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Autore: Non ti scordar di me    18/03/2014    2 recensioni
Seguito di 'Non dirmi Addio', non è necessario leggere la storia precedente per capire questa.
Damon si sfila l'anello per raggiungere dall'altra parte il suo Pettirosso.
Ma arrivato a destinazione incontra un'ostacolo più grande di lui: una persona, che si nasconde dietro ad una voce, lo sottomette a delle prove che scalfiranno nel profondo il nostro caro vampiro.
I due innamorati si rincontreranno? E chi si nasconde dietro a quella voce?
Spero vi piaccia. Dedicata a Puffetta2001. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacioni :-*:-*:-:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Mai dirsi Addio
Damon’s Pov
 
Sentivo il corpo a pezzi e gli occhi pizzicarmi. La testa mi girava vorticosamente e avevo gli occhi, ancora, socchiusi.
Ne aprii primo uno e poi l’altro. Cos’era successo? Non ricordavo molto.

Tutt’un tratto mi investì una folata di vento. E i ricordi riaffiorarono nella mia mente.
Il mio Pettirosso…la sua morte, mi lasciava il suo diario…
 
“Io ti..” mi bloccò, prima che potessi dichiararle ciò che provavo per lei.
“Non dirlo. Non dirlo solo perché pensi che non mi rivedrai mai più…” chiuse gradualmente gli occhi. Il suo battito cardiaco era nullo, fermo.
Era morta.
 
L’immagine del mio Uccellino morto era fissa nella mia mente e mi perseguitava ogni singolo minuto della mia esistenza.
Cos’era successo dopo la sua morte? Ah, già…
 
I raggi del sole mi bruciavano vivo, lacerando il mio corpo. Sentivo che stavo andando, letteralmente, a fuoco.
Caddi a terra,dolorante.
Ti sto raggiungendo, Pettirosso. Non ti dirò mai Addio.
 
Mi ero sfilato l’anello, per lei. Per noi. E non me n’ero pentito. Ricordavo tutto alla perfezione. Ma una cosa non tornava: io ero morto, dovrei trovarmi nell’oltre tomba con il mio Pettirosso…ma lei dov’era?

Mi alzai da terra e osservai l’ambiente intorno a me. Era tutto scuro ed infittito dalla nebbia. Dove cazzo mi trovavo?
Mi maledicevo almeno una decina di volte per come ero stato stupido! Prima di raggiungerla dovevo almeno informarmi su come raggiungerla!

Eri accecato dall’amore, suggerì la mia coscienza. Spuntava nei momenti meno indicati, stupida vocina da strapazzo.
Camminavo avanti nella fitta nebbia.

Più camminavo più mi sembrava di perdere la bussola. Ero morto, ma sentivo chiaramente tutti gli odori e la mia vista era ancora sviluppato. Possibile che nell’oltretomba, le creature sopranaturali non smettevano di essere tali?
 

Camminavo ancora. Ma dove stavo andando? Non lo so neanche io dove stavo andando. In quel momento pensavo solamente che dovevo ritrovarla e dovevo riabbracciarla.

Già me la immaginavo, smagrita con sguardo perso…Ma io la amavo così com’era. Sentivo il suo profumo, immaginavo i suoi boccoli.
In lontananza vidi una figura minuta. Piccola. Con una folta chioma di boccoli rossi. Il mio Pettirosso.
Senza pensarci due volte allungai il passo, correndo verso di lei a braccia aperte.

Ero ad una spanna da lei. Mi buttai su di lei, sperando di stringerla tra le mie braccia; ma attraversai il suo debole corpo come se fosse un ologramma.

« Cosa succede? » Tuonai arrabbiato, fissandomi intorno. Nel luogo riecheggiò una risata, crudele e amara.
Sentii, chiaramente, un qualcuno schiarirsi la voce.
« Damon Salvatore, sei arrivato fin qui. Mi sembra strano…» disse la voce. Era una voce distorta e irreale, troppo grave ma non era di un uomo.

Non mi sono mai piaciuti i giochetti.

« Non ho tempo per i giochi! » Continuai incazzato nero. Non si giocava con Damon Salvatore e non si poteva giocare con me, soprattutto quando c’era in ballo una persona a cui tenevo.

« Non hai tempo per i giochetti? Suppongo che non t’interessi sapere dove si trovi la Streghetta… » Mi sfidò la voce, concludendo con una risata.

Toccando il tasto ‘Streghetta’, questo stronzo stava superando i limiti della mia pazienza. Stava giocando col fuoco e lo sapeva bene.
« Dimmi. Dove. Sta. » Scandii bene ogni singola parola.

« Si trova nel confine, come se non fosse mai esistita. Ma posso riportarla indietro…» A quelle parole, i miei occhi si accesero di una luce inspiegabile.

« A una condizione, dimostrami con delle prove che la ami e la riporterò indietro. » Continuò prima di farmi parlare. Ringhiai istantaneamente.

« E se non supero le prove? » Grugnii con gli occhi fiammeggianti di rabbia.
« Ucciderò lei e riporterò in vita te. » Ora stava sfiorando i nervi. Dopo aver superato queste insulse prove, scoverò ovunque si trovi questa persona che stava, beatamente, prendendo in giro un vampiro centenario, che sarei io.
« Ci sto. » Dichiarai sicuro di me.

Nessuno poteva fermarmi. Ero potente e forte. Avrei superato tutte le prove più dure e asfissianti per Bonnie. E nessuno me lo avrebbe impedito.
 

Una sferzata di vento fortissimo mi catapultò in un altro posto, sicuramente più visibile di quello precedente.
Dov’ero? Riconobbi immediatamente la scena. Me la ricordavo nitidamente, come se l’avessi vissuta in questo momento.

Bonnie era sanguinante, nella vasca da bagno. Era completamente svestita, ad eccezione dell’intimo bianco che stava diventando trasparente a contatto con l’acqua, che stava diventando rossastra. Vidi un Damon indaffarato che cercava di salvare la vita al Pettirosso.

Che razza di prova era?!

« Cosa provavi in quel momento? » chiese quella stramaledettissima voce. Con quella domanda, capii che questa voce stava puntando sui sentimenti. Un tabù, per me.

Cosa provavo? Paura. Tensione. Affanno. Affetto. No, forse affetto no…Non lo chiamerei affetto.
« Provavo Tensione. Paura per il mio Pettirosso. E anche… » La voce mi interruppe con una risata divertita.

« Non mi dirai affetto? Tu che in quel momento provavi affetto?! » Chiese sprezzante. In quel momento non provavo né affetto, né amore. Ero concentrato solo sulla vita di Bonnie e in quel momento osservandola mi pervase una sensazione tutt’altro casta: il desiderio.
« La verità? La desideravo. Volevo che diventasse mia. Contenta vocina dei miei stivali? » Chiesi io, con un ghigno in volto.

Non ero mai stato più sincero in tutta la mia vita. In quel momento la desideravo e la sua vita era passata in secondo piano. Ero un masochista. E un egoista. Non potevo rischiare la vita del Pettirosso… Se ora mi fosse ricapitato, sicuramente non avrei provato quelle emozioni.

La scena stava diventando più lontana. Il Pettirosso era sparito dal mio raggio visivo, come anche quella situazione.
Venni accecato da una luce bianca e dopo di che vidi solo il buio.

 
Questa volta mi ritrovai in un’altra situazione. Completamente diversa da quella precedente. Dov’ero? Davanti a me comparve un lungo tragitto, costituito da enormi blocchi di cemento di colore nero e bianco, tipo una scacchiera.

« Dove sono? » urlai nervoso. Non avevo tempo per questi giochetti. Dovevo raggiungere il Pettirosso, ma questa voce non mi lasciava in pace.

Nessuna risposta.
Solo un freddo vento.
Eravamo solo io e il vento.

Non c’era nessun’altro. Maledizione! Feci un passo avanti. Non successe niente. Continuai così per un paio di mattonelle.
Davvero Damon Salvatore, vampiro più figo e sexy, del pianeta si faceva corrompere da una vocina? Stranamente si.

Cosa non si fa per amore. Tu sei diventato più rincitrullito, disse la mia coscienza con un non so che di antipatico. Mi stavo rammollendo, stavo diventando come Stefan…Al solo pensiero mi venivano i conati di vomito.

Dopo pochi secondi quella inquietante scacchiera iniziò a tremare. Non era un buon segno. Non lo era affatto.
Nel bel mezzo del suolo si formò una crepa. Cazzo. Iniziai ad accelerare il passo, ma non servì a niente. Venni risucchiato dal terreno.

Caddi a terra con un tonfo sordo. Possibile che essendo morto, sentivo ancora l’impatto col terreno? Ma che cacchio!
Mi alzai da terra dolorante e osservai il posto in cui mi trovavo. Molto grande. Ero in un enorme salotto, con al centro una scala che portava al secondo piano.

Lo riconobbi immediatamente. Era il Pensionato della vecchiacc…della Signora Flowers. Riconobbi anche il mio odioso fratellino e la sua bellissima quanto fasulla fidanzata.

I due erano dei salici piangenti. Erano, ancora, affranti dalla morte del Pettirosso…Molto probabilmente non se ne saranno neanche importati di me. Chi se ne fregava, dopotutto, del fratello cattivo?

Elena alzò lo sguardo ed ebbi la sensazione che lei mi vide. Possibile che mi veda? I suoi occhi s’illuminarono.
« Stefan! » lo chiamò con suo solito fare. Lui alzò lo sguardo e poco dopo sul suo viso comparve la stessa espressione della compagna. Si alzò dal divano e venne verso di me a braccia aperta. Lo guardavo scettico. Mi vedevano?!

Provò ad abbracciarmi ma attraversò il mio corpo come se fossi invisibile.
Con quell’abbraccio capii che mi potevano vedere, ma non mi potevano toccare. Che storia era questa? Questa era una prova? Una vera prova!?

« Damon! Cosa succede? » chiese già allarmata Elena, asciugandosi le lacrime. Quante spiegazioni!
« Perché sei senza anello? » continuò ancor più allarmata. Dio, quant’era assillante! Grazie al cielo, avevo capito che non era il mio tipo!

« Non hai fatto ciò che sto pensando, leggendo nella tua mente? » mi chiese Stefan serio, con voce rotta dalla preoccupazione.         
Feci spallucce. Inutile sprecare forze e fiato se aveva già letto nei miei pensieri. Non potevo neanche picchiarlo fino alla morte, visto che ero diventato un ologramma!

« Cosa Stefan? » chiese la bionda. Il mio fratellino assunse un’espressione da ebete sorridente. Elena vedendolo sorridente lo fissò stupefatta. Chissà com’era quella casa, senza la Streghetta.

« Damon è morto. » disse con una certa timidezza. Ma cosa diceva? Che fratello scemo che mi ritrovavo! Era logico che io ero morto!
« Questo lo sapevo già! » sbuffò infastidita. Stefan rimuginò sulle sue parole e capì che aveva detto una delle sue solite cazzate.
Sorrise comprensivo. Fissò la sua compagna intensamente e lei si sistemò i capelli.

« Certo, amore! » disse con un sorrisino malinconico. Chissà cosa le aveva detto telepaticamente.

Era distrutta per la perdita della sua amica, si vedeva. Anche Elena, aveva un lato umano.« Posso darti ciò che vuoi…» mi disse quella voce. Perché mi aveva riportato qui? « Posso far innamorare di te, Elena. » A quelle parole mi bloccai. Avere Elena? La donna che avevo agognato da tempo. Una rivincita contro mio fratello. Dimostrargli che io non ero secondo a nessuno.

« Per far disinnamorare Elena di Stefan, devi ucciderlo. » continuò maliziosa. Uccidere il mio fratellino? Lo avevo sognato da sempre. Lo ammisi a me stesso. Avevo sempre sognato di avere per me Elena e di uccidere mio fratello.

Mio fratello era calmo e mi fissava interrogativo. Lui non sentiva quella voce fastidiosa, altrimenti ora mi avrebbe già ringhiato contro. E diciamo che Elena sarebbe corsa da me a staccarmi la testa.

Ero tentato.
Uccidere Stefan.

Un sogno che si avverava. Poi lo sguardo mi cadde poco più lontano da lui. Una foto con la Streghetta. Aveva un sorriso stampato in volto.

Solo allora mi ricordai di quanto l’amassi. Di quanto l’avevo fatta soffrire e di quanto io non voglia la sua morte.
« L’hai raggiunta. » affermò Stefan, guardandomi negli occhi. Detestavo quei momenti fratello-fratello. Quei momenti sdolcinati. Erano disgustosi.

Notai negli occhi di Stefan un leggero velo di tristezza, che non vedevo da quando aveva scoperto della morte di nostra madre.
« Stefan, io…» Volevo dirgli qualcosa, ma veramente non avevo niente da dirgli. Non mi veniva niente!

« Sicuro, che non devi dirgli niente? » m’interruppe la voce. Stava puntando sui sentimenti. Era questa la prova? Devo chiudere i ponti con i fantasmi del passato?

« Perché sei qui, se vuoi stare con lei? » chiese Stefan. Eh, sapessi fratello mio! Lo avevo detto veramente! Fratello mio?! Avevo usato la parola ‘fratello’!? E l’aggettivo ‘mio’ in modo non dispregiativo? Mi stavo rammollendo. Era la verità.

Dovevo puntare sulla verità. Non li avrei rivisti più. Né lui, né Elena. Anche se lei era l’ultimo dei miei pensieri.
« Sono qui, per scusarmi di essere il fratello maggiore peggiore del mondo. » dissi serio. Mi fissò sconvolto. Veramente glielo avevo detto? Non lo avevo solo pensato?

« Sono qui, per scusarmi di averti reso la vita e anche la tua non-vita un inferno. » continuai con voce neutra. Mi sorrise leggermente.
« Mi dispiace sinceramente. E ti auguro una felice non-vita insieme alla tua dolce metà. » era la prima volta che mi rivolgevo in modo così civile e sincero con mio fratello.

Stefan mi guardava normale. E mi sorrise leggermente. Si avvicinò a me e mi abbracciò.

Come aveva fatto ad abbracciarmi? Non ero trasparente? In tutti i casi, volevo godermi mio fratello. Un semplice abbraccio che mi bastò per capire che le distanze che c’erano prima tra noi si era dissolte e rimanevamo per sempre fratello e fratello.

Elena ritornò, suppongo, dalla cucina con in mano due tazze di sangue. Si sentiva da qui l’odore forte. Vedendoci così ci guardò perplessa.

« Damon…stai diventando trasparente…Co-cosa succede? » chiese preoccupata. Mi sarebbe mancata anche lei. Ne ero sicuro.
Corse verso si me, ma Stefan le cinse i fianchi. I suoi occhi divennero lucidi. Non cercava di fare la civetta, era solo preoccupata per una persona a cui teneva.

« Damon si è sfilato l’anello…Ora vivrà nell’altro lato con Bonnie. » disse mio fratello. Sentivo il mio corpo farsi più leggero. Stavo ritornando giù. Elena a quelle parole, le si accesero gli occhi e sul suo viso spuntò un sorriso.

Augura alla mia amica tutto il bene del mondo e vi auguro tutta la felicità del mondo, mi comunicò telepaticamente Elena con le lacrime agli occhi.
Non ti scordar di me, continuò sorridente.

Difficile scordarsi di te, avrai un posto per sempre  nel mio cuore Angelo. Concluse chiudendo il contatto telepaticamente.
Sentiva il bisogno di dirle che lei non veniva scordata. In fondo era merito suo se aveva capito che amava Bonnie, lei l’aveva chiamato e l’aveva convinto a venire.
E poi diciamocelo…Dopo tutti i casini che ci ha procurato come faccio a scordarmi di una come lei?
 

Mi ritrovai questa volta in un posto diverso. Era un enorme villa vittoriana. Attorno ad essa si estendeva un grande bosco. Dopo poco si ritrovò in una stanza che riconobbe immediatamente, ma voleva accertarsi che non stava diventando pazzo.

Era molto grande per essere una stanza. Aveva una grande finestra che illuminava la stanza. Il camino era acceso, eppure sembrava una bella giornata. Sopra al camino c’erano delle foto. Quelle foto. Era lì.

Sentii una persona tossire. Mi avvicinai di poco al letto e vidi mia madre. Eravamo nel 1500, per la precisione il 6 Luglio 1500. Il giorno in cui mia madre mi abbandonò.

Mi abbandonò per colpa di Stefan. Non mi scorderò mai quel giorno. Mia madre era indubbiamente una bellissima donna, viso ovale, aveva due occhi verdi smeraldo simili a quelli di Stefan, in volto aveva un tirato sorriso molto simile al mio e infine aveva i capelli,  lisci e rossi. Rossi fuoco li aveva.

Era pallida e sbatteva le palpebre incontrollatamente. Stava morendo. A breve sarebbe arrivato mio padre e lei gli avrebbe detto le sue ultime parole. Peccato che io non scoprii mai cosa lei voleva dirmi, non fece in tempo a dirmelo.

Perché la voce mi aveva portato qui?

« Posso riportare tua madre in vita con te…Entrambi vampiri, per sempre. » disse tentatrice la voce. Riportare indietro mia madre? Era una tentazione, a cui forse avrei ceduto.

Lei era mia madre e io l’amavo. L’ho sempre amata. E se accettavo commettevo due buone azioni: riportavo in vita una persona morta ingiustamente e rendevo felice mio fratello che non aveva mai conosciuto sua madre.

Ma avrei ucciso Bonnie. Non poteva essere così subdola questa persone che si nascondeva dietro un’ostile e fastidiosa voce.
Madre o ragazza? Non avrei mai scelto. Non potevo scegliere. Sapevo che se sceglievo mia madre, avrei perso Bonnie. E se sceglievo Bonnie, avrei perso mia madre ancora una volta.

Pensai a cosa mi avrebbe consigliato il mio Pettirosso se fosse stata qui. Mi avrebbe assicurato che lei sarebbe vissuta in armonia, sapendo che io e Stefan fossimo ritornati fratelli e con una madre.

Lei mi avrebbe detto di scegliere mia madre.

Guardai in viso mia madre, aveva il viso poco più allungato di Bonnie e aveva lo stesso colore di capelli. Sorrisi leggermente.
« Da-Damon… » sussurrò una voce tremolante. Alzai di poco il volto. Era mia madre? Mi stava parlando? Mi poteva vedere?
« Madre…Mi sentite? » chiesi io avvicinandomi. Lei annuì sorridente e mi fece un debole cenno per farmi accomodare. Mi sedetti accanto a lei e le presi la mano.

Ricambiò debolmente la stretta.

« Sa-sapevo…che sa-saresti diventato co-così bello…e gio-giovane…in eterno. » disse tossendo. Lei lo sapeva? Sapevo che mostro ero diventato? Mi accarezzò il viso.

« Oh…Damon…Non so pe-perché tu si-sia qui, ora tu do-vresti avere 7 an-anni… » continuò piangendo. « Ma vo-voglio di-dirti che qualsiasi co-cosa tu sia diventato…no-no ti de-vi vergognare. » aveva capito tutto con un solo sguardo.

« Madre, la amo così tanto. Vi sareste piaciute a primo sguardo. » le confessai imbarazzato. Avevo sempre sognato, un giorno, di poter parlare di donne con mia madre e ora lo stavo facendo.

« No-non sce-scegliermi…Io de-devo morire… » Volevo delle spiegazioni.
« Come fai a sapere che devo scegliere? » chiesi io, con sguardo un po’ indagatore. Non riuscivo a diventare freddo e neutro con lei, tanto meno in questo frangente.

« No-non so… Ho sempre vi-sto gli spi-spiriti…E oggi qualcosa mi di-ceva che avrei avuto…una vi-visione…» balbettò con poco fiato. Era arrivato il momento.

« Non scegliermi. Dì a Stefan che gli voglio bene…e non dirmi addio. » disse solo ciò, poi chiuse gli occhi. Era morta. Morta veramente.

« Cosa scegli? » chiese la voce. Ero sicuro.
« Scelgo Bonnie. Scegliendo Bonnie scelgo di salvarmi dall’inferno e di ricominciare ad amare. » la voce si dissolse nel nulla.
E poi non vidi nient’altro, ad eccezione del buio.

 
Mi risvegliai in un posto completamente diverso. Ero in un luogo diviso in bianco e nero. Il paradiso e l’inferno. Cosa succedeva ora?
« Abbiamo finito i giochi. » concluse la voce, uscendo dal suo nascondiglio. Era una anziana signora con dei piccoli occhiali e un enorme sorriso sul volto. Indosso aveva una lunga tunica e il suo volto e il suo corpo era contrassegnato dalle rughe e dalla stanchezza.

Fatemi un po’ capire. Quella brutta befana si era presa gioco di me?! Una vecchia! Una vecchiaccia che potrebbe morire tra un momento all’altro?

« Chi siete? » chiesi io, dandole del voi. Io che davo del voi ad una persona che si prendeva anche beffa di me. Si vedeva proprio che per amore tutto diventava rosa.

« Sono Sheila McCollough…La nonna di Bonnie. Damon Salvatore, sei un vampiro dannato che ama col cuore mia nipote. » disse con voce saggia. Mi ero fatto imbrogliare dalla nonna di Bonnie? Ma stavamo scherzando?

« Ovvio, che la amo. » affermai io sicuro di me. Potevo affrontare di tutto per Bonnie. Sheila mi sorrise. Aveva fatto tutto quel che aveva fatto, solo per il bene di sua nipote. Per assicurarsi che io non la piantavo in asso.

« Venite ad me. Huc. Revertere in vitam. Revertere in vobis, qui conati sunt. Venite ad me. Disce gaudere. Rem spectare ad Impare orbis. Oculos tuos. Non patitur. Huc filium meum. E plenissima vita vivet, quod fata volunt omnes te vivere. » Recitò la meger…la signora.

Che lingua era? Stava recitando un incantesimo? Vidi materializzarsi davanti a me Bonnie. Non era la Bonnie che avevo lasciato morire. Era la Bonnie giovane e infantile che credeva di morire giovane e bella nella bara…Era semplicemente lei.

I capelli erano più lunghi, le arrivavano poco sotto il seno e i boccoli rossi le ricadevano dietro le spalle in morbide ricci ondulati. I suo occhi da cerbiatto erano ritornati lucenti come una volta, le sue ciglia erano lunghe e un leggera matita d’oro contrassegnava leggermente il contorno dei suoi occhi. Aveva indosso un vestito stracciato bianco ed era a piedi scalzi.

Aveva in volto un magnifico sorriso, ma non era il solito sorriso di Bonnie…Era simile al sorriso di mia madre. Per un solo secondo vidi nel volto del Pettirosso il volto di mia madre. Allora capii che non mi sarei mai pentito di aver scelto Bonnie.

Allungai di poco le mani. Lei le afferrò senza incertezze e mi fissò interdetta. Girò la testa e sorrise leggermente. Mi accarezzò il viso fino ad arrivare al mio mento.

Sheila osservava la scena poco lontana. Stava man mano scomparendo con un sorriso in volto.
« S-sei tu? » chiese Bonnie, con gli occhi pieni di lacrime.

« Io in persona. Il vampiro più sexy del pianeta al tuo cospetto. » le risposi con la mia strafottenza. Lei arrossì leggermente. Non avevo perso il mio charme, a quanto vedevo. Meglio. Era bellissima quando arrossiva.

Lei poggiò le suo fragili mani al mio collo avvicinandosi a me poco a poco. Sognavo da tempo questo momento.
Chiusi leggermente gli occhi, ma non sentii le sue dolci labbra sulle mie. Aprii gli occhi. Era ad una spanna da me. Mi stava prendendo in giro, pure lei?

« Aggiungerei che sei anche il vampiro più modesto del mondo. » disse ironica. La morte le donava. « Come sei morto? » continuò più seria. La presi meglio per le spalle e la spinsi contro il mio petto.

« Mi sono sfilato l’anello. » le risposi non curante. Lei strabuzzò gli occhi. Sapevo già cosa stava pensando.
« Perché la vita senza te era monotona. » continuai fissandola negli occhi. A quelle parole sussultò leggermente.
« Ti amo. » dissi sicuro. Lei non mi rispose affatto, si avvicinò a me e mi baciò con passione.

Quanto l’amavo. Era perfetta. Era semplicemente lei, magnifica e deliziosa.
Le sue labbra sapevano di lei.
Tutto sapeva di lei.
« Ti amo, anch’io. » disse emozionata. Aspettava quel momento da tempo, si vedeva.
Mi baciò nuovamente.

Se l’Inferno era così piacevole, potevo rimanere così per sempre.
Vivere l’eternità con quel qualcuno che l’ha resa diversa, ti rende una persona migliore.
Lei mi ha reso una persona migliore.
Mai dirsi Addio.
 
 
“Amaro questo calice brucia  le vostre labbra, più lo allontanate più v’impone l’agonia di berlo. Dategli un nome a questo dolore, si chiamerà  amore perduto, diventerà un  martire nel vostro cuore. Lo ricoprirete di lacrime, lo sazierete di baci più cambia aspetto e più lo adorerete. In  quel dolore lui giace, cosciente  e sa che  il domani non ci sarà più perche ti  tenderà la mano e ritroverà la via quella che condurrà  a  te.” 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della pazza: Mediocre seguito di ‘Non dirmi Addio’.
Non so perché l’ho scritto, mi ispirava.
Avevo voglia di scrivere e mi è venuto in mente questo dolce seguito in cui do l’atteso happy ending al mio amato Bamon *-*. Ovviamente se non si legge la mia precedente fan fiction si capirà l’indispensabile.
Spero che questa piaccia, come la precedente. Dedicata a Puffetta2001.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:*:-*
Cucciolapuffosa
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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