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Autore: Boris88    23/03/2014    2 recensioni
Cercava attorno a sé tracce della ragazza.
Cercava Belle in un mondo fatto di ombre, quando per lui Belle era luce assoluta.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'ombra dell'Oscuro danzava al tremolare della luce della candela. Non più libera di vagare per nascondere il suo pugnale, tornava a congiungersi alla carne. Sembrava quasi avvertire il bisogno di essere di nuovo unita a un'entità fisica, di essere legata alla sua parte più chiara.
L'ombra dell'Oscuro, la parte oscura della sua parte ancora più oscura.
L'unica che sapesse dove era nascosto il pugnale.

Sull'asse dell'arcolaio, riposte in modo tale che non potessero cadere, una ciotola e una tazzina erano impilate una dentro l'altra. La ciotola ancora sporca di briciole di pane bagnato e riso, nella tazzina galleggiava qualcosa di marrone e polveroso, rilasciando ancora aroma di tè alla mandorla.
L'ombra di Rumplestiltskin si spostava su questi oggetti quando il suo padrone alzava le mani per smuovere le poche coperte color verde fango che lo proteggevano in quella notte di luna piena. I capelli sporchi e disordinati, le unghie spezzate e sporche di terra, i vestiti che non odoravano più di pulito.
La luna piena dal pallido candore entrava dalle grate di una finestrella irraggiungibile per l'Ombra e illuminava il volto dello stregone. Perfino la sua rosea carnagione stava svanendo pian piano lasciando posto ad una tonalità lieve di verde. E là dove non vi erano le rughe a segnare il tempo, piccoli solchi di squame ricoprivano il suo volto.
Il Coccodrillo stava tornando ad essere tale.

Un sussulto della figura dormiente, un corrugarsi delle sopracciglia, le labbra che si muovevano, secche e scarne, sfregandosi l'un l'altra, nel mormorare un nome. Quel nome.

Belle.

Alla luce tremula della candela l'uomo si voltò sull'altro lato e l'ombra si mosse con lui. Ma essa non aveva bisogno di dormire. Lo custodiva, era stata incantata per farlo; per essere una guardia silente e impensabile da temere. Dove i nemici vedevano solo una figura nera, là si nascondeva la più formidabile guardia del corpo dello stregone, la sua ultima difesa, la sua ultima possibilità di rivalsa. L'ombra non dormiva, no: l'ombra sorvegliava. Poteva osservare senza che nessuno se ne accorgesse, senza che rivelasse di avere gli occhi aperti.
Era solo ombra, dopotutto.
Quel nero velo mosse le sue estensioni verso il padrone, poi verso la ciotola. Strisciava come un serpente per terra: sinuosa, sicura di sé, inarrestabile. Il bagliore della luna la colpì ed essa si ritrasse come punta da fuoco vivo, prima di continuare verso l'arcolaio e poi su, diretta al tegame. Uno strattone in avanti e un sonoro clangore svegliarono l'uomo che si tirò a sedere.

- Cos-cosa è stato? - si chiese guardando subito in direzione della porta della cella, aspettando di vedere Lei, ma ricordando poi con disappunto quel volto verde. Fece solo in tempo a scorgere l’ombra tornare a posto e muoversi esattamente nella sua stessa posizione prima di comprendere.
- Tra queste sbarre e la ruota di questo arcolaio sono trattato alla stregua di un criceto, - rise con la sua risata caratteristica che quelle mura non udivano da tanto tempo. Guardò verso la luna e dovette schermarsi con la mano sinistra per non abbassare gli occhi.
- Capisco, - mormorò come parlando a se stesso. L'ombra tremolava nei momenti di silenzio dell'uomo, e l'aria sembrava muoversi con lei, come calda, come se venisse smossa da onde. Onde sonore.
La voce dell'Ombra.

- No, non era che un sogno. La stavo sognando, - l'uomo guardò verso l'arcolaio. La ruota stava fermandosi dopo il tocco dell'Ombra. Per terra giacevano le stoviglie, ancora una nell'altra. Si diede del tempo per pensare, strofinò le mani, se le passò sul volto. Sentiva che l'apparenza umana andava pian piano affievolendosi, lasciando posto a quella crepata dalla Magia Oscura.

- ....
Ne sospirò il nome, guardando verso la luna. Con un cenno spense la candela e l'Ombra dovette spostarsi sotto la finestra per continuare a vivere quella notte. Se un estraneo avesse osservato la scena, l’avrebbe trovata innaturale. L'ombra rifuggiva la luce; sarebbe dovuta essere alle spalle dell'uomo, ma invece era davanti a lui.
- Almeno uno di noi può uscire da questa sgradevolissima gabbia per criceti, - sibilò Rumpelstiltskin.

Tornò a stringere le coperte. Vide il suo viso, il suo corpo, ricordò il sapore delle sue labbra e il tepore che gli davano. Strinse ancora quella coperta verde fango. La vide più forte, la sentì parlare. La immaginò raccontargli tutto, anche le cose più insignificanti. Il ricordo della sua voce, la memoria del suo timbro vocale erano per lui una ninnananna.

Col volto imperlato di sudore, lo stregone si addormentò.
L'Ombra rimase a guardarlo, poi riprese ad aleggiare, pur sempre legata ai piedi del padrone. Si muoveva meccanicamente per come era stata creata, magicamente come un automa.
Cercava attorno a sé tracce della ragazza.

Cercava Belle in un mondo fatto di ombre, quando per lui Belle era luce assoluta.
 
 
 
 
 
N. d. A. :  Una rapidissima precisazione: questo missing moment è ambientato nella Foresta Incantata, nel castello di Regina occupato da Zelena.

Il titolo della storia viene dall’omonimo brano della colonna sonora di “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”.

Grazie a Euridice100, che ha betato la storia e sOpportato mentre deliravo titoli a manetta - “Una gabbia per criceti è per sempre!” “Hamtarostiltskin!” e altri peggiori. ♥

Grazie a chiunque sia arrivato a leggere fin qui.
  
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