Film > Le 5 Leggende
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Autore: 6t2r    24/03/2014    1 recensioni
Questa storia parla di un Raggio di Luna che per amore ha lasciato il cielo, ma il destino non fa mai nulla per caso.... Una nuova minaccia insieme a una vecchia torneranno a tormentare la terra, leggete e scoprite csa succede!
Prima Fan Fiction in assoluto, se volete leggere siete i benvenuti e se mi volete lasciare un parere ve ne sarò grata!
BUONA LETTURA
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Allora... Dov'è casa tua?" Mi chiese Jack. Guardai le stelle, per capire dove fossimo esattamente. Mi bastarono pochi secondi per orientarmi
"Non troppo lontano da qui.... Tu voli giusto?" Sapevo bene che poteva farlo, ma partire dandolo per scontato non mi pareva una cosa che dovrebbero fare due persone teoricamente sconosciute. Jack annuì
"Il vento è mio amico" disse sorridendo. A quelle parole sentii una fitta al petto, come una specie di vertigine. Feci un sospiro distogliendo lo sguardo dallo spirito del divertimento. Non era il momento di pensarci. Mi aggrappai ad un raggio di luna, erano incorporei ma per me facevano un'eccezione, mi sentii sollevare in aria in modo molto familiare.
"Seguimi" dissi in direzione di Jack. Presi la direzione della mia casa ed iniziai a prendere velocità, sentivo che l'altro mi stava dietro senza problemi, quindi non mi preoccupai di rallentare. Arrivammo su uno strapiombo che sporgeva dalla parete di roccia principale, era immensa e alla luce della luna aveva sfumature grigio perla che adoravo. Mi diressi verso la parete, in cui in origine c'era una grotta, ma io l'avevo trasformata in casa, aggiungendoci utensili sedie un tavolo un letto e tutte le cose che potevano servire in un'abitazione. La grotta si diramava in profondità e io avevo trasformato i cunicoli in stanze. Il risultato era forse un po' tetro, ma non troppo spiacevole. Feci strada, entrammo e girammo del cunicolo a destra, ritrovandoci in un'apertura senza altri sbocchi se non quello da cui eravamo arrivati. Lì c'erano delle sedie attorno ad un tavolo e il necessario per cucinare. Era tutto molto antico, non potevo mettere moderne cucine piene di fili e tubicini, era più che altro apparenza, se dovevo scaldare qualcosa usavo il camino, con la cappa fumaria che avevo creato io stesso, usciva, con un percorso storto, nella parete dell'entrata. 
"Non male..." Commentò Jack. "Io non ho mai sentito il bisogno di farmi una dimora, preferisco dormire sugli alberi. Senza contare che gli spazi chiusi non mi piacciono..."
"Se preferisci uscire non è un problema,  preparo il tè e ti raggiungo..." Lo interruppi.   
"No tranquillo, quando sarà un problema te lo farò sapere" disse, sedendosi su una sedia. Accesi il fuoco che illuminò subito la stanza, aggiunsi qualche candela dove il chiarore delle fiamme non arrivava e misi a scaldare il bollitore, in fine raggiunsi Jack sedendomi sulla sedia accanto alla sua, girandola in modo da averlo di fronte, lui fece lo stesso.
"Allora... Tutto quel ghiaccio mi fa dedurre che ho davanti lo spirito dell'inverno" cominciai. Lui sorrise, di nuovo quel sorriso aperto e gentile, per un istante mi persi in quegli occhi azzurri come il cielo.
"In realtà sono lo spirito del divertimento, ma comunque non sei andato fuori strada" disse, muovendo il bastone che era sempre stato nella sua mano. 
"Controlli i venti, il ghiaccio e porti divertimento.... Hai molto potere" per la prima volta lo vidi a disagio.
"Io... Cioè...si credo di si. Ma c'è sempre qualcuno più potente di me" disse. Annuii, sorridendo della sua modestia. In realtà io sapevo bene che non era vero. Per l'ennesima volta il mio cervello vagò lontano nel tempo, senza il mio permesso. Rividi il volto di Vento, quello che mi ero ritrovato davanti una volta sveglio, il mio primo giorno da persona materiale. Rividi il suo sorriso e lo sentii dire "Te l'avevo detto che ci sarei stato." Scossi la testa, per poco non mi era sfuggita una lacrima.
"Tutto bene?" Mi chiese Jack, per la seconda volta in un giorno. 
"Si, scusami" sorrisi e lui ricambiò, Jack mi ricordava Vento terribilmente. Non avevo mai voluto aver nulla a che fare con lui proprio per questo motivo, ma in quel momento mi pentivo di non aver parlato prima con questo ragazzo così aperto e pieno di vita.
"Tu invece?" Chiese, togliendomi dall'imbarazzo "cosa sei?" Mi chiesi se era il caso dirglielo, ma fu un dubbio che mi sfiorò solo da lontano
"Sono un Raggio di Luna" risposi. Jack aggrottò la fronte.
"Credevo che fossero solo una leggenda..." Disse, sorpreso e ammirato. "Dicono che siete i custodi degli spiriti e degli animali magici che salva l'Uomo nella Luna, che ognuno di voi è assegnato a uno di questi e che lo protegge... Tutti dicono che anche quando sono nel posto più solitario della terra non si sentono mai veramente soli..." Mi si creò un enorme groppo in gola. Distolsi lo sguardo, consapevole che non tutti lo dicevano...
"E per te?" Mi azzardai a chiedere "Per te non è così?" Tornai a guardarlo, lui strinse il bastone tra le mani, ma prima che potesse rispondere il bollitore fischiò. Andai a recuperarlo, misi l'acqua in due tazzine e aggiunsi il tè, porsi una tazza a Jack, che la prese senza guardarmi. Decisi di lasciare in sospeso il discorso. "Non ti da noia il calore?" Chiesi. Lui sospirò, sollevato di cambiare argomento 
"In realtà no" rispose. La conversazione continuò allegra, senza che si riavvicinasse mai all'argomento Raggi di Luna, non riuscivamo a staccarci gli occhi di dosso, Jack era simile a Vento, ma aveva delle sfumature che lo rendevano esponenzialmente diverso. Ad esempio era tutto piacere e niente dovere, amava le cose semplici, era impulsivo, leggermente infantile, ma si vedeva che non era un bambino, faceva anche discorsi molto maturi e sapeva essere serio, semplicemente sceglieva di non esserlo. Poi era un po' orgoglioso e testardo, cosa che Vento non era assolutamente. Parlammo amabilmente per tutto il tempo, probabilmente passarono delle ore, ma noi non ce ne accorgemmo nemmeno, era ovvio che c'era intesa tra di noi. Questo da una parte mi spaventava e dall'altra mi elettrizzava. Ero stato anni ad allontanare tutto e tutti da me, ma parlando con Jack pensai di aver sbagliato. Poi però mi tornava in mente la mia colpa e non potevo fare a meno di considerare giusta la scelta di tagliare ogni contatto con chiunque.
"Vorrei tanto restare a parlare con te, ma ho promesso a North che sarei andato a trovarlo" disse Jack, di malavoglia. Annuii.
"Capisco, non preoccuparti. Torna a trovarmi quando vuoi, mi ha fatto piacere parlare con te" risposi sorridendo, cosa che non avevo mai smesso di fare da quando lo avevo incontrato. Erano secoli che non sorridevo così! Lo accompagnai all'uscita, l'apertura era rivolta a nord e, quando arrivammo all'aperto, ci bloccammo. Luci incredibili si rincorrevano nel cielo come nastri colorati, rimasi a fissarle a bocca aperta finché non sentii il tono preoccupato e deciso insieme di Jack.
"North sta chiamando i Guardiani, deve essere successo qualcosa. A presto Alek, grazie per il tè" detto questo si alzò in volo e sparì nelle luci. Era ormai l'alba. Non amavo uscire durante il giorno, quindi tornai nella mia caverna, presi il corridoio a sinistra che portava ad altri tre cunicoli, mi infilai in quello centrale, che portava ad un'apertura più grande senza sbocchi, com'era la cucina. Quella era la mia camera. Mi sdraiai sul letto a baldacchino decorato di rosso e d'argento. Mi misi a fissare in alto e, da solo di nuovo, mi lasciai sprofondare nei ricordi.

~

"Te l'avevo detto che ci sarei stato" disse Vento al mio risveglio. Sorrisi, nascondendo la faccia tra le braccia che avevo messo sotto la testa per stare più comodo. Vento era sdraiato vicino a me, appoggiato su un fianco. Aveva un sorriso timido. Mi voltai della sua parte, mettendomi anche io su un fianco.
"Grazie" dissi. Allungò una mano e la mise sulla mia. Fu un gesto lento ed esitante.
"Non devi farlo per forza..." Dissi, abbassando lo sguardo. Non volevo che si sentisse in colpa per la mia decisione di lasciare il cielo e che si spingesse in gesti che non voleva compiere. Vento mi strinse la mano.
"Non mi sento obbligato a... Fare questo" disse, mostrando un'aria più sicura e guardando le nostre mani unite. Soffiai una risatina, poi mi tornò in mente la situazione. Volevo chiedergli come si era allenato, se potevo aiutarlo in qualche modo, ma non volevo rovinare quel momento. 
"Hai idea di quali siano i tuoi poteri?" Chiese Vento. Alzai lo sguardo verso di lui e i suoi occhi grigi mi colpirono facendo svegliare le farfalle nel mio stomaco. 
"Non ne ho idea..." Risposi, come se stessi dicendo 'vorrei affogare nei tuoi occhi'. Lui rise, capendo che mi ero imbambolato. Per l'imbarazzo ritrassi la mano e mi misi a sedere. L'effetto fisico che mi provocava la sua presenza era ancora difficile da controllare per me, dato che mi ero anche accorto di una certa reazione decisamente più imbarazzante del rossore e dello sguardo imbambolato. Cercai di non pensare al fatto che fosse sdraiato vicino a me, bellissimo e.... E porca miseria pure a petto nudo! Lo era sempre stato a causa delle ali, una maglietta era scomoda per lui, ma in quel momento avrei tanto voluto che avesse trovato una qualsiasi cosa per coprirsi. Guardai dalla parte opposta e presi dei lunghi sospiri, sperando che non se ne accorgesse, poi sentii la sua mano posarsi delicata in mezzo alla mia schiena e sentii una serie di brividi che partivano da tutto il corpo e andavano a finire in quel punto critico che mi stava facendo impazzire. Sentivo quella mano come se fosse fuoco vivo direttamente a contatto con la mia pelle, anche se a dividerci c'era il tessuto della mia veste, che consisteva in una camicia larga sulle maniche con i cordini sul colletto, ricordava quelle dei corsari. I pantaloni erano di un tessuto nero morbido e flessibile che scendeva aderente fino alle caviglie. 
"Scusami, è che avevi una faccia buffa" disse Vento, facendo passare la sua mano dal centro della schiena alla spalla, in una lenta carezza. Pensai che se avesse continuato probabilmente avrei potuto sotterrarmi in un buco dalla vergogna per il resto dell'eternità.
"No io... Non mi sono offeso... E' che... " mi voltai verso di lui, si rivelò una pessima scelta, i pantaloni stavano diventando decisamente stretti. Vento aggrottò le sopracciglia e si avvicinò a me. Le nostra labbra erano ad un soffio l'una dall'altra.
"È strano..." Disse, facendomi sentire il suo fiato caldo sulla pelle. Deglutii e cercai di concentrarmi, anche se la cosa risultò molto difficile.
"Cosa?" Chiesi, con una voce strana. Vento mi poggiò l'altra mano sulla guancia, come per tenermi fermo, anche se comunque non sarei andato da nessuna parte.
"I tuoi occhi..." Lo guardai senza capire. "Non dovrebbero essere scintillanti come i Raggi di Luna?" In realtà era più unico che raro che un Raggio di Luna diventasse materiale, quindi non mi stavo assolutamente ponendo il problema. Vedevo solo i suoi di occhi, e le sue labbra così vicine alle mie che mi sarebbe bastato un piccolo movimento per unirle alle mie, ma non l'avrei fatto, non questa volta.
"Perché, come sono i miei occhi?" Chiesi, con tono sensuale. Vidi uno scintillio nel suo sguardo e capii di aver fatto la mossa giusta, per una volta.
"Neri" sussurrò, prima di unire, finalmente, le sue labbra alle mie. Fu un bacio lento e romantico e avrei voluto che tutto sparisse, Pitch Black, il tempo, i doveri... Tutto. Ma non fu così e il bacio divenne disperato. Ci attaccammo l'uno all'altro come per non cadere a pezzi, sentii le lacrime spingere da dietro le palpebre chiuse e pregai di riuscire a trattenerle. Vento mi fece sdraiate sotto di se e interruppe il bacio, posando la testa accanto alla mia, appoggiandosi sulla mia spalla. Sentii la sua bocca accanto al mio orecchio.
"Perché sei rimasto?" Chiese, con la voce rotta. Lo abbracciai, chiudendo gli occhi.
"Perché il mio compito è proteggerti" risposi "e perché stare con te è tutto quello che voglio" aggiunsi, prendendogli la testa tra le mani e portandola davanti alla mia.
"Non posso vincere questa battaglia..." Disse, aveva lo sguardo così triste che mi sentii morire. "Ma sono contento di non essere solo ad affrontare tutto questo." Gli diedi in bacio leggero, a fior di labbra.
"Non sei mai stato solo..." A quelle parole Vento riunì le nostre labbra, dopo poco approfondì il bacio e le nostre lingue si incontrarono. Vento insinuò la mani sotto la mia camicia ed iniziò a sfilarmela, lo lasciai fare, il contatto delle nostre pelli unite era qualcosa di drogante. Quando slacciò il cinturino che mi teneva su i pantaloni sentii un'immediato sollievo, erano diventati così stretti da far male. Fu una nottata meravigliosa, c'era una chimica incredibile, la sua pelle era caldissima, il suo respiro sul collo, i suoi denti che mordevano il mio collo e la mia spalla, lasciando i segni del loro passaggio, e le mie mani che accarezzavano e graffiavano la sua schiena. Fu quello il momento in cui capii quanto amavo Vento e quanto la scelta di rimanere con lui fosse stata la migliore mai presa in tutta la mia esistenza. Il mattino dopo eravamo ancora allacciati in un abbraccio così tenero che avrei potuto piangere. Lo sentii immobile dietro di me, quindi capii che stava dormendo. Io non ero stanco, mi ero riposato abbastanza. Era già il secondo giorno, ma preferii non pensarci. Mi alzai cercando di non svegliare Vento, cercai i miei vestiti e li indossai. Decisi che anche io avrei dovuto allenarmi, dovevo assolutamente capire i poteri che avevo e quanto e come avrei potuto aiutare Vento.

~

Un gran trambusto all'entrata della grotta mi svegliò dal mio sogno. Mi ci volle un po' per riprendermi dalla spossatezza, mi alzai e uscii dalla stanza, per controllare quale fosse la causa di quel rumore, mentre uscivo mi asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo. Arrivai all'entrata e rimasi di sasso. Davanti a me c'era una slitta enorme e rossa, trainata da delle renne, questo poteva voler dire solo una cosa: North era lì. Chiusi gli occhi e strinsi i pugni, dovevo andarmene al più presto, poi però dalla slitta scese Jack e mi bloccai prima di afferrare un Raggio di Luna che mi era passato accanto. Lo vidi venirmi incontro, con il sole della tarda mattinata i capelli di Jack sembravano davvero neve caduta. Mi arrivò davanti con sguardo preoccupato, non riuscivo a capire il motivo della visita dei Guardiani. Ormai anche Bunnymund Dentolina e North erano scesi dalla slitta e mi stavano venendo incontro. 
"Alek, scusami se ti disturbo, ma abbiamo bisogno di parlarti" disse Jack.
"Raggio, è molto tempo che non vedo te" mi salutò North. Lo ignorai e mi rivolsi a Jack
"Dimmi" dissi. Lo spirito aggrottò la fronte guardando prima North poi me.
"Vi conoscete?" Chiese
"Adesso non c'è tempo, forza Jack." intervenne il Coniglio di Pasqua. Guardai Jack, in attesa, lui parve esitare, ma alla fine si decise.
"Pitch è tornato" disse. Strinsi i pugni ancora più forte, ma ero deciso a non mostrare alcun tipo di emozione, aspettai che continuasse. "Però non è solo. È venuto nella fabbrica con qualcuno e ha distrutto il Globo, ci ha detto che addestrava questo nuovo alleato da secoli e che adesso con lui è invincibile. Ci ha detto che vuole incominciare una nuova Epoca Buia più terribile di quella precedente e che per farlo ucciderà tutti quelli che potrebbero ostacolarlo... " si guardò intorno, come a cercare il coraggio che gli serviva per continuare. Capivo l'immensità della minaccia, con un alleato Pitch Black poteva essere invincibile, ma mi sfuggiva il mio ruolo in tutto questo. North si fece avanti e si mise di fianco a Jack. Mi guardò con sguardo preoccupato 
"A cominciare da te" disse. Feci un passo indietro, con gli occhi spalancati dal terrore. IO?! Perché? Io non c'entravo niente, anche l'ultima volta che aveva sfidato i guardiani io ero rimasto in disparte. Non per paura, ma perché non c'entravo niente in quello scontro, i miei poteri erano limitati e inutili per sfidare Pitch, lo sapevo bene, quindi non mi spiegavo la ragione di quella minaccia. Fissai tutti uno ad uno, con una domanda muta nello sguardo.
"Dovresti venire con noi in mia fabbrica, Alek" disse North "così potremo proteggere te e capire perché ti vuole morto" spiegò. Ripresi il controllo di me. Rilassai le spalle ed aprii le mani, me le sentivo intorpidite da quanto le avevo strette. Guardai North negli occhi, per la prima volta da quando era arrivato alla mia casa.
"Non devi proteggermi" dissi, con tono duro. "Sai che non devi" continuai.
"Alek, io non ho mai dato colpa a te di quello che è successo, scelta è stata sua..."
"BASTA!" Gridai, non volevo le sue giustificazioni, non mi servivano, dopo un primo momento di terrore capii che dovevo assolutamente smetterla di reagire come se davvero tenessi alla mia vita. "Non voglio essere salvato" dissi in tono più controllato "Spero solo che venga lui in persona, per guardarlo negli occhi mentre uccide anche me" mi voltai e tornai nella grotta, lasciai le lacrime libere di scendere, sentii un coraggio che non pensavo di avere ed una rabbia, quella sapevo bene di averla, salirmi fino al cervello, mentre il cuore mi batteva ad un ritmo folle. Decisi che avrei aspettato Pitch con gioia, quella volta toccava a me. Entrai nel terzo corridoio, di fianco a quello che portava nelle mie stanze. Era l'ennesimo vicolo cieco, solo molto più piccolo delle altre due stanze, all'interno c'era una cosa sola, appoggiata su un gradino di pietra e coperta con un fazzoletto rosso. Sollevai la stoffa e presi la piuma, bianca e scintillante come se il suo proprietario l'avesse persa da nemmeno un giorno. Me la rigirai fra le mani, poi la posai di nuovo sul gradino e la ricoprii col fazzoletto. Ogni tanto avevo bisogno di ricordarmi quanto erano soffici le sue ali e guanto splendevano. Mi alzai in piedi e uscii dal cunicolo, appena arrivai allo sbocco andai a sbattere contro qualcuno. Dal leggero chiarore che faceva la torcia attaccata alla parete capii chi era, il freddo, poi, non mi lasciò dubbi.
"Sei venuto a convincermi?" Chiesi, secco, a Jack. Lui mi prese per le spalle
"Perché non vuoi salvarti? Di cosa ti incolpi di così grave da voler rinunciare alla tua vita?" Chiese, con un filo di disperazione nella voce.
"Tu non mi conosci nemmeno, cosa ti importa se vivo o se muoio?!" Mi accorsi dopo di quello che avevo detto, Jack tolse le mani dalle mie spalle e indietreggiò, provai a raggiungerlo facendo un passo verso di lui, ma mi bloccai. "Scusami...io..."
"A me importa invece!" Sbottò "So di conoscerti da appena un giorno e so di non sapere niente del tuo passato, ma con te mi sento completo! Come se mi fosse sempre mancato qualcosa che ho trovato in te!" Ero immobile, non capivo come potevo fargli quest'effetto, eppure eccolo lì, a confessarmi che dopo un solo giorno ero riuscito a farlo stare bene. Quando si voltò e fece per andarsene lo fermai. Non volevo vederlo sparire per sempre prima di dirglielo.
"Anche per me è così" dissi. Ed era vero. Non pensavo che avrei potuto sentirmi completo di nuovo, invece mentre parlavo con Jack avevo sentito ancora quel senso di pace che non provavo da secoli. Lui si voltò, mi venne incontro e mi abbracciò. Ormai era diventata un'abitudine evitare il contatto, ma quella volta fui grato di riceverlo.
"Ti prego... Lascia che ti proteggiamo" disse. Sospirai contro il suo collo.
"Se tu ti dessi la colpa della morte di una persona che era molto importante per te e passassi quattrocento lunghi anni a rivivere quei momenti per punirti, una volta che la morte arriva per te, tu che faresti?" Chiesi. Lui sciolse l'abbraccio e mi mise le mani sul viso, sorridendo con dolcezza.
"Considererei quattrocento anni di sofferenza una giusta punizione e ricomincerei a vivere veramente" rispose. Probabilmente, nei miei panni, nemmeno lui avrebbe  pensato una cosa del genere, ma mentre guardavo quegli occhi celesti che contenevano una muta preghiera mi resi conto che la storia si stava per ripetere, ma, forse, quella volta, i miei poteri sarebbero stati utili quanto la conoscenza di qualcosa che poteva salvare il mondo.
"Va bene, vengo alla fabbrica" dissi. Jack sorrise, mi prese per mano e mi portò fuori dalla grotta, verso la slitta sulla quale i guardiani mi aspettavano. Sarebbe stato un lungo viaggio.



Nota dell'autrice:
Salve di nuovo! Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, per quanto riguarda la scena...hem hem... Tra Alek e Vento spero di non aver detto né troppo né troppo poco, con il Rating arancione non potevo sbilanciarmi, ma non volevo nemmeno buttare lì la scena, che direi è uno dei momenti clou della storia! Detto questo ci sentiamo al prossimo capitolo, leggete e, se avete voglia, recensite :)

Ah giusto, allo scorso capitolo non l'ho detto ma ci tengo a precisare che Pazuzu non è un nome inventato, è lo spirito del vento secondo la mitologia babilonese 

http://it.wikipedia.org/wiki/Pazuzu

Mi rendo conto che non ha un nome molto bello, per questo ho fatto in modo che venisse chiamato in un altro modo. 
  
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