lo fece per me, in tono severo e quasi irritato: «Il suo viaggio è già stato prescritto e non sarai di certo tu ad impedire la sua realizzazione.»

Lo sguardo odioso e demoniaco che ci rivolse Minosse ci colpì in pieno, almeno così fu per me, ma il mio maestro parve non farci caso e avanzammo ancora un po' fino ad arrivare nella valle del secondo girone infernale: i lussuriosi.

 

***

 

Le voci straziate delle anime dannate cominciarono ad arrivare al mio orecchio, fino a colpirlo tanto in profondità da ferirlo, forandolo e attraversandolo completamente.

Avanzai ancora, fino a giungere in un luogo completamente buio che aveva come sottofondo dei suoni che somigliavano tanto all'infrangersi delle onde del mare sugli scogli, durante una tempesta. Allo stesso modo -come in una tempesta- percepii dei forti e violenti venti opposti tra loro.

La bufera infernale, che ben presto capii essere eterna, travolse le anime dannate nel suo turbine, tormentandole e sbattendole da una parte all'altra senza che avessero il tempo minimo per riprendersi.

Piano a piano le voci si fecero sempre più chiare -forse ciò era dovuto alla vicinanza tra me e loro- e riuscii anche a distinguere alcune parole: urla d'ira, richieste d'aiuto, lamenti estenuanti, bestemmie verso chi le aveva condannate a quella pena perenne.

Capii allora che una simile tortura poteva essere sopportata soltanto da chi, ora trasportato e percosso da un vento tempestoso, in vita si era fatto travolgere allo stesso modo dalle passioni, sottomettendo ad esse la ragione.

Guardando attentamente intorno a me, riuscii a scorgere qualche figura vagamente famigliare, ma preferii chiedere spiegazioni al mio maestro, il quale «Semiramide, che arrivò a legalizzare l'incesto pur di giustificare le sue passioni.» inizò a spiegarmi «Didone, che infranse il voto fatto alla morte del marito -quello di essergli sempre fedele- con Enea.» continuò indicandole una ad una «E poi ancora Cleopatra, Elena di Troia, Achille, Paride e Tristano.» e indicò anche loro, mentre io li scrutavo curioso e pensavo a quanti l'amore avesse fatto da assassino.

Ma, ben presto, la mia attenzione si spostò su due anime, poco distanti da noi, che vagavano leggere e vicine.

Fui subito colpito dal lieve sorriso dipinto sulle loro labbra, segno che, nonostante le pene che erano destinati a patire per sempre, non arrivavano a pentirsi di ciò che avevano fatto e preferivano stare nel secondo girone infernale per l'eternità, ma insieme, piuttosto che separati in qualsiasi altro luogo.

Con voce tremante prima e poi più sicura, li chiamai, e le anime, volgendomi uno sguardo, si allontanarono dal mulinello di vento che li imprigionava e arrivarono davanti a me.

Li scrutai meglio, mettendo a fuoco i loro volti ora che erano liberi da quel giro di pena infernale.

Erano due ragazzi, non dovevano essere morti più tardi che a 25 anni, mi dissi, rattristandomi un poco perché l'amore aveva inflitto il sonno ultimo anche e sopratutto alle vite così giovani.

Uno di loro, quello poco più basso, mi sorrise lievemente, ma riconoscente, e fece un ulteriore passo in avanti. Aveva gli occhi azzurri, del colore del mare, del cielo limpido che non incontravano ormai da molto tempo, ma del quale colore sembravano aver impresso ogni pigmento nelle iridi. Le ciglia erano lunghe, sottili, leggere, la pelle pallida, lo sguardo stanco e poco luminoso, ma nonostante ciò non riuscivo a leggere dentro ad esso il pentimento o la sofferenza, benché, pensai, doveva essere davvero tanta.

Poi parlò, non prima di aver schiuso le labbra in un sorriso vero e proprio: «Nobile uomo, non potremo mai ringraziarti abbastanza per la tua volontà di farci visita, nonostante i peccati che macchiano la nostra anima. Se avessimo qualcuno in cui credere, pregheremmo affinché tu abbia una vita felice, visto che sei così buono e gentile anche con noi che siamo anime dannate.»

Rimasi sorpreso da quelle parole, sopratutto dalla sincera tranquillità e riconoscenza che udii in esse, visto la situazione infernale in cui si trovavano poco prima del mio richiamo.

Quindi, poco dopo, dissi: «Chi sei, anima vagante?»

Le sue labbra si stirarono ancora un poco, poi iniziò a parlare di nuovo: «Sono nato lì dove sorgono castelli di mattoni nelle verdi distese e la terra è divisa dal corso del Don, prima che sfoci libero nel mare. L'amore, che non può fare a meno di nascere nel cuore degli uomini buoni, colpì questo mio compagno attraverso questo mio corpo che, purtroppo, mi è stato tolto. Siamo peccatori, siamo dannati, ma la nostra assassina si trova qui in ugual modo. Trascorre l'eternità nella Caina, nel lago ghiacciato come il cuor suo. Mentre il nostro amore, quell'amore, fu così forte che non poté non essere ricambiato, e mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m'abbandona

Fu in quel momento che, dietro all'anima dallo sguardo del colore del mare, scorsi meglio la seconda anima.

Lo sguardo, stavolta, era più intenso, forse anche più duro, ma vidi il verde smeraldo delle sue iridi sciogliersi immediatamente non appena incrociò gli occhi del compagno che, pronunciata l'ultima frase, lo guardava sorridendo. Vidi le loro mani sfiorarsi, poi stringersi, mentre l'espressione sul volto dell'anima che conobbi per seconda si rilassava sempre più. Le sue ciglia erano poco più scure, la pelle meno pallida, l'altezza -invece- leggermente maggiore. Stirò anche lui le sue labbra, rosse come la passione che li condannava, e mi rivolse un sorriso leggiadro.

Li osservai meglio, mi persi nei loro sguardi mare e pianura, nei loro movimenti appena accennati, mi accorsi delle loro mani che mai si lasciavano, nemmeno nella tempesta demoniaca in cui si erano trovati e si sarebbero trovati di nuovo.

Fu il mio maestro a distogliermi da quello stato di silenzio e riflessione, dicendomi: «A cosa stai pensando?»

Sbattei le palpebre lentamente un paio di volte, prima di parlare di nuovo, rivolgendomi agli occhi del mare e della pianura.

«Sono davvero rimasto colpito dall'amore che vi ha legato e continua a legarvi, nonostante vi abbia condotto alla morte. E, credetemi, nella mia domanda non c'è inadeguatezza o infondata curiosità, ma posso permettermi di chiedervi come avete conosciuto l'inespresso desiderio che Amore ha fatto nascere nei vostri cuori?»

Li vidi sorridere tristemente e subito mi fu spiegata la ragione «Non c'è dolore peggiore di quello che si prova quando si ricordano i tempi felici in un momento di disgrazia.» disse infatti l'anima con gli occhi viridi, nei quali ancora scorgevo il ricordo di pianure e boschi incantati, tanto che per qualche istante pensai seriamente che ne avesse preso il colore.

Poi prese di nuovo la parola l'altro, accogliendo la mia richiesta di buon grado, e iniziando a raccontare.

 

***

 

«Il mio nome è Louis e vidi per la prima volta la luce del sole, come ho già detto, nelle campagne inglesi, nella cittadina di Doncaster. Trascorsi la mia infanzia con le mie sorelle, tutte femmine ma troppo piccole per maritarsi, così per salvare la stabilità della famiglia e non compromettere ciò che i miei avi avevano costruito con sudore e sacrificio, fu deciso che sarebbe toccato a me trovar moglie e arricchire le casse con una dote cospicua. E il matrimonio fu combinato, mio padre s'occupo' di tutto. Eleanor del Cheshire, questo era il suo nome. Il grande giorno tutto era pronto, ma per non disturbarsi dagli affari che la tenevano impiegata -dei quali non mi era noto sapere ma, vista la ricchezza della sua famiglia, potevo solo immaginare- si trattò di un matrimonio per procura. Nonostante mi fosse già arrivata questa voce, non volli crederci subito. Mentre avanzavo, infatti, notai al posto della fanciulla un giovincello alto e dai capelli che somigliavano al bocciolo di una rosa. I suoi occhi erano verdi, le labbra piene e rosse. L'espressione rilassata, la corporatura ben formata ed impostata, le dita lunghe, affusolate ed esperte mentre firmavano delle carte sul tavolo dinanzi a lui. Nonostante sapessi benissimo che non era con lui che sarei dovuto convolare a nozze -perché era un uomo- per qualche istante mi piacque pensare che fosse così, e gli sorrisi. Il suo, di sorriso, non tardò ad arrivare in risposta al mio e non posso giurare di non aver sentito del sangue confluire nelle mie gote, in quell'istante. Quello fu il nostro primo incontro e, come puoi facilmente immaginare, non fu l'ultimo. Harry del Cheshire era mio cognato, come si suol dire, scorrendo nelle sue vene lo stesso sangue che in quelle di Eleanor. Passarono i tempi, conobbi Eleanor giorno dopo giorno e ad ogni parola, gesto, movimento o espressione, cercavo di ricavarne qualcosa che mi portasse anche solo per un istante ai capelli ricci e agli occhi verdi del fratello. Conobbi anche Harry, allo stesso modo o forse ancor di più. Scoprii il suo amore per la natura, per la cultura, i classici, la filosofia e la politica. Un giorno, mentre Eleanor si rilassava in un bagno caldo, ci trovavamo nella biblioteca della casa a discutere degli affari del dì, mentre entrambi scrutavamo con attenzione i titoli dei libri ordinati per denominazione. Mi elencò le opere che prediligeva, raccontandomi brevemente anche la trama e il motivo per cui erano rimasti nei suoi ricordi, ed io non potevo fare a meno di osservarlo incantato, aspettando con ansia ogni parola uscisse dalle sue labbra. Gli chiesi se poteva prestarmene qualcuno, poiché anche io volevo bearmi delle storie avvincenti e appassionanti che lui ben conosceva, ed accettò. Mi disse, lo ricordo bene, che era geloso dei suoi volumi. Lo ricordo bene perché lo disse ridendo, e quei suoni provenienti dalla ripercussione della sua laringe mi sembrarono i migliori che avessi mai udito. Poi aggiunse: «Ma puoi recarti qui e leggere con me quando vuoi» e il mio cuore iniziò a battere più forte, tanto che temetti per l'incolumità della mia gabbia toracica. E così, iniziò tutto. Iniziammo a vederci regolarmente, ogni qual volta Eleanor si rilassasse in un bagno caldo o fosse occupata con gli affari di famiglia o in cucina, il che -di solito- accadeva ogni terzo e quinto giorno della settimana. Ci sedevamo accanto al fuoco caldo e ardente del camino, essendo freddo al di là delle mura, con le spalle a sfiorarsi e i respiri che spesso si mescolavano talmente tanto da non conoscere il punto d'inizio e fine di uno dei due. La lettura, uno scritto intitolato Lancillotto, era interessante, piacevole. Narrava dell'amore impossibile tra due giovani, Lancillotto, un valoroso guerriero, e Ginevra, la moglie del Re Artù, che -anch'essa- patì dolorose pene. Non c'era incontro durante il quale non mi fermassi ad osservare anche per qualche secondo le sue dita eleganti ed affusolate che voltavano pagina, per poi scorrere sulla carta quasi come per addolcirla. A volte, con sincerità, il mio sguardo cadeva anche sulle sue labbra, che mi ritrovavo -segretamente- a desiderare sempre maggiormente. Gli intervalli migliori, però, erano tali quando entrambi i nostri occhi si incontravano, e io potevo sentire nel mio cuore sensazioni mai assaporate prima d'ora. Sentivo brividi di felicità per il resto del dì, nonostante dopo l'atmosfera risultasse un poco più tesa. Un giorno come gli altri, come ho già raccontato, ci ritrovammo a leggere davanti al camino il cui fuoco bruciava ardente. Eravamo soli, tranquilli, le nostre anime e i nostri pensieri privi di ogni sospetto o paura. Più volte, quel tempo, i nostri sguardi si incontrarono, mischiando i colori in una tonalità senza definizione alcuna, e le nostre gote -di tanto in tanto- prendevano sempre più sangue. Poi la nostra resistenza crollò quando entrambi leggemmo che le labbra ridenti di Ginevra avevano incontrato quelle tanto dolci e desiderate di Lancillotto. Allo stesso modo, lasciò cadere il volume dalle sue mani ed esse andarono velocemente ad avvolgere il mio viso. Ci guardammo negli occhi un'ultima volta, prima di perderci in uno scontro di labbra, bocche e respiri. Ci baciammo a lungo, con le mani intrecciate e le fronti unite, le caviglie incatenate tra loro e i capelli lontani dall'ordine. Le falangi che tanto avevo osservato e bramato mi accarezzarono le gote ancora rosse, fino a scendere sul mio sterno e poi ovunque sul mio corpo. Lo stesso feci io, mentre continuavo a bearmi delle sue labbra e lui delle mie. Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante.»

E mentre udii queste ultime parole, vidi che negli occhi di entrambi giacevano delle lacrime, pronte a cadere copiose al minimo segno. Osservai ancora le loro mani, strette ed incatenate, poi i loro sguardi, sofferenti ma sempre privi di pentimento.

E allora capii.

Capii che un tale Amore era destinato a nascere in quelle tali due anime, che avevano capito di amarsi non appena i loro sguardi si erano incontrati. Amore, come mi disse Harry poco prima di scomparire di nuovo nel mulinello di atroce vento, tenendo per mano il suo Louis, nasce nel cuore dell'uomo gentile e se esso è sincero, non può non essere ricambiato.

Sentii mancarmi i sensi, mentre il ricordo di Amore nei due si infiltrava nella mia mente, comprendendo che avevo appreso molto e che, probabilmente, avrei avuto ancora molto da imparare.

Non li vidi più, com'è legge che sia, e l'ultimo ricordo che ebbi di loro fu lo sguardo che si scambiarono Louis e Harry un attimo prima di riprendere a sopportare quella pena infernale che non li avrebbe mai abbandonati, proprio come il loro Amore.















Angolo Autrice.
Ehm, ehm, buonasera!
Okay, questo è piuttosto imbarazzante perchè non scrivo una fan fiction seria da - okay, non penso di aver mai scritto una fan fiction seria, quindi questa è la mia 'prima' se così possiamo definirla. Diciamo che l'ho scritta tutta in un pomeriggio, rileggendola e rivendendola, con la pagina di Word aperta e quella della Divina Commedia accanto.
Quiindi, diciamo che l'idea fa ridere anche me, ma oggi durante la spiegazione del quinto canto ho immaginato la scena del bacio tra Paolo e Francesca e la mia mente malata non c'ha messo molto a sostituire ai due i visetti dolci di Hazza e Loulou e beh, questo è quello che è uscito fuori. Baldo alla ciancie ma come parlo oggi? vorrei chiarire qualche punto riguardante le informazioni storico/linguistiche/letterarie:

1)Harry e Louis, essendo gay, rientrerebbero nella categoria dei 'violenti contro natura' ma vaffanculo e visto che -secondo la legge infernale- ogni anima va a scontare la pena della sua colpa più grande, loro sarebbero stati lì, e non di certo del secondo girone. Soltanto che per finzione letteraria (passatemela così) ho cambiato un po' questa cosa.
2)Il matrimonio per procura esiste(va) davvero, ed è davvero stato il caso di Paolo e Francesca. Questo tipo di matrimonio consiste nel fare una 'delega', in poche parole, ad un'altra persona affinchè sia presente al suo matrimonio al proprio posto. In poche parole, Francesca doveva sposare il fratello di Paolo, Gianciotto, ma quest'ultimo invece di andare di persona al proprio matrimonio, manda il fratello con una delega, pur risultando comunque lui (Gianciotto) lo sposo. Non so se mi sono spiegata, in ogni caso potete trovare tutto su wikipedia.
3)Le frasi in corsivo che dice Louis sono le frasi reali (e pure famosissime) che dice Francesca nel V Canto dell'inferno, le ho lasciate tali e quali per rendere ancor di più e poi perchè, insomma, è Dante!
4)Non sono mai nominati ne' Dante e ne' Virgilio, ma penso sia stato chiaro a tutti che è Dante che narra in prima persona e che il 'maestro' è Virgilio.
5)Penso di aver finito con i punti e, nulla, grazie mille se siete arrivati a leggere fino a qui. Diciamo che è stato un esperimento, una sfida anche con me stessa, oltre che un omaggio (uno schifo più che altro, ma fatto col cuore) a Dante Alighieri che è senza dubbio uno dei miei scrittori preferiti.

Potete trovarmi su twitter (che al momento non mi funziona, ma okay ahahah) col nick di @stayherelou. Aspetto ansiosa le vostre recensioni, i vostri pareri e tutto quello che potrebbe aiutarmi a 'crescere', perchè le critiche per me sono fondamentali :)
Un bacio e alla prossima, Domi.

 

  
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