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Autore: onedeyes    24/03/2014    1 recensioni
E se bastasse una sera per cambiare le loro vite?
Quattro ragazzi e una ragazza, le cui vite verranno stravolte, capovolte e modificate per sempre e tutto a causa di quel ballo.
---
"Aveva aspettato da un anno quella sera, la sera del ballo, e poi lui aveva mandato tutto a puttane."
[...]
“Voglio che ricordi questa serata, voglio che ricordi me, mamma.”
[...]
“Resisti perché sei anche il mio migliore amico e io non voglio perderti, non posso farcela."
[...]
“Gli voglio bene, Steph. E' normale che mi preoccupi per lui.”
[...]
Tutto quello che era successo era colpa sua.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prom.
Parte uno - Calum.


La odiava.
Anzi no, non è che la odiava perché per odiare Stephanie dovevi non averla mai conosciuta. Dovevi averla vista almeno una volta, di sfuggita, e allora forse la potevi odiare.
Con i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri, le sue labbra carnose e sempre dipinte di un rosa pallido.
Con il suo portamento elegante ma al tempo stesso da stronza.
Con il suo fisico statuario, perfetto.
Ecco, in quel caso, appena la vedevi, potevi odiarla.
Ma Calum, la conosceva Stephanie, la conosceva in ogni sua sfumatura, in ogni sua piccolezza, la conosceva come conosceva la sua ombra e per quello non poteva odiarla.
Perché le loro anima si erano fuse e scambiate tempo prima e, da allora, Calum aveva perso la propria. Perché i loro occhi ormai non nascondevano più segreti, erano limpidi. Perché Stephanie era Calum e Calum era Stephanie. Ed era impossibile dire dove finisse l'uno e iniziasse l'altro.
“Un altro!” abbaiò, mentre con la mano sbatteva il bicchiere ormai vuoto sul bancone lurido e sudicio di quel bar nascosto dietro casa sua.
La vecchia Betty gli sorrise mentre gli prendeva il bicchiere e glielo riempiva nuovamente con il rhum, aggiungendoci della coca cola, ché Calum quella sera sembrava esistesse solo per quel drink.
Il ragazzo prese il bicchiere e se lo portò alle labbra, leccando le ultime gocce rimaste sul bordo e inclinando la testa, lasciando che, per la decima volta, il liquore gli bruciasse la gola e lo facesse perdere ancora una volta nei suoi pensieri. Lo facesse diventare ancora più staccato dalla realtà che lo circondava. Lo portasse fuori da quella sera, in un altro mondo.
Era tutto sbagliato, quella sera.
Non avrebbe dovuto essere lì, in quel bar vecchio e sporco, con quella donna che sembrava volerci provare con lui, con quella sigaretta spenta vicino alle sue mani fredde.
Avrebbe dovuto essere in quella palestra, il suo corpo stretto a quello di lei, a fare il coglione con il suo migliore amico, a ballare, bere e divertirsi, e perché no, a far ingelosire Stephanie provandoci con tutte ché amava quando lei lo prendeva per le spalle, lo fissava negli occhi e gli diceva “Hai finito di fare il coglione, Cal?” per poi dargli un lungo bacio sulle labbra che sorridevano.
Aveva aspettato da un anno quella sera, la sera del ballo, e poi lui aveva mandato tutto a puttane. Quel dannatissimo stronzo, venuto fuori dal nulla. Ancora, Calum si chiedeva se magari fosse stata la sua maledizione. Se fosse stato la reincarnazione di qualche vecchio che non aveva successo in vita e allora si andava a vendicare su di lui. Doveva per forza essere così, altrimenti non aveva senso.
Michael, così si chiamava la sua maledizione.
Michael Clifford.
Calum rabbrividì al solo pensare il suo nome.
Era un tipo inquietante, l'aveva pensato sin dal primo momento in cui i loro occhi, accidentalmente, si erano sfiorati e quelli chiari di Michael gli avevano scavato l'anima in un modo che a lui aveva infastidito, odiato.
I suoi occhi erano quel tipo di occhi che vedevano davvero, che capivano, e Calum odiava essere visto.
Era strano e solitario, eppure, Michael l'aveva privato di tutti i suoi amici, di Stephanie e questo l'aveva fatto incazzare.
Ha fascino, Calum” gli aveva detto Stephanie, quando aveva rifiutato il suo invito al ballo perché aveva già accettato quello dello strano ragazzo.
“E allora? Dai Steph, non fare la cretina e digli che era uno scherzo.”
“No, io vado con Michael.”
“Steph.”
“Ciao, Calum.”

Le sue dita si strinsero intorno al bicchiere, come a volerlo distruggere. E in quel momento, era quello che desiderava fare con Michael.
Distruggerlo per avergli portato via tutto, la sua ragazza e il suo migliore amico.
Si alzò dallo sgabello, sentiva l'alcool corrodergli lo stomaco e fargli girare la testa. Afferrò con una mano il bordo del tavolo, per paura di cadere, ma poi recuperò il suo equilibrio. Sorrise mentre sentiva la bile salire lungo la sua gola. Oh no, non avrebbe ancora vomitato. Era ancora presto e c'era ancora così tanto da fare, da dire. Lanciò uno sguardo all'orologio sopra il bancone, segnava le undici di sera.
Se conosceva abbastanza Stephanie, sapeva che era in ritardo e sperava davvero di conoscerla abbastanza. Voleva andarsi a riprendere ciò che era suo, ciò su cui aveva lasciato il segno.
Girò le spalle al bancone, infilandosi il giaccone e finendo il drink.
“Dove vai, bimbo?” gli domandò Betty, ma Calum non rispose.
La sua mente annebbiata gli stava regalando immagini che odiava, immagini che gli facevano venire la nausea e non poteva permettere che diventassero realtà.
“E' finita, Hood.” aveva detto qualche settimana prima Stephanie.
Calum uscì dal bar, l'aria fredda lo colpì in viso, lo fece scuotere e tremare. Forse, avrebbe dovuto indossare un cappotto più pesante.
Si avvicinò alla macchina e salì, le mani che tremavano insieme alle labbra. Quando mise in moto, sorrise pensando agli occhi azzurri di Stephanie appena lo avesse visto, sarebbe tornata da lui, lo sentiva.
Premette l'acceleratore, la sua destinazione era ben impressa nella sua mente.
“Non finisce così, Hemmings.” sussurrò, mentre le sue pupille si dilatavano e cercò di sterzare, ma inutilmente.

Fu un attimo.
Non l'aveva vista quella macchina, così come non aveva sentito il clacson che suonava da tempo, ormai. Aprì gli occhi, con difficoltà, e quando riconobbe quel verde bosco, sentì il cuore in gola.
No, ti prego. Tutti ma non loro.
Cercò di muoversi, di gridare per cercare aiuto, di arrivare a suonare il clacson per farli trovare, ma a ogni respiro che prendeva, a ogni piccolo movimento che faceva, i vetri gli perforavano la pelle e il sangue gli annebbiava la vista.
"Qualcuno ci aiuti, vi prego.” fu l'ultima cosa che sentì, poi tutto sparì.


spazio autrice.

Allora, premetto che questa raccolta sarà davvero breve.  cinque one shot massimo, le ho già tutte scritte stamattina e quindi non avrò problemi di tempo. In questa settimana, penso, che finirò la raccolta.
Poi, volevo dirvi che tutte queste os ruoteranno tutte intorno allo stesso tema e saranno molto collegate tra loro, quindi non vi consiglio di leggerne solo una.
Detto questo, spero vi sia piaciuta questa prima os e che lasciate qualche piccola recensione.
Vi saluto,
onedeyes.
  
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