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Autore: Lachiaretta    29/03/2014    3 recensioni
Una storia molto particolare. La mia!! Perché josh Hutcherson ti entra dentro per non uscire più!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'ME & JOSH'
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(Ragazze. Non posso che ringraziare chi mi ha seguita fino a questo capitolo. Che spero vi piaccia quanto i precedenti. Ormai siamo veramente agli sgoccioli. Un abbraccio e buona lettura. E se ne avete voglia scrivetemi una recensione, positiva o negativa che sia). Sono diverse ore che sono rannicchiata sul pavimento del bagno. Non so dirvi se ho dormito un po’ o se ho solo pianto. Mi costringo ad alzarmi e trascinarmi nella doccia. Il dolore è ancora forte, mi prende la bocca dello stomaco e mi arriva fino alla gola. Non credo di avere più lacrime da versare. Dopo qualche minuto sono distesa sul letto con il mio accappatoio. Guardo la sveglia e vedo che sono le 23. Sono rimasta in quel bagno per oltre sei lunghissime ore. Ripenso a Josh. Ha scelto Vanessa. La mia testa si riempie di dolore e rabbia. “Avevi detto di essere sicuro. Mi hai solo preso in giro. Mi hai chiesto di vederci domani. Per quale motivo? Io voglio rivederti? No. Non voglio rivederti mai più.” Il mio sguardo cade sul mio vestito e gli accessori che mi ha comprato. “Le hai regalato lo stesso vestito. Come hai potuto?” Mi alzo di scatto dal letto. Afferro un leggins e una felpa e li indosso. Metto ai piedi le ballerine e scendo giù nella hall. Devo avere la faccia stravolta da come mi guarda il consierge, in fondo ho pianto per ore. “Mi scusi. Potrebbe far recapitare il mio abito e gli accessori al negozio sull’etichetta? Addebiti alla mia stanza.” “Certamente.” Rimonto in ascensore. Sento ancora mancarmi il respiro. Al quarto piano ho paura che le porte si aprano e di trovarmelo di fronte. “Che idiota. Lui non è qui. Lui è al Together for Hope, con la sua Vanessa.” Mi accorgo che sto di nuovo piangendo. Credevo di aver finito tutte le lacrime. Come si può stare cosi male? Corro nella mia stanza a nascondermi. I pensieri mi soffocano. Tutto mi ricorda lui. So che domani potrei incontrarlo. Per fortuna devo lavorare e forse potrei non tornare per giorni come la settimana scorsa. Forse potrei evitarlo. Cosa posso fare per evitarlo? Non mi rendo conto di ciò che sto facendo ma mi ritrovo a infilare i miei vestiti nelle enormi valigie. Lunedì. Ore 00,23. Consegno le chiavi al consierge e gli chiedo di chiamarmi un taxi. Per fortuna l’azienda, notando la mia totale assenza di orari, mi ha lasciato le chiavi e posso entrare quando voglio. Ora sono nella stanza adibita a mio ufficio per questi giorni, accendo il pc e mi accingo a rileggere gli accordi che avevo predisposto nei giorni scorsi per controllare che tutto vada bene anche se ne sono sicura. Prima di consegnarli li avevo riletti circa una decina di volte. Ma lavorare mi aiuterà a non pensare. Lunedì. Ore 7.45. Esco dal bagno, rinfrescata, truccata e con un vestito pulito. Sono quasi accettabile. Una voce alle mie spalle “Certo che lei non smette mai di lavorare?” Mi volto e c’è il titolare dell’azienda, Mr Green in piedi nel corridoio. “L’hanno vista entra re molto presto questa notte.” “Che dire.. Il lavoro è la mia vita. Spero non sia stato un problema” “Ci mancherebbe. Caffè?” “Si, ne ho decisamente bisogno.” Insieme scendiamo alla caffetteria e mi offre un enorme tazza di caffè. “Avranno accettato i nostri accordi?” Si vede che è preoccupato, oggi saprà se la sua azienda sarà salva o se dovrà fallire. Lo tranquillizzo “Non sta a me dirlo ma credo che gli accordi stilati siano veramente buoni, ci sono buone possibilità di chiudere entro la settimana prossima.” Un’ora dopo siamo nella sala riunioni. Davanti a me una trentina di creditori. Alcuni di loro hanno insistito per farmi i complimenti per il mio lavoro, quindi sono sicuramente favorevoli, ma degli altri non so ancora nulla. Prendo la parola riepilogando quando predisposto nei giorni precedenti. (Fortuna che li ho riletti e riletti per tutta la notte. Ricordo ogni virgola). Tutti mi ascoltano con attenzione in religioso silenzio. Alla fine chiedo se qualcuno di loro ha domande da fare ma nessuno reagisce. Non sono sicura che sia un bene o un male. Infine chiedo di votare per alzata di mano e con mio grande stupore vedo ogni singolo creditore portare la propria mano sopra il capo. “Bene. A questo punto basta predisporre i vari contratti.” Tutti battono le mani per la contentezza. Non credevo che tutti avrebbero accettato senza obiezioni. Mr Green mi si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla “Grazie. Le dobbiamo veramente tanto.” (Voi forse non sapete ma salvare un’azienda come questa vuol dire evitare a circa 325 persone di trovarsi senza lavoro in mezzo ad una strada. È per questo che anche i creditori sono felici quando si riesce a raggiungere un accordo). Mi volto nuovamente verso i miei ascoltatori “Quando tutti i contratti saranno pronti vi contatterò via mail e prenderemo appuntamento per la loro sottoscrizione. Per ora vi ringrazio e vi auguro una buona giornata”. Scendo insieme a Mr Green e altri colleghi per un pranzo veloce. Non ho molta fame ma sono 24 ore che non tocco cibo. Siamo fermi al semaforo in attesa del verde quando la mia attenzione viene attratta dalla prima pagina della rivista Seventeen in vendita all’edicola accanto a noi. Josh e Vanessa sorridono amabilmente al fotografo, lei appesa al braccio di lui. Sono entrambi bellissimi. Ancora una volta i miei occhi si riempiono di lacrime ma non posso piangere adesso, in mezzo ad una strada e davanti a Mr Green. Non posso fare a meno di scappare via “Scusatemi, ho cambiato idea. Preferisco tornare in ufficio e iniziare a predisporre i contratti.” “Sicura? C’è tempo. Ha già lavorato tanto. ” Mi chiede Mr Green stupito dal mio repentino cambio di idea relativamente al pranzo. “Si preferisco. Non ho molta fame” Poi cerco di sorridere “Sa che il mio lavoro è la mia vita.” Torno alla mia scrivania e accendo il pc. Lavorare mi aiuta a non pensare e ragazze credo di non aver mai lavorato così tanto. Martedì, ore 12.00. Sono ancora seduta alla mia scrivania. Non ho mangiato. Non ho dormito. Non sono un bel vedere. Non ho smesso un minuto di lavorare. Ma sono tutti davanti a me. Trenta contratti pronti per essere sottoscritti. Mi collego ad internet e contatto tutti via mail invitando ciascun creditore a presentarsi in sede nel pomeriggio per la firma. Martedì ore 21.15. “Signorina credo sia il suo.” Guardo la signora seduta al mio fianco che mi indica la borsa. “Oh grazie, mi scusi.” Sono così stanca che non mi ero nemmeno resa conto che il mio telefono stava squillando con insistenza. Guardo il nome sullo schermo. Il mio capo. “Pronto?” “Chiara! Mr Green mi ha appena chiamato. Sapevo che eri brava ma non posso credere che tu sia riuscita a concludere tutto in meno di dieci giorni.” “E invece si. Hanno firmato tutti oggi pomeriggio.” “Sei la migliore. Ho parlato con alcuni soci e abbiamo deciso che ti meriti una vacanza. Rimanere a New York. Non vogliamo vederti prima della settimana prossima.” Respiro profondamente. “In realtà io sono già in aeroporto. Il mio aereo parte tra un’ora.” “Ah, ok. Sicura? Sei ancora in tempo per cambiare biglietto.” “Grazie ma ho bisogno di tornare a casa.” “Ok. Come preferisci” “Potresti chiedere a Fabio di venirmi a prendere in aeroporto?” “Certo. Chiamami quando fai scalo a Parigi. Ciao.” “Grazie. Ciao.” Mercoledì ore 17.30. (ora italiana). Aeroporto Venezia Marco Polo. Prendo la mia valigia ed esco dall’aeroporto. Fabio, il mio migliore amico, mi sta aspettando appena fuori dalle porte. Mi corre incontro e mi abbraccia sollevandomi da terra e facendomi girare. “Cacchio Chiara sei stata grande. Si parla solo di te in azienda. Sei pure sui giornali.” Gli sorrido appena. Alla fine sui giornali ci sono finita comunque. Poi mi afferra le spalle e mi scruta con attenzione. “Sei veramente uno schifo sai. Quando hai dormito l’ultima volta?” “In aereo” “Per più di mezz’ora e in un letto?” Mi dice lui serio. “Allora quattro giorni fa.” Gli rispondo abbozzando un sorriso. Lui sgrana gli occhi, poi sempre serio continua “Guarda che faccia. Sei anche dimagrita tanto.” Inclina la testa di lato “Quando hai mangiato l’ultima volta?” Esasperata mi poggio le mani sui capelli e li tiro indietro. “Fabio” “Quando?” “Domenica a pranzo.” “Tu hai problemi. Credo che tu debba dormire e mangiare, e forse non esattamente in quest’ordine.” Non gli rispondo per evitare di discutere ancora. Lui capisce di aver vinto, mi ruba la valigia dalle mani, e con il braccio sulla mia spalla mi scorta alla sua auto. “Allora com’è New York?” “Una merda.” Gli rispondo senza pensarci un minuto. Lui ride adesso “Il lavoro ti ucciderà. Sai?” Lui non sa che è invece è proprio il lavoro ad avermi salvata. FINE
   
 
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