Piove…le goccioline
gelide d’acqua gli si schiantano sulla schiena rovente dandogli i brividi, o
almeno, all’inizio era così…adesso, per quello che
gliene importa potrebbe anche nevicare, non lo sentirebbe affatto.
Sussulta, da una spinta e sussurra un roco gemito, stringe fra le dita quei
capelli corvini zuppi d’acqua, aspira dal viso di lei le molteplici goccioline
che le perlano il viso e le gusta avido, alcune sono pura goccia, altre sono
lacrime salate non più dettate dalla tristezza, ma dal piacere, dalla gioia…
“Neji san…ngh…”
Le sfiora gli occhi
velati dall’eccitazione con le labbra, dandosi un leggero slancio per
raggiungere quelle chiare iridi ora aperte e languide ora chiuse
a forza.
Le labbra di lei si muovono seguendo i suoi colpi, si
spalancano senza emettere suono quando preso com’è dalla foga aumenta le
spinte, si distendono in un sensuale quanto inconscio sorriso quando rallenta e
coi palmi bene aperti percorre le sue cosce assicurandosi che i loro bacini
aderiscano perfettamente.
Non pensa che a lei,
ai suoi occhi e al suo timido e dolce sorriso capace di intenerire chiunque,
non può fare a meno di desiderarla di toccarla…di possederla…
…perché
lei è sua.
Hinata gli
appartiene, vuole che gli appartenga, la vuole solo per lui perché, e non può
più nemmeno nasconderlo a se stesso, è pazzo di lei.
“…Hi…nata…”
“…si…?”
Poggia il mento
accanto a quello della ragazza tossendo l’ennesimo gemito che scaturisce
nell’apice di quell’amplesso che lei accoglie in se con lieve sussulto
rilassandosi per avvertirlo maggiormente, premendo forte le mani contro la sua
schiena e le gambe alla sua vita.
Poi rimangono alcuni
secondi immobili, respirandosi a vicenda, pensando ad ogni cosa fuorché loro,
riprendendo quel poco di lucidità rimasta nei loro animi riprendendo a
respirare normalmente.
“…non andare
domani…”
“…nh?...”
“…non andare via da
me…”
Sorride sentendo il
battito del cugino aumentare di intensità e velocità, si
bea di quel raro tremore dettato dall’ansia che lo avvolge e si commuove di
tanto affetto di tanta devozione, di quell’amore confessato d’improvviso.
………………….
I gradini lucidi del
viale riflettevano ora l’opaca luce del sole offuscata delle nere nubi in
avvicinamento da ovest.
“Sta
arrivando un temporale…non è il caso di partire…rientrate tutti…”
Hinata scende dalla
carrozza di famiglia, uno sfarzoso cocchio degno simbolo di quel prestigio,
scende elegantemente dai gradino reggendo fra le mani
una bolla sigillata e superando la schiera di servitori inchinati al suo
passaggio.
Solo uno di loro non
china il capo ma si ostina a guardarla con gelida costanza ostentando una
rabbia che gli riesce difficile costringersi a provare perché in realtà dentro
di lui c’è la disperazione.
Promessa…
…la sua dolce e
fragile cugina è stata promessa all’erede di una prestigiosa
casata del paese della nebbia, uno dei più lontani da Konoha uno col quale i
rapporti erano maggiormente complicati.
“Porterà pace ad entrambi
i villaggi e garantirà un futuro sereno ad Hinata…”
Queste furono le
parole di Hiashi, non una benedizione non un gesto affettuoso verso quella sua
figlia che immobile e composta accettava quelle
parole.
Ma lui l’aveva vista
benone la nota di delusione nei suoi occhi, la paura e la sensazione di abbandono che stava provando la cugina, quel senso di
smarrimento che a poco a poco stava inglobando pure lui.
Non voleva perderla
proprio ora che finalmente avevano ricominciato a parlarsi, proprio ora che nel
suo rigido cuore di cadetto stava incominciando a sbocciare quella dolce
emozione chiamata amore.
Per questo motivo
decise di seguirla prendendo l’ombrello dalle mani di un
ancella che si stava avvicinando alla Hyuuga per ripararla dalla pioggia
che aveva incominciato a cadere, ignora la sua sorpresa e la strana reazione
che assume lei nel trovarselo accanto, continuando a guardarla serio, facendola
arrossire e vergognare.
Allunga di proposito
il tragitto che dalla rimessa dei mezzi nella proprietà porta alla costruzione
principale, devia per il boschetto di betulle cercando come un dannato dentro
di se la parola adatta ad iniziare un qualunque discorso.
“…Neji nii-san…”
“…dimmi Hinata…”
“Io no voglio andare….”
Arresta l’avanzata
subito dopo di lei guardandola intensamente negli occhi.
“…Io…non desidero allontanarmi da Konoha…non voglio…”
Lentamente si porta
il dorso della mano sotto agli occhi levando le
lacrime che ribelli si ostinano a scendere.
“…io voglio
rimanere…qui…”
Afferra un lembo del
bianco kimono che indossa lui stringendolo quasi con rabbia, strattonandolo
mostrandogli un’espressione che mai nessuno le aveva vista in viso.
Il terrore.
Lei che non l’aveva
guardato così nemmeno durante quel loro scontro all’esame per essere promossi
chunin, lei che aveva resistito alle sue ingiurie psicologiche e ai suoi fatali
colpi distruttivi, lei che ogni giorno splendeva sempre di più e cresceva in
donna.
Lei che voleva fosse solamente sua.
“Hinata…”
“…ngh…”
I singulti della
ragazza si fecero sempre più disperati e quelle perle salate che le sgorgavano
dagli occhi, le poteva quasi distinguere dalle gocce
d’acqua che simultanee si posavano a terra.
Non riuscì più a
pensare a nulla, al levarsi del vento di tempesta lasciò la presa sull’ombrello
che volò via con feroce sibilo avvicinandosi a lei per stringerla come non
aveva mai fatto nessuno.
Si accorse solo in
quel momento di quanto fosse effettivamente esile la sua corporatura, dalle
linee morbide e chiare che risvegliavano in lui null’altro che cieco desiderio.
E mentre l’acqua si impregnava nelle loro vesti il loro muto osservarsi
parlava più di mille parole e i gesti leggeri ma decisi di lui non trovarono
impedimento nel posarsi sui suoi fianchi e stendere la scura e pregiata stoffa
azzurra del fiocco dell’obi, nemmeno in seguito quando scivolarono sul ventre
piatto di lei per lambire i bordi del vestito e stenderlo oltre le sue pallide
spalle lucide e infreddolite al contatto con la pioggia.
Non vi era incertezza
nei suoi occhi, ne la minima traccia di imbarazzo,
rimaneva immobile lasciando che la scoprisse, che la osservasse nella sua
nudità come mille volte il cadetto aveva sognato di fare, e poi chiuse gli
occhi vedendolo avvicinarsi ulteriormente, e sussultò nell’avvertire il calore
pulsante delle sue labbra sotto al lobo dell’orecchio, e il fiato bollente di
lui, e le sue mani che sempre più voraci le massaggiavano i fianchi.
“Neji ni…”
“Stai zitta…non
pronunciare quella parola…”
Aveva ragione, non avrebbe potuto mai più chiamarlo fratello…ma questo non la
intristì affatto.
“Neji-san…”
Mosse il viso verso lo sterno del cugino che si intravedeva dall’allacciatura del vestito che indossava
sfiorandolo con la fronte.
Tremava e aveva
freddo e stringeva fra le dita della mano destra ancora il messaggio che suo
padre voleva inviare a quello del suo futuro marito.
Non oppose
resistenza nel sentirselo sfilare dalla presa dal dolce e lento passaggio del palmo di lui, e nemmeno cercò di raccoglierlo vedendolo
buttato in mezzo ad una pozza d’acqua e fango.
Sorrise timidamente
serrando le mani sulla schiena di lui incapace di
prendere la benché minima iniziativa.
“Faccio io…”
Si allontanò da lei quel
tanto da guadagnare un minimo di libertà per poter stendere le braccia e
levarsi la casacca e successivamente la maglietta
chiara che indossava sotto, mostrando alla cugina il suo busto di jonin e il
guizzare dei suoi muscoli al muoversi delle articolazioni.
Senza distogliere lo
sguardo dalla sua buffissima espressione scese con la mano verso la cinta
fermandosi a pochi centimetri dalla fibbia, sorridendole malizioso prima di
ghermirle la mano per avvicinarla al suo inguine.
“Nh…”
Chiuse gli occhi imbarazzata al contatto che provò sul palmo.
Era caldo e
desideroso l’essere di Neji così come lo erano il suo animo e
quelle sottili labbra che non vedeva l’ora di sfiorare.
Preso un po’ di
coraggio sfilò la cinta e sciolse il bottone staccando le mani dalla stoffa che
per il peso dell’acqua cadde frusciando a terra.
Avvicinò le labbra
al suo petto trovandolo rigato dalle gocce d’acqua che gli scendevano dal collo
e dal viso, posò le mani aperte sui suoi pettorali sfiorandoli con dolcezza,
scuotendogli l’animo.
Si studiarono per
alcuni minuti, stringendosi per riscaldare i loro corpi dal freddo vento e
dalla pioggia, poi quando ci fecero l’abitudine iniziarono a fare sul serio.
“Hinata…se non è ciò
che desi…”
Gli smorzò le parole
in bocca avvicinandosi timida sulla punta dei piedi piegando leggermente una
gamba incastrandosi quasi al bacino di lui.
“Nei miei sogni o
sperato fosse così…”
Chinò il capo
posandolo nell’incavo del suo collo abbandonandosi completamente a lui presa
dal piacere e dall’emozione che come un brivido le bruciava l’anima.
……………..
Ed erano ore che si
trovavano li, incatenati ai loro desideri e a quella
strana passione che aveva unito il bianco più puro di Hinata con il freddo
candore di Neji.
Gemette nel sentire un
delicato morso al seno sorridendo mentre con entrambe le mani scopriva la fronte del cugino e il segno del sigillo.
“…non andrò…”
Rimase solo lo scrosciare della pioggia
ad assistere a quel loro proibito amore
che si andò a disperdere assieme ai mille zampilli dell’acqua
al sorgere del nuovo sole.
“…non andrò via da te…”
Yawn…sonno….()__()
Che dire…qui
diluvia tanto per cambiare, XD
Sono stanca morta
e anziché andare a nanna
Ho dovuto soddisfare
l’irrefrenabile desiderio di metter giù sta storia,
pensata stamattina mentre svolgevo
l’interessantissimo compito di…..
…pulire i bagni
del bar -___-‘’’’
fatemi sapere che ve ne pare e
ricordate…
è la mia prima, specie di Hyuugacest u.u
ciau
TH