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Autore: Aryuna    02/07/2008    7 recensioni
Neko è una cantante di successo, ma essere famosi stanca! Fuggendo dal mondo dello spettacolo incontra Inuyasha, un tuttofare che forse, grazie a lei e alla sua musica, riuscirà a sistemare la sua vita...
“I’m strong, and now it’s my turn, I’ll show you the way”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo numero 1! Il prossimo non so quando arriverà, prima devo scrivere B&B >.>

Spero vi piaccia, buona lettura! Alla fine (incredibile ma vero) i ringraziamenti!

Aryuna

Camere affittate






Un suono spacca timpani. Ringhiai, mentre la testa mi esplodeva.

Ormai non era una novità, era così tutte le mattine da circa un mese. Ero un hanyou, ma un’altra settimana così e, resistenza o meno all’alcol, sarei finito in ospedale.

Acchiappai il cellulare sul comodino, e osservai il numero sullo schermo. Era ancora quella dannata vecchiaccia. Emisi un brontolio sommesso, e risposi:

“Pronto?”.

“Signor Taisho, scusi se la disturbo a quest’ora, ma ho avuto un problema con…”.

“Non me lo dica”, la interruppi subito, “la lavatrice, giusto?”.

“Si, come ha fatto ad indovinare?”, chiese la voce gracchiante dall’altro lato.

“Lasci perdere, sono da lei tra mezz’ora”, le dissi, attaccando senza aspettare la risposta. Presi al volo un paio di jeans strappati e un maglietta sporca, non aveva importanza, tanto si sarebbero risporcati.

Era anche vero che con questo ragionamento non facevo il bucato da una settimana…

Mi mancò la presenza di Kikyo, come succedeva ormai ogni mattina. Kikyo era stata la mia ragazza, finché un giorno non era sparita, e non aveva torto: Ayame aveva ragione riguardo il mio modo di comportarmi.

Kikyo mi faceva il bucato, piegava e stirava, puliva la casa e la cucina, faceva tutto insomma. Potevo dire che l’avevo schiavizzata e non le avevo dato nulla in cambio. Un giorno, tornato a casa, era come se lei non fosse mai entrata. Tutto di lei, comprese le foto, era sparito.

Scossi la testa, scacciando quei pensieri. Presi una bottiglia di latte e ne bevvi un sorso, mi infilai i pantaloni e mi sedetti sulla sedia, accanto all’oggetto che ancora riusciva a farmi uscire da quella schifosissima vita che mi ero creato: la mia chitarra.

Non avevo tempo per suonare, mi limitai a fissarla, come incantato. Infilai la maglietta, presi gli attrezzi ed uscii.

Io non ero un idraulico, né un meccanico, né un tecnico, ma tutto questo insieme. Ero un tuttofare. Loro mi chiamavano, se potevo fare quel lavoro dicevo che andava bene, altrimenti nulla.

Finché non avevo incontrato quella vecchietta. Da allora, ogni mattina, mi chiamava con un nuovo problema, e il 99% delle volte riguardava la lavatrice.

Gli avevo detto mille volte che doveva ricomprarla, ma continuava ad usarla, e il mattino successivo mi chiamava perché, sempre lo stesso tubo, aveva ceduto, e aveva il bagno allagato.

“Signor Taisho, proprio non capisco! Stavolta l’ho caricata poco, c’erano solo le lenzuola e i vestiti di mia nipote!”.

‘Meno male che era poco’, pensai, osservando quell’elettrodomestico che urlava pietà e una degna sepoltura. Mi limitai a bloccare la fuoriuscita di acqua, per poi voltarmi verso la vecchia.

“Signora, ho cercato di essere chiaro, ma a quanto pare non ha funzionato, quindi glielo ripeterò!”, dissi tra i denti, sembrava quasi un ruggito trattenuto, “questa macchina è la trisavola di qualunque altra lavatrice della città, anzi, ma che dico, di tutto il Giappone! Quindi mi faccia il favore, la ricompri e la smetta di chiamarmi!”.

M-ma… è un regalo di nozze!”, balbettò, guardandomi mentre mi avviavo alla porta. Non volevo nemmeno venir pagato per quanto ero esasperato. Mi voltai con sguardo furente.

“Appunto! Ipotizzando che siete vedova da 10 anni e siete stata maritata per 60, quello macchina ha superato ogni record di sopravvivenza!”, e sotto lo sguardo incredulo della vecchia uscii, sbattendo la porta.

Ora il mio umore era pessimo, e nessuno mi aveva ancora chiamato per un lavoro decente!



Ok, dovevo ammettere che senza la guida di Sango, considerando il mio pessimo senso dell’orientamento, era stata una cattiva idea scappare dall’albergo senza neppure una cartina della città! E Tokyo non era certo piccola…

Oltretutto, ero vestita in modo tremendamente sospetto per il caldo che c’era: cappotto nero, cappello e occhiali scuri. Stavo per asfissiare, ma non avevo molta scelta. In giro per la città c’erano cartelloni con la mia immagine stampata sopra e il mio nome a lettere cubitali, non era certo un’idea geniale andare in giro completamente scoperta!

Un odore fastidioso e piacevole allo stesso tempo raggiunse il mio naso: avevo sempre avuto un olfatto molto sviluppato, come quasi tutti i miei sensi. Mi voltai verso il ragazzo che mi passava accanto, con capelli argentati e simpatiche orecchie da cane. Lui mi ignorò completamente, e non poté che farmi piacere. In compenso, per seguirlo con lo sguardo non guardai dove stavo andando e…

“Ehi, stai un po’ attenta!”, disse il ragazzo contro il quale mi scontrai. Caddi a terra, e gli occhiali schizzarono poco distante. Il cappello si storse, lasciando libera una buona parte delle ciocche corvine che vi tenevo raccolte.

Il ragazzo, dopo avermi guardato male, assunse un’espressione sorpresa.

“Ma tu… tu sei Neko!”, strillò, incredulo, io scattai in piedi, e mi voltai per allontanarmi di corsa, prima di avere tutta la strada addosso. Ma qualcosa mi prese per il polso.

“Ehi, mi sei finita addosso, non ti sembra il caso di farti perdonare?”, disse con un tono che non mi piaceva affatto, troppo confidenziale.

“Vuoi un autografo?”, domandai in una smorfia.

“Oh, non è sufficiente”, disse tirandomi a sé, e prendendomi la vita con un braccio.

“Lasciami o urlo”, dissi gelida, fissandolo con occhi infuocati.

“Vuoi vedere come ti tappo la bocca?”.

Qualcosa si parò tra me e il ragazzo, e un odore sgradevole raggiunse il mio naso.

Lo stesso odore di prima.



“Lasciala andare”, dissi, allontanando con la mano quel teppista dalla ragazza. Il suo odore sgradevole mi aveva colpito, e mi ero accorto di quando quel tizio l’aveva avvicinata.

Perché ero intervenuto? Bella domanda, me lo stavo chiedendo anch’io…

Incrociai gli occhi color cioccolata della ragazza, solo per un istante, poi distolsi lo sguardo, sentendo che non potevo reggerne il peso. Il colore era lo stesso di Kikyo, anche se erano decisamente più caldi.

“Che vuoi… hanyou”, disse il ragazzo con aria sprezzante.

Ok, considerando una notte mezza insonne, una vecchietta rompiscatole, 30 birre e una cucina allagata, quel ragazzo aveva scelto l’hanyou sbagliato con cui fare il razzista. Lo acchiappai per la maglietta, ringhiando, e, prima che potesse anche solo vedere i miei movimenti, gli avevo già assestato un pugno sul naso.

Cadde a terra come un sacco di patate, reggendosi il naso sanguinante e rotto.

Io, dal canto mio, mi voltai e mi allontanai tranquillamente, seguito dagli sguardi increduli della folla che aveva assistito alla tentata resistenza di quel teppista.



Fissai allucinata il ragazzo a terra, poi il mio salvatore, ma lui già si era allontanato.

Non aspettai un attimo e lo rincorsi, non volevo certo aspettare che il maniaco si riprendesse. È anche vero che peggio di Miroku non c’era nessuno… ma perché rischiare?

L’odore sgradevole di quel ragazzo era anche terribilmente attraente, non mi era mai capitato di sentire un odore simile; era muschiato, quasi selvaggio.

Continuai a seguirlo, finché non si voltò a fissarmi.

“Si può sapere che vuoi?”, mi disse scontroso. Rimasi sorpresa, si era accorto che lo seguivo? Ma soprattutto, mi guardava come se non mi avesse mai visto prima.

Bè… volevo ringraziarti”, gli dissi, sistemandomi i capelli nel cappello.

“Bene, lo hai fatto, ora vattene, il tuo odore è sgradevole!”, disse senza tanti mezzi termini. Si voltò e attraversò la strada. Io, inizialmente rimbambita, decisi di seguirlo per dirgliene quattro.

Come si permetteva di trattarmi in quel modo?

Sentii un clacson, e poi qualcuno mi tirò in avanti, prima che la macchina mi investisse. Il proprietario della vettura urlò contro di me frasi poco piacevoli.

Ma non era l’unico ad urlare…

“Insomma, mi hai scambiato per superman, ragazzina?”, strillò l’hanyou, guardandomi malissimo.

La sua mano era ancora stretta attorno al mio polso.

Ma… ma…”, balbettai io, confusa, osservando i suoi occhi ambrati. Lui li distolse subito, come se non volesse incrociare i miei.

“Vattene a casa e smettila di seguirmi”.

“Dimmi un albergo e ci vado!”, ribattei io, scocciata.

“Pagami e te lo dico”, fece lui, sbuffando. Io inarcai un sopracciglio.

“Lavori come mappa vivente?”, domandai, confusa.

“Rientra nei miei lavori”. Lo fissai perplessa, e lo mollai in mezzo alla strada. Non era affatto un bravo ragazzo come credevo.



Fissai la ragazza mentre si allontanava. Finalmente me l’ero scrollata di dosso!

Subito dopo, il mio naso cominciò a prudere: mi mancava il suo odore sgradevole. Perché in fondo era, non so come, anche terribilmente attraente.

Ringhiai, ignorando il prurito del mio naso, quando sentii un tonfo. Capii subito chi era stato a provocarlo considerando gli incidenti che aveva causato in meno di tre minuti. Feci dietrofront e andai verso la ragazza, che era inciampata in un tombino.

“Il mondo ce l’ha con me, uffa! Dov’è Sango quando serve?”, stava piagnucolando, continuando a rimanere a terra.

La acchiappai per il braccio e la tirai su.

Perché stavo facendo tutto questo non lo sapevo nemmeno io.

“Allora ragazzina”, cominciai, “ti dirò gratis dove trovare un albergo e ti ci accompagno per assicurarmi che ci arriverai viva!”.

Lei mi fissò, contrariata per il mio dubbio del tutto fondato riguardo la sua sopravvivenza. Stavolta non riuscii a distogliere lo sguardo, anche perché sarebbe stato maleducato.

“Si può sapere che lavoro fai?”, mi domandò, dubbiosa.

“Faccio tutto, sono un tuttofare”, ringhiai scocciato, tirandomela dietro. Lei mi seguì docilmente tra la folla, tenendo però gli occhi bassi. Sembrava che si stesse nascondendo, e il suo abbigliamento sembrava confermarlo.



Avevo perso gli occhiali, tutto stava andando contro di me e un ragazzo scorbutico mi stava trattando come una bambina.

Sperai che nessuna rivista di gossip registrasse quegli avvenimenti, o ero rovinata!

In compenso, in compagnia di quel ragazzo mi sentivo protetta, esattamente come se fossi circondata da guardie del corpo.

Lo seguivo senza dubbi su dove mi stesse portando, avevo fiducia, e sapevo che presto saremmo sbucati davanti ad un albergo… dove avrebbero chiesto il mio nome per una stanza… e non potevo dirgli che ero Neko, ma Kagome Higurashi, e così avrebbero saputo il mio nome, e tutti i miei tentativi di tenerlo nascosto sarebbero andati in fumo.

E ancora non capivo perché quel ragazzo mi ignorasse! Possibile che non mi conoscesse? Eppure era giovane, o lo sembrava, tutti ascoltano la musica alla radio cavolo!

Mi accorsi che mi stavo ingarbugliando in un discorso inutile e senza senso: non c’era nulla di male a non conoscermi, e per me era meglio così.

Tornai al problema dell’albergo e…

Spalancai gli occhi, illuminata da un’idea geniale! O meglio, geniale per me, se mi avesse sentita Sango mi avrebbe falciata all’istante.

“Senti, hai detto che sei un tuttofare?”, domandai, già con voce troppo smielata. Lui capì subito che c’era qualcosa che non andava, perché mi squadrò.

“Si”, rispose semplicemente.

“E abiti in affitto?”. Mi guardò malissimo.

“Che ti importa?”. , non aveva tutti i torti a chiedermelo.

“Visto che sei un tuttofare, puoi anche affittare stanze e…”.

“Non se ne parla!”, mi interruppe subito, “Tu sei proprio fuori!”.

…io ti pagherò metà dell’affitto come se dividessimo la casa e mi pagherò i viveri in più”, terminai ignorandolo.

Lui mi guardò, boccheggiando, poi richiuse la bocca, fissandomi con una sguardo indecifrabile.



Gli affari andavano male, avevo appena perso un cliente, e una ragazzina sprovveduta mi chiedeva il suo aiuto.

Dimezzare sarebbe stato un miracolo per il mio portafogli piangente.

Sorrisi, quasi maligno.

“Perché no?”.

Vidi benissimo che la ragazza, spaventata, deglutì.











Dopo il suicidio di The theft per scrivere i ringraziamenti (ancora peggio fu per Profumo, nel quale peraltro saltò la corrente poco prima che salvassi la pagina e li dovetti riscrivere tutti T.T), ho deciso di fare come molti, cioè di scriverli volta per volta!

Marty: Martyyyyy! Sono felicissima di dedicarvi la mia ficcy ^^ (e in essa le mie canzoni) (emiko: Mostro! O.O)(me: basta! XD). Che ne dici del punto di vista di Inu? Un po’ troppo malinconico forse, ma capiamolo porello ù.ù (porello un corno, schiavista! è.é ndKikyo) >.>’

Roro: Roro-chan! Mi spiace che vedi il cap pubblicato prima di avere l’anteprima, il prossimo prometto che non lo pubblico prima di avertelo fatto leggere! ù.ù (fosse una grande storia… ndTakuto)( tu che fai qui? O.O Torna da Roro, solo lei ha l’onore di scrivere le tue battute! ndMe) *caccia via Goshinuccio*

Mery: *Si precipita a leggere le ficcy di mery >.>* No, mi piacerebbe farlo, e lo farò giuro, devo solo ritagliare uno spazietto di tempo, che purtroppo è molto poco ultimamente, dato che mio bro ha gli esami universitari e sta sempre al pc ^^ Però ho letto Feelings and… couples, anche se, sempre per lo stesso motivo e perché ci si aggiunge che non sono brava a farlo, non ho mai commentato *si inchina profondamente per chiedere perdono* Scusaaaaaa! ç.ç

Onigiri: Felice che il prologo ti sia piaciuto, che mi dici di questo nuovo capitolo? ^^ Suvvia, non scrivo così bene >.> *Emiko la aggredisce* d’accordo, scrivo bene, scrivo bene ç.ç Cercherò di aggiornare presto, un bacio! ^^

Ary22: Grazie per il commento, ti piace la piega che sta prendendo la storia? Un incontro bizzarro, lo ammetto, ma sono così pucciosi! *.* Oddio, mi sto commentando da sola, non va bene questo >.>’ Fammi sapere cosa ne pensi ^^

Kaggi18: Capitolo postato, come vedi, spero la storia ti piaccia ancora *perdita di fiducia in sé stessa in breve termine T.T* *Emiko gli da una padellata in testa* Ehm, cosa dicevo? Ah si, ti è piaciuto l’incontro tra Inu e Kagome? ^^ Fammi sapere, una bacio!

Lilysol: Onore, il commento di zia lily! *.* *brillano brillano gli occhietti da volpe adorosa di Ary* Inchino profondo inchino *spazza e pulisce la strada che Lily percorrerà per il prossimo commento* Ehm, io non mi sento onorata, noooo ù.ù In compenso, ora sai di avere una nipote pazza ù.ù

Meg___X3: , in effetti credo che solo a me ricorda Notting Hill, le associazioni del mio cevello sono misteriose anche per me! XD Sono felice ti sia piaciuto Koga, e anche Ban e Jak (che è tutta stà confidenza? ndBankotsu) (zitti o vi cancello dalla storia è.é ndme) (nooo, poi non posso più vedere inu! ç.ç ndJakotsu) ù.ù Scusa, problemi con lo staff, comunque spero il capitolo ti sia piaciuto, nel prossimo Koga combinerà un po’ di guai ^^’

Emiko: Ok, durante questi commenti mi hai dato del mostro, aggredito e tirato una padellata, ora spero di sopravvivere quando ci incontreremo sperando che non mi ucciderai >.>’ RAGAZZI, EMIKO NON è PAZZA E OMICIDA! Sono io che mi diverto a prenderla in giro! In realtà è tanto dolce, è vero solo che mi dice mostro ^^’

  
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