Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: serengleepity    17/03/2014    1 recensioni
[Demi/Joe]
[...] In realtà si sente comunque innegabilmente vuota, seduta sull’estremità dello sgabello del pianoforte, mentre lascia scorrere libere le dita sui tasti ghiacciati dello strumento, dando vita e armonia ad una stanza in cui fino a poco prima aveva dato sfogo a tutto ciò che in quell’ultimo periodo la stava lacerando fino a farle male davvero.
E ormai percorre con le dita la stessa melodia in ogni momento libero della giornata, cercando di non pensare a tutta la gente che, una dopo l’altra, giorno dopo giorno, l’aveva abbandonata.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rating: Verde
Genere: Introspettivo, malinconico, angst
Personaggi/Pairing: Demi Lovato/Joe Jonas che amo così tanto da odiarli
Note: Flashfic introspettiva (e particolarmente angst da scrivere) ispirata a queste due, a mio avviso terribili, interviste.
Avvertimenti: angst/depressione  portami via.
Conteggio parole: 561
 
 
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Pianoforte

 
 
Demi non era mai stata brava con le relazioni. Non aveva mai sentito il bisogno primordiale di avere accanto qualcuno che potesse definire come “l’amore della sua vita”.
C’era stato Trenton, il primo per lei.
Ma il solo eco del suo nome della sua testa la porta a serrare i pugni, mentre deglutendo a fatica cercava di ricacciare dentro quelle lacrime spavalde.
Non avrebbe pianto, non ora, non adesso, non quel giorno. Anche a costo di cucirsi gli occhi.
Non l’avrebbe fatto.
Adesso c’era Wilmer. Qualunque cosa fosse quel sentimento che li legava, Demi temeva già il momento in cui sarebbe svanito, trascinando con sé ogni rancore, dando vita ad un’ennesima ballata malinconica da prendere in considerazione per una nuova composizione.
Ma Demi non vuole pensarci, perché sta bene con se stessa.
O almeno questo era ciò che avrebbe voluto sentire davvero. Ma in realtà si sente comunque innegabilmente vuota, seduta sull’estremità dello sgabello del pianoforte, mentre lascia scorrere libere le dita sui tasti ghiacciati dello strumento, dando vita e armonia ad una stanza in cui fino a poco prima aveva dato sfogo a tutto ciò che in quell’ultimo periodo la stava lacerando fino a farle male davvero.
E ormai percorre con le dita la stessa melodia in ogni momento libero della giornata, cercando di non pensare a tutta la gente che, una dopo l’altra, giorno dopo giorno, l’aveva abbandonata.
E quando finalmente sente la morsa al petto allietarsi con melliflua rapidità, mentre ripensa a chi, dopo Trenton, era stato capace di farla sentire bene.
Beh, buffo che  il nome di Joe stesse facendo su e giù per le scale del suo cervello, in attesa di capire per quale assurdo motivo stesse pensando a lui proprio in quel momento.
Joe.
Suo conoscente, fratello, amico, fidanzato.
Cosa fosse stato Joe per lei, ancora non lo sapeva. E forse mai l’avrebbe scoperto.
Sì perché, adesso, la verità era sulla bocca di tutti; tutto ciò che li aveva legati sin da subito era, beh, una vera e propria farsa. Un inganno. Uno sbaglio.
Intanto le dita continuano imperterrite a saettare da una parte all’altra dello strumento, inarrestabili.
E Demi si sente stupida, perché aveva permesso alla carriera di prendere il sopravvento sulle sue emozioni, fino a farle dubitare dei suoi stessi sentimenti.
Cos’era Joe per lei? Mh?
Perché non riusciva a darsi una riposta degna di essere chiamata tale?
Perché non riusciva a darsi pace, per quanto si sforzasse?
Troppe domande, troppe poche risposte abbastanza esaurienti.
E, ne era sicura, presto avrebbe sfiorato la pazzia, mentre la potenza contenuta in quelle sue mani prodigiose accresceva ad ogni nota che liberava da quella prigione di corde, fino a scivolare fuori dai tasti e dissolversi in un aria che si era ormai palesemente appesantita.
Non riesce più a controllarsi, ormai la sua mente sprigiona ogni suo più piccolo e contorto pensiero su quel dannato pianoforte, quando nel contempo sente le lacrime bagnarle le guance e cadere direttamente sul tasto di cui si stava servendo di più.
E scoppia, sì, perché durante quel percorso così tremendamente difficile aveva imparato a non reprimere più nulla, ad esternare ciò che sentiva.
A non nascondersi più.
A liberarsi, come meglio riusciva.
Dovrebbe smetterla di stuzzicare quel punto, altrimenti, ne era certa, non sarebbe finita bene.
Se non si fosse fermata subito, ne era certa, quel pianoforte sarebbe esploso, scoppiato, crollato. Insieme a tutte le sue certezze.

 
 
 
  
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