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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/04/2014    2 recensioni
Gli ultimi momenti della storia tra Fiamma ed Eric (fine Divergent - 23 capitolo Insurgent).
[La storia partecipa al contest: "Song contest" di Lady.EFP sul forum]
Dal testo:
- Sii coraggioso, Eric. –
Le ultime parole di Quattro.
I tuoi occhi, prima che il colpo venga sparato, dicono la stessa cosa a Fiamma.
- Sii coraggiosa, affronta tutto questo anche senza di me. –
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Titolo: B is for Balcoin or for bitch?
Autore su efp; forum: Fiamma Erin Gaunt (EFP); Kyra Nott (Forum)
Rating: Giallo
Eventuali Note: Allora, la prima precisazione che vorrei fare è che Fiamma è una mia OC (una ex Candida che si trasferisce negli Intrepidi durante la scelta e che è coetanea di Tobias (Quattro) ed Eric, quindi ha affrontato l’iniziazione insieme a loro due); la sua storia con Eric inizia durante il secondo modulo dell’iniziazione degli Intrepidi (quando entrambi hanno sedici anni) e continua fino alla sua morte (due anni dopo, durante Insurgent come collocazione nei libri). L’altro OC che viene nominato (Reaper) era l’istruttore che ha seguito l’iniziazione dei due ragazzi e che per un certo periodo ha avuto una relazione con Fiamma (ecco spiegato perché Eric non lo sopporta). Infine, la parte collegata alla strofa della canzone “Ti ricordi …”, così come la parte ispirata alla prima strofa della storia, sono flash back; la prima parte della storia è un flash back ambientato durante la fine di Divergent, invece la parte di “Ti ricordi …” è ambientata due anni prima, durante la loro iniziazione. Spero che sia tutto chiaro e che la storia ti piaccia :)

 

 

 

 

B is for Balcoin or for bitch?

 

 

 

 

 

 

Ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna
perché non scappiamo insieme non lo senti questo
mondo come puzza

 

 

 

 

 

 

 

 

- Vieni via con me. –

Aveva sgranato gli occhi, guardandoti come se avessi detto la cosa più assurda che avesse mai sentito in vita sua. Quegli occhi color ghiaccio ti avevano trafitto il cuore ed erano stati sufficienti a capire quale sarebbe stata la sua risposta.

- Con te, e dove, dagli Eruditi? –

Il disprezzo rendeva la sua voce tagliente come fosse fatta di vetro. Lei era un’Intrepida, una di quelle vere, e non sarebbe mai scesa a patti con chi aveva intenzione di stravolgere tutto ciò in cui credeva. Però non avevi intenzione di lasciarla lì; non ti saresti arreso, non quando la sua decisione poteva fare la differenza tra la vita e la morte.

- Sì, dagli Eruditi, insieme a tutti i nostri capi fazione. Sono nostri alleati, staremo bene lì. –

Fiamma lo aveva guardato in un modo che ancora adesso riusciva a far perdere battiti al suo cuore. C’era disprezzo, incredulità, dolore per una scelta che in un modo o nell’altro avrebbe condizionato tutto il resto della sua vita, in quello sguardo.

- Sono tuoi alleati, non miei; sono la tua gente, non la mia. Io sono un’Intrepida e rimarrò con loro, tu fa pure ciò che vuoi. – aveva decretato, incrociando risolutamente le braccia come faceva sempre quando voleva far capire che la discussione era chiusa e non avrebbe mai cambiato idea.

- Fiamma … –

Aveva scosso la testa, lasciando ondeggiare l’alta coda di cavallo in cui aveva raccolto le sue morbide onde corvine.

- No, Eric. Hai fatto la tua scelta e io ho fatto la mia, le nostre strade si dividono qui. – aveva decretato, voltandoti le spalle e correndo in direzione dei rumori dello scontro.

L’avevi seguita con lo sguardo, ammirandone per l’ennesima volta la bellezza selvaggia che la contraddistingueva, la stessa che ti aveva fatto innamorare di lei.

 

 

 

 

 

 

 

Bella stronza che hai chiamato la volante quella notte
e volevi farmi mettere in manette
solo perché avevo perso la pazienza...la speranza

 

 

 

 

 

 

 

Mentre comprimevi la ferita all’addome e ti sforzavi di non notare quanto le tue mani fossero intrise di sangue, un rumore di passi annunciò che non eri più solo. Gli occhi grigi, lievemente appannati dietro alla sensazione di nausea e dolore che ti attanagliava, registrarono una figura snella che si accovacciava accanto a te.

- Togli quella mano, devo dare un’occhiata alla ferita. –

Fiamma.

Ora che assottigliavi lo sguardo riuscivi a metterla a fuoco. I capelli le cadevano sulle spalle in modo disordinato, si mordeva il labbro per il nervosismo e negli occhi chiari potevi leggere chiaramente una scintilla di preoccupazione.

Malgrado tutto ci teneva ancora a te, probabilmente sarebbe sempre stato così.

Reprimesti un gemito quando cominciò ad armeggiare a stringere una sorta di fasciatura improvvisata, realizzata con un pezzo del suo giubbotto.

- È Eric? –

Avresti riconosciuto quella voce ovunque. Reaper, l’unica persona che non avresti mai tollerato che ti vedesse in quello stato; persino nel caso di Quattro avresti potuto fare un’eccezione, ma non nel suo.

- Già, bisogna trasportarlo in infermeria. –

- Ci ha traditi. – era stata la sua replica.

Dopotutto aveva ragione, li avevi traditi.

Un attacco di tosse ti scosse, spingendoti a sputare un fiotto di sangue.

- Reaper, o mi dai una mano a portarlo in infermeria oppure ti togli dai piedi, ma prova a impedirmelo e giuro su Dio che ti sparo. – aveva decretato, rabbiosamente.

Reaper vi aveva lasciato passare e forse anche tu avresti fatto lo stesso, perché lo sguardo di Fiamma lasciava intendere che gli avrebbe davvero sparato lì su due piedi se non avesse fatto come diceva.

Malgrado la situazione era bello sentire ancora una volta le sue mani sul tuo corpo. Un paio di braccia muscolose ti afferrarono dall’altro lato; una stretta che più volte si era chiusa su di te durante i combattimenti: Quattro.

Al posto suo non l’avresti fatto, pensasti.

Quando riapristi gli occhi eri sdraiato sul letto di un’infermeria improvvisata, un’infermiera si aggirava per la corsia per assistere gli altri feriti.

Seduta a terra, la schiena appoggiata al muro e l’espressione distrutta, c’era lei.

- Sei qui. –

- Naturale che sono qui, sei un prigioniero pericoloso. –

Un prigioniero. Per un attimo aveva pensato che non l’avrebbe consegnato agli Intrepidi ancora leali alla fazione, ma che gli avrebbe permesso di andarsene. Quegli occhi però dicevano chiaramente che era un illuso se sperava che gli avrebbe concesso un trattamento di favore.

- Però non sono in una cella. – avevi osservato, incapace di trattenere un accenno della tua solita arroganza.

- Per il momento. –

- Mi faresti davvero arrestare, processare e condannare, ben sapendo che sarebbe l’ultima volta che mi vedresti vivo? –

Fiamma aveva tentennato, tormentandosi nervosamente le mani, poi aveva replicato: - Hai sparato in testa a un bambino. Chiunque tu sia, non sei più l’Eric che conoscevo. –

Un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo e le rigarono le guance. Le asciugò con rabbia, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l’uscita.

- Manderò un paio di ragazzi per condurti nella tua cella. –

La richiamasti, pronunciando due sole parole. Una domanda sussurrata appena che aveva però un significato profondo, se non altro per voi due.

- Ti ricordi? –

- Mi ricordo ogni dettaglio, Eric. –

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti ricordi ... quando con i primi soldi
ti ho comprato quella spilla
che ti illuminava il viso e ti chiamavo la mia stella

Ti ricordi ... quegli attacchi all'improvviso che avevamo noi di
sesso e tenerezza
bella stronza ...

 

 

 

 

 

 

 

 

- Vieni con me. –

Eric l’afferrò per la mano e la trascinò con sé lungo il corridoio che portava fuori dal quartier generale della fazione.

- Dove stiamo andando? – chiese Fiamma, ridendo per l’impulsività che aveva dimostrato in quel momento. Solo con lei Eric riusciva a perdere quella sua aria gelida e arrogante e a trasformarsi in un adolescente come tanti altri.  

- Lo vedrai. –

Corsero lungo la banchina del treno, saltando sul vagone più vicino. Afferrò la mano che le veniva porta e si lasciò stringere contro il suo petto muscoloso, chiudendo gli occhi e assaporando la sensazione di benessere che la pervadeva ogni volta in cui si trovavano vicini.

- Manca poco, pronta a saltare? –

Annuì.

Saltarono giù, rotolando sul tetto. Fiamma si guardò attorno, perplessa. Si trovavano sul tetto del quartier generale, da dove accedevano gli iniziati il giorno della scelta. Da lì si riusciva ad ammirare alla perfezione la volta celeste e proprio in quel momento si ricordò che giorno fosse.

- Oggi c’è l’eclissi lunare. – esclamò.

Era un fenomeno a cui amava assistere ogni volta in cui si presentava, fin da quando era piccola, ma quell’anno era stata certa che non sarebbe stato possibile. Agli iniziati non era concesso lasciare il quartier generale senza la presenza di un Intrepido e non ce lo vedeva proprio uno di quei ragazzi che le dedicava un’intera serata solo per portarla su un tetto a guardare l’eclissi.

- Hai detto che non te ne sei mai persa una, sarebbe stato un peccato cominciare proprio questa volta, no? E poi, io non ne ho mai vista una. – ammise.

Sorrise, cingendogli il collo con le braccia e attirandolo a sé. Lo baciò con passione, sospirando quando ricambiò il bacio e la fece aderire maggiormente a sé, quasi volesse fondere i loro corpi.

- E poi c’è un’altra cosa. –

- Cioè? –

Estrasse una scatoletta dalla tasca interna del giubbotto di pelle, porgendogliela.

L’aprì con delicatezza, sgranando gli occhi quando vide cosa vi era contenuto. Era una spilla di acquamarina, a forma di giglio.

- Ma questa è … –

- La spilla che avevi visto in quel negozio. – concluse per lei.

Erano passate settimane, in quei primi giorni d’iniziazione loro neanche si parlavano, e se lo facevano era solo per provocarsi a vicenda. Eppure lui se n’era ricordato.

L’appuntò sulla canotta nera, ammirando come brillasse sotto i riflessi della luce delle stelle.

- È stupenda. –

- Mai quanto la mia stella. –

Si baciarono nuovamente, artigliandosi via i vestiti a vicenda. La canottiera nera venne sfilata e lasciata cadere ai loro piedi, insieme al giubbotto e alla t shirt di Eric, i pantaloni di entrambi li raggiunsero poco dopo.

Sdraiati su quel tetto, la pelle nuda dell’uno che si fondeva su quella dell’altra, i respiri corti e affannati per il desiderio.

Mezz’ora più tardi, sdraiati sui vestiti e abbracciati, Fiamma si decise a rompere finalmente il silenzio.

- Ti amo, lo sai, vero? –

Non sapeva neanche lei dove avesse trovato il coraggio di ammetterlo, ma di una cosa era certa: era la verità.

Gli occhi grigi di Eric cercarono i suoi: - Anche io. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


ma di questo nostro amore così tenero e pulito
non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto
di violenza
e allora ti saluto...bella stronza

 

 

 

 

 

 

Ora, seduto su una sedia e circondato dai nuovi capi fazione, tenevi la testa bassa e ti sforzavi di non posare lo sguardo su di lei. Sapevi che c’era, l’avevi vista entrare e sistemarsi alle spalle di Quattro e Tris, l’espressione spenta di chi non aveva più nulla per cui vivere o combattere. Avevi sentito dire che le era stato offerto il posto di capo fazione, ma l’aveva rifiutato. Sapevi perché l’aveva fatto; la condanna poteva essere emessa solo dai capi fazione e lei non voleva avere nulla a che fare con la tua morte.

Mentre Tris recitava i delitti di cui ti eri macchiato con voce sempre più velenosa, rimasi in silenzio.

- Merito di morire? –

Avevi posto la domanda alla ragazzina, ma i tuoi occhi erano corsi verso Fiamma, incapace di trattenerti ancora dal guardarla un’ultima volta. Lei aveva distolto lo sguardo, ma non prima che tu potessi notare le lacrime che le riempivano gli occhi.

- Sì. – aveva decretato Tris.

- Te lo concedo. –

Le tre pistole ai tuoi piedi vennero prese da Quattro, che le caricò e le porse agli altri due capi fazione al suo fianco.

- Ho una richiesta. –

Dallo sguardo di Fiamma hai intuito che lei ha capito tutto; probabilmente ha sempre saputo cosa avresti fatto, lei che ti conosce meglio di chiunque altro.

- Cioè? –

- Voglio che sia Quattro a sparare. –

La richiesta ti viene accordata e, cullato dal rumore del cane della pistola che veniva tirato indietro da Quattro, lo sguardo corse nuovamente sul viso di Fiamma.

Non interessava più vederlo crollare; se proprio dovevi morire, volevi farlo con l’immagine del volto della ragazza che amavi impresso negli occhi.

- Sii coraggioso, Eric. –

Le ultime parole di Quattro.

I tuoi occhi, prima che il colpo venga sparato, dicono la stessa cosa a Fiamma.

- Sii coraggiosa, affronta tutto questo anche senza di me. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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