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Autore: ChantyBlack98    28/03/2014    1 recensioni
- MI PRENDI IN GIRO? HO FATTO CINQUE GIORNI DI VIAGGIO PER TORNARE, DEVO URGENTEMENTE PARLARE CON GHIRAHIM E TU MI PROPONI DI PRENDERE UN TE? -
Narcissus fece cinque passi indietro, spaventato.
- Ma non possiamo fare nulla al momento a parte aspettare, no? Cos'hai di così importante da riferire? -
A quelle ultime parole Calix sbarrò gli occhi e si rabbuiò. E Narcissus comprese immediatamente di aver fatto la mossa sbagliata.
- Oh. Scusa. - Si avvicinò cautamente all'amica e allungò una mano sulla verso la sua spalla: - E' tutto a posto. Niente. Panico. -
Calix si limitò a ritrarsi, disgustata da quel gesto. Narcissus ritrasse la mano a sua volta, e se la portò alla nuca, grattandosela. Non sapeva che fare.
Poi, dopo pochi secondi che parvero un eternità, Calix si riprese: - Scusa... è che l'ultima domanda mi ha un po' innervosita. -
- Scusa... - mormorò Narcissus, leggermente imbarazzato.
A salvare la situazione arrivò un inserviente: - Lord Ghirahim può ricevervi, chiede perdono per l'attesa. -
Calix si voltò verso Narcissus, un sorriso malizioso dipinto sul bel viso pallido:
Spero che sia così.
Narcissus e parte delle scene e idee di questa fanfiction appartengono a Darkhield.
personaggio canon non inserito:Ghirahim
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Princess Zelda | Coppie: King of Red Lions/Daphnes Nohansen Hyrule
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Silver: Signori e signore, buonsalve a tutti, qui è Silver che vi parla ^^

Chantal: e la qui presente Chantal vi augura un buondì,sono nuova e questa è la mia prima fanfic ^.^

Silver: questa piccola storia è tratta da un roleplay iniziato quasi per caso con ChantyBlack98, ed è andata... davvero molto lontano, non c'è che dire. Talmente lontano da essersi trasformata in una fanfiction.

I due protagonisti principali del frutto dei nostri deliri si chiamano Calix e Narcissus, e spero che vi faccia piacere essere accompagnati da loro nel corso della nostra storia

Chanty: speriamo con tutto il cuore che i nostri deliri serali vi piacciano

Silver: e allora non perdiamo altro tempo! Partiamo col primo capitolo, e sappiate che stiamo incrociando tutte le dita delle mani e dei piedi nella speranza che questa piccola storiella senza senso vi piaccia almeno un po'!

E, se vi piace, o se avete delle domande, ce lo lasciate un commentino? Saremo felicissime di rispondere!

Chanty: più che le dita, io incrocio anche le braccia e le gambe, per sicurezza anche gli occhi xD...detto questo...*svanisce direttamente sotto il letto*

Silver: *la segue a ruota, rifugiandosi sotto il tavolo*

Buona lettura! <3

 

 

 

[ _Gli Eredi_ ]

 

 

I: In cui due destini si incrociano

 

 

 

 

 

Erano passati molti giorni da quando aveva attraversato le mura di una città e visitato le case, le vie e gli edifici che esse proteggevano. Sinceramente ne aveva perso il conto, ma dovevano essere state tre settimane, tutte passate nel nulla più assoluto, o quasi.

Non che Narcissus, Graceling di origine e vagabondo di professione, avesse avuto da ridire: gli era sempre piaciuto trovarsi in luoghi dove la natura dominava incontrastata, e l'uomo non era benvenuto. Nel suo viaggio aveva attraversato molti paesaggi, andando dalle caldissime e pericolose foreste pluviali agli sterminati prati dell'Ovest, fino a finire lì.

Nel deserto.

O almeno, deserto era il nome che i radi abitanti e viaggiatori del luogo gli affibbiavano, visto che non era affatto tale.

Era una distesa di terra e roccia dall'aspetto disomogeno, i cui paesaggi andavano dal nulla più assoluto, interrotto qui e là da qualche albero e cespuglio seccati dal sole cocente a immensi canyon rosso ruggine, quasi tendenti al color sangue, in cui si diceva si nascondessero dei demoni malvagi.

Che quelle dicerie fossero vere o meno, Narcissus non lo scoprì mai.

Tuttavia scoprì qualcos'altro: oltre che da demoni, si diceva che i canyon del Grande Deserto fossero infestati da un'altra razza di individui assai più terreni, ma non meno spaventosi.

I briganti.

O almeno credeva che fossero tali in quanto lo avevano attaccato, anche se aveva dei dubbi al riguardo.

Era apparso come un gruppo di soldati dalle divise che non aveva mai visto, fin troppo abili e ben organizzati per essere una comune banda di canaglie sotto mentite spoglie.

Nonostante fosse solo e armato soltanto di un coltello lungo, Narcissus non ebbe problemi a respingerli tutti e creare sufficiente caos da riuscire a fuggire quasi inosservato, o almeno così sperava.

Andò tutto bene finché non intervenne quello che sembrava essere il capo: una donna, all'apparenza davvero molto giovane, quasi una ragazzina. Aveva lunghi capelli mossi con frangetta, neri come la pece, e un paio di ali anch'esse nere, e grandi occhi dall'iride dorata, incorniciati da lunghe ciglia.

Indossava un'armatura anch'essa nera, con sottilissimi decori d'argento e accenni d'oro. Il viso era un ovale pallido, deturpato da una sola cicatrice sull'occhio destro. Aveva interrotto la tentata fuga di Narcissus con una facilità impressionante, tagliandogli la strada quando questi, lontano dalla maggioranza dei soldati, era ormai convinto di avercela fatta.

Sulle prime l'aveva osservato con un'espressione gelida sul bel viso, e Narcissus ne aveva approfittato per elaborare una rapida strategia per liberarsi di lei in fretta e il più silenziosamente possibile.

Finendo col sottovalutarla.

Poi, senza preavviso alcuno, la donna l'aveva attaccato con ferocia.

Dimostrò di essere dotata di poteri: poteva scomparire e riapparire, e si muoveva con una velocità inumana. Tuttavia, anche Narcissus aveva i suoi assi nella manica: poteva controllare la terra viva e le piante, almeno in parte.

Talento che si rivelò essere assai poco utile in un deserto.

Il capo dette mostra di una forza che Narcissus non credette possibile in un corpo così esile, eppure il giovane si ritrovò a parare e difendersi con una disperazione che raramente aveva provato prima e, in un lasso di tempo incredibilmente breve, si ritrovò a fissare il suo stesso coltello che gli sfuggiva di mano e andava ad atterrare lontano, prontamente raccolto da uno dei soldati.

E, proprio quando credette che fosse finita, quando la giovane soldatessa gli aveva già premuto le lame delle doppie spade conto la giugulare e premeva per tagliarla, che finì tutto.

La donna ritirò le spade, rinfoderandole con noncuranza, poi si voltò, lasciando un Narcissus scioccato e a bocca aperta per quel gesto inaspettato.

Al Graceling ci volle un po' per riprendersi dallo shock. Rimase a fissarla per qualche secondo, guardandola allontanarsi come se nulla fosse successo.

- Cosa.... cosa stai facendo?! - esclamò, senza riuscire a trattenersi.

Doveva star pregando per la sua vita in quel momento, ma il gesto l'aveva lasciato troppo di stucco.

Il giovane capo si voltò e lo fissò di nuovo con quello sguardo freddo.

- Sto andando a mangiare. - disse con tutta la nonchalance possibile. La frase suonò un po' offensiva alle orecchie di Narcissus. Il combattimento all'ultimo sangue che si era tenuto fino a pochi minuti prima era così noioso?

Scusami? -

Lei si voltò, apparentemente senza cogliere -o forse semplicemente ignorando- l'irritazione dietro la sua voce. - ...A mangiare. - ripeté calma – Cibo. - Si fermò, e parve riflettere, squadrando il Graceling da capo a piedi.

- Vuoi qualcosa anche tu? -

Narcissus rimase di sasso a quella offerta. Sulle prime non rispose.

Vuoi mica avvelenarmi? Pensò, ma poi scacciò quel pensiero: che ragione avevano di avvelenarlo? Era un pezzente la cui unica proprietà era un coltello da combattimento, che ormai gli avevano rubato, e qualche moneta in tasca.

- D'accordo? - disse, titubante.

La giovane annuì, soddisfatta. - Come ti chiami? - gli chiese poi.

- Narcissus. - rispose lui, senza fare un passo avanti, fissando sospettoso i soldati che lo circondavano. -Tu? -

Calix. Il mio nome è Calix. - rispose lei, voltandosi. Gli fece un cenno, come a invitarlo a seguire: - Vuoi qualcosa da mangiare? -

- No. - borbottò Narcissus, salvo poi venire prontamente smentito dal suo stomaco, che brontolò. – Si. -

- Beh prendi un po' di cibo dai miei soldati. - rispose lei semplicemente. A quella risposta, Narcissus fissò la demone -era una demone, ne era certo- con espressione sospettosa.

- Ma... - tentò di obiettare, ma poi, dopo un discreta lotta tra il suo stomaco e il suo istinto di autoconservazione, che gli consigliava di filarsela quanto prima, li seguì. La fame era fame, c'era poco da fare.

+

 

- ...Tu hai finito. -

Narcissus alzò lo sguardo dal suo piatto e si ritrovò a fissare il capo dei soldati in nero. Si chiamava Calix, giusto? Aveva anche lei un piatto in mano, e si sedette accanto a lui.

Annuì, sorridendo. - Si... era buonissimo. -

- Per curiosità.... che ti hanno dato i miei servi? - chiese lei, mostrandosi incuriosita.

- Carne e insalata. - Rispose semplicemente Narcissus. La carne era secca e dura come un sasso, e l'insalata in questione era probabilmente velenosa a giudicare dall'aspetto, ma non si lamentò. Aveva mangiato di peggio nel corso dei suoi viaggi.

- Tu? -

Doveva darle del lei?

- Un po' di tutto...vuoi? - disse poi, offrendole una bistecca dall'aspetto alquanto insolito. Narcissus era incuriosito.

- Oooh... quella roba è commestibile? - chiese, accettandone un po'.

- Ma certo! Carne di quella poca selvaggina che si possa trovare qui. -

Narcissus non poté negare che aveva un sapore ottimo. E non sembrava avvelenata.

- Buono? - chiese Calix, con un lieve sorriso sulle labbra sottili. Era la prima volta che Narcissus la vedeva sorridere.

- Molto. -

Trascorsero quasi un'ora seduti così, finendo i rispettivi pasti in rigoroso silenzio. Alla fine, Calix si alzò.

- Bene... - disse, voltandosi rivolta al Graceling - Io preparo le mie truppe e ce ne andiamo... ma se vuoi intanto puoi allenarti con i miei soldati. - un altro di quei sorrisetti maliziosi – Gli serve qualcuno da usare come bersaglio. -

- Oh. - Narcissus fissò la direzione indicata, dove c'era un gruppetto di soldati in allenamento - Perché no? -

- Tranquillo... non ti faranno male se non per allenamento. - A quell'avvertimento Narcissus si limitò a ridacchiare.

- Hehe... sono loro a dover stare attenti. - A quella frase a quella risatina, Calix gli scoccò un'occhiata di avvertimento: - Non fare mosse strane, ci sono io come supervisore.-

Ma Narcissus era già lontano, diretto verso i soldati in allenamento, e si limitò ad agitare una mano lasciando intendere che aveva capito.

Calix sospirò, poi decise di tornare al suo lavoro. Tirò fuori una mappa della zona piena di scarabocchi, e rifletté sulle prossime mosse delle sue truppe. Ma non riuscì a concentrarsi, distratta dal chiasso che proveniva dal campo di allenamento. Si sentivano delle grida, sovrastate dalla voce del Graceling:

- Ragazzi, lo accettate un novellino nel gruppo? - Si sentì un clangore di armi in risposta

Fossi in te lo prenderei per un si gli disse mentalmente Calix.

Narcissus, ignorando bellamente insulti e prese in giro dei soldati, si avvicinò al tavolo dove erano posate armi usate in allenamento ed afferrò un bastone di legno, pesandolo e valutandolo per qualche secondo prima di mettersi in posizione di combattimento.

- Cominciamo, ragazzi~ -

La tensione divenne palpabile. Poi i soldati partono all'attacco tutti insieme, ma Narcissus non si scompose, limitandosi a ghignare.

Il primo soldato ad attaccare era armato di spada, il cui fendente venne evitato agilmente. Narcissus fece un salto indietro, e lo tenne lontano piantandogli la punta del bastone in faccia e rompendogli il naso. Si fece avanti un secondo armato di lancia, che finì rapidamente a terra con uno sgambetto.

Occhio a quelli dietro di te, novellino. Pensò Calix, continuando ad osservare con attenzione.

Un terzo arrivò da dietro, armato di morning star che alzò sopra di sé, pronto a fracassare il cranio all'avversario, ma Narcissus si girò e lo anticipò sferrandogli sull'elmo un colpo di bastone, che si ruppe. Il Graceling recuperò il pezzo mancante, che prese a crescere e diventare più scuro, trasformandosi in un piccolo tronco che si avvinghiò al suo braccio.

Allora. - disse infine con tono di sfida – Chi altri si fa avanti? - si accorse appena in tempo di un ultimo soldato che tentò di colpirlo alle spalle, e finì a terra con una mazzata sullo stomaco. Narcissus si rialzò e si voltò di nuovo, distratto da un piccolo applauso che proveniva da bordo campo. Era Calix.

- Complimenti. Molto bravo. - disse la giovane, cortese. Narcissus sorrise, infervorato: - Heh... grazie! -

Venne ricambiato con un cenno della testa -Bravo... ma vediamo ora come te la cavi... contro di me. -

Narcissus, ancora memore del combattimento di appena tre ore fa con la ragazza, non lo prese come un buon segno. - Ahi ahi... okay? -

Calix non si fece attendere. Con un balzo, atterrò sul suolo duro del campo e sguainò una sciabola elegantemente decorata, e sul braccio le si avvinghiò una forma nera indistinta. Sembrava sabbia. Il mantello che indossava svanì di colpo, disintegrandosi in tanti rombi dorati.

Narcissus fissò spada e braccio con fare preoccupato e mosse qualche passo laterale.

- Vedo chi è già in vantaggio. Niente male però. Che trucco è quello? - chiese, senza trattenersi.

- La sabbia? È un potere della mia famiglia. Posso controllare la sabbia e urarla a mio vantaggio,come scudo o anche come arma. Oh ma non preoccuparti, non ti farò male. Non è una battaglia, è un allenamento. Forza, prendi un po' di armi serie. - disse Calix, facendogli un cenno verso il tavolo da cui Narcissus aveva rubato il bastone.

Narcissus ubbidì, e si scelse una daga -leggera e agile in uno scontro, specialmente se ravvicinato- e una balestra con tiri a ripetizione.

La mia mira ha sempre fatto schifo... Pensò tra sé, pesando l'arma, ma mi arrangerò.

I due si misero in posizione, fronteggiandosi l'un l'altro, e il bordo campo venne occupato dai soldati che si prepararono ad assistere quello che prometteva essere uno scontro molto avvincente, chi tifando per il loro capo e chi raccogliendo scommesse sul risultato.

Narcissus sospirò, mentalmente pronto. Avendola affrontata una volta, sapeva che doveva fare sul serio. Se voleva uscirne vivo, ovviamente.

- D'accordo. All'attacco! - esclamò, e tirò una freccia contro Calix.

La soldatessa si girò, abbassando temporaneamente la guardia per poi voltarsi di nuovo ed afferrare al volo la freccia. Tra la sue mani apparve un arco di sabbia nera, che usò per rispedire il dardo al mittente. Narcissus lanciò un grido e, sfruttando il suo potere di controllo della terra, si lasciò sprofondare nel suolo, per ricomparire a un metro dietro di lei, e tirandole con la daga una stoccata dritta al cuore.

Contro ogni sua aspettativa, il colpo andò a segno.

La lama le trapassò il petto, e Calix abbassò lo sguardo verso di essa, fissando con sguardo vacuo il sangue nero che stava sgorgando a fiotti dalla ferita.

Narcissus rimase immobile, paralizzato dall'orrore. Era sicuro che l'avesse scansata!

- ...Riponila... riponi la spada... - rantolò Calix, reggendosi a malapena in piedi. Narcissus non la udì, orripilato.

Veloce prima che i soldati ti ammazzino! -

Narcissus sussultò, e buttò entrambe le armi a terra, facendosi indietro. I soldati corsero a soccorrere la loro signora, che si accasciò su uno di loro, troppo debole, e alcuni approfittano dello shock del giovane per bloccarlo ed immobilizzarlo a terra. Passarono alcuni secondi, poi Calix parve misteriosamente riprendersi.

- Levatevi di torno, stupidi! - gridò all'improvviso, rivolta ai soldati che si erano accalcati attorno a lei. Narcissus rimase immobile a fissarla, più sconcertato che mai.

- E lasciatelo andare... - sibilò - a Ghirahim serve vivo. -

I soldati, seppur riluttanti, lasciarono andare Narcissus che si rialzò lentamente, fissando la ferita - Ma tu... -

- Cosa?! - rispose acida, stringendo la ferita.

- ...Sta... guarendo?! - esclamò - Come fai? -

- Posso guarire molto facilmente se lo desidero. - rispose lei, fredda, e si voltò.

- È la prima volta che vedo un essere vivente sopravvivere a ferite del genere. - Disse Narcissus.

- Io non sono umana... sono un demone. - fu la risposta lapidaria.

Questo zittì il graceling – Oh. -

+

- Quindi...che dici di proseguire il viaggio insieme a noi? - Narcissus alzò lo sguardo, sorpreso, incontrando quello di Calix, che lo guardava con un'espressione insolitamente gentile.

- Va bene. - Non sapeva perché avesse accettato. Calix annuì.

- Allora vieni, sali su uno degli Incubi senza cavaliere. - disse, indicandogli delle creature che a prima vista sembrarono essere cavalli. Poi, quando si fece più vicino, Narcissus si accorse che non lo erano affatto. Avevano un manto nero, da riflessi opalescenti verde e viola, e feroci occhi gialli.

Narcissus si avvicinò a una di quelle creature, guardandola affascinato. Era bellissima - Dove si va? -

Calix ghignò: - Nella Terra dell'Esilio. -

- Oh. Bel nome. -il graceling alzò un sopracciglio e annuì, ironico.

- Evita di scherzare... è l'acropoli del Regno. - lo ammonì lei, salendo in groppa alla sua cavalcatura.

- ...D'accordo. - Narcissus tentò di salire goffamente sull'Incubo, riuscendo infine ad aggrapparsi alla sua criniera. Calix tirò un lembo di pelle dalla bocca dell'Incubo, facendo comparire delle redini. Narcissus provò a fare lo stesso, ma l'Incubo ringhiò e tentò di morderlo. Calix intervenne in suo aiuto.

- Eh, grazie! - esclamò, stringendo le redini. Erano strane al tatto, calde, sembravano parte della creatura.

- Sono sempre così aggressive queste creature? -

- Già...anche loro sono demoni in un certo senso. - Calix sorrise, e spronò la sua cavalcatura portandosi avanti, seguita dal Graceling.

+

Durante il viaggio, Calix notò che il suo nuovo compagno di viaggio aveva lo sguardo assente, e gli chiese cos'avesse.

- Uh? Io? - rispose Narcissus, colto alla sprovvista - Niente, non è niente. -

- Sicuro? - Insisté la giovane con fare preoccupato - Di me puoi fidarti. - Tentò di affiancare l'Incubo a quello cavalcato dal Graceling, ma le due creature tentarono di mordersi a vicenda fino a che non riprese un po' di distanza. Notando che il tentativo era andato a vuoto, Calix lasciò perdere.

- ...Okay ho capito..non ti costringo. - accelerò l'andatura dell'Incubo fino al galoppo, diretta alla testa delle truppe. Sulle prime Narcissus fece per parlare, ma in seguito si zittisce e rimase indietro, per poi cambiare idea e raggiungere la giovane.

- Ma tu come ci sei finita qui? -

- Intendi al servizio di Ghirahim? - Narcissus non aveva la più pallida idea di chi fosse questo Ghirahim, ma intuì che avrebbe ricevuto delucidazioni in seguito: - Si. -

Calix sospirò: - Beh...oh Dea. Mi ricordo che quando ero più giovane mio padre, Pitch Black è il suo nome, mi mandò a fare una commissione... dopo averla completata avevo percepito l'odore della paura...ma non era un incubo... era paura reale... di qualcuno che stava per morire. -

- Oh.... e cosa è successo poi? -

- Successe che andai a vedere e trovai uno dei generali di Ghirahim che torturava un umano... tentai di difenderlo, ma qualcuno mi attaccò alle spalle e persi sensi...mi ritrovai in un letto molto comodo e con appoggiato su una sedia una tenuta da combattimento e un biglietto. -

Narcissus era sinceramente incuriosito: - E cosa diceva? - sul viso della giovane si disegnò un'espressione malinconica.

- C'era scritto "il tuo Signore ti aspetta nella sala principale" pensando che fosse mio padre mi avviai in ghingheri e mi ritrovai davanti un servo anziano molto piccolo e barbuto e senza dire un parola mi fece cenno di seguirlo. Obbedii e rimuginai su ciò che era successo per tutto il tragitto fino a che non mi trovai davanti lui. -

Fece una pausa. Sul suo viso c'era un velo di tristezza, ora.

- Avevo già sentito parlare di Ghirahim...ma visto di persona non mi era sembrato pericoloso fino a quando non massacrò senza pietà un servo solo perché gli aveva rovesciato del vino sui pantaloni. Fu allora che lo vidi per quello che era... un mostro senza scrupoli che farebbe di tutto pur di entrare nelle grazie di Mortipher... ammetto che mi ispirò simpatia fin da subito. -

L'ultima frase lasciò Narcissus interdetto: - Ma... tuo padre? - Calix si limitò a scuotere la testa.

- Ghirahim mi disse di mostrare ciò che sapevo fare nell'arte della guerra, e mi scatenò contro contro una cinquantina di soldati. Avendo il dono del combattimento, li sconfissi in breve tempo e Ghirahim, vedendo il mio potenziale, mi nominò in breve tempo generale delle armate. Per quel che riguarda mio padre... mi disse che finché non avessi sconfitto Link non mi avrebbe permesso di tornare da lui... così quando ho visto il tuo potenziale ho pensato di usarti... scusa... è solo che voglio vedere di nuovo mio padre. - si bloccò, e sul viso le scese una piccola lacrima. Si voltò in fretta, passandosi una mano sul viso per cancellarla. Narcissus la notò, ma non disse nulla, e distolse lo sguardo riflettendo.

La comprendeva.

Oh, se la comprendeva.

- Sei forte. Non puoi provare a sconfiggerlo tu? -

- E' troppo potente. E poi mi ha promesso di aiutarmi a trovare un'altra persona importante -

- Chi? -

- Mia sorella... Seraphina. -

- Capisco... - Narcissus inclinò la testa, pensieroso. Poi decise. - Proverò ad aiutarti. -

Il silenzio calò sui due, interrotto solo dal ritmico suono degli zoccoli degli Incubi. Poi Calix parlò:

- ...E tu? Raccontami un po' di te. -

- Io? - la domanda colse Narcissus di sorpresa - Non ho molto da raccontare, temo. - ma Calix lo osservava con aspettativa. Il Graceling decise di accontentarla.

- Davvero, non è una storia molto lunga. In pratica sono un vagabondo. Mi guadagno da vivere usando il mio potere, o rubando, o catturando criminali con una buona taglia. -

Calix fece in piccolo suono ironico a quell'ultima frase. Pensa un po', il mio genere di compagno d'avventura o di caccia.

- Però, all'inizio non era così. - sorrise, un po' malinconico - Avevo un ruolo da coprire molto tempo fa... ero un guardiano. Il mio compito era proteggere una persona.

Sai, da dove provengo, tanto tempo fa c'era un regno, un regno immenso, quasi un impero. Questo regno era odiato dai suoi sudditi e, dopo secoli e secoli di rivolte e spargimenti di sangue, è stato distrutto. La rivoluzione ha portato il popolo a compiere orrori inenarrabili, tra cui il massacro della famiglia reale. Di coloro che un tempo erano i sovrani, morirono tutti. Tutti... tranne uno. -

- ...Tu. - intuì Calix. Ma Narcissus scosse la testa.

- No. La principessa. Io ero un soldato della guardia reale. -

- Oh. - Proprio come me.

- All'epoca ero ancora in allenamento, non ero pronto. Ma, a causa di una quanto mai sfortunata serie di eventi, coloro che avevano a cuore le sorti dell'impero morente si trovarono costretti a contare su di me. Ero l'ultimo. -

- L'ultimo? - Chiese Calix, incuriosita. Narcissus annuì.

- Si, l'ultimo della guardia, dei cani fedeli all'impero, e l'ultimo della mia razza. E' una lunga storia, meglio che la tralasciamo. Fatto fu che affidarono la fanciulla, all'epoca una neonata, a me. Mi spedirono lontano, ordinandomi di nasconderla. Ubbidii. Viaggiai a lungo, conobbi molte persone, la crebbi. Lei non era a conoscenza del suo destino: che era una principessa, e che un giorno sarebbero venuti per lei, per incoronarla... o ucciderla. -

Ucciderla? - Intervenne Calix, scioccata. Narcissus annuì.

- Ma... perché? -

- Perché il regno di cui era principessa era in balia della rivoluzione. Lei era un'innocente, ma ciò che rappresentava era fonte di odio bruciante. Era scomoda. L'unica ragione per cui gli imperiali l'hanno salvata anziché lasciarla uccidere dai rivoluzionari era perché era un assicurazione per... delle terze parti che avevano agito nell'ombra, e avevano preso parte alla rivoluzione. -

Calix emise un piccolo 'oh' di comprensione.

- E ora dov'è la principessa? - Narcissus si incupì.

- Ecco, è quello il problema. - Tacque, esitando. Poi continuò: - Un giorno, coloro che me l'hanno affidata vennero per riprendersela. Volevano usarla per i loro piani. Io... sapevo tutto fin dall'inizio, ma in me era radicato un affetto profondo per lei. -

- E non la consegnasti. - Concluse Calix.

- Non proprio. Se quello che mi importava all'inizio, da bravo cane fedele, era ristorare la monarchia, il vecchio ordine... ora era far sì che fosse felice. Ma non sapevo che fare, e mi affidai alla sua scelta. Era lei a decidere se diventare regina... o se dovesse esserlo. -

Calix alzò un sopracciglio: - Perché doveva? Cosa successe? -

- Perché i piani, alla fin fine, non andarono come dovevano. Lei rifiutò il ruolo che cercammo di imporle. Cercò di fuggire, e venne catturata dai rivoluzionari. Rimase viva per miracolo. E noialtri, come giusta punizione divina... eravamo condannati. -

- E ora la stai cercando... o almeno la cercavi fino a che non ti abbiamo preso. - Concluse Calix. Narcissus annuì: - Già. So che è viva, lo sento. Sono anni che la cerco ...e ti chiedo un favore. - la fissò negli occhi dorati.

- Dimmi. - rispose la giovane, non sapendo cosa aspettarsi.

- Se io ti aiuto... voglio che mi aiuti a tua volta. Voglio che mi aiuti a trovare Val. -

Calix fece una breve pausa, poi annuì e gli mise una mano sulla spalla, rassicurante. - Lo prometto. -

Narcissus sospirò, e sorrise appena: - Grazie. Ora ho delle ragioni per impegnarmi. -

- Dai...ormai siamo a metà strada. -

Narcissus ridacchiò: - Il mio racconto si è portato via parecchio tempo, eh? - poi, dopo qualche altro istante di silenzio, gli sorse spontanea un'altra domanda: - A proposito, hai detto di essere una demone. -

- Sì. - asserì Calix

- E hai menzionato un mucchio di altre cose che non ho mai sentito essere in possesso di nessun essere, vivo e dotato di poteri sovrannaturali. Che poteri hai? -

- Il dono del combattimento e la vista notturna. -

- Ma sei anche capace di smaterializzarti, ho notato. E puoi guarire da ferite mortali. -

- Oh... anche quello, si. - Ribattè incurante,ma Narcissus era visibilmente impressionato.

- Questa è una caratteristica che nemmeno quelli della mia razza possiedono. O almeno solo pochi esponenti, e non è nemmeno altrettanto efficace. Impressionante. -

Calix arrossì, leggermente imbarazzata: - Grazie. -

Un'altra pausa. Poi Narcissus tese la mano verso Calix, con un largo sorriso sul volto lentigginoso: - Beh, che dici... amici? -

Calix osservò la mano, vagamente sospettosa, ma poi ricambiò la stretta.

– Amici. -

 

+

Mancava un giorno di viaggio e Calix non riusciva né a dormire né a stare calma. Si chiese perché, senza trovare risposta. Forse il suo signore non avrebbe apprezzato e avrebbe ucciso lei e il suo nuovo "amico"? Non ci voleva pensare... E se invece quel bizzarro Graceling non l'avesse aiutata? Rifiutò anche quella ipotesi, realizzando che stranamente provava fiducia nei suoi confronti. E, di nuovo, si chiese il perché.

+

Alla fine, dopo cinque giorni di viaggio, cinque giorni che i due passarono a chiacchierare e a conoscersi, la truppa giunse a destinazione.

- Eccola... la reggia del mio padrone... tanto grande, tanto piccola per tutti e tre. - Disse Calix in tono grave, estendendo un braccio a indicare la reggia, che da lontano si stagliava nera contro l'orizzonte, le cui torri affilate sembravano artigli pronti a graffiare il cielo. Si voltò Verso Narcissus, che osservava la cupa costruzione e ciò che la circondava con occhi sbarrati e la meraviglia di un bambino.

Giuro che se Ghirahim oserà torcerti anche un solo capello lo ucciderò lentamente e il più dolorosamente possibile... è una promessa. Si ritrovò a pensare, guardandolo.

Narcissus osservava la reggia lontana, incantato, ignaro dei pensieri cupi della sua compagna di viaggio. Aveva sempre evitato luoghi popolati come città e palazzi come quello, ritenendoli troppo frequentati per i suoi gusti, e poco sicuri. Li vedeva così di rado che ogni volta che ne notava uno rimaneva senza fiato di fronte a quelle che gli sembravano opere d'arte.

Calix si riprese dai suoi pensieri – Allora... che ne pensi della reggia? -

- E'... bellissima. - si girò verso di lei - Tu abiti qui? -

Calix lo ricambiò con un sorriso triste - Vorrei tanto... ma Ghirahim mi manda sempre a fare commissioni o a torturare coloro che non rispettano i patti. Quindi la mia casa è l'accampamento. -

- Oh. - Narcissus corrugò la fronte. - Se ti va ti farò compagnia lì. Mi piace stare all'aperto. -

Calix sorrise, sincera: - Grazie, lo apprezzo molto. -

Narcissus sorrise a sua volta: - Beh, andiamo? - Calix annuì, e senza dare troppo nell'occhio strinse i pugni e si incamminò verso le guardie in servizio di fronte alla porta principale. Queste, inaspettatamente, sbarrarono la strada ai due.

- Come osate? - esclamò la giovane.

- Mi dispiace Generale. Ordini del sovrano. - rispose la guardia.

- Fatemi entrare subito, è un ordine. - ringhiò Calix, minacciosa.

La guardia non si arrese: - Come le abbiamo già detto, il sovrano non vuole far entrare nessuno. -

- Forse è meglio se aspettiamo? - intervenne Narcissus, osservando intimidito le guardie.

No, pensò lascia fare a me.

Calix decise. Con un colpo alla nuca tramortì le due guardie, e fece segno a Narcissus di seguirla.

- Va... bene? - preoccupato, Narcissus la seguì, scavalcando le guardie a terra e addentrandosi con Calix all'interno.

+

Calix marciò a passo spedito senza notare i servi che cercano di fermarla. Sentiva ribollire in lei una sensazione fin troppo conosciuta: rabbia. Rabbia nei confronti delle guardie che non li avevano fatti entrare, rabbia nei confronti di Ghirahim che aveva dato loro l'ordine di sbarrarle la strada...

Narcissus la inseguì praticamente di corsa. Si era accorto delle emozioni dell'amica: - Hey, Calix, hey! Aspetta! Non c'è bisogno di buttare giù l'intero palazzo, avrà avuto le sue ragioni, no? - tentò di ragionare. L'interpellata si fermò di colpo, e Narcissus le si schiantò contro accidentalmente. La ragazza si girò, seccata.

- E mi piacerebbe sapere quali, ecco perché andavo a passo spedito. - sbottò

– Oh! Qualcosa di importante, immagino. - azzardò l'amico. Calix fece un verso sprezzante.

- Spero per lui, altrimenti... - allungò senza pensarci la mano verso la spada...essendo molto spesso arrabbiata si sfogava nella scherma, ma poi rendendosi conto del gesto riportò la mano sul fianco e si rivolse a Nancissus.

- Dai, andiamo. -

Narcissus annuì e la seguì, attento a ogni sua mossa. Sembrava un po' troppo nervosa al momento. Forse doveva fare qualcosa per calmarla: - E se andassimo a prenderci un tè nel frattempo? O... qualcos'altro? - tentò. Si rese conto un istante troppo tardi che forse sarebbe stato meglio non fare quella proposta. Calix si fermò di nuovo inarcando le spalle per la fretta e il nervosismo.

Poi esplose.

MI PRENDI IN GIRO? HO FATTO CINQUE GIORNI DI VIAGGIO PER TORNARE, DEVO URGENTEMENTE PARLARE CON GHIRAHIM E TU MI PROPONI DI PRENDERE UN TE? -

Narcissus indietreggiò, spaventato.

- Ma non possiamo fare nulla al momento a parte aspettare, no? Cos'hai di così importante da riferire? -

A quelle ultime parole Calix sbarrò gli occhi e si rabbuiò. E Narcissus comprese immediatamente di aver fatto la mossa sbagliata.

- Oh. Scusa. - Si avvicinò cautamente all'amica e allungò una mano sulla verso la sua spalla: - E' tutto a posto. Niente. Panico. -

Calix si limitò a ritrarsi, disgustata da quel gesto. Narcissus ritrasse la mano a sua volta, e se la portò alla nuca, grattandosela. Non sapeva che fare.

Poi, dopo pochi secondi che parvero un eternità, Calix si riprese: - Scusa... è che l'ultima domanda mi ha un po' innervosita. -

- Scusa... - mormorò Narcissus, leggermente imbarazzato.

A salvare la situazione arrivò un inserviente: - Lord Ghirahim può ricevervi, chiede perdono per l'attesa. -

Calix si voltò verso Narcissus, un sorriso malizioso dipinto sul bel viso pallido:

Spero che sia così.

  
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