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Autore: hoilnientedentro    04/04/2014    1 recensioni
Sventoleremo le nostre radiografie
per non fraintenderci
ci disegneremo addosso dei giubbotti anti proiettile
costruiremo dei monumenti assurdi, per i nostri amici scomparsi.
...
è morta, inutile girarci intorno.
...
e si tagliò i suoi dannatissimi polsi.
...
e che se piangi ti si arrugginiscono le guance.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano felici.
Semplicemente felici.
La loro felicità, però, non era mai palese.
Erano felici anche quando il mondo intero era contro di loro.
Ma erano insieme.
E insieme erano felici.
 
Era distesa nel letto, con la pioggia che batteva sulla portafinestra.
Lui si svegliò di soprassalto, ma si rasserenò vedendola respirare piano in quel letto d’ospedale.
Era molto brutto lì.
Le pareti erano talmente bianche da accecarti e l’odore che c’era ti faceva pizzicare il naso tremendamente.
Quando si rese conto di dov’era e di cosa stava succedendo la guardò, non sapendo per quanto sarebbe durato.
Era pallida, dei suoi capelli rossi non c’era più traccia, le mani piccole erano deboli e fredde e le gambe che si intravedevano dal lenzuolo bianco erano talmente magre da poter vedere le ossa.
Ma lui l’amava lo stesso.
Non avrebbe mai dimenticato i momenti passati insieme, i baci veloci e le fredde sere d’inverno in cui lei si accoccolava nel suo letto in cerca di un abbraccio caldo.
Non avrebbe mai dimenticato suo profumo e la sua voce impastata la mattina.
Un sussurro lo riportò alla realtà.
Lei aprì piano gli occhi e lui si avvicinò per darle un piccolo bacio sulla fronte.
“ti amo” sussurrò lei, flebilmente.
“ti amo anche io” rispose lui.
Lei chiuse gli occhi come li aveva aperti pochi secondi prima, la sua mano ricadde sul letto bianco e il suo petto si abbassò, ma non si alzò più.
Era morta.
Inutile dire “se n’era andata” o “Dio l’aveva chiamata a se”.
Era morta.
Inutile girarci tanto intorno.
Lui cominciò a piangere, disperato.
Infondo aveva solo diciotto anni, avrebbe avuto tempo per dimenticarla e farsi una nuova vita.
Ma lei era troppo.
Lei era un angelo.
Lei con i suoi tagli, con le sue pillole, con le sue diete inutile, con la sua mania per la perfezione, con il suo odio immenso verso se stessa.
Lei era il suo tutto.
E non ce l’avrebbe mai fatta senza di lei.
 
Due settimane dopo ci fu il funerale.
Tutti piangevano.
Tranne lui.
Se ne stava immobile a guardare la bara nera in mezzo alla navata.
Pensava che non era possibile che se ne fosse andata.
Era impossibile che lui non avesse potuto fare niente per impedire la sua morte.
La leucemia era orribile.
Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non riusciva ancora a prenderne atto.
A metà della messa si alzò e uscì dalla chiesa, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Pioveva.
Pioveva forte.
E lì cominciò a piangere, ma nemmeno lui riuscì a distinguere le gocce di pioggia dalle lacrime.
Si mise a camminare senza meta, finché non lo ritrovarono morto in un parco.
I polsi tagliati, immerso nel sangue.
 
Una settimana dopo ci fu il suo di funerale.
Niente di particolare.
Sempre persone che piangevano e si disperavano.
 
Li seppellirono insieme.
Misero una foto di loro due insieme.
Giovani e felici.
  
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