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Autore: Nora_93    18/03/2014    0 recensioni
"Una gioia dietro l'altra. E' proprio vero, la vita ci dà mille sorprese e dopo un brutto e lungo temporale, arriva sempre il ciel sereno con un bellissimo arcobaleno e un sole splendente."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                Il riscatto di Agata

“Mi dispiace ragazze ma stasera non posso proprio venire.”

“Sempre la solita scusa, passi tutti i sabato sera a lavare i panni e a stirare, tua madre non se la prenderà se per almeno stavolta non le dai una mano. E' persino il compleanno di Miriam, non puoi mancare”.

“Inoltre”, aggiunse Angela, “hai 18 anni, sei nel pieno della vita, se non ti diverti ora, quando lo farai? Esci ogni tanto, non ti vogliamo vedere solo fra i banchi di scuola, la tua compagnia è sempre gradita, ti vogliamo bene Agata, vero ragazze?”

“Certo!!”, risposero all'unisono le 5 amiche di Agata.

“Grazie ragazze, ve ne voglio tanto anch'io, ma non posso. Sapete la mia situazione, è un'insieme di cose che mi impediscono di vivere la mia giovinezza e non ci posso fare niente, per ora è così.”

“Ma se il problema è che non hai un bel vestito per andare in discoteca te lo prestiamo noi, sappiamo dei tuoi gusti da maschiaccio, porti sempre felpa, jeans e converse, che, lasciatelo dire, un giorno mentre cammini ti si scuciono e rimani scalza, sono tutte usurate, da quanti anni è che le porti?”.

“Non capite proprio niente, per voi conta solo la moda e la discoteca. Ma andate a quel paese!” Agata si era sentita profondamente offesa dalle parole di Gemma, che talvolta non si rendeva proprio conto che con la sua lingua lunga e biforcuta feriva i sentimenti degli altri.

Agata camminava velocemente per tornare a casa, con gli occhi lucidi e tanta rabbia dentro. Odiava la sua vita e nessuno la capiva. Abitava da sola con sua madre che non aveva un lavoro, il padre era morto quando lei aveva 6 anni e aveva pochi ricordi di lui ma sapeva che era stata una brava persona. La madre a distanza di anni non era riuscita a farsi una vita perchè ancora non aveva metabolizzato il lutto e amava ancora il marito scomparso. Non aveva lasciato loro grandi ricchezze, solo la casa dove vivere. Agata e sua madre si facevano mantenere dai genitori del padre defunto, era un gesto nobile che loro dessero una mano a quelle due povere disgraziate, ma anche loro non navigavano nell'oro e il loro aiuto era limitato. La crisi economica era forte e il lavoro non si trovava da nessuna parte, né per la madre né per la figlia: durante l'estate Agata aveva lavorato in un bar ma a fine luglio venne licenziata perchè aveva versato accidentalmente un bicchiere addosso a una signora super snob che protestò con tanta arroganza e ira funesta che pretese il licenziamento immediato della ragazza. Molto probabilmente Miss-Sto-Cazzo era una cliente abituale del bar e aveva anche una certa importanza e conoscenza visto che riuscì a far fuori di getto Agata. Lei stessa ammise che andava punita, una settima non retribuita, ore extra non pagate, ma il licenziamento in tronco era eccessivo. Anche durante il periodo scolastico Agata si diede da fare per trovare un lavoretto che le permettesse di aiutare la sua piccola famigliola e magari anche per togliersi qualche sfizio: comprarsi qualcosa di carino, era un secolo che non andava a fare shopping, andava in centro giusto perchè la sua scuola era lì e guardava le vetrine senza commentare. Invece le sue amiche spettegolavano di continuo e il giorno dopo le vedevi con il vestito già comprato e la settimana dopo non lo indossavano più perchè ormai era fuori moda. Agata era certa che la maggior parte dei suoi coetanei pensassero solo all'apparire e mai all'essere, la sostanza non conta, mentre per Agata era il contrario: per farla felice bastava regalarle un gloss per le labbra, e sicuramente non l'avrebbe nemmeno usato per non consumarlo se non per occasioni speciali.

Ma lei non aveva mai occasioni speciali. Non usciva mai, il pomeriggio lo passava tra i libri, a sistemare la casa e a fare commissioni varie, il sabato se ne stava al computer a vedere film o a leggere o a suonare la sua chitarra classica. Era di suo padre e in suo onore, da autodidatta, era riuscita a imparare a suonarla.

Le sue amiche invece il sabato sera andavano al “Rendez-vous”, la discoteca più “in” ed esclusiva della città. Il costo del biglietto era esorbitante, 70 euro quando andava bene, e anche se faceva l'ingresso gratis entro l'una per le ragazze lei non poteva andare lo stesso. Il “Rendez-vous” impone un abbigliamento all'ultimo grido e griffatissimo, e Agata non aveva tutti quei soldi per comprare un abito che avrebbe portato soltanto una volta in vita sua. Però quanto le sarebbe piaciuto andarci, amava ballare e magari lì ci sarebbe potuta essere l'opportunità di conoscere qualcuno. Si, perché Agata non aveva mai avuto un ragazzo e questa cosa la faceva soffrire molto, anche perchè veniva presa in giro dai ragazzi stessi per la sua condizione da eterna single e la reputavano bruttina e sfigata, e non si facevano scrupoli a dirglielo. Lei era la secchiona della classe che ha solo un paio di jeans, tre felpe sgualcite, quel paio di converse blu consumate e che il sabato sera va a dormire alle nove come le galline.

Non ne poteva più, e una notte in cui non riusciva a prendere sonno le venne in mente un'idea. Una strana idea.

Un sabato sera decise di uscire meravigliando la madre, le disse che andava a dormire da Gemma e c'erano anche le altre. Rovistò tra gli armadi di casa e trovò una maglietta nera e una minigonna di jeans che gli stavano d'incanto: era bellissima e per niente affatto maschiaccio, bruttina e sfigata come tutti le dicevano. Si truccò leggermente con un ombretto azzurro, una striscia di eye-liner e un po' di mascara, e uscì di casa prendendo la macchina della madre. La strada era quella per il “Rendez-vous” ma non aveva i soldi per l'entrata e nonostante la sua bellezza la mini di jeans era proprio fuori luogo. Parcheggiò l'auto nei posteggi del locale e aspettò che la fila di gente diminuisse. Non voleva essere vista. Trascorsa una decina di minuti, scese dall'auto e andò verso l'entrata dove erano appostati due omoni dallo sguardo intimidatorio.

“Scusate, la mia è solo un'informazione. Non voglio entrare nel locale per andare a ballare, vorrei solo parlare con il proprietario”.

“La solita scusa per entrare gratis, vero ragazzina? Vattene via, poi dove vai con questa gonnellina, al mercato?”.

I due buttafuori fecero una sonora e grezza risata.

“Grazie lo stesso!” Agata girò i tacchi ma aveva il suo piano B.

Il locale era circondato da siepi e alberi e sapeva che in alto c'erano delle finestre che durante le serate stavano aperte per far meglio circolar l'aria. Bastava arrampicarsi ed entrare. Agata a educazione fisica era un fenomeno, sapeva fare di tutto: verticali, spaccate, salti esorbitanti, pertanto arrampicarsi su per un albero non era un problema per lei. Non c'impiegò nemmeno poi così tanto a salire solo che le si strapparono le calze per colpa di un ramoscello.

“Quant'è grande!! E com'è bella!!!” non riuscì a dire altro dalla sorpresa e dall'eccitazione.

“Però adesso come scendo, mica ci avevo pensato, dai mi butto alla fine sono 6 metri, forse 7 che vuoi che sia”.

Agata guardò la gente che c'era sotto di lei e fortunatamente nessuno di sua conoscenza. Sotto di lei c'era un gruppo di ragazzi ubriachi e le venne un'idea.

“Ehi, ciao raga!! Sono quassù”

“Mi sa tanto che stasera abbiamo esagerato troppo con l'alcol.”

“Non è vero, non sono una vostra allucinazione, ragazzi fatemi un favore. I buttafuori mi hanno cacciato perchè stavo litigando di brutto con una stupida che ho incontrato in bagno, e non ho intenzione di aver sprecato ben 70 euro per esser stata qui dentro solo venti minuti. Io salto e voi mi prendete, che vi costa?”

“Che ci dai in cambio?”

“Un bacio ciascuno, ma a stampo”.

“Guarda, siamo talmente sfigati che ci va benissimo, tranquilla, buttati e ti prendiamo, faremo il possibile al fine che tu non ti faccia male.”

“Che tesori che siete!” e Agata si buttò giù e l'atterraggio fu perfetto. Diede quei cavolo di baci che aveva promesso, i suoi primi 5 baci della sua vita a 5 persone diverse nell'arco di 5 minuti. Mica è da tutti.

“Grazie mille ragazzi e buona serata, e mi raccomando.. sshhhh””

“Tranquilla baby” disse uno di loro, che a vederlo dava l'impressione che anche per lui quella sera si era consumato il primo bacio. Agata riuscì a confondersi tranquillamente nella folla e arrivò davanti a una porta con scritto Privacy.

Titubante, ma ormai era lì, bussò ed entrò. C'erano due persone, un uomo e una donna che parlavano: erano sicuramente i proprietari.

“Chi ti ha fatto entrare ?” disse l'uomo.

“Lasci che mi presenti, sono Agata Sarti e sono venuta qui per propormi come cubista o barista qui.”

“Sta scherzando vero? Posso mettere una cubista vestita come lei.”

“Non ho una lira e necessito di lavoro, so ballare benissimo, e con i soldi che guadagno comprerò dei vestiti da urlo che la faranno impazzire e non si pentirà di avermi assunto.”

“Determinata la ragazza. Carmen, portala nel camerino, scegliete qualcosa di decente e fammi vedere quello che sai fare. Se vai bene, il posto è tuo.”

“Grazie capo, non la deluderò”.

Agata era piena di entusiasmo e lo fu ancora di più quando vide tutti quei vestiti. Aveva l'imbarazzo della scelta, ma quel tubino azzurro scintillante l'aveva conquistata. Una sistemata al trucco. Era una gnocca da paura. Era arrivato il suo momento, il dj abbassò la musica, impugnò il microfono e urlò a squarciagola:

“Questa sera una grandissima novità, da tempo il nostro cubo soffre di solitudine ma stasera è arrivato chi gli farà compagnia, ecco a voi........ Agataaaaaaaaaaaa!!!!!!”

La musica ricominciò fortissima e l'adrenalina di Agata salì alle stelle e si esibì in maniera sensuale e travolgente. Il proprietario guardò estasiato e disse a Carmen:
“E' bravissima, non ce la facciamo scappare, il posto è suo, darà ancora più notorietà al nostro locale.”
Carmen annuì entusiasta. Il pubblico stava gradendo tantissimo lo spettacolo, e tra la gente c'erano le amiche di scuola di Agata.

“Ma quella è la Agata che conosciamo noi?”

“Non è possibile, non farebbe mai una cosa del genere.”

“E' lei cavolo, è evidente. Certo che non è brutta per niente, e come balla.”

“Io voglio sapere come ha fatto ad entrare. Io sono centomila volte meglio di lei, vengo qui da quando ho 14 anni tutti i sabati, ma arriva lei, va sul cubo e tutti le sbavano dietro come cani in calore. Non mi sta bene per nienteeeee!!!!” disse verde dall'invidia Gemma.

Lo spettacolo si concluse, le andò incontro Mirandi, il proprietario: “Assunta, tutti i venerdì e i sabati, 300 euro a serata, ti va bene, ovviamente tutto in regola.”

“Certo che mi va bene, anche se il sabato ho scuola saprò gestire il tutto, non si preoccupi.”

“Ci vediamo la prossima settimana, e aspetta, tieni la paga, e complimenti.”

Agata era felicissima, aveva trovato un lavoretto davvero con i fiocchi. Con sua madre non avrebbe avuto problemi in riguardo perchè non era di mentalità chiusa e poi che faceva di male?

Il lunedì seguente a scuola, il gruppo delle cornacchie invidiose si scagliarono subito contro di lei:

“Come hai fatto ad avere il posto lì, fai la santa ma in realtà sei solo ua grandissima puttana.”

“Puttana sarai tu che te ne fai 3 a serata, ubriaca fradicia e non ti prende in considerazione nessuno nonostante l'abito firmato e i chili di trucco che ti metti. Io faccio tutto con dignità e onestà, essendo me stessa. Brutta l'invidia eh?”

“Ma io ti ammazzo brutta ...” fortunatamente le sue amiche altrettanto invidiose e pure vigliacche la fermarono. Mentre entrava in classe, sentì il suo nome.

“Ciao Agata, lo so non mi conosci, mi chiamo Jacopo e frequento la 5°B mentre tu la 4°C, giusto?”

“Giusto”. Cavolo, era Jacopo, quel Jacopo, quello che lei amava segretamente e che mai avrebbe immaginato si fosse accorto di lei.

“Ti ho visto al “Rendez-vous” sabato e mi sei piaciuta tantissimo, non ti avevo mai vista lì, soprattutto neanche  immaginato come cubista, ti vedevo solo a scuola, m'interessavi già da tempo perchè ti vedevo diversa dalle altre ragazze e questo aspetto di te mi piace tanto e non credo che ora sei cambiata, solo che non sapevo come poter attaccar bottone con te. Se ti va questo pomeriggio se non hai impegni possiamo andare a farci un giro al parco, che ne dici?.”

“Mi lasci un po' spiazzata sinceramente, dai accetto.”

“Perfetto, alle 5 ti va bene?”

“Ok, a dopo, ciaooo!!”

Una gioia dietro l'altra. E' proprio vero, la vita ci dà mille sorprese e dopo un brutto e lungo temporale, arriva sempre il ciel sereno con bellissimo arcobaleno e un sole splendente.

 

 

  
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