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Autore: Shinkocchi_    23/03/2014    2 recensioni
Era la classica situazione che Haruya si sarebbe lasciato scorrere addosso come se non fosse mai esistita. Come acqua piovana, una non-situazione.
Semplicemente non l'avrebbe considerata, ritenendola alla pari di qualcosa di lui che era rimasto sulla superficie, che non era andato a fondo. Perché le sue certezze non stavano vacillando. (Non ancora).

[Nagumocentric][accenni Guraban][onesided?]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Claude Beacons/Nagumo Haruya, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ s p i r a g l i o }


 
Rendersi conto di essere innamorato di Hiroto era stata probabilmente una delle peggiori tranvate di tutti i suoi intensi diciotto anni di vita. Haruya l'aveva realizzato una mattina di gennaio, non avrebbe potuto dimenticarlo.
Non che fosse stato particolarmente traumatico, o inaspettato, o imbarazzante; semplicemente aveva aperto gli occhi e si era tirato su e quella consapevolezza era già lì, non sapeva da quanto, in fondo non gli importava particolarmente.
Restatosene poi dieci minuti buoni ad osservare con sguardo vacuo la parete di fronte a sé, aveva notato con suo enorme disappunto che la cosa non lo sorprendeva nemmeno più di tanto. (Ironico, eh?). Tuttavia rendersi conto di non poter più essere in grado di definire "amicizia" quella nei confronti del compagno di infanzia e vicissitudini, non aveva un sapore particolarmente piacevole, alla faccia del primo, agrodolce amore.
(Era Hiroto).
Era un suo compagno di orfanotrofio, una persona con cui era cresciuto e con cui aveva condiviso molto, sebbene fra alterne circostanze.
(Era Hiroto).
 Era un ragazzo, come lui; erano due ragazzi, entrambi ragazzi.
(Era Hiroto, e la cosa pareva di per sé già abbastanza assurda).
 Kiyama Hiroto. Kira Hiroto.
Porca merda.
-Ho paura di essermi innamorato.- a Nagumo, intento a maneggiare il joystick a gambe incrociate di fronte alla televisione, non sfuggì, per quanto repentino, un bagliore negli occhi acquamarina dell'altro, che si sgranarono per la sorpresa.
Rimasero entrambi in silenzio, probabilmente, ragionò Haruya, perché persino per uno come Hiroto quella confessione improvvisa da parte sua era stato un qualcosa di imprevedibile. In effetti, non era una persona che aveva mai voluto parlare di sentimenti lui, anche nei momenti più bui.
Qualcuno avrebbe potuto pensare fosse orgoglio, chi meglio lo conosceva avrebbe parlato di cocciutaggine, Haruya l'avrebbe chiamata forza di volontà, "avere le palle", mentre si batteva un pugno al petto ed esclamava con fare soddisfatto quanto tutte quelle stronzate non lo riguardassero nemmeno lontanamente. In un momento di non piena lucidità, invece, propenso ad ascoltare maggiormente anche quelle parti di sé che non gli andavano particolarmente a genio, l'avrebbe definita codardia, perché lasciare spiragli di sé attraverso cui gli altri potessero sbirciare non era qualcosa in cui era mai stato bravo. Diffidare era nata come una necessità, poi era diventata un'abitudine, principalmente perché l'idea di essere sincero implicava un coraggio che a volte lui non aveva, ed era decisamente più comodo chiudersi e alzare un muro attorno a sé, proteggersi mentre atteggiamenti di arroganza si accumulavano alle sue spalle giorno dopo giorno.
Nagumo aveva imparato con il tempo a mascherare l'insicurezza con la sbruffoneria, dandole un volto che non le apparteneva e un'immagine distorta rispetto al vero. "Come un tulipano che sostiene di essere una rosa." gli aveva raccontato un giorno di poggia Hitomiko quando era piccolo "E pretende di avere le spine quando in vero non le ha. Quindi se le crea nascondendosi fra i rovi, senza comprendere che le sue spine non saranno mai belle quanto quelle della rosa, perché non gli si addicono. Così alla fine quel fiore non sarà una rosa, ma non sarà più nemmeno un tulipano. Eppure se avesse accettato di essere un tulipano, probabilmente sarebbe stato il più bello della sua specie."
Ogni tanto, ad anni di distanza, ci ripensava e si domandava se la primogenita della famiglia Kira l'avesse fatto consciamente a scavargli dentro, oppure il suo fosse stato un semplice discorso campato in aria provocato dal tedio causato da un temporale primaverile.
Rivolse dunque un'occhiata rapida ad Hiroto, arricciando le labbra e si chiese se la mancanza di domande da parte dell'altro fosse causata da disinteresse nei suoi confronti o dalla naturale propensione a non immischiarsi nei fatti altrui di Kiyama. In qualsiasi modo stessero le cose, la risposta lo avrebbe infastidito comunque.
-Perché "paura"? È una cosa...bella, no?-
-È una merda.- rispose secco, senza lasciar spazio a repliche, e Hiroto gli lanciò un'occhiata lievemente interdetta, non senza comunque risparmiarsi un abbozzo di sorriso rassegnato.
-...E questa persona? Che ne pensa a riguardo?- Il silenzio di Haruya, seguito da un tremolio lieve del volto e a un quasi impercettibile aumento del colorito bastò a far intendere a Kiyama quanto già aveva immaginato -Dovresti dirglielo, sai?-
-Non capirebbe.-
-Beh, chi te lo dice se prima non ci provi?-
-Questo non é molto confortante.- Nagumo si voltò verso l'altro, distogliendo finalmente l'attenzione dallo schermo -Sopratutto se detto da te.- spezzò un pocky fra i denti, lasciandosi andare a un'imprecazione nei confronti del gioco.
In fondo, non c'era modo che questa faccenda avesse un ritorno dal suo punto di vista. Era la classica situazione che Haruya si sarebbe lasciato scorrere addosso come se non fosse mai esistita. Come acqua piovana, una non-situazione.
Semplicemente non l'avrebbe considerata, ritenendola alla pari di qualcosa di lui che era rimasto sulla superficie, che non era andato a fondo. Perché le sue certezze non stavano vacillando. (Non ancora).
-Tu capiresti?-
Fu una domanda per cui si maledisse, ma che forò come un pungolo ogni sua difesa, ogni limite si fosse posto per poter vedere la luce dietro quel muro.
Non era comunque una cosa di cui preoccuparsi, si disse; non era come se si fosse trovato ad aver bisogno dell'approvazione dell’altro così stupidamente. (Aveva ancora tempo). (Forse avrebbe dovuto fuggire la sua vicinanza finché poteva). (Aveva ancora un po' di tempo).
-Capirei...cosa, esattamente?-
-Appunto.- il giovane si trovò a distogliere infine l'attenzione, strascicando un sospiro stanco, e Kiyama gli lanciò uno sguardo confuso che preferì ignorare.
Non che in fondo gli importasse il parere di Hiroto in quella situazione, nonostante, poiché quello che Suzuno chiamava in modo quasi antisettico (come se lo stesse maneggiando con delle pinzette) "interesse romantico (di 'sto cazzo)" aveva un soggetto e un oggetto di tale interesse, gli paresse una contraddizione. Ma al momento andava bene anche così, si risolse a pensare mentre il "game over" sullo schermo faceva sorgere spontanee le lamentele sbuffate dell'altro.
-Mi dispiace Hiroto, ne hai ancora di strada da fare per raggiungermi.-
(Perché la sua scorza non aveva ancora fatto una crepa).
 
 
 
 
{Chissà che fine aveva fatto, allora,
quel piccolo, franto spiraglio nella sua anima.}








 


Ho cominciato a scrivere questa GuraBan più di un mese fa ad occhio e croce, ma, beeeeeh, come mio solito mi sono bloccata. Non so come mai (?), ma stasera mi è preso il ghiribizzo e l'ho ripresa, riuscendo a mettere fine all'agonia di una delle tante storie incompiute (??).
Beh, che dire? Li amo, key? sono Otp, e boh, li shippo così a palla che io non--
Qui effettivamente non sono esattamente una coppia, e non so nemmeno se sia da condierarsi qualcosa di più di una onesided, dato che (almeno apertamente, essendo la fic dal punto di vista di Haruya), Hiroto non mostra di ricambiare l'interesse (un po' difficile, aggiungerei, dato che Nagumo è il primo a rifiutare di mostrarlo (!!!))
Fondamentalmente, nonostante pensi che Hiroto sia quello più sveglio (seriously, si può usare questo termine!?!?!?) e quello più intraprendente, per me è stato Nagumo ad accorgersi per primo di avere una cotta per l'altro. Non so nemmeno io il perchè, ma sono affezionata a questa idea, e poi immaginarmi quell'amore di tulipano che sfanculo molto politicamente l'universo mi scioglie come neve al sole io buuuuhu (?).
E quindi ok, non è che questa storia dovesse per forza avere una conclusione (a proposito della conclusione, la frase finale può essere letta dal punto di vista della partita a videogames, ma volendo anche dal punto di vista emotivo, e quel "raggiungermi" lo si può rigirare un po' come si vuole, ecc--). Insomma, questa fic era nata come...qualcosa che non ricordo, ed è diventato un susseguirsi di pare mentali di Haruya (e per inciso, amo il modo di pensare di quel ragazzo davvero io non, quanti trip) (e amo le parentesi, le parentesi di taglio introspettivo aaahhhhhh). Spero di non aver reso i personaggi ooc, in ogni caso, e spero anche che la fic vi sia piaciuta *u*/
Grazie a chiunque sia giunto fino a qui, e alla prossima <3

Fede
 
  
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