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Autore: _Eterea_    18/03/2014    1 recensioni
[Realms of Reeh]
Raccolta di OS sul mio personaggio nel gdr ad ambientazione medievale fantasy "Realms of Reeh."
01. Quando il Resto è Silenzio - Scritta per l’evento a prompt “Lá Fhéile Pádraig (Saint Patrick's Day)” indetto dal forum Pseudopolis Yard.
02. La Prima Barda Meretrice.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note:  Questa raccolta (che aggiornerò di tanto in tanto)  sarà composta da brevi one-shot basate sulle mie “avventure”/esperienze nel gdr fantasy “Realms of Reeh”  (che consiglio a tutti), con il mio personaggio prostituta-(prossimamente)barda.  Personaggio particolare, neh?
Comunque, quello che dovete sapere per capire questa prima  OS è: Kara lavora a tempo pieno in una delle stanze della Bettola del Porto, sotto gentile richiesta della proprietaria; i personaggi citati di striscio sono altri pg del gdr con il quale ho ruolato… sull’ultimo citato credo scriverò altro.
 
Ah, questa prima OS è stata scritta per l’evento a prompt Lá Fhéile Pádraig (Saint Patrick's Day)” indetto dal forum Pseudopolis Yard.

(Altro angolo spam: "Pagina Facebook di Realms of Reeh.") 
 
TITOLO: Quando il resto è silenzio
AUTORE: Eterea
FANDOM: GDR – “Realms of Reeh”
RATING: Verde
PAROLE: 976
PROMPT: Immagine; “Il resto è silenzio.” (W. Shakespeare, Amleto)
 
 
 
Quando il resto è silenzio
 
 
 
Rimani in silenzio ed osservi tutto quel che accade intorno a te.
Rigiri il boccale di birra nelle mani, senza prestarci troppa attenzione, e continui a spostare lentamente lo sguardo dal bancone al resto dei tavoli. Ti trovi nell’angolo del locale più lontano dal frastuono e dal brusio della gente che, sorprendentemente, quella notte riempie la sala; ad occhi esterni, che sanno chi sei, sembrerebbe tu stai studiando gli uomini presenti per cercare un cliente appropriato.
Dopotutto è il tuo lavoro, è per questo che ti trovi lì, invece che vagare solitaria per i Regni come hai già fatto per una buona metà della tua vita.
Tuttavia non è quello il tuo intento, non per quella volta, e rimani così, silenziosa, pensierosa, a scrutare uno ad uno i volti che ti ritrovi davanti – alcuni conosciuti, altri no – cercando di studiarli e leggerli… ma ti risulta difficile.
Non sei mai stata brava a capire le persone: il fatto che in tutto quel tempo, passato a ricoprire un mestiere talvolta pericoloso, tu sia sopravvissuta senza – perlomeno gravi – danni, fa capire quanto tu sia stata fortunata.
Al bancone noti un viso più che familiare, ma decidi di non avvicinarti e far finta di niente: l’ubriacona di Emera ti ha già fatto passare più di una serata movimentata, quindi non senti il bisogno impellente di ripetere. Per quanto i tuoi modi siano spesso rozzi, non hai mai trovato particolarmente affascinante i modi di fare troppo maschili di certe “donne”. Hai sempre amato la tua femminilità e ne sei sempre andata pure piuttosto fiera… donne come quella non riesci davvero a comprenderle.
Sposti lo sguardo alla sua destra, e vedi la proprietaria del locale, Artemisia, intenta a pulire il bancone e ad osservare i presenti con sguardo attento ma tranquillo.
Quando ti aveva proposto quel posto non riuscivi nemmeno a crederci. Se fosse successo appena un paio di mesi prima, probabilmente avresti rifiutato: essere agli ordini di qualcuno non ti aveva mai attratta, ed era stato uno dei motivi a spingerti a scappare di casa in così giovane età.
Sottostare a delle regole, dover dipendere da qualcuno più potente… perdere la poca libertà che ti sei guadagnata con tanta fatica.
Il tuo destino rimane sempre legato alle scelte e alle azioni che compieranno gli altri – certo, non sei così stupida da non rendertene conto – ma il poter decidere seppur in piccola dose su quel che dovrà essere la tua vita, ti rende felice.
Ma ora le cose sono diverse. Ti sei resa conto di quanto sia vuota, in fin dei conti, la tua vita… non avere uno scopo, un obbiettivo da raggiungere, vivere sempre con l’intento di sopravvivere. Te ne sei stufata in fretta, e hai deciso di cambiare.
Uno spiffero d’aria fredda entra nel locale e ti fa sussultare un attimo, mentre trapassa con facilità il leggero tessuto del tuo vestito. Lasci per un attimo la presa dal boccale ancora pieno e ti stringi le braccia al petto, coprendo la generosa porzione di pelle del petto lasciata scoperta dalla profonda scollatura dell’abito.
Anche quella è sempre stata una tua scelta, nessuno te l’ha mai imposto. Dopotutto per quanto ti riguarda l’avevi sempre visto come un lavoro come un altro, non avendo mai avuto troppo rispetto del tuo corpo nemmeno prima di intraprendere quella strada.
L’avventore appena entrato nel locale attira la tua attenzione. Quando abbassa il cappuccio fradicio di pioggia e riesci finalmente a scrutare il suo viso per poco non scoppi a ridere divertita.
Lo osservi, mentre sorridente si avvicina al bancone per ordinare qualcosa, sei troppo distante per poter udire le sue parole, e poi si guarda intorno non notandoti.
Con una mano ti gratti il lobo dell’orecchio sinistro e poi ravvivi i lunghi e annodati riccioli castani che ti circondano il volto, fino ad arrivare alla base delle scapole.
Non sai se sperare che ti veda oppure meno, non sei in vena di chiacchiere inutili e poco proficue, quella sera, e sai benissimo che con lui non avresti la possibilità di combinare proprio nulla.
Ti sfugge momentaneamente il suo nome – sei sempre stata una frana, con questi – ma ricordi alla perfezione le parole che vi eravate scambiati quella sera, proprio in quella bettola.
L’avevi preso in giro apertamente, divertendoti nel rispondere ironicamente ai suoi vaneggiamenti sulla giustizia e l’onore di far parte di qualche battaglia. Eri riuscita a mozzar le gambe ad ogni suo tentativo di farti veder la vita esattamente come la vedeva lui, e ti aveva sorpreso.
Aveva continuato a sorridere per tutto il tempo, con quell’espressione ingenua, continuando a reggere il confronto con una donna come te.
Non aveva soldi per pagare i tuoi servizi, l’aveva detto chiaramente ma questo – diversamente dal solito – non ti aveva spinta ad andartene troncando irritata la conversazione… eri rimasta.
Perché, nonostante tutto quello non ti avrebbe portata proprio a niente, ti stavi divertendo come poche volte in vita tua.
La tua acidità e le risposte stronze e crude non erano riuscite a scalfirlo, e questo era riuscito a catturare il tuo interesse.
Dopo quel momento, e quell’esperienza, sei arrivata alla conclusione che forse non saper leggere le persone non è una cosa poi così negativa; queste riescono sempre a sorprenderti, in un modo o nell’altro, rallegrando la vita vuota e falsa che ti sei scelta. 
Infine hai deciso che in questo consisterà la tua vita: la frenesia e la lussuria provocate dal tuo lavoro – che sì, non hai intenzione di cambiare -, il divertimento e la sorpresa nel conversare con persone così diverse ed estranee al tuo mondo… e il silenzio che ti circonda e copre come una coperta calda e protettiva, mentre osservi il mondo scivolarti accanto, con il brusio e il caos che porta, mentre accetti convinta di farne parte solo in modo minimo e quasi invisibile.
Alla fine, quel che ti rimane è il silenzio. 





 
   
 
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