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Autore: Targaryen    02/04/2014    12 recensioni
Dove i più nobili ideali incontrano le più profonde emozioni, anche i più grandi uomini possono commettere gli errori peggiori.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Canto delle Stelle'
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Dedico questa mia folle fantasia a Dea Bastet, per ripagarla almeno in parte per le emozioni che le sue parole sparse su questa tela suscitano in me, e a tutti coloro che resteranno sempre capaci di sognare.
 
LA CADUTA

Harlock

E’ la fine, lo so.
Lo sento in ogni fibra del mio corpo e lo sento nel tuo sguardo su di me. Non posso più tornare indietro, e neppure puoi farlo tu.
In piedi alle mie spalle, immobile come congelata in attesa delle mie parole. Non ti sto guardando ma ti vedo con gli occhi della mente.
Stringo tra le mani questo timone che è quasi una parte di me, lo stringo così forte che le dita rischiano di fondersi con esso.
C’è il fuoco intorno a noi, un fuoco che divora il metallo, contorcendosi impazzito mentre emerge dalle tenebre e dal nulla. Ovunque il mio sguardo si posa lo vedo e ove il mio sguardo non giunge avverto il grido di agonia di ciò che esso consuma.
Il suo alito rovente mi investe e brucia la mia pelle, finché il sospiro gelido dello spazio non reclama il suo tributo in una danza senza fine. L’aria fugge e le dita di ghiaccio che il vuoto dispiega si insinuano nel ventre di questo gigante in agonia.
Oltre la paratia gli scheletri di quelle che furono le Death Shadow attraversano con lentezza estenuante il mio campo visivo, percorrendo cerchi sempre più stretti sino ad incontrare il loro ineluttabile destino. Sento le grida senza voce delle persone di cui ho causato la morte nella mia follia. Vedo i loro volti, coloro che chiamavo amici e coloro che mai ho conosciuto, fissarmi mentre cadono nel baratro che io ho spalancato sotto di loro. Sguardi increduli, sguardi di accusa.
Accecato dall’ira, tradito negli ideali a me più cari ho lasciato che la rabbia prevalesse sulla ragione e ho dato il via a tutto questo. Credevo che avrebbero capito, quei compagni di tante battaglie che seguivano i miei ordini prima che il velo di menzogne cadesse. Credevo che quelle fossero le uniche vite che avrei preso e di cui per sempre avrei sopportato il rimorso. Credevo che insieme, loro ed io, avremmo difeso la nostra terra natia da coloro che erano divenuti troppo numerosi affinché questo fragile mondo potesse sostenerne il peso. Credevo che l’avremmo difesa da loro, come sempre avevamo fatto … e dall’ipocrisia della Gaia Sanction. Mi sbagliavo … oh quanto mi sbagliavo!
Sento ancora l’eco di quel primo colpo infrangersi sulla fiancata di babordo, sento il gemito del metallo mentre cede sotto il freddo fuoco di quell’arma spaventosa che sempre era stata diretta altrove, quell’arma che tu ci hai donato per difendere la culla che ci ha dato la vita. Avresti mai immaginato un epilogo simile per noi e per loro?
Perché non hanno colpito il mio cuore, invece? Avrei sentito meno dolore e non sarei diventato il mostro il cui riflesso sulla vetrata dinanzi a me già mi fissa con il suo occhio di ghiaccio. I capelli più lunghi e il volto sfregiato … diventerò così se ti darò quell’ordine? Diventerò davvero così, Meeme?
Quel giorno per un attimo ho esitato. Ho guardato Tochiro e ho visto impressa nel suo sguardo quella stessa volontà che, per una frazione di secondo, lui ha creduto di condividere con me. Sarei morto quel giorno insieme a lui se avessi dato ascolto alla sua muta supplica, insieme a lui e insieme a tutto il mio equipaggio.
E insieme a te.
Per non prendere altre vite, per non uccidere ancora.
Ma non ho potuto … Prima di me Tochiro ha capito, ha abbassato gli occhi e poi ti ha guardata. Lui sapeva, lui ha sempre saputo.
Io non ho cercato il tuo volto, non ne ho avuto la forza. Ho dato l’ordine, invece. Ho sentito il silenzio dell’attesa nel fragore delle bordate sempre più frequenti. Ho rivissuto in un istante la mia intera vita e ho sbagliato sapendo di sbagliare. Ma non avevo scelta. Il mio cuore che mai ho ascoltato ha chiesto il suo tributo, e io l’ho pagato. L’ho pagato … e ancora lo pagherei per te.
Ho usato ogni mia conoscenza, ogni mia astuzia, ogni mia risorsa, e quasi ho desiderato fallire. Ma non ho fallito. Non fallisco mai sul campo di battaglia. Sono bravo ad uccidere, e ho guardato gli incrociatori che un tempo comandavo colare a picco insieme a me. Tre navi ridotte ad un ammasso di rottami dalle gesta disperate di un solo uomo.
C’era un’altra via, Meeme? Sì, c’era, ma quella via mi è sempre stata preclusa.
Non ho voluto imboccarla, e non importa se non riuscirò mai a dirti il perché. Forse neppure capiresti e forse neppure riuscirei a trovare le parole adatte per farlo. Per noi le parole non sono mai state importanti e io non sono mai stato bravo ad usarle. Non come Tochiro, che sta aspettando che io lo raggiunga.
Lo farò, ma non ancora.
Il peso delle mie colpe e di ciò che sto per domandarti mi sta già schiacciando, ma prima devo portare a termine ciò che ho deciso e devo riuscire a non portarti con me.
Non posso pensare di aver fallito anche in questo, non posso pensare che andrai incontro anche tu al destino che al varco mi attende. Mi manca il respiro … non riesco neppure a contemplare il pensiero della tua perdita.
La mia Arcadia si sta disgregando intorno a me e il suo fuoco non deve sembrare molto diverso da quello che ha avvolto le sagome accartocciate che il mio occhio sta ora guardando … l’altro è perduto … misero tributo per il crimine da me commesso. L’Arcadia di cui tu hai permesso l’esistenza e che Tochiro mi ha donato è condannata. La tua tecnologia non può nulla oramai. Troppo profonde sono le ferite, anche per lei.
Ho paura, Meeme, ho paura come non ne ho avuta mai prima d’ora, ed è di me che ho paura, perché ho deciso che lo farò. Ho deciso che te lo chiederò, perché la Terra non può rimanere senza difese. Loro arriveranno, arriveranno uno dopo l’altro, e sciameranno come cavallette fameliche, consumandola per sempre. E forse si uccideranno di nuovo tra di loro, annegando nel sangue nel tentativo di arrivare per primi. Una nuova guerra fratricida, una nuova guerra di ComeHome e, dopo, il nulla.
Devo fermare questa apocalisse a cui io ho dato inizio, devo proteggerla, almeno questo glielo devo. E se non riuscirò a farlo, cosa importa se la sua morte giungerà all’improvviso o lentamente? Perché la sua morte giungerà, lo so io, e lo sai anche tu.
Ancora una volta non ho scelta, eppure una parte di me vorrebbe che tu mi fermassi. E’ quella parte che trema al pensiero che nel caso io fallisca la morte non mi reclami per sé. Non è il giudizio dei vivi e di coloro che verranno a spaventarmi, ma il timore di doverla guardare se mai dovessi sbagliare ancora e delle conseguenze di cui non riesco neppure a tollerare il pensiero.
Vorrei gridare, rannicchiarmi in un angolo e piangere sino a smettere di sentire questo dolore che mi lacera dentro e fuori, ma non lo farò.
Rischierò e chiederò a te di rischiare insieme a me.
Lascio il timone e mi volto. Mi avvicino lentamente, mentre tu continui a guardarmi immobile. Esito, per un solo attimo. Come posso ancora stupirmi di quanto tu sia bella, Meeme? Come posso pensare a questo ora, mentre la tua figura si staglia eterea dinanzi a me circondata dal fuoco che io ho scatenato? Sei qui, lo so, eppure sembra quasi che tu non faccia parte di questo misero mondo. Sembra quasi che solo tu sia vera e che l’inferno che ci circonda sia solo un brutto sogno, di quelli che svaniscono con le prime luci dell’alba e che si ritraggono come la nebbia dinanzi al risveglio della coscienza. Mi guardi, rivestita di veli e di luce, e inclini leggermente il capo di lato. L’espressione sul tuo volto non è mutata e nessuno riuscirebbe a scorgere in esso ciò che ora io vedo. Si è accesa una nuova scintilla nei tuoi occhi di giada … tu sai.
Hai paura anche tu, Meeme? Se dovessimo fallire neppure tu vuoi essere qui per vedere? Per una volta non vogliamo la stessa cosa?
Non sento le mie parole mentre ti imploro … le pronuncio e basta. Tu distogli lo sguardo e volgi il viso di lato. Sicure come mai prima d’ora le mie mani si posano sulle tue spalle. Da sole, senza che io mi renda conto dei gesti che sto compiendo.
Socchiudi gli occhi e io ti ringrazio. Non riesci a guardare nei miei, adesso, e io perderei il mio coraggio se dovessi combattere con i tuoi.
Parlo ancora … Non abbiamo scelta, ti dico, ma tu esiti e allora io ti chiedo di farlo per me. Te lo chiedo e mi maledico mentre lo faccio. E’ così che ripago la tua devozione? E’ questo il ringraziamento per tutto ciò che mi hai donato? Merito di essere maledetto anche per questo e anche per quello che adesso sto facendo a te. Non sono riuscito a proteggerti e ora ti sto trascinando con me verso la dannazione.
Un battito di ciglia, lento come questo tempo che scorre così piano per noi … Ti volti con la stessa eleganza di sempre e questa volta mi guardi.
“E’ questo ciò che vuoi, Harlock?”, mi domandi, con quella tua voce che trovo più bella di qualunque melodia l’universo intero possa mai generare.
Costringo il mio cuore a non cedere e la mia voce ad ubbidire, eppure di quel cuore non sento quasi più il battito ed è un rantolo strozzato quello che odo provenire dal mio petto.
“Sì”, ti rispondo.
Mi guardi ancora, così intensamente che quasi fatico a mantenere salda la volontà, poi il tuo lieve cenno di assenso dà inizio alla fine.

Meeme

“Sì”, ti sento pronunciare con una voce che fatico a riconoscere come tua.
Hai paura. Lo vedo nel tuo occhio che mi fissa come un pozzo d’ambra su cui si riflette la luce delle fiamme intorno a noi ... per la prima volta hai davvero paura, ma io ho più paura di te.
Tutto il mio infinito sapere non mi è ora di alcun aiuto. Mi sento perduta, incapace di tener fede alla promessa che ti feci, terrorizzata per quel desiderio di morte che leggo nella tua cieca determinazione. Non posso proteggerti da te stesso, non ora, e non posso assicurarti che riuscirò a fare ciò che tu mi chiedi.
Dovrei rifiutarmi di tentare … chi meglio di me può conoscere quanto sia avventato questo ultimo, estremo tentativo? Non c’è altra via per proteggere il tuo mondo dai suoi figli, mi hai detto, e non posso ribattere alle tue parole. Non vedo falle nel tuo ragionamento, ma spesso gli errori più grandi si commettono in nome dei migliori propositi … cosa accadrà se noi commetteremo uno di quegli errori? Cosa accadrà, Harlock?
Inconsciamente desideri abbandonarti all’oblio ora, soffocato dai sensi di colpa per le vite di cui ti assumi la colpa di aver spento, non accetti la libera scelta di coloro che hanno aperto il fuoco su di noi, non ti perdoni l’errore di valutazione che hai commesso … cosa farai se scateneremo l’inferno su questo mondo? Se non morirai mi domanderai di lasciarti morire?
Posso fare ciò che tu mi chiedi ora, ma non riuscirò mai a soddisfare quel tuo ultimo desiderio. Ti darò due diverse risposte per la stessa, identica ragione.
Non immagini quale sia, vero, Harlock? E come puoi saperlo tu se neppure io riesco a dare un nome a ciò che sento? Devo proteggerti, voglio proteggerti … devo tenerti con me, ne ho bisogno. E’ egoismo quello che mi spinge a farlo? E’ la paura di rimanere di nuovo sola che mi terrorizza? Io non lo so, il mio sapere è arida sabbia e non mi disseta … lo fanno i tuoi occhi, la tua voce, le tue mani che stringono le mie … lo fai tu. Come chiami, questo, nella tua lingua? Come chiami, questo, Harlock?
Muovo il capo, lentamente, e acconsento a fare ciò che tu mi domandi. Per te, Harlock, solo per te, ma qualunque cosa accada io ti terrò con me. E qualunque cosa accada la affronteremo insieme, come sempre.
Mi sottraggo al tuo tocco, costringendo me stessa ad ignorare quella voce in me che vorrebbe impedirmi di farlo,  e con passo deciso raggiungo il cuore del mio potere. Devo essere forte, devo sembrare forte, ancora e solo per te. Mi volto una sola volta e ti vedo immobile, con le mani di nuovo sul timone e lo sguardo perduto nel vuoto. La coscienza di colui che fu amico di entrambi mi sussurra parole che io non capisco e che forse, ora, tu non puoi udire. E’ troppo tardi per noi.
Stai tremando, Harlock? Non avere timore di mostrarlo, perché anche il mio cuore trema.
Sento la tua voce, non più l’eco distorto di quella a me tanto cara, ma di nuovo decisa e di nuovo tua.
“Motore, apertura!”
Le mie mani si muovono da sole e la mia essenza attiva comandi impalpabili che solo io posso toccare, intrecciati nel tessuto dello spazio e del tempo … apertura …

Epilogo

Colonne di fuoco salgono come il sangue stesso della Terra, prosciugata, agonizzante, brulicante di volti che non hanno forma né nome, ma solo passato, presente e futuro. Tutto  confluisce in quel frammento di spazio, tutto si fonde in quell’istante di tempo.
Sopra, il cielo è senza stelle, nero, crudele, asfissiante, e vuoto come il nulla. 
Risucchia quelle colonne, le assorbe e le divora, ma il flusso non ha mai fine. Lui sente la sua voce gridare.
“No, basta!”, ripete senza sosta, il cuore stretto in una morsa e il sangue arso come la polvere rossa che cade da quel cielo e che offusca la sua vista.
Serra le palpebre roventi, ma la sua carne sembra divenuta vetro e lui è costretto a vedere. A vedere l’inferno che porta il suo nome.
“Hai fallito”, sussurra il silenzio, “E per questo dovrai vivere.”
Non più uomo, ma spettro, consumato dal dolore e dal rimorso.
Il cielo sembra cadere su di lui, sulla sua nave, sul suo mondo, o forse è solo immobile e sono loro a cadere. Una mano invisibile, una bestia a tre teste li trascina verso il fondo … una per lui che è solo dolore, una per la sua nave che si contorce come una fiera in catene e una per la Terra che muore nel silenzio.
Un pensiero lo attraversa, un’arcana paura lo scuote.
“Meeme, dove sei?”, sussurra in un gemito indistinto.
Braccia delicate lo cingono con forza sorprendente, scivolando alle sue spalle e avvolgendo il suo corpo accasciato ai piedi del timone.
“Sono qui, Harlock.”
La voce di lei lo raggiunge attraverso l’innaturale silenzio che li avvolge, la sua luce a difesa di entrambi contro le tenebre che avanzano. Piangono, insieme … lacrime nere come il peccato per lui e scintille di luce per lei.
Intorno a loro l’Arcadia precipita, in lenta, inesorabile trasformazione.
 
 
  
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