Appostamenti autunnali
“Appostamento concluso… Nessuna
novità… Il soggetto non ha corso alcun pericolo durante il
tragitto casa-stazione…” aveva detto sommessamente
quell’affascinante militare, stringendosi maggiormente nel suo cappotto,
che copriva la divisa blu-oltremare di colonnello.
“Signore… mi spiega perché continua
a bisbigliare in quel modo? E poi perché mai mi ha trascinato con
sé? Una semplice missione di sorveglianza di tale facilità poteva
affidarla perfino a Fury, senza scomodare degli ufficiali del nostro grado…”
l’aveva però subito rimproverato la sua fida assistente, mentre
sospirava alla sua sinistra, appoggiando poi il viso a quella siepe dietro cui
si nascondevano da occhi indiscreti.
“Perché volevo sottrarmi al freddo di quest’autunno
al suo fianco, tenente Hawkeye…” ma, dopo quella provocazione, si
era trovato una pistola puntata alla tempia, cominciando a sorridere
istericamente.
“… Ehi ehi… stavo scherzando…
Non si agiti così…” ed aveva alzato le mani in segno di
resa, facendola subito desistere, mentre soffiava con fare scocciato.
“Mi risponda seriamente…” ed aveva
ripreso ad osservare quella giovane donna salire sul solito treno.
“Ok ok… In realtà, ero stanco di
stare sempre chiuso in quell’ufficio… Così ne ho
approfittato per assumermi la responsabilità del pedinamento della figlia
del nominato alla carica di sostituto di suo nonno… Pare che stiano
progettando un rapimento per fargli rinunciare alla nomina… e, siccome quell’uomo
è molto amico del generale Grumman, hanno insistito perché
partecipasse proprio lei… Così mi sono aggregato per farle
compagnia…” e le aveva tirato un buffetto con le dita fredde sulla
guancia, stupendola appena, mentre lei gli rivolgeva lo sguardo interrogativo.
“… Non è felice di respirare un
po’ d’aria pura, invece di concentrarsi sempre su quelle scartoffie
inutili che mi rifila in ufficio?” ma, subito dopo, aveva incominciato a
sudar freddo, per l’aria di stizza che aveva caratterizzato il bel volto
della sua collaboratrice.
“Guardi che ora che abbiamo finito, dovrà
immergersi nuovamente nelle sue scartoffie, colonnello…” e, dopo
quel tono irritato, si era alzata di scatto, comparendo da dietro la siepe,
spaventando leggermente i passanti, per poi allontanarsi in tutta fretta verso
il quartier generale, fermandosi poi più avanti per aspettarlo,
sospirando appena.
Intanto, l’uomo alle sue spalle aveva sorriso
istericamente, mentre poco prima l’aveva osservata camminare veloce per
il parco che affiancava la strada che portava alla stazione, per poi vedere il
profilo impaziente di lei che lo aspettava, e sorriderne compiaciuto.
-Eh eh… ultimamente è davvero
irritata… Non le si può dire niente…- quindi aveva chiuso
lentamente gli occhi.
-… Però è proprio divertente
stuzzicarla quando è così…- ed aveva seguito la stessa
direzione, benché con passo più lento e rilassato, aggiustandosi
il cappotto scuro che indossava…
Da quel momento era poi passata una settimana, e Riza
si era concentrata come sempre sul suo lavoro d’ufficio, non lasciandosi
distrarre dal chiacchiericcio che la circondava.
Ma, poco dopo, non aveva potuto fare a meno di notare
quella scrivania vuota poco più avanti, assottigliando poi gli occhi,
apparentemente disinteressati, mentre cominciava a sostenersi il viso con una mano,
cercando di prestare attenzione alla pratica che stava leggendo.
“Che c’è tenente? La vedo piuttosto
assente stamattina…” ed il giovane Fury le aveva consegnato nuove
pratiche da controllare.
Di conseguenza, lei si era subito ridestata dai suoi
pensieri.
“Niente… Sto benissimo, glielo
assicuro…” e si era risistemata una ciocca bionda che le era
sfuggita stranamente dal fermaglio dietro alla nuca, mentre tutti in
quell’ufficio la osservavano con occhi stupiti: da qualche giorno,
infatti, pareva davvero strana…
“Comunque
il colonnello è proprio un irresponsabile… Ultimamente si
concentra unicamente sulla sua missione di pedinamento, senza mai presentarsi
in ufficio, lasciando a lei tutto il grosso del lavoro… Che comportamento
poco professionale…” si era quindi lamentato Havoc, facendo
sorridere Breda e Falman.
“Non
parli così… Infondo lo sta facendo perché il tenente
Hawkeye si è rifiutata di continuare l’incarico…” ma,
subito dopo, Fury si era zittito, percependo la sedia di quest’ultima
strisciare nervosamente sul pavimento, gettando il silenzio nella stanza.
“Scusate…
Ho una carta da archiviare…” e, detto questo con tono freddo, era
uscita con gli occhi chiusi, per poi sbattendo la porta alle spalle.
“Avete
visto come se l’è presa? Non è normale che una come lei si
irriti in quel modo… Ultimamente quei due si comportano in modo strano…
Chissà… forse dipenderà dal fatto che la figlia del nuovo
generale che sostituirà Grumman è molto affascinante… Mi
hanno detto che è proprio un bocconcino…” ed Havoc si era
perso nelle sue fantasie.
“Ma
che sta dicendo? Il tenente non è il tipo da irritarsi per simili
sciocchezze…” Fury non demordeva dall’idea di farlo tacere.
“Già…
È proprio questo che m’incuriosisce…” ed aveva sorriso
malignamente, facendo preoccupare non poco il giovane ufficiale.
“…
Domani, dato che è il nostro giorno di licenza, andrò proprio a
controllare che combina il colonnello… Eh eh…”
E
Falman e Fury avevano sospirato di nuovo, mentre Breda si univa a quei deliri
tra i suoi sorrisi divertiti…
Il
giorno dopo, quindi, il gruppo di quattro aveva seguito ogni mossa del
superiore, tra i lamenti del più giovane, che già
s’immaginava la ramanzina che si sarebbero sorbiti se fossero stati
scoperti.
Ma
di tutto questo, una particolare persona non ne era a conoscenza…
Riza
camminava tranquilla per il mercatino della città, approfittando del
giorno di licenza per fare spese e risanare la dispensa sempre troppo vuota per
una donna ligia al dovere come lei.
Aveva già tra le mani un sacco pieno di
provviste, quando si era fermata su una panchina del parco lì affianco a
riposare, godendosi i timidi raggi del sole che avanzavano imperiosi tra le
nuvole autunnali sempre più rade.
Quindi, si era tolta il cappotto, lasciandosi
avvolgere dal tiepido calore di essi, residuo dell’estate appena
conclusa, esibendo senza vanto la sua camicia preferita, che difficilmente
aveva occasione d’indossare.
Poi, mentre si sistemava appena i capelli sciolti
dietro l’orecchio, aveva estratto dalla busta al suo fianco una mela,
intenzionata a concedersi una bella colazione di ristoro.
Ma, proprio mentre cercava di addentarla, una vista
inaspettata aveva attirato la sua attenzione…
“E voi che state facendo lì nascosti nel
vostro giorno di licenza?” aveva infatti chiesto, avvicinandosi ai
quattro colleghi da dietro.
Però, in quello stesso istante, si era
ritrovata inginocchiata dietro alla siepe cui si nascondevano gli altri, con la
mano di Havoc a tapparle la bocca.
Subito dopo, però, si era irritata,
assottigliando minacciosamente gli occhi verso l’altro, facendolo sudar
freddo.
“Oh… scusi…” ed aveva tolto la
mano, sussurrandole il suo dispiacere di averla trattata in modo tanto
irrispettoso.
“Ma si può sapere che cosa le è
saltato in testa, sottotenente?!” ma si era ritrovata l’indice del
collega sulle labbra, costringendosi a sgranare gli occhi stupiti.
“Non urli, la prego… se no ci farà
scoprire…” e le aveva indicato la siepe, facendole ben intendere
che voleva segnarle ciò che si trovava al di là di essa…
Quindi, con occhi curiosi, aveva sbirciato al di là
di quel roseto, stupendosi poi per quella coppia che camminava tranquilla per
il centro della città a braccetto.
Subito dopo, però, aveva celato la sua
sorpresa, per poi nascondersi nuovamente dietro alla siepe, con aria scocciata.
“E voi vi divertireste a spiare il colonnello?
Non avete nient’altro da fare nel vostro giorno libero? Gli appuntamenti
privati degli altri non dovrebbero interessarvi…” e si era alzata
da terra, pulendosi con le mani i pantaloni scuri che le avvolgevano morbidamente
i fianchi proporzionati, obbligando i quattro ad ammirare la sua forma
slanciata, così poco valorizzata dalla divisa.
“Ma, tenente Hawkeye…?” Havoc era
l’unico che cercava di non permetterle di rimproverarli.
“Su… andate ad occupare meglio il vostro
tempo… Le licenze sono doni rari per noi militari, dovreste imparare a
sfruttarle come si deve…” quindi si era avvicinata nuovamente alla
panchina, per poi raccogliere il cappotto e portarselo sul braccio piegato, con
cui sosteneva anche il sacco della spesa.
Di conseguenza, si era allontanata per la sua strada,
cercando di non farsi distrarre dagli stupidi divertimenti dei suoi
colleghi…
Ed aveva ripreso le sue spese, benché ora
l’animasse meno entusiasmo di prima, per poi ritornare allo stesso parco,
incapace di scegliere un altro luogo dove fermarsi a mangiare, dato che non
l’aveva ancora fatto per quello che era successo.
Quindi aveva osservato con occhi sottili ciò
che aveva comprato, cercando di decidersi su cosa addentare, per venir poi
distratta dal rintocco imperioso dell’orologio centrale, cominciando ad
osservarlo da lontano con occhi sempre più sottili.
-Non ci credo… È già così
tardi… Non credevo che ci si potesse mettere tanto per fare delle
semplici spese… Dovevo essere proprio distratta oggi…- quindi aveva
abbassato nuovamente lo sguardo verso la busta colma al suo fianco, facendo
più amaro lo sguardo.
-… Già… oggi sono proprio distratta,
al contrario di qualcun altro…- ed aveva ripensato al suo superiore
abbracciato alla donna che, in teoria, aveva il compito di sorvegliare da
lontano, per poi voltarsi verso la siepe dietro cui prima si nascondevano i
quattro colleghi, e dietro cui lei e Mustang avevano fatto il primo
appostamento la settimana prima.
Quindi, aveva afferrato la solita mela, decidendo per
quella, per poi andarsi a sedere
sotto la stessa siepe, facendosi avvolgere dall’ombra pomeridiana che
produceva.
Ed aveva incominciato a mangiare lentamente il
frutto…
Però, improvvisamente, uno strano fruscio alle
sue spalle, l’aveva costretta a sgranare gli occhi, per poi vedere
un’ombra sinistra scavalcare in un balzo il roseto dietro di lei, per poi
caderle addosso, senza darle nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa fosse
realmente successo…
Quando poi aveva riaperto gli occhi, si era stupita
del sorriso furbo che le intimava di fare silenzio con un dito sulle labbra.
“Non parlare o mi metterai nei
guai…” quindi, dopo quel sussurro, Roy aveva voltato il viso di
lato, come per scrutare oltre la siepe, lasciandola basita.
Lei, di conseguenza, aveva lentamente abbassato gli
occhi, analizzando velocemente i suoi abiti eleganti, parzialmente coperti dal
cappotto slacciato, fino a rendersi conto che le stava sdraiato addosso,
obbligandosi a sgranare ancora di più gli occhi sorpresi.
“Co… colonnello…?” ma quel
sussurro era stato nuovamente interrotto dall’occhiolino d’intesa
che le aveva rivolto, mentre riprendeva a sorriderle furbamente.
“Lo sai… Ho un leggero dejavù…”
aveva poi bisbigliato lui, facendola imbarazzare appena, mentre lo sentiva spostare
la mano che prima le teneva sulla bocca al polso disteso accanto ai capelli biondi
disposti disordinatamente sul prato.
“… Se non mi sbaglio, una cosa simile era
già successa in passato…” ed aveva riso posatamente per non
farsi sentire, facendole assottigliare gli occhi persi in quel lontano ricordo.
Quindi, aveva velocemente sostituito l’immagine di
lui alla sua più giovane di molti anni prima…
“Shh! Non fiatare, se no quello mi
scopre…” ed il giovane ragazzino moro aveva voltato il viso verso
la porta del ripostiglio della casa in cui si era trasferito il giorno stesso
per apprendere l’alchimia, dopo che vi si era chiuso dentro, trascinando
quella ragazzina che gli aveva intralciato la fuga nel corridoio, vedendo poi
il padre di lei superare quel punto con i suoi passi nervosi.
Quindi aveva tirato un sospiro di sollievo, volgendo
nuovamente il viso a lei, stupendosi però per lo sguardo ancora
impaurito dell’altra.
Di conseguenza, aveva subito allontanato la mano dalle
sue labbra, imbarazzandosi appena per la situazione che si era creata,
benché il buio della stanza nascondesse parzialmente quella sua
espressone.
“… Scusa… Non intendevo
spaventarti…” ed aveva allontanato il busto, benché
continuasse a starle seduto sopra il bacino.
“Ma tu… tu chi sei?” aveva intanto
bofonchiato la ragazzina bionda, mantenendo lo sguardo sbarrato verso il suo
leggermente pentito.
Però, subito dopo, l’aveva stupita ancora
di più, sorridendole serenamente.
“Sono il nuovo allievo di tuo padre…
Piacere di conoscerti, Riza Hawkeye…”
“Come sai il mio nome?!” era proprio
sbalordita.
“Il maestro non fa altro che parlare di
te… Oggi era il mio primo giorno, ma lui continuava a parlare della sua
adorata figlioletta, che mi sono perso nei suoi discorsi… Mi sono
distratto ed ho combinato un guaio allo studio… Per questo mi
rincorreva…” ed aveva sorriso ancora, imbarazzandola
inspiegabilmente.
“Come ti chiami?” aveva poi cercato di
riprendere lei, ancora assorta nell’osservazione del suo viso così
tranquillo ed affascinante.
“Mi chiamo Roy... Roy Mustang…”
quindi le aveva fatto l’occhiolino, facendole trattenere appena il
respiro.
“… Ricordati in futuro del giorno in cui
hai saputo il mio nome, perché, quando sarò diventato un
alchimista degno di questo titolo, al punto da poter piegare al mio volere
perfino chi sta alla guida di Amestris, ti sentirai orgogliosa di averlo saputo
in questo modo…” e, dopo averle sorriso ancora, era uscito dal
ripostiglio, lasciandola con gli occhi sbarrati a fissare il corridoio, mentre
si sedeva a terra con aria stravolta, cercando di riprendersi da ciò che
era appena successo…
Ed ora, a distanza di anni, la stessa scena si era
ripetuta, impedendo alla donna di non perdersi in quel dolce ricordo.
-Se l’è ricordato… si è
ricordato del giorno in cui ci siamo conosciuti…- aveva quindi pensato,
sentendo la presa di lui attorno al suo polso farsi più vigorosa, quanto
gentile, facendole addolcire appena il viso, sempre troppo serio ed impegnato.
“Credevi che me lo fossi dimenticato, vero?...”
e lei si era stupita nuovamente del successivo sorriso tenero e nostalgico che
lui le aveva rivolto.
“… È oggi, vero? È oggi
l’anniversario del nostro primo incontro?”
“Colonnello…?!” ma non sapeva che
dire, mentre si mordeva appena il labbro inferiore.
“Da allora sono passati tanti anni… E tu
sei così cresciuta…” quindi le aveva portato l’altra
mano sulla guancia, facendola perdere in quel nuovo gesto gentile che non si
sarebbe mai aspettata.
“… Ma non temere… non mi sono
dimenticato della promessa che ti feci… Un giorno ti renderò orgogliosa
di me, diventando il nuovo comandante supremo…”
“Roy…” aveva quindi sussurrato
appena, con tono talmente basso che non si era quasi sentito, specchiandosi in
quegli occhi determinati.
Ma, subito dopo, aveva sgranato di nuovo i suoi, per
ciò che successe dopo…
Lui, infatti, l’aveva tirata a sé,
abbracciandola, lasciandola letteralmente senza parole, mentre irrigidiva la
schiena, ora lontana dal prato.
“Shh… Non parlare adesso… Sembra che
mi abbia raggiunto…” e lei aveva sentito la voce possente di
qualcuno imprecare in mezzo alla strada oltre la siepe, facendosi
interrogativa.
“… Fa finta di essere la mia compagna,
così quello mi lascerà in pace…” le aveva intanto
sussurrato nell’orecchio, facendole trattenere il respiro.
“Colonnello… ma che dice?”
“Tenente… è un ordine…”
e lei si era lentamente ripresa, mentre tranquillizzava lo sguardo, per poi
abbracciargli delicatamente la schiena, appoggiando la guancia ai capelli scuri
di lui, sorridendo beatamente.
“Ricevuto, signore…” ed erano
rimasti così, fino all’arrivo infuriato di quell’omaccione
robusto e della giovane donna che Roy aveva il compito di proteggere…
Il giorno seguente, poi, nell’ufficio del
quartier generale, i colleghi parlottavano in segreto dei loro visi serafici…
“Avete visto quei due? Chissà che gli
è preso tutto d’un colpo?” aveva infatti chiesto Havoc,
coprendosi un lato della bocca con una mano, come per non far notare che aveva
proferito parola.
“Mah… chi lo sa… Meglio non
immischiarsi…” e Falman si era immerso nuovamente nel suo lavoro.
“Ma avete sentito come è andata a finire
la storia del pedinamento del colonnello?” aveva poi ripreso Breda,
attirando di nuovo l’attenzione del gruppo.
“No… Che è successo?” perfino
Fury si era interessato.
“Pare che, in realtà, chi la pedinava fosse
l’ex-fidanzato geloso… Dopo una lite tra i due, lui non la lasciava
in pace, e quindi la poverina aveva chiesto al colonnello di spacciarsi per il
suo nuovo fidanzato per farlo desistere…”
“No… davvero? Che storia…”
Havoc era sempre il primo ad esprimere troppo direttamente il suo pensiero.
“Già… Ma quando il colonnello ha
visto le dimensioni dell’altro, pare che se la sia data a gambe… eh
eh…” aveva poi ripreso Breda, sogghignando divertito.
“Non ci credo…” e Fury aveva negato
con il viso.
“Ti dico che è così… La voce
si sta diffondendo velocemente…”
“È impossibile… Un tipo come il
colonnello non scappa davanti ad un avversario, solo perché
all’apparenza è più forte…” e Falman aveva
nuovamente perso interesse.
Breda, però, gli aveva avvolto il collo con un
braccio, costringendolo a sentire il resto.
“Già… ma pare che avesse altro per
la testa…”
“Che intendi?” Havoc aveva nuovamente
animato la discussione.
“Dicono che ieri il colonnello non volesse
neanche pensare alla sua missione… Pare che volesse prendersi la sua
licenza per un motivo sconosciuto… Chissà cosa doveva fare di
così importante?” ed aveva riso nuovamente, incuriosendo gli
altri.
Ma, subito dopo, la voce appena schiarita del diretto
interessato li aveva fatti irrigidire all’istante…
“Scusate se disturbo la vostra tranquilla
chiacchierata, ma vi dispiacerebbe lavorare?!” li aveva infatti
rimproverati il moro, facendoli sudar freddo.
“Sì, signore!” e tutti si erano
risistemati alle proprie scrivanie, mentre Riza, impassibile come sempre, continuava
il suo lavoro con tranquillità.
Ed, a quel punto, aveva fatto capolino il giovane
Elric, attirando l’attenzione del colonnello, che nel frattempo si era
risistemato sulla sua scrivania…
“Acciaio… qual buon vento ti porta a
me?” ed aveva sogghignato con fare furbo, irritando all’istante il
biondo.
“Con che coraggio mi chiede una cosa del genere,
dopo che mi ha fatto sgobbare per una settimana per quell’incarico
inutile, obbligandomi addirittura a redigere un rapporto?!” ed aveva
sbattuto i pugni sulla scrivania, facendo sorridere istericamente i militari.
Ma, subito dopo, il giovane alchimista si era calmato,
notando il viso perso nel vuoto dell’altro.
“Colonnello… ma che le prende?
Perché non replica?” e si era fatto curioso, mentre lo vedeva
accennare un sorriso distratto.
“Non trovi che l’odore delle rose sia
davvero meraviglioso?” aveva poi chiesto all’improvviso, facendo
sorridere istericamente il ragazzo.
-Ma è impazzito?- aveva quindi pensato, non
notando l’improvviso stupore sul viso della donna alla sua destra.
Quindi, proprio questa aveva rievocato nella mente il
finale della giornata precedente…
“Tu, maledetto! Come hai osato corteggiare la
mia fidanzata?!” e l’omaccione, dopo aver oltrepassato con
tranquillità quel roseto pieno di spine senza batter ciglio, si era
scrocchiato le grosse mani possenti.
Ma non aveva fatto in tempo a rispondere, che Riza
aveva afferrato il colletto all’altro, avvicinandolo a sé, mentre gli
rivolgeva lo sguardo deciso, stupendo lo stesso colonnello.
“Come ti permetti di accusare il mio fidanzato?!
Non vedi che ci stai disturbando?! Va da un’altra parte, se vuoi attaccar
briga!” e l’omaccione si era specchiato in quelle iridi
determinate, sentendo tutta la sua sicurezza vacillare…
“Ma io veramente…” però si
era subito interrotto, quando l’aveva vista estrarre quella pistola,
chissà da dove, appoggiandone la canna alla tempia, mentre sorrideva con
fare inquietante.
“Forse non mi sono spiegata bene…” e
l’altro aveva incominciato a sudar freddo.
“No no… sei stata chiarissima…
Scusate se vi ho disturbato…” e, dopo aver preso per mano la
fidanzata, con cui si era riappacificato, era fuggito in un lampo.
Ed, intanto, Riza aveva sorriso con fare orgoglioso,
riponendo l’arma.
Di conseguenza, Roy aveva osservato il suo sguardo
fiero, per poi sorridere di lato, mentre chiudeva gli occhi divertiti.
“Ottimo lavoro, tenente…” e lei gli
aveva subito rivolto la sua attenzione.
“Dovere, signore…” quindi aveva
chiuso a sua volta gli occhi tranquilli.
Ma, subito dopo, li aveva sgranati per
l’ennesima volta, quando lui le aveva tirato un nuovo buffetto dolce
sulla guancia con due dita tese, per poi massaggiarsela con incredulità.
“Lo sai… il profumo delle rose si addice
proprio ad una come te…”
“Colonnello…?” era senza parole.
“Prima, quando ti ho vista distesa sul prato,
circondata da tutti quei petali, ho capito che desidero ancora di più
mantenere l’impegno che mi presi il giorno che ci siamo
conosciuti…” e lei aveva trattenuto il respiro, quando
l’aveva visto avvicinare la mano al suo viso.
“… Vedrai che un giorno riuscirò a
realizzare il mio sogno…” quindi l’aveva sentito togliergli
un petalo roseo che le era rimasto tra i capelli, per poi risistemarglieli
dietro l’orecchio.
Di conseguenza, lei aveva sorriso di lato, chiudendo poi
gli occhi.
“Ed io continuerò a sostenerla per tutto
il tempo, signore… La spalleggerò, finché non potrò
davvero dire di essere orgogliosa di aver udito il suo nome quando era ancora
sconosciuto a tutti gli altri…” quindi l’aveva visto alzarsi
in piedi, per poi tendergli la mano.
“Guarda che ci conto…” e, dopo che
l’aveva aiutata ad alzarsi, si erano allontanati dal parco con passo
lento, l’una affianco all’altro, intento a portarle la busta della
spesa…
Ed ora lei aveva accennato un sorriso, mentre rivolgeva
nuovamente il viso alla pila di documenti davanti a sé.
Quindi, si era alzata dalla sedia, portando la stessa
davanti al suo superiore, attirando gli sguardi basiti degli altri, ancora
intenti a riprendersi dalla domanda insensata del colonnello.
“Non perda tempo in chiacchiere, colonnello! Ha
ancora un mucchio di lavoro da fare…” e gli aveva sorriso
malignamente, mentre tamburellava le dita su quei fogli, vedendolo sospirare.
“Lo sai, acciaio… è vero che le
rose hanno un odore meraviglioso, ma sono anche tremendamente
pericolose…” ed aveva appoggiato il gomito alla scrivania, per poi
cominciare a sostenersi il viso scocciato.
-Ma che dice questo pazzo?- Edward, intanto, continuava
a disgustarsi dei suoi discorsi smielati, mentre lo vedeva riaprire gli occhi
sottili verso la collega che si allontanava verso la propria scrivania.
“E lo sai qual è il problema?”
“Non me ne frega un accidente del suo problema!
Guardi il mio rapporto, piuttosto!” si era quindi agitato nuovamente il
biondo, senza che lui si smuovesse di un millimetro.
“… Il problema è che, proprio in
quelle spine pericolose, nascondono tutto il loro fascino…” quindi
aveva accennato un sorriso, mentre la vedeva sedersi con fare soddisfatto,
riprendendo nella finta indifferenza il suo lavoro…
Di conseguenza, dopo che Edward si era arreso alla
pazzia apparente del colonnello, uscendo dall’ufficio con passo irritato
per il suo rapporto deliberatamente ignorato, in quell’ufficio era
ripresa la giornata lavorativa di sempre, tra la tranquillità ritrovata
dopo una lunga settimana di stranezze…
Questa fic l’ho
ideata sulla base di un’immagine scelta da me tra le 15 partecipanti ad
un contest di fan fiction, tutte incentrate sul RoyAi, creato da Valy88 e Shatzy
all’interno dell’omonimo forum.
È una breve
storiella senza troppe pretese, scritta al solo scopo di dar vigore alla mia
adorazione per questa coppia meravigliosa… Non pretendo quindi che
piaccia a tutti… Spero almeno di avervi un po’ divertito nel
leggerla, perché, alla fine, quello è sempre il mio scopo
principale ^__^
Intanto,
ringrazio tutti voi che le avete dedicato il vostro tempo, ed, in anticipo, chi
deciderà di recensirla (se ci sarà…)
Alla prossima
idea, quindi!
Baci baci!
Soxy88.