Titolo: B is for Balcoin or for bitch?
Autore
su efp; forum:
Fiamma Erin Gaunt (EFP); Kyra Nott (Forum)
Rating: Giallo
Eventuali Note: Allora,
la prima
precisazione che vorrei fare è che Fiamma è una
mia OC (una ex Candida che si
trasferisce negli Intrepidi durante la scelta e che è
coetanea di Tobias
(Quattro) ed Eric, quindi ha affrontato l’iniziazione insieme
a loro due); la
sua storia con Eric inizia durante il secondo modulo
dell’iniziazione degli
Intrepidi (quando entrambi hanno sedici anni) e continua fino alla sua
morte
(due anni dopo, durante Insurgent come collocazione nei libri).
L’altro OC che
viene nominato (Reaper) era l’istruttore che ha seguito
l’iniziazione dei due
ragazzi e che per un certo periodo ha avuto una relazione con Fiamma
(ecco
spiegato perché Eric non lo sopporta). Infine, la parte
collegata alla strofa della
canzone “Ti ricordi …”, così
come la parte ispirata alla prima strofa della
storia, sono flash back; la prima parte della storia è un
flash back ambientato
durante la fine di Divergent, invece la parte di “Ti ricordi
…” è ambientata
due anni prima, durante la loro iniziazione. Spero che sia tutto chiaro
e che
la storia ti piaccia :)
B is for Balcoin or for bitch?
Ma
se Dio ti ha
fatto bella più del sole e della luna
perché non scappiamo insieme non lo senti questo
mondo come puzza
-
Vieni via con me. –
Aveva
sgranato gli occhi, guardandoti come se avessi
detto la cosa più assurda che avesse mai sentito in vita
sua. Quegli occhi
color ghiaccio ti avevano trafitto il cuore ed erano stati sufficienti
a capire
quale sarebbe stata la sua risposta.
-
Con te, e dove, dagli Eruditi? –
Il
disprezzo rendeva la sua voce tagliente come
fosse fatta di vetro. Lei era un’Intrepida, una di quelle
vere, e non sarebbe
mai scesa a patti con chi aveva intenzione di stravolgere tutto
ciò in cui
credeva. Però non avevi intenzione di lasciarla
lì; non ti saresti arreso, non
quando la sua decisione poteva fare la differenza tra la vita e la
morte.
-
Sì, dagli Eruditi, insieme a tutti i nostri capi
fazione. Sono nostri alleati, staremo bene lì. –
Fiamma
lo aveva guardato in un modo che ancora
adesso riusciva a far perdere battiti al suo cuore. C’era
disprezzo,
incredulità, dolore per una scelta che in un modo o
nell’altro avrebbe
condizionato tutto il resto della sua vita, in quello sguardo.
-
Sono tuoi alleati, non miei; sono la tua gente,
non la mia. Io sono un’Intrepida e rimarrò con
loro, tu fa pure ciò che vuoi. –
aveva decretato, incrociando risolutamente le braccia come faceva
sempre quando
voleva far capire che la discussione era chiusa e non avrebbe mai
cambiato
idea.
-
Fiamma … –
Aveva
scosso la testa, lasciando ondeggiare l’alta
coda di cavallo in cui aveva raccolto le sue morbide onde corvine.
-
No, Eric. Hai fatto la tua scelta e io ho fatto la
mia, le nostre strade si dividono qui. – aveva decretato,
voltandoti le spalle
e correndo in direzione dei rumori dello scontro.
L’avevi
seguita con lo sguardo, ammirandone per l’ennesima
volta la bellezza selvaggia che la contraddistingueva, la stessa che ti
aveva
fatto innamorare di lei.
Bella
stronza
che hai chiamato la volante quella notte
e volevi farmi mettere in manette
solo perché avevo perso la pazienza...la speranza
Mentre
comprimevi la ferita all’addome e ti sforzavi
di non notare quanto le tue mani fossero intrise di sangue, un rumore
di passi
annunciò che non eri più solo. Gli occhi grigi,
lievemente appannati dietro
alla sensazione di nausea e dolore che ti attanagliava, registrarono
una figura
snella che si accovacciava accanto a te.
-
Togli quella mano, devo dare un’occhiata alla
ferita. –
Fiamma.
Ora
che assottigliavi lo sguardo riuscivi a metterla
a fuoco. I capelli le cadevano sulle spalle in modo disordinato, si
mordeva il
labbro per il nervosismo e negli occhi chiari potevi leggere
chiaramente una
scintilla di preoccupazione.
Malgrado
tutto ci teneva ancora a te, probabilmente
sarebbe sempre stato così.
Reprimesti
un gemito quando cominciò ad armeggiare a
stringere una sorta di fasciatura improvvisata, realizzata con un pezzo
del suo
giubbotto.
-
È Eric? –
Avresti
riconosciuto quella voce ovunque. Reaper, l’unica
persona che non avresti mai tollerato che ti vedesse in quello stato;
persino
nel caso di Quattro avresti potuto fare un’eccezione, ma non
nel suo.
-
Già, bisogna trasportarlo in infermeria. –
-
Ci ha traditi. – era stata la sua replica.
Dopotutto
aveva ragione, li avevi traditi.
Un
attacco di tosse ti scosse, spingendoti a sputare
un fiotto di sangue.
-
Reaper, o mi dai una mano a portarlo in infermeria
oppure ti togli dai piedi, ma prova a impedirmelo e giuro su Dio che ti
sparo. –
aveva decretato, rabbiosamente.
Reaper
vi aveva lasciato passare e forse anche tu
avresti fatto lo stesso, perché lo sguardo di Fiamma
lasciava intendere che gli
avrebbe davvero sparato lì su due piedi se non avesse fatto
come diceva.
Malgrado
la situazione era bello sentire ancora una
volta le sue mani sul tuo corpo. Un paio di braccia muscolose ti
afferrarono
dall’altro lato; una stretta che più volte si era
chiusa su di te durante i
combattimenti: Quattro.
Al
posto suo non l’avresti fatto, pensasti.
Quando
riapristi gli occhi eri sdraiato sul letto di
un’infermeria improvvisata, un’infermiera si
aggirava per la corsia per
assistere gli altri feriti.
Seduta
a terra, la schiena appoggiata al muro e l’espressione
distrutta, c’era lei.
-
Sei qui. –
-
Naturale che sono qui, sei un prigioniero
pericoloso. –
Un
prigioniero. Per un attimo aveva pensato che non
l’avrebbe consegnato agli Intrepidi ancora leali alla
fazione, ma che gli
avrebbe permesso di andarsene. Quegli occhi però dicevano
chiaramente che era
un illuso se sperava che gli avrebbe concesso un trattamento di favore.
-
Però non sono in una cella. – avevi osservato,
incapace di trattenere un accenno della tua solita arroganza.
-
Per il momento. –
-
Mi faresti davvero arrestare, processare e
condannare, ben sapendo che sarebbe l’ultima volta che mi
vedresti vivo? –
Fiamma
aveva tentennato, tormentandosi nervosamente
le mani, poi aveva replicato: - Hai sparato in testa a un bambino.
Chiunque tu
sia, non sei più l’Eric che conoscevo. –
Un
paio di lacrime sfuggirono al suo controllo e le
rigarono le guance. Le asciugò con rabbia, alzandosi in
piedi e dirigendosi
verso l’uscita.
-
Manderò un paio di ragazzi per condurti nella tua
cella. –
La
richiamasti, pronunciando due sole parole. Una
domanda sussurrata appena che aveva però un significato
profondo, se non altro
per voi due.
-
Ti ricordi? –
-
Mi ricordo ogni dettaglio, Eric. –
Ti
ricordi ... quando
con i primi soldi
ti ho comprato quella spilla
che ti illuminava il viso e ti chiamavo la mia stella
Ti
ricordi ... quegli
attacchi all'improvviso che avevamo noi di
sesso e tenerezza
bella stronza ...
-
Vieni con me. –
Eric
l’afferrò per la mano e la trascinò con
sé lungo
il corridoio che portava fuori dal quartier generale della fazione.
-
Dove stiamo andando? – chiese Fiamma, ridendo per
l’impulsività che aveva dimostrato in quel
momento. Solo con lei Eric riusciva
a perdere quella sua aria gelida e arrogante e a trasformarsi in un
adolescente
come tanti altri.
-
Lo vedrai. –
Corsero
lungo la banchina del treno, saltando sul
vagone più vicino. Afferrò la mano che le veniva
porta e si lasciò stringere
contro il suo petto muscoloso, chiudendo gli occhi e assaporando la
sensazione
di benessere che la pervadeva ogni volta in cui si trovavano vicini.
-
Manca poco, pronta a saltare? –
Annuì.
Saltarono
giù, rotolando sul tetto. Fiamma si guardò
attorno, perplessa. Si trovavano sul tetto del quartier generale, da
dove
accedevano gli iniziati il giorno della scelta. Da lì si
riusciva ad ammirare
alla perfezione la volta celeste e proprio in quel momento si
ricordò che
giorno fosse.
-
Oggi c’è l’eclissi lunare. –
esclamò.
Era
un fenomeno a cui amava assistere ogni volta in
cui si presentava, fin da quando era piccola, ma quell’anno
era stata certa che
non sarebbe stato possibile. Agli iniziati non era concesso lasciare il
quartier
generale senza la presenza di un Intrepido e non ce lo vedeva proprio
uno di
quei ragazzi che le dedicava un’intera serata solo per
portarla su un tetto a
guardare l’eclissi.
-
Hai detto che non te ne sei mai persa una, sarebbe
stato un peccato cominciare proprio questa volta, no? E poi, io non ne
ho mai
vista una. – ammise.
Sorrise,
cingendogli il collo con le braccia e
attirandolo a sé. Lo baciò con passione,
sospirando quando ricambiò il bacio e
la fece aderire maggiormente a sé, quasi volesse fondere i
loro corpi.
-
E poi c’è un’altra cosa. –
-
Cioè? –
Estrasse
una scatoletta dalla tasca interna del
giubbotto di pelle, porgendogliela.
L’aprì
con delicatezza, sgranando gli occhi quando
vide cosa vi era contenuto. Era una spilla di acquamarina, a forma di
giglio.
-
Ma questa è … –
-
La spilla che avevi visto in quel negozio. –
concluse per lei.
Erano
passate settimane, in quei primi giorni d’iniziazione
loro neanche si parlavano, e se lo facevano era solo per provocarsi a
vicenda.
Eppure lui se n’era ricordato.
L’appuntò
sulla canotta nera, ammirando come
brillasse sotto i riflessi della luce delle stelle.
-
È stupenda. –
-
Mai quanto la mia stella. –
Si
baciarono nuovamente, artigliandosi via i vestiti
a vicenda. La canottiera nera venne sfilata e lasciata cadere ai loro
piedi,
insieme al giubbotto e alla t shirt di Eric, i pantaloni di entrambi li
raggiunsero poco dopo.
Sdraiati
su quel tetto, la pelle nuda dell’uno che
si fondeva su quella dell’altra, i respiri corti e affannati
per il desiderio.
Mezz’ora
più tardi, sdraiati sui vestiti e
abbracciati, Fiamma si decise a rompere finalmente il silenzio.
-
Ti amo, lo sai, vero? –
Non
sapeva neanche lei dove avesse trovato il
coraggio di ammetterlo, ma di una cosa era certa: era la
verità.
Gli
occhi grigi di Eric cercarono i suoi: - Anche
io. –
ma di questo nostro amore così tenero e pulito
non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto
di violenza
e allora ti saluto...bella stronza
Ora,
seduto su una sedia e circondato dai nuovi capi
fazione, tenevi la testa bassa e ti sforzavi di non posare lo sguardo
su di
lei. Sapevi che c’era, l’avevi vista entrare e
sistemarsi alle spalle di
Quattro e Tris, l’espressione spenta di chi non aveva
più nulla per cui vivere
o combattere. Avevi sentito dire che le era stato offerto il posto di
capo
fazione, ma l’aveva rifiutato. Sapevi perché
l’aveva fatto; la condanna poteva
essere emessa solo dai capi fazione e lei non voleva avere nulla a che
fare con
la tua morte.
Mentre
Tris recitava i delitti di cui ti eri
macchiato con voce sempre più velenosa, rimasi in silenzio.
-
Merito di morire? –
Avevi
posto la domanda alla ragazzina, ma i tuoi
occhi erano corsi verso Fiamma, incapace di trattenerti ancora dal
guardarla un’ultima
volta. Lei aveva distolto lo sguardo, ma non prima che tu potessi
notare le
lacrime che le riempivano gli occhi.
-
Sì. – aveva decretato Tris.
-
Te lo concedo. –
Le
tre pistole ai tuoi piedi vennero prese da
Quattro, che le caricò e le porse agli altri due capi
fazione al suo fianco.
-
Ho una richiesta. –
Dallo
sguardo di Fiamma hai intuito che lei ha
capito tutto; probabilmente ha sempre saputo cosa avresti fatto, lei
che ti
conosce meglio di chiunque altro.
-
Cioè? –
-
Voglio che sia Quattro a sparare. –
La
richiesta ti viene accordata e, cullato dal
rumore del cane della pistola che veniva tirato indietro da Quattro, lo
sguardo
corse nuovamente sul viso di Fiamma.
Non
interessava più vederlo crollare; se proprio
dovevi morire, volevi farlo con l’immagine del volto della
ragazza che amavi
impresso negli occhi.
-
Sii coraggioso, Eric. –
Le
ultime parole di Quattro.
I
tuoi occhi, prima che il colpo venga sparato,
dicono la stessa cosa a Fiamma.
-
Sii coraggiosa, affronta tutto questo anche senza
di me. –
[1.784
parole]