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Autore: Audwarth    31/03/2014    1 recensioni
"Nikolaj entrò appena in tempo per vedere il Procuratore Generale voltarsi verso di lui. La vide e per un brevissimo istante non riuscì a pensare a niente.
Era una delle più belle donne che avesse mai incontrato."
ATTENZIONE: non si intende dare una descrizione realistica del personaggio in questione; la vicenda è interamente di fantasia
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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La segretaria disse al Caporale Nikolaj Vervotkin di sedersi appena fuori dall'ufficio del Procuratore Generale, che sarebbe uscito in pochi minuti per incontrarlo.

Nikolaj si sedette ad aspettare, mentre i pensieri si confondevano nella sua testa. Possibile che proprio lui, un agente OMON, avesse potuto essere assegnato ad una scorta? Si era sentito quasi offeso quando seppe della decisione... aveva rischiato più e più volte la vita nelle peggiori operazioni di polizia, e ora veniva assegnato ad una missione tanto banale. Non riusciva proprio a spiegarselo, come non riusciva a spiegarsi come potesse essere stato assegnato a quella missione da solo. Una scorta di una persona sola? Follia, pensava.
Comunque, era un poliziotto ed erano ordini dall'alto, non poteva certo protestare.

D'un tratto, sentì una voce provenire dall'ufficio, il Procuratore Generale stava probabilmente parlando al telefono. Aveva una voce soffice; decisa, ma molto melodiosa; pensò Nikolaj. Parlava velocemente, quasi con insistenza, ma aveva un tono così gentile; c'era qualcosa in quella voce che lo catturava, sciogliendo tutte le parti del suo corpo. Per un attimo pensò che sarebbe potuto stare a sentirla per ore, tanto ipnotica era.

Appena la telefonata finì Nikolaj tornò alla sua solita indole razionale e cercò di ricomporsi, poi la porta si aprì, e la voce di prima, stavolta libera dal disturbo dato dal legno della porta, disse: “entrate, prego”.

Nikolaj entrò appena in tempo per vedere il Procuratore Generale voltarsi verso di lui. La vide e per un brevissimo istante non riuscì a pensare a niente.

Era una delle più belle donne che avesse mai incontrato.

Non sapeva dire cosa avesse di tanto speciale, ma era una delle più belle: i suoi lineamenti fini sembravano scolpiti dalla mano di un maestro, i suoi capelli scendevano fluenti come il polline in primavera lungo il suo viso, e benché non fossero perfettamente pettinati, sembravano seguire un ordine preciso, come le note di una melodia. Una ciocca di capelli passò davanti al suo volto, e lei se la scostò con un breve colpo di mano... ma come poteva un gesto così semplice rendersi tanto seducente, pensò... quando la sua mano scoprì gli occhi, per un attimo Nikolaj credette di avervi visto una luce... era davvero possibile tanta bellezza in un solo volto?

Tornò in sé solo quando lei si rivolse a lui per presentarsi... era passato un istante che era parso durare anni. “Piacere di conoscervi, mi chiamo Natal'ja Vladimirovna Poklonskaja” disse tendendogli la mano.

“Nikolaj... Caporale Nikolaj Fëdorovič Vervotkin” disse, quasi privato della sicurezza che usava mostrare in queste occasioni.

Si sedette per parlarle del suo compito: avrebbe dovuto starle vicino nel tragitto per andare da casa all'ufficio e viceversa, tenendo sempre a disposizione un'auto blindata per lei, poiché il suo lavoro richiedeva orari molto flessibili. Tutto qui era il compito.

Parlarono di lavoro per circa mezz'ora, finché non si congedarono. Nikolaj sarebbe dovuto tornare un'ora dopo, per portarla a casa in auto.

Ancora scosso da quell'incontro, uscì dal palazzo quasi di corsa e col respiro rapido. Si sedette al posto di guida dell'auto blindata, e istintivamente iniziò a fumare.

Appena accesa la sigaretta, però, fu colto da un dubbio: davvero era il caso di fumare dentro l'auto su cui sarebbe dovuta poi salire quella donna?

C'erano delle regole che vietavano ai poliziotti di fumare nelle auto del ministero, ma non era questo che tratteneva Nikolaj... semmai, era davvero il caso di contaminare con l'odore del fumo la purezza virginale di quella donna? Prese la risoluzione di scendere dalla macchina a fumare.

L'ora passò, e la vide scendere.

Camminava rapida, ma c'era qualcosa di finemente ordinato nel suo passo, quasi fosse una sorta di danza sacra. Era così fine e fluente in tutto; nel camminare... nel sedersi... nel semplice moto che le sue mani facevano per chiudere la portiera dell'auto... Dio, pensò Nikolaj, sto sognando?

“Eccomi!” disse Natal'ja con la sua solita voce armoniosa “si torna a casa finalmente...”

Nikolaj accese il motore senza dire una parola, e ingranò la retromarcia per uscire dal parcheggio... e lei era lì, guardava fuori dal finestrino, assorta in qualche pensiero; Nikolaj poteva guardarla, o meglio ammirarla, come perdendosi nei suoi lineamenti armoniosi...

Poi un colpo. Aveva urtato un palo con l'auto. Non ricordava di aver mai fatto un errore così banale da anni... cosa gli stava succedendo?

Lei ridacchiò soffice come sempre, in una risata che parve riecheggiare infinitamente.

Ricompostosi nella mente, si misero in viaggio per le strade trafficate di Sinferopoli.

“Che razza di traffico!” esclamò improvvisamente Natal'ja “se penso che durante gli anni dell'URSS questa città era sempre deserta, vi ricordate, Nikolaj?”

Che stava dicendo? Era l'uomo della sua scorta, era lì per proteggerla, mica per tenerle compagnia... era quasi offensivo quel suo modo di rivolgersi a lui.

Comunque, decise di rispondere con garbo.

-“Ho appena un ricordo vago dell'Unione Sovietica, Signora Poklonskaja” disse Nikolaj con impassibilità “sono nato nell'86.”
-“Prego, chiamatemi pure Natal'ja” rispose.

Chiamarla per nome? Ora stava proprio esagerando però...

“Conosco una strada meno trafficata, se volete, girate a destra qui”

Girarono a destra, ed entrarono in un quartiere fatto di stradine strette e anguste, decisamente più piacevole oltre che meno trafficato.

Le luci soffuse del tramonto si mischiavano abilmente con i colori delle vecchie case, e l'atmosfera tranquilla di quel quartiere contrastava molto con il caos delle strade più centrali.

”Questo quartiere fu fondato dai Genovesi, sapete?” disse Natal'ja

Che cosa avrebbe dovuto importargliene? Pensò Nikolaj

-”Voi siete mai stato in Italia, Nikolaj?” disse lei

-”Mai stato”
-”Vi piacerebbe?”

Ora era davvero troppo, stava davvero peccando di professionalità. Eppure Nikolaj non riusciva a farglielo notare in alcun modo.

-”Forse...”
-”A me piacerebbe molto, purtroppo neanche io ci sono mai stata, ma ho sempre desiderato andarci”
-”Sono sicuro che un giorno ci andrete”

Rimasero in silenzio fino alla fine del tragitto.

“Eccoci a casa, grazie Nikolaj! Vi auguro una buona serata!” Disse Natal'ja aprendo la portiera dell'auto, mantenendo i suoi modi fini e fluenti.

Nikolaj non fece nemmeno in tempo a ricordarle che quello era semplicemente il suo dovere, che lei già aveva chiuso la portiera e si era allontanata sorridendo.

Rimase fermo a guardarla mentre si allontanava... quel passo dolce e deciso, pensò che sarebbe potuto perdersi nell'immagine di lei che camminava; mentre la guardava di spalle.

Arrivata alla porta, come per magia, si girò di sfuggita; e Nikolaj fu pervaso dal terrore di essere visto lì, a squadrarla come un pervertito... non era certo una situazione idonea alla sua posizione di poliziotto.

Invece lei sorrise. Sorrise per appena un secondo. Benché la strada fosse buia, per quel secondo Nikolaj non vide altro che il suo sorriso, che sembrava illuminare come un fulmine la strada.

Natal'ja entrò in casa e Nikolaj mise in moto l'auto per andarsene. Mentre guidava pensò a come Natal'ja fosse una delle più belle donne che egli avesse mai incontrato; e pensò che non era vero: Natal'ja non era certo una delle più belle donne che avesse incontrato.

Era la più bella donna del mondo.

  
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