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Autore: MireaAzul    21/03/2014    4 recensioni
13 Settembre 2013: un'intelligentissima ragazza di nome Penelope si trasferisce a Pasadena, per poter lavorare alla teoria delle stringhe presso il California Institute of Technology. Ma cosa succederebbe se il trasferimento la portasse a vivere di fianco ai quattro uomini più sexy che abbia mai conosciuto?
PARALLEL UNIVERSE dove Penny è la nerd, mentre Sheldon, Leonard, Howard e Rajesh i bellocci di turno! Cosa ne salterà fuori?
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione dell’autrice
Buonasera a tutti! Eccoci di nuovo qui, col sesto capitolo! Oggi l’introduzione sarà breve. Questo è uno dei capitoli che preferisco (per ora ne ho scritti 10) quindi... non saprei come dirlo, mi aspetto molto da esso? In un certo senso. Ringrazio chi sta recensendo e chiedo scusa per il fatto che non rispondo a tutte le recensioni. Siete fantastici! Ovviamente, grazie anche a chi ha aggiunto la ff tra le seguite o le preferite! Sono veramente contenta! L’unica cosa che ho da dire su questo capitolo, è che da qui un bel po’ di cose cambieranno, quindi... aspettatevi di tutto! Ah, un’ultima cosa; io ho usato il termina “incanalatore”, cioè qualcosa che incanala, ma esiste come parola? Io ero convinta di sì perché non poche volte l’ho sentita dire, ma cercando sul web ho scoperto di no! Ma non doveva essere corta l’introduzione? Va beh! Buona lettura a tutti! Ci si risente settimana prossima! (:
 






Bernadette aprì l’armadio di Penny e tirò un urletto stridulo da quanto fosse irrecuperabile il contenuto. La proprietaria se ne vergognò molto in quel momento, anche se non lo avrebbe cambiato con nulla al mondo; non le importava di piacere agli altri, voleva essere sé stessa. Ma era di Leonard che si stava parlando, e per una volta poteva fare uno straccio alla regola. L’amica che si ritrovava di fronte ai suoi indumenti fece un respiro profondo e ci mise le mani, andando alla ricerca di qualcosa di decente. Amy cercò di vedere come stava andando la ricerca da dietro la sua schiena, senza successo, finché la cuoca esclamò un “Ah-ah!”  e tirò fuori una t-shirt porpora con la stampa di Lupin III.
« Questa è perfetta, Penny! Non è troppo da nerd ed è anche un po’ femminile »
« Lupin III è un’ottima scelta. E’ il mio anime preferito, insieme a One Piece » sorrise la scienziata.
« E poi, a quale uomo non piace? Fidatevi, ho tre fratelli e ne so qualcosa » aggiunse la mora.
« Allora è deciso! Mettiti su questa, che intanto ti cerco dei pantaloni da abbinarci » le porse la maglietta e riprese la ricerca. Penny andò in bagno a cambiarsi, e quando tornò nella camera da letto trovò la propria scrivania piena di trucchi di ogni genere e colore. Amy le sorrise divertita.
« Bernadette ha anche portato questi, e poi io me la cavo col trucco » la fece sedere, le raccolse i capelli in una coda di cavallo, e iniziò il lavoro col make up. Penny non poteva guardarsi allo specchio perché costretta a tenere gli occhi chiusi, e temeva per ciò che avrebbe visto una volta che la ragazza avesse finito; non si era mai truccata in vita sua, e mai era stata tentata nel farlo. Deglutì al sol pensiero.
« Quando Amy finisce devi assolutamente metterti questi jeans. Sono gli unici adatti che hai, e sono anche molto carini » disse Bernadette, mentre la bionda smise di sentire sul viso il tocco di pennelli o altri strumenti.
« Puoi guardarti allo specchio, Penny. Stai benissimo »
Questa obbedì, precipitandosi di fronte all’ampio specchio del bagno, e le ci volle qualche secondo per realizzare ciò che il riflesso le stava dicendo; davanti a lei si presentò una ragazza dal viso pulito, senza occhiaie o punti neri, i cui tondi occhi verdi avevano una linea nera che ne risaltava la forma, e con delle labbra sottili ma sensuali. Non riusciva, non POTEVA credere che quella fosse Penelope Callaway, la nerd sfigata e rifiutata da tutti.
« Ti lascio qui i pantaloni » disse Bernadette, appoggiando i jeans sul bordo della vasca e uscendo. Alla scienziata le ci volle ancora qualche minuto per riprendersi totalmente dallo shock, ma alla fine ce la fece, si cambiò, e raggiunse le altre due, che stavano parlando delle loro marche preferite di trucchi. Quando videro l’amica, rimasero piacevolmente sorprese, facendole complimenti su quanto stesse bene e anche complimentandosi a vicenda per l’ottimo lavoro. Penny poté mettere le sue solite scarpe, essendo in un certo senso obbligata dai suoi problemi alla schiena, e finalmente arrivò l’ora di andare.
Uscirono di casa e scesero al piano terra, attendendo l’arrivo degli altri. Penny si sentiva agitata, non sapeva cosa avrebbero pensato, vedendola così. Si conoscevano da poco tempo, ma loro ormai erano abituati a vederla come una che non si curava troppo di queste cose, e il fatto era che fosse sempre stata così, a lei non importava veramente! Ma per lui, si sentiva pronta a fare questo e molto altro ancora. Come avrebbe reagito? L’avrebbe preferita così, carina e truccata, infischiandosene del suo aspetto interiore? Rabbrividì, perché quelli erano discorsi da “Mondo di Patty”, e lei odiava quel telefilm. Immersa in quei pensieri, abbassò la guardia e non si accorse dell’arrivo di Howard e Rajesh. Quest’ultimo era radioso ancor più del solito, forse perché Penny stava mantenendo la promessa, ma Howard aveva occhi solo per Bernadette, e la scienziata provò una specie di invidia; anche lei voleva essere guardata così da qualcuno, come se fosse l’unica al mondo ad importare, ma non stava bene avere quei pensieri, quindi distolse lo sguardo, e lo rivolse verso la portineria.
« Finalmente conosco la famosa Bernie! Piacere, io sono Raj! » si presentò l’indiano, stringendole vivacemente la mano. Gli altri quattro iniziarono a parlare tra loro, ma Penny non li ascoltava, era tornata nel suo mondo. Dovevano essere già lì ma non erano ancora arrivati, dove caspita erano finiti? Voleva solo sapere che ne pensavano loro due di quel suo cambiamento, sebbene fosse solo momentaneo. Passarono i minuti, ma di loro neanche l’ombra. Stava per girarsi verso gli altri, ma qualcosa catturò la sua attenzione; un piede sbucò da dietro l’angolo delle scale, seguito da una lunga gamba che poteva appartenere solo ad un uomo alto come lui: Sheldon Cooper. I suoi capelli corti era stranamente pettinati, e Penny sentì Amy trattenere il fiato. E dietro di lui apparve anche Leonard. I due uscirono dall’edificio e fecero per salutare gli altri, ma si accorsero di com’era conciata la loro amica, e si bloccarono di fronte a lei.
« Wow Penny, sembri... diversa » esclamò Sheldon, sempre più stupito, ma la scienziata non voleva quelle attenzioni, non da lui quando era presente la cameriera.
« Hai visto? Tutto merito mio e di Amy » affermò orgogliosa Bernadette, che con questa frase riuscì a far staccare gli occhi dell’attore da Penny. Egli si girò verso la cuoca, e la guardò deliziato, avvicinandosi a lei per poi prenderle la mano e baciargliela.
« E tu devi essere la nostra cara Bernadette Rostenkowski. E’ un piace conoscerti, io sono Sheldon. Mi spiace dirtelo, ma nell’ultima settimana ci hai rincitrullito Howie come si deve. Vedi di andarci piano, d’ora in poi, ok? »
La ragazza rise, ma Howard era diventato color pomodoro maturo.
« Ehm... Ciao, Sheldon. E’ da un po’ che non ci si vede » lo salutò una titubante Amy. Lui si girò a guardarla e la sua espressione mutò, trasformandosi da quella da playboy a serena e dolce, come se fosse veramente lieto di vederla dopo tanto tempo.
« Ciao Amy. Hai ragione, scuse se non sono più passato al Cheesecake Factory » si mise di fronte a lei. « Allora, come stai? » e il gruppo riprese a chiacchierare, ignorando la scienziata, il commesso e gli sguardi che si lanciavano. Sembravano essere tornati a quando si erano appena conosciuti, con lui che la squadrava dalla testa ai piedi e lei che si sentiva piccola piccola standogli di fronte. Dopo interminabili attimi, Leonard decise di avvicinarsi, fino a mettersi a pochi centimetri dal suo corpo, e sorrise.
« Mi hai sorpreso. Non è una cosa che molte ragazze possono vantare di aver fatto » le sussurrò, facendole venire i brividi. I loro sguardi erano incatenati, e Penny desiderò che quel momento non finisse mai. Ma dopotutto, era di Leonard che si stava parlando.
« Allora me ne vanterò di certo » gli rispose, abbozzando un sorriso insicuro a labbra tremanti. E, come avrebbe dovuto prevedere, lui tornò quello di sempre, facendosi calare la propria maschera di ghiaccio sul volto e tornando dagli altri a parlare. Penny si disse che doveva smetterla di rimanerci male ogni volta, doveva semplicemente abituarsi e accettare com’era fatto. Sospirò,unendosi anche lei agli altri, che stavano decidendo cosa fare quella sera. Optarono per un pub/discoteca, e decisero anche come organizzarsi con le auto.
« Potremmo fare: nell’auto di Bernadette ci vanno Howard e Rajesh, mentre nella mia vengono Penny, Leonard e Amy, vi va bene? » tutti acconsentirono, andando nelle rispettive auto, e partirono. Amy era visibilmente contenta di stare in macchina con Sheldon, anche se non proferì parola finché non arrivarono. Il posto si chiamava Emergent Fly, e per entrare c’era una fila chilometrica. A Bernadette le si illuminarono gli occhi, essendoci già stata, e disse all’amica:
« E’ uno dei posti più “in” di Pasadena! Ci sono stata solo una volta perché per entrare devi avere un gran culo, ma fidati che ne vale la pena! Mi chiedo come faremo ad entrarci, stasera »
Sheldon sembrò sentirla, perché si avviò verso l’entrata, snobbando l’intera fila, e disse qualcosa nell’orecchio del buttafuori, che annuì; l’attore fece cenno al gruppo di entrare, e questo lo seguì dentro al locale. Penny non era mai stata in posti del genere, si sentiva come un’adolescente maturata tardi, ed era tutta in fibrillazione.
Il posto era diviso in due parti; la grande pista da ballo circondata da divanetti di ogni dimensione e il banco del “bar”, fronteggiato da numerosi tavolini. Tutti tranne Sheldon e Leonard sembravano meravigliati da ciò, soprattutto chi aveva passato un’intera vita emarginato.
« Ormai siamo qua. Bella gente, scateniamoci! » esclamò Sheldon, dirigendosi verso la grande folla che si muoveva a ritmo sotto la postazione del dj, seguito da Leonard, Bernadette e Rajesh. Penny si sentiva non poco spaesata, allora rimase vicino a Amy, che insieme a Howard si diresse verso uno dei tavolini e si sedette. Ordinarono tre Sex on the Beach (la scienziata non aveva la minima idea di cosa fosse, si limitava a copiare la cameriera) e ci furono alcuni minuti di imbarazzante silenzio, finché Amy non chiede a Howard come andassero le cose con Bernadette. Lui arrossì molto, schiarendosi la gola e mormorando un debole “Bene...”. Penny ebbe la conferma di una cosa che aveva già notato: Amy sapeva parlare benissimo con le persone in difficoltà. Gli sorrise intenerita e gli prese la mano.
« Ne sono felice, state molto bene insieme » a queste parole, l’imbarazzo dell’uomo sembrò affievolirsi, perché ricambiò sereno il sorriso, stringendole a sua volta la mano. Era un gesto “intimo”, ma pure Penny capì che non c’era nulla al di là dell’amicizia, soprattutto con quello che aveva passato l’amico per attirare l’attenzione di Bernadette. Si sentiva quasi la terza incomoda, finché non arrivarono le loro bibite e poté finalmente provare quel “Sex on the Beach”. Portò il bicchiere alla bocca e bevve, deglutendo a fatica quel liquido dolce e aspro allo stesso tempo, mentre la puzza di alcol le invadeva le narici e l’alito. Posò il bicchiere e guardò la reazione degli altri due, ma a differenza sua erano del tutto tranquilli, come se stessero sorseggiando un the alla pesca. Intuì che probabilmente erano abituati a posti e drink del genere, e ciò la fece sentire ancora più a disagio. I due sembrarono notarlo e le sorrisero.
« Scommetto che è la prima volta che brevi alcolici, vero? » le chiese Howard, e Penny annuì. Decisa, tentò a fare un secondo sorso; c’erano poche differenze con la prima volta, l’unica fu solo una leggera diminuzione del bruciore di gola, e un mal di testa che piano le si stava infilando nel cervello.
« Penny, non devi per forza finirlo. Se non sei abituata, due sorsi sono anche troppi » provò a dirle Amy, ma la bionda ne aveva già fatto un terzo. Ormai la sua testa pulsava, ma l’ottimo sapote di frutta del drink iniziava a farsi sentire, e l’alcol non le dava più così tanto fastidio. Rassicurò gli altri due, ma il tono di voce strascicato e l’arrossamento delle guance non li convinsero molto. La guardavano con sospetto, e facevano bene perché Penny provava una strana sensazione, come se fosse pronta a fare qualsiasi pazzia. Era questo ciò che aveva sentito chiamare col nome di “sbronza”? provò a fare un altro sorso ma la mora le strappò letteralmente il bicchiere di mani, guardandola ansiosa.
« Sapevo che era una pessima idea. Howard, va a chiamare gli altri, se continua così non si sentirà molto bene »
La scienziata non capì tutto questo astio nei propri confronti, sì era vero, non era AFFATTO abituata a certi posti, ma non era una bambina, sapeva badare a sé stessa e quest’atteggiamento protettivo la stava infastidendo. Guardò l’amico; si era un po’ intristito perché andarsene equivaleva ad una possibilità in meno con Bernadette, ma era troppo buono e non avrebbe mai replicato. Vederlo con quell’aria affranta la fece arrabbiare con Amy, e guardandola in cagnesco si alzò dalla sedia.
« Smettila di trattarmi come una bambina. Non ce ne andremo ora, e voi due non sprecherete le vostre occasioni con Sheldon e Bernadette! » disse con un tono di voce sopra al normale, e diverse persone di erano girate a guardare il loro tavolino: le due ragazze non ci fecero caso, ma Howard sì, il che lo imbarazzò moltissimo.
« R-ragazze, datevi una... »
« Non ti sto trattando come una bambina. Ti tratto come una persona che non ha mai bevuto alcolici ed è già ubriaca dopo tre bicchieri. Ma guardati, se avessi Leonard davanti non esiteresti dal saltargli addosso! »
« R-ragazze... »
« E che c’è di male? Almeno io farei qualcosa, non come te che conosci Sheldon da chissà quanto tempo e non hai mai concluso nulla! »
Le due non ragionavano più dalla rabbia, e ormai quasi tutti quelli che erano alla zona bar le fissavano. Penny non capì perché stava reagendo così, forse l’alcol era una specie di incanalatore delle proprie emozioni, duplicandole e forse addirittura triplicandole. Anche se era ancora arrabbiata, si vergognò per quello che aveva detto, chissà cosa avrebbe detto Rajesh se l’avesse vista in quello stato. Sospirò, avrebbe voluto chiedere scusa ma qualcosa glielo stava impedendo.
« Senti, lascia stare. Hai ragione, vado dagli altri » e si allontanò, dirigendosi verso la folla danzante. Si chiese come avrebbe fatto a trovarli, non era alta e non riusciva a vedere qualcos’altro che non fossero schiene sudate o parti intime che si strusciavano l’un l’altre. Fu schifata da quella visione, e capì perché si era sempre tenuta lontana da quei posti. Beh, per quello e anche per il fatto che fosse un’irrimediabile sfigata.
Stava per perdere la speranza finché qualcuno, dal cavallo per pronunciato, iniziò a sfregare il proprio bassoventre contro il suo sedere. Si irrigidì tutta, non aveva preso in considerazione quest’eventualità quando era entrata lì dentro, e non sapeva affatto come reagire. L’uomo alle sue spalle, che intanto muoveva i fianchi in modo poco casto, avvicinò il viso al suo orecchio, e con tono basso e profondo disse:
« Ma ciao, pupa celiaca. La tua maglia di Lupin III e la tua chioma bionda si vedono dall’altra parte della pista »
Per poco le gambe della ragazza non cedettero al suono di quella voce, si allontanò di scattò e si girò a guardarlo, incredula. Sheldon aveva il solito sorrisetto tra il pervertito e l’adulatore stampato sul volto, questo combinato alla sua eleganza innata e quel suo essere figo da far paura, face in modo che molte ragazze lì intorno a loro lo fissassero con sguardo provocante e pieno di desiderio. Ma lui sembrava non farci caso, aveva gli occhi inchiodati su Penny. Nonostante la distanza che avesse cercato di prendere, l’attore le si avvicinò ancora, sfiorando col petto il suo seno, facendola sentire a disagio.
« Sheldon... SHELDON! » strillò, dopo che l’uomo, oltre la pochissima distanza che li separava,abbatté ancor di più le barriere del pudore mettendole le mani sui fianchi e avvicinando i loro visi. Penny deglutì, la situazione le era del tutto sconosciuta, la parte della sua mente logica era offuscata da una nebbia che puzzava di alcol, ma sentiva di star facendo una cosa sbagliata.
« Sei ubriaca, Penelope? » le chiese, assumendo per pochi istanti un’aria seria.
« S-sì... » una sensazione di malessere continuava a crescere in lei, aveva un brutto presentimento.
« Scusami. Sul serio, ma è da quando ti ho conosciuta che desidero farlo » e non esitando oltre, prima che la bionda potesse chiedere qualcosa, le loro labbra si incontrarono.
  
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