Capitolo
numero 1! Il prossimo non so quando arriverà, prima devo scrivere B&B >.>
Spero
vi piaccia, buona lettura! Alla fine (incredibile ma vero) i ringraziamenti!
Aryuna
Camere
affittate
Un suono spacca timpani.
Ringhiai, mentre la testa mi esplodeva.
Ormai non era una
novità, era così tutte le mattine da circa un mese. Ero un hanyou,
ma un’altra settimana così e, resistenza o meno all’alcol, sarei finito in
ospedale.
Acchiappai il cellulare
sul comodino, e osservai il numero sullo schermo. Era ancora quella dannata
vecchiaccia. Emisi un brontolio sommesso, e risposi:
“Pronto?”.
“Signor Taisho, scusi se la disturbo a quest’ora, ma ho avuto un
problema con…”.
“Non me lo dica”, la
interruppi subito, “la lavatrice, giusto?”.
“Si, come ha fatto ad
indovinare?”, chiese la voce gracchiante dall’altro lato.
“Lasci perdere, sono da
lei tra mezz’ora”, le dissi, attaccando senza aspettare la risposta. Presi al
volo un paio di jeans strappati e un maglietta sporca, non aveva importanza,
tanto si sarebbero risporcati.
Era anche vero che con
questo ragionamento non facevo il bucato da una settimana…
Mi mancò la presenza di Kikyo, come succedeva ormai ogni mattina. Kikyo era stata la mia ragazza, finché un giorno non era
sparita, e non aveva torto: Ayame aveva ragione
riguardo il mio modo di comportarmi.
Kikyo mi faceva il bucato,
piegava e stirava, puliva la casa e la cucina, faceva tutto insomma. Potevo
dire che l’avevo schiavizzata e non le avevo dato nulla in cambio. Un giorno,
tornato a casa, era come se lei non fosse mai entrata. Tutto di lei, comprese
le foto, era sparito.
Scossi la testa, scacciando
quei pensieri. Presi una bottiglia di latte e ne bevvi un sorso, mi infilai i
pantaloni e mi sedetti sulla sedia, accanto all’oggetto che ancora riusciva a
farmi uscire da quella schifosissima vita che mi ero creato: la mia chitarra.
Non avevo tempo per
suonare, mi limitai a fissarla, come incantato. Infilai la maglietta, presi gli
attrezzi ed uscii.
Io non ero un idraulico,
né un meccanico, né un tecnico, ma tutto questo insieme. Ero un tuttofare. Loro
mi chiamavano, se potevo fare quel lavoro dicevo che andava bene, altrimenti
nulla.
Finché non avevo
incontrato quella vecchietta. Da allora, ogni mattina, mi chiamava con un nuovo
problema, e il 99% delle volte riguardava la lavatrice.
Gli avevo detto mille
volte che doveva ricomprarla, ma continuava ad usarla, e il mattino successivo
mi chiamava perché, sempre lo stesso
tubo, aveva ceduto, e aveva il bagno allagato.
“Signor Taisho, proprio non capisco! Stavolta l’ho caricata poco,
c’erano solo le lenzuola e i vestiti di mia nipote!”.
‘Meno male che era
poco’, pensai, osservando quell’elettrodomestico che urlava pietà e una degna
sepoltura. Mi limitai a bloccare la fuoriuscita di acqua, per poi voltarmi
verso la vecchia.
“Signora, ho cercato di
essere chiaro, ma a quanto pare non ha funzionato, quindi glielo ripeterò!”,
dissi tra i denti, sembrava quasi un ruggito trattenuto, “questa macchina è la
trisavola di qualunque altra lavatrice della città, anzi, ma che dico, di tutto
il Giappone! Quindi mi faccia il favore, la ricompri e la smetta di chiamarmi!”.
“M-ma…
è un regalo di nozze!”, balbettò, guardandomi mentre mi avviavo alla porta. Non
volevo nemmeno venir pagato per quanto ero esasperato. Mi voltai con sguardo
furente.
“Appunto! Ipotizzando
che siete vedova da 10 anni e siete stata maritata per 60, quello macchina ha
superato ogni record di sopravvivenza!”, e sotto lo sguardo incredulo della
vecchia uscii, sbattendo la porta.
Ora il mio umore era
pessimo, e nessuno mi aveva ancora chiamato per un lavoro decente!
Ok, dovevo ammettere
che senza la guida di Sango, considerando il mio
pessimo senso dell’orientamento, era stata una cattiva idea scappare
dall’albergo senza neppure una cartina della città! E Tokyo non era certo piccola…
Oltretutto, ero
vestita in modo tremendamente sospetto per il caldo che c’era: cappotto nero,
cappello e occhiali scuri. Stavo per asfissiare, ma non avevo molta scelta. In
giro per la città c’erano cartelloni con la mia immagine stampata sopra e il
mio nome a lettere cubitali, non era certo un’idea geniale andare in giro completamente
scoperta!
Un odore fastidioso e
piacevole allo stesso tempo raggiunse il mio naso: avevo sempre avuto un
olfatto molto sviluppato, come quasi tutti i miei sensi. Mi voltai verso il
ragazzo che mi passava accanto, con capelli argentati e simpatiche orecchie da
cane. Lui mi ignorò completamente, e non poté che farmi piacere. In compenso,
per seguirlo con lo sguardo non guardai dove stavo andando e…
“Ehi, stai un po’
attenta!”, disse il ragazzo contro il quale mi scontrai. Caddi a terra, e gli
occhiali schizzarono poco distante. Il cappello si storse, lasciando libera una
buona parte delle ciocche corvine che vi tenevo raccolte.
Il ragazzo, dopo
avermi guardato male, assunse un’espressione sorpresa.
“Ma tu… tu sei Neko!”, strillò,
incredulo, io scattai in piedi, e mi voltai per allontanarmi di corsa, prima di
avere tutta la strada addosso. Ma qualcosa mi prese per il polso.
“Ehi, mi sei finita
addosso, non ti sembra il caso di farti perdonare?”, disse con un tono che non
mi piaceva affatto, troppo confidenziale.
“Vuoi un autografo?”,
domandai in una smorfia.
“Oh, non è
sufficiente”, disse tirandomi a sé, e prendendomi la vita con un braccio.
“Lasciami o urlo”,
dissi gelida, fissandolo con occhi infuocati.
“Vuoi vedere come ti
tappo la bocca?”.
Qualcosa si parò tra
me e il ragazzo, e un odore sgradevole raggiunse il mio naso.
Lo stesso odore di
prima.
“Lasciala andare”,
dissi, allontanando con la mano quel teppista dalla ragazza. Il suo odore
sgradevole mi aveva colpito, e mi ero accorto di quando quel tizio l’aveva
avvicinata.
Perché ero intervenuto?
Bella domanda, me lo stavo chiedendo anch’io…
Incrociai gli occhi
color cioccolata della ragazza, solo per un istante, poi distolsi lo sguardo,
sentendo che non potevo reggerne il peso. Il colore era lo stesso di Kikyo, anche se erano decisamente più caldi.
“Che vuoi…
hanyou”, disse il ragazzo con aria sprezzante.
Ok, considerando una
notte mezza insonne, una vecchietta rompiscatole, 30 birre e una cucina
allagata, quel ragazzo aveva scelto l’hanyou
sbagliato con cui fare il razzista. Lo acchiappai per la maglietta, ringhiando,
e, prima che potesse anche solo vedere i miei movimenti, gli avevo già
assestato un pugno sul naso.
Cadde a terra come un
sacco di patate, reggendosi il naso sanguinante e rotto.
Io, dal canto mio, mi
voltai e mi allontanai tranquillamente, seguito dagli sguardi increduli della
folla che aveva assistito alla tentata resistenza di quel teppista.
Fissai allucinata il
ragazzo a terra, poi il mio salvatore, ma lui già si era allontanato.
Non aspettai un attimo
e lo rincorsi, non volevo certo aspettare che il maniaco si riprendesse. È
anche vero che peggio di Miroku non c’era nessuno… ma perché rischiare?
L’odore sgradevole di
quel ragazzo era anche terribilmente attraente, non mi era mai capitato di
sentire un odore simile; era muschiato, quasi selvaggio.
Continuai a seguirlo,
finché non si voltò a fissarmi.
“Si può sapere che
vuoi?”, mi disse scontroso. Rimasi sorpresa, si era accorto che lo seguivo? Ma
soprattutto, mi guardava come se non mi avesse mai visto prima.
“Bè…
volevo ringraziarti”, gli dissi, sistemandomi i capelli nel cappello.
“Bene, lo hai fatto,
ora vattene, il tuo odore è sgradevole!”, disse senza tanti mezzi termini. Si
voltò e attraversò la strada. Io, inizialmente rimbambita, decisi di seguirlo
per dirgliene quattro.
Come si permetteva di
trattarmi in quel modo?
Sentii un clacson, e
poi qualcuno mi tirò in avanti, prima che la macchina mi investisse. Il
proprietario della vettura urlò contro di me frasi poco piacevoli.
Ma non era l’unico ad urlare…
“Insomma, mi hai
scambiato per superman, ragazzina?”, strillò l’hanyou,
guardandomi malissimo.
La sua mano era ancora
stretta attorno al mio polso.
“Ma…
ma…”, balbettai io, confusa, osservando i suoi occhi
ambrati. Lui li distolse subito, come se non volesse incrociare i miei.
“Vattene a casa e
smettila di seguirmi”.
“Dimmi un albergo e ci
vado!”, ribattei io, scocciata.
“Pagami e te lo dico”,
fece lui, sbuffando. Io inarcai un sopracciglio.
“Lavori come mappa
vivente?”, domandai, confusa.
“Rientra nei miei
lavori”. Lo fissai perplessa, e lo mollai in mezzo alla strada. Non era affatto
un bravo ragazzo come credevo.
Fissai la ragazza mentre
si allontanava. Finalmente me l’ero scrollata di dosso!
Subito dopo, il mio naso
cominciò a prudere: mi mancava il suo odore sgradevole. Perché in fondo era,
non so come, anche terribilmente attraente.
Ringhiai, ignorando il
prurito del mio naso, quando sentii un tonfo. Capii subito chi era stato a
provocarlo considerando gli incidenti che aveva causato in meno di tre minuti.
Feci dietrofront e andai verso la ragazza, che era inciampata in un tombino.
“Il mondo ce l’ha con
me, uffa! Dov’è Sango quando serve?”, stava
piagnucolando, continuando a rimanere a terra.
La acchiappai per il
braccio e la tirai su.
Perché stavo facendo
tutto questo non lo sapevo nemmeno io.
“Allora ragazzina”,
cominciai, “ti dirò gratis dove trovare un albergo e ti ci accompagno per
assicurarmi che ci arriverai viva!”.
Lei mi fissò,
contrariata per il mio dubbio del tutto fondato riguardo la sua sopravvivenza.
Stavolta non riuscii a distogliere lo sguardo, anche perché sarebbe stato
maleducato.
“Si può sapere che
lavoro fai?”, mi domandò, dubbiosa.
“Faccio tutto, sono un
tuttofare”, ringhiai scocciato, tirandomela dietro. Lei mi seguì docilmente tra
la folla, tenendo però gli occhi bassi. Sembrava che si stesse nascondendo, e
il suo abbigliamento sembrava confermarlo.
Avevo perso gli
occhiali, tutto stava andando contro di me e un ragazzo scorbutico mi stava
trattando come una bambina.
Sperai che nessuna
rivista di gossip registrasse quegli avvenimenti, o ero rovinata!
In compenso, in
compagnia di quel ragazzo mi sentivo protetta, esattamente come se fossi
circondata da guardie del corpo.
Lo seguivo senza dubbi
su dove mi stesse portando, avevo fiducia, e sapevo che presto saremmo sbucati
davanti ad un albergo… dove avrebbero chiesto il mio
nome per una stanza… e non potevo dirgli che ero Neko, ma Kagome Higurashi, e così avrebbero saputo il mio nome, e tutti i
miei tentativi di tenerlo nascosto sarebbero andati in fumo.
E ancora non capivo
perché quel ragazzo mi ignorasse! Possibile che non mi conoscesse? Eppure era
giovane, o lo sembrava, tutti ascoltano la musica alla radio cavolo!
Mi accorsi che mi
stavo ingarbugliando in un discorso inutile e senza senso: non c’era nulla di
male a non conoscermi, e per me era meglio così.
Tornai al problema
dell’albergo e…
Spalancai gli occhi,
illuminata da un’idea geniale! O meglio, geniale per me, se mi avesse sentita Sango mi avrebbe falciata all’istante.
“Senti, hai detto che
sei un tuttofare?”, domandai, già con voce troppo smielata. Lui capì subito che
c’era qualcosa che non andava, perché mi squadrò.
“Si”, rispose
semplicemente.
“E abiti in affitto?”.
Mi guardò malissimo.
“Che ti importa?”. Bè, non aveva tutti i torti a chiedermelo.
“Visto che sei un
tuttofare, puoi anche affittare stanze e…”.
“Non se ne parla!”, mi
interruppe subito, “Tu sei proprio fuori!”.
“…io
ti pagherò metà dell’affitto come se dividessimo la casa e mi pagherò i viveri
in più”, terminai ignorandolo.
Lui mi guardò,
boccheggiando, poi richiuse la bocca, fissandomi con una sguardo indecifrabile.
Gli affari andavano
male, avevo appena perso un cliente, e una ragazzina sprovveduta mi chiedeva il
suo aiuto.
Dimezzare sarebbe stato un
miracolo per il mio portafogli piangente.
Sorrisi, quasi maligno.
“Perché no?”.
Vidi benissimo che la ragazza,
spaventata, deglutì.
Dopo
il suicidio di The theft per scrivere i
ringraziamenti (ancora peggio fu per Profumo, nel quale peraltro saltò la
corrente poco prima che salvassi la pagina e li dovetti riscrivere tutti T.T), ho deciso di fare come molti, cioè di scriverli volta
per volta!
Marty:
Martyyyyy! Sono felicissima di dedicarvi la mia ficcy ^^ (e in essa le mie canzoni) (emiko:
Mostro! O.O)(me: basta! XD). Che ne dici del punto di
vista di Inu? Un po’ troppo malinconico forse, ma
capiamolo porello ù.ù (porello un corno, schiavista! è.é
ndKikyo) >.>’
Roro:
Roro-chan! Mi spiace che vedi il cap
pubblicato prima di avere l’anteprima, il prossimo prometto che non lo pubblico
prima di avertelo fatto leggere! ù.ù (fosse una
grande storia… ndTakuto)(
tu che fai qui? O.O Torna da Roro,
solo lei ha l’onore di scrivere le tue battute! ndMe)
*caccia via Goshinuccio*
Mery:
*Si precipita a leggere le ficcy
di mery >.>* No, mi piacerebbe farlo, e lo farò
giuro, devo solo ritagliare uno spazietto di tempo,
che purtroppo è molto poco ultimamente, dato che mio bro
ha gli esami universitari e sta sempre al pc ^^ Però
ho letto Feelings and… couples, anche se, sempre per lo stesso motivo e perché ci
si aggiunge che non sono brava a farlo, non ho mai commentato *si inchina profondamente per chiedere perdono*
Scusaaaaaa! ç.ç
Onigiri:
Felice che il prologo ti sia piaciuto, che mi dici di questo nuovo capitolo? ^^
Suvvia, non scrivo così bene >.> *Emiko la aggredisce* d’accordo, scrivo bene, scrivo bene ç.ç Cercherò di aggiornare presto, un bacio! ^^
Ary22:
Grazie per il commento, ti piace la piega che sta prendendo la storia? Un
incontro bizzarro, lo ammetto, ma sono così pucciosi!
*.* Oddio, mi sto commentando da sola, non va bene questo >.>’ Fammi
sapere cosa ne pensi ^^
Kaggi18:
Capitolo postato, come vedi, spero la storia ti piaccia ancora *perdita di fiducia in sé stessa in breve termine T.T* *Emiko gli da una padellata in testa*
Ehm, cosa dicevo? Ah si, ti è piaciuto l’incontro tra Inu
e Kagome? ^^ Fammi sapere, una bacio!
Lilysol:
Onore, il commento di zia lily! *.* *brillano brillano gli occhietti da volpe adorosa di Ary* Inchino profondo
inchino *spazza e pulisce la strada che Lily percorrerà
per il prossimo commento* Ehm, io non mi sento
onorata, noooo ù.ù In
compenso, ora sai di avere una nipote pazza ù.ù
Meg___X3:
Bè, in effetti credo che solo a me ricorda Notting Hill, le associazioni del mio cevello
sono misteriose anche per me! XD Sono felice ti sia piaciuto Koga, e anche Ban e Jak (che è tutta stà confidenza? ndBankotsu) (zitti o vi cancello dalla storia è.é ndme) (nooo,
poi non posso più vedere inu! ç.ç
ndJakotsu) ù.ù Scusa,
problemi con lo staff, comunque spero il capitolo ti sia piaciuto, nel prossimo
Koga combinerà un po’ di guai ^^’
Emiko:
Ok, durante questi commenti mi hai dato del mostro, aggredito e tirato una
padellata, ora spero di sopravvivere quando ci incontreremo sperando che non mi
ucciderai >.>’ RAGAZZI, EMIKO NON è PAZZA E OMICIDA! Sono io che mi
diverto a prenderla in giro! In realtà è tanto
dolce, è vero solo che mi dice mostro ^^’