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Autore: Colli58    06/04/2014    9 recensioni
“Vorrei un maschietto che ti somigli un po’…” disse lei, mentre Castle fece scivolare la mano lungo il suo seno.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
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La cabina armadio era un vero caos. Dopo il rientro dalle ferie il lavoro li aveva assorbiti, fagocitati. Così tra le cose pulite e quelle da lavare tutto era sparso per quella stanza come dopo un tornado. Si era ripromessa di fare ordine da un po’ chiedendo a Castle di partecipare all’impresa, ma avendo guadagnato una giornata di libertà dalle vessazioni della sua editor, si era buttato a scrivere alcuni capitoli su cui era drammaticamente in ritardo, ed era chiuso nel suo ufficio ormai da ore. Aveva mangiato un toast seduto alla scrivania, giusto perché lei gliel’aveva letteralmente infilato in bocca.
Gina si stava comportando da arpia negli ultimi giorni, la loro discussione dopo cena, la sera del loro litigio, l’aveva messa sulla difensiva, riempiendo Castle di pressioni sulla consegna di alcuni capitoli. Da quanto gli aveva raccontato lui, qualche barriera si era formata tra loro. Era felice del fatto che Rick l’aveva difesa, e soprattutto che avesse condiviso con lei quanto detto.
Non sapeva ancora definire il comportamento di Gina, ma certamente non era disposta a darle chances di riprovarci con lui. Aveva avuto due possibilità e le aveva giocate male, doveva farsene una ragione. Castle era tutto suo e non aveva intenzione di essere generosa con nessun’altra donna.
Andò a smistare la pila di jeans dividendo i suoi da quelli di Castle.
La fortuna di avere un uomo che aveva un lavoro in casa naufragava di tanto in tanto di fronte a certe sue esigenze. Beh, Castle era anche adorabile quando alzava il viso sconvolto dalla foga creativa e la fissava come un oasi nel deserto. Sorrise a quel pensiero, era affascinante vederlo con quella barba appena accennata e i capelli arruffati. Spiarlo nel suo momento creativo gli era sempre piaciuto molto, Rick aveva persino smesso di esserne infastidito. Ora la lasciava spiare, osservarlo con interesse senza che si fermasse a studiarla di rimando. Ma il caos nel loro armadio era diventato un po’ troppo e la colf normalmente vi non metteva piede, lo consideravano uno spazio privato. I loro abiti si erano mescolati disordinatamente così lei si era trovata i calzini di lui nei cassetti dell’intimo. Non c’erano dubbi sul fatto che amasse trovarli in quel posto, poi spuntava con gli occhi furbi e la minaccia di far tardi al lavoro. Il suo di lavoro ovviamente, non quello di Castle. Lui era sempre in ritardo e faceva parte del suo stile. Sotto pressione dava il meglio di sé e probabilmente era vero, azzerava con la necessità la sua naturale pigrizia.
Lo sentì sbuffare e fare quegli angoscianti ululati di quando era arrivato ad un empasse e la sua mente si rifiutava di andare oltre. E poi erano le undici di sera e forse staccare gli avrebbe fatto schiarire le idee. Forse poteva essere d’un tratto divenuto libero per lei. Avanzò con calma verso il suo ufficio e vi entrò senza bussare, fermandosi a pochi passi oltre la porta.
“Visto che sei bloccato, posso chiederti di darmi una mano nella cabina armadio?”
Lui se ne stava sdraiato sulla sedia con la testa rivolta all’indietro.
“Come fai a sapere che sono bloccato?” Chiese drizzando la testa e guardandola con gli occhi stanchi ma divertiti.
“Ululi e a volte abbai…” Kate sorrise e si avvicinò a lui. “Mi farai leggere qualcosa?” Chiese quindi incuriosita.
“Come sempre quando avrà una forma che giudicherò qualitativamente valida. Solo il meglio per te Kate.”
Rispose accogliendola sulle sue ginocchia.
“E ci sei vicino?”
“Ehhhhaaaa” disse strizzando il viso e facendo una smorfia con le labbra. “Non ancora, no…” finì poi.
“Ok. Vuoi berti un caffè prima?” Chiese lei mentre Castle salvava il file e richiudeva il suo notebook.
“No, penso che verrò a darti una mano subito. Te lo avevo promesso…” disse in tono più dolce.
Kate sorrise e gli diede un bacio sulla guancia ispida. “Grazie.”
Si alzarono e Castle si sgranchì la schiena tirando le braccia verso l’alto e spostando avanti e indietro le spalle.
“Dimmi che sei a buon punto.” Commentò mentre Kate lasciava l’ufficio per dirigersi verso la loro stanza.
Kate sbuffò. “Non so, ci sono un sacco di cose… perché hai tolto dall’armadio questo completo? Saranno anni che non te lo vedo indossare.” Disse lei entrando nella stanza e guardando un completo gessato scuro appeso alla gruccia.
Castle si grattò la testa. “Non so, speravo di entrarci ancora.” Replicò.
“Scherzi? Non sei dimagrito abbastanza per stare in quei pantaloni!” rispose con sarcasmo lei.
Castle mugugnò qualcosa di incomprensibile, cercando di fare ordine nell’armadio delle camicie. Spostò le sue da un lato, cercando di metterle in una sequenza di colore ordinata a scalare e mise dall’altro lato dell’asta quelle di Kate.
“Sono tornato in forma, mi tieni allenato dopotutto.” Aggiunse guardando una propria camicia bianca che lei aveva indossato qualche notte prima, proprio dopo una lunga e caldissima sessione tra le lenzuola.
“Questa sta bene su di te…” disse spostandola dal suo lato. “Però ridammi un po’ di magliette, sono a secco.”
Kate si voltò a guardarlo. Prese la sua camicia e la ripose tra quelle di lui. “Mi piace solo se ha il tuo odore…”
Commentò in un tono più morbido. Lui sorrise.
“Le magliette sono la dietro e… beh, hai perso qualche centimetro sul giro vita, ma non so se riesci ad entraci in questo completo. Ti ci vuole ancora molto lavoro.” Replicò quindi tornando a smistare l’intimo.
Si ricordava bene la prima volta che gliel’aveva visto addosso. Anni prima, quanti sette, otto? Ok, era un Armani stupendo, ma lui se ne stava a fare fotografie equivoche con due modelle vestite in succinti costumi da poliziotte sexy. Il suo fisico era cambiato troppo e quei pantaloni fascianti non li avrebbe indossati, anche sé l’allenamento in palestra stava dando qualche frutto. Trascinarlo nella palestra del distretto per corsi di autodifesa era stata una idea fortunata. E poi il nuoto, quello era una garanzia, Castle adorava stare in acqua: era pur sempre la sua balena bianca! Quel pensiero aveva ormai smesso di infastidirla e aveva accettato quel ruolo accanto a lui. Le aveva persino regalato un’edizione rara di Moby Dick.
Castle finì col sistemare alcune maglie in una pila ordinata su alcuni scaffali e poi si voltò a guardare l’abito.
“Non mi manca granché, l’ho provato.” Disse con uno sguardo di sfida.
Kate si morse il labbro. “Vediamo. Avanti, provali. Levati quei pantaloni.”
Castle sorrise compiaciuto. “Anche così detto da te è sexy… imperativo, senza scampo e sexy…” disse slacciando il primo bottone dei comodi jeans che indossava.
“Zitto e obbedisci…” disse abbassando la voce, lasciando volontariamente il tono deciso da poliziotta tosta che lo eccitava sempre molto.
Lui scivolò fuori lentamente dai suoi jeans, lasciandoli per terra. Avanzò verso di lei che gli porgeva gli altri pantaloni da provare. “Sicuro che vuoi che li metta… o preferisci che io rimanga senza?”
Kate squadrò le sue gambe forti e indugiò all’altezza dei suoi boxer, ma indicò con il capo di procedere.
“Ok… comunque con questi ero irresistibile.” Commentò cercando di infilarseli.
“Oh, sì, lo eri…” pensò Kate ricordando quel giorno. Era odioso, sfacciato e spudoratamente sexy in quel vestito, lo avrebbe voluto divorare, ma allora era troppo persino indugiare su quel magnifico sedere. Era stata tentata dal poter fare una mano morta o sculacciarlo, ma la sua reazione sarebbe stata pericolosa. Del resto una delle prime cose che lui le aveva chiesto, appena si erano conosciuti, era proprio se voleva sculacciarlo.
Che impertinente.
“Magnifico sì…” pensò quindi Kate vedendolo indossare quel capo appena un po’ stretto al cavallo, ma ci era entrato. Castle la guardò con soddisfazione. “Vedi? Non manca molto. Sono di nuovo in forma…”
Gli occhi di Kate si fecero scuri e avanzò verso di lui. “Vediamo…” disse allungando languidamente una mano verso il bottone di chiusura, che era giusto un po’ teso.
Infilò le dita nella cintura e sentì il corpo di Castle reagire. Le sue mani andarono a finire sui fianchi di lei.
“Ok, direi che ti piacciono… ti piacevano anche allora?” Chiese in un sussurro al suo orecchio.
Lei non rispose, si limitò a sbuffare.
“Ora me lo puoi dire, ti piacevo con questo vestito? Il servizio fotografico poliziotte sexy poteva essere più interessate se tu fossi stata quella vestita con la camicetta succinta e il distintivo…”
“Praticamente sulle tette.” finì lei divertita. Mosse le dita facendole scorrere sulla cintura fino alla schiena di lui e poi mosse le mani fino ai suoi glutei. Si trovò allacciata a lui mentre Castle faceva altrettanto e la premeva gentilmente contro di sé. Quel contatto stava piacendo ad entrambi. Kate aspirò lentamente muovendosi un po’ più verso di lui facendo di nuovo scontrare i loro bacini.
Castle mugolò eccitato. “Si ti sarebbe stata d’incanto. Non sa quante volte ho sognato di levartela.” Lei rise, espirando su suo collo, ma non lo fece partecipe dei suoi pensieri, di quanto avrebbe voluto strappargli i vestiti di dosso e farlo suo.
D’un tratto la luce scomparve. Un buio innaturale li avvolse.
“Dannati condizionatori…” sbottò Kate. “Un altro black out in zona.”
Castle ne approfittò per stringerla a sé. “Protesteremo ufficialmente con la società elettrica ma ora…” disse con le mani che si muovevano facendosi strada sulla pelle di Kate appena sotto la sua maglietta leggera.
“Scopriamo cosa possiamo fare senza il senso della vista.” Disse sentendo le mani di Kate farsi più audaci in risposta alla sua avance.
“Concordo.” Replicò lei telegrafica spingendolo contro l’armadio.
Le mani scivolarono veloci sui rispettivi corpi, sfilando vestiti, accarezzando ogni centimetro di pelle raggiungibile.
Le labbra presero a cercarsi, le lingue a combattere e le mani ansiose quanto il resto del loro corpo presero a muoversi dandosi piacere a vicenda.
Nel buio della stanza raggiunsero il letto, Castle cadde all’indietro e lei gli scivolò sopra.
Faceva caldo e il black out aveva bloccato il condizionatore, ma non se ne accorsero a causa dell’inferno generato dalla loro stessa eccitazione. L’odore inconfondibile del sesso, delle loro essenze che andavano a mescolarsi, della pelle sudata mentre il corpo rilasciava forti scariche di adrenalina, invase la stanza. Tutto li fece giocare ad occhi chiusi con i quattro sensi disponibili.
Pelle contro pelle per ridurre ogni barriera tra loro, si presero tempo per assaggiarsi, accarezzarsi, farsi trasportare dalle parole sussurrate all’orecchio, crude e sconce per eccitare o passionali e sensuali per affascinare. Castle la lasciò dominare tutto il tempo, assecondando i suoi movimenti. La portò al limite più volte senza mai cedere, mordendole i seni, spingendosi dentro di lei con più forza mentre lei gridava il suo nome.
Le labbra di Kate scivolarono infine sul suo torace madido, addentandolo e trattenendo a stento un ultimo grido di piacere, mentre ricadeva tremante su di lui. Lo aveva sentito arrivare all’apice. Lo aveva sentito vibrare affondando ancora in lei e le sue mani stringere con più forza i suoi glutei. Aveva emesso un suono roco, quasi animalesco, ma così eccitante da farla esplodere. Di nuovo.
Stettero lunghi minuti distesi l’una sull’altro, ansanti e godendosi in silenzio quell’ondata di piacere.
Le mani di Castle si posarono lentamente sulla sua schiena chiudendosi in un abbraccio.
Kate ancora a cavalcioni su di lui, respirava a ritmo del cuore di Castle che poteva udire distintamente avendo appoggiato l’orecchio al suo petto.
Il loro respiro andò pian piano a regolarizzarsi, accompagnando il loro languire da mugolii compiaciuti. La calma dopo l’amore con Castle aveva sempre avuto un effetto rigenerante per lei, non c’erano più state scuse per scappare altrove, nessuna imbarazzo nel restare nudi l’uno sul corpo dell’altro e tantomeno dover preoccuparsi delle lenzuola. Castle diventava silenzioso, probabilmente la sua mente si spegneva per alcuni minuti, oppure vagava in pensieri meno carnali perché il più delle volte la teneva stretta a sé dolcemente, baciandole il capo, accarezzandola e accompagnandola con quelle attenzioni in uno stato di quiete paradisiaca.
Per un po’ i sensi si sarebbero placati. Per un po’…
Quando fu in grado di muoversi Kate sciolse il loro legame e si sdraiò accanto a lui che agevolò il suo movimento sospirando e accompagnando il suo corpo con le mani.
Castle si girò su un fianco. Le loro mani si cercarono, giocherellarono con le dita prima di intrecciarsi e scivolare sul ventre di Kate.
Le loro teste si avvinarono e Kate alzò la mano libera sopra la propria e raggiunse i capelli di Castle afferrando alcune ciocche.
Castle la sentì sorridere. Il buio era meno intenso poiché gli occhi si erano abituati, ma quel modo di respirare lo conosceva, era un sorriso. Stavano entrambi meravigliosamente.
“Quei pantaloni ti piacevano davvero!” Sussurrò al suo orecchio. Kate strinse gli occhi cercando di indovinare la sua faccia compiaciuta. “Li conserverò gelosamente.”
“Beh… mi piacciono addosso a te.” Rispose sempre con un filo di voce.
“La palestra tutto ad un tratto sembra una splendida idea…” Replicò Castle. Sospirò e tornò a giocherellare con la mano su di lei. Accarezzò di nuovo la sua pelle, ora più asciutta, ma sempre morbida e calda.
“Castle io…” mormorò. Il flebile sussurro fu seguito da un sospiro. La mano di Kate strinse di più quella di Castle che rimase in attesa.
“Ho un ritardo di una settimana.” Finì di dire. Le parole appena sussurrate seguite da un respiro breve, ansioso.
Castle si mosse verso di lei appoggiando la punta del naso alla sua guancia.
“Sì, credo di saperlo…”
“Come fai a… conti i miei giorni?” Chiese lei sorpresa della sua ammissione.
“Beh… sai giusto per non farti pressioni nel momento sbagliato.” Spiegò semplicemente.
Kate espirò. “Non lo hai mai fatto… pressioni intendo…”
“Come ti senti?” Aggiunse quindi preoccupato della sua reazione.
Kate espirò. “Terrorizzata. Diavolo, dirlo rende tutto così reale.”  Castle strinse di nuovo al sua mano.
“Andrà tutto bene, vedrai…”
“Credi che debba fare il test?” Si mosse voltandosi verso di lui. Riuscì a vedere il bianco dei suoi occhi. Riuscì a percepire la sua calma cercando di farla propria.
“Diamoci ancora qualche giorno. Poi lo faremo insieme. Ok?” Rispose.
Kate mosse la tasta abbassandola. “Parlarne era una cosa, ma ora… e poi è da così poco che ci stiamo provando, possibile che io sia già…” Le frasi inconcluse sottolinearono tutta la sua ansia.
“Nel caso sia così, sono molto fiero dei miei girini!” Mormorò al suo orecchio.
Lei gli diede una strizzata ai capelli sbuffando e Castle giurò di aver sentito un sorriso su quello sbuffo. La conosceva bene.
“Ehi, non è ancora detto, prendiamoci qualche giorno. E poi vedremo. Comunque è una splendida notizia piccola.” La rincuorò baciandola. Si alzò appoggiandosi ad un gomito e lei tornò a sdraiarsi sulla schiena. Lui stette nel buio a cercare di identificare i suoi lineamenti, le forme del suo corpo. Si sentiva felice.
“Tu non hai alcun timore? Non ti spaventa essere padre di nuovo?” Chiese lei rompendo di nuovo il silenzio con un altro sussurro. Castle cercò di leggere la sua espressione. Immaginò il suo viso corrucciato, le sue labbra tese.
“Oh, sì molto. Ma appena avrò metabolizzato la notizia sarò elettrizzato quindi aspettati una reazione molto vivace! Ti rapirò con sedute di coccole e attenzioni. Dovrai cacciarmi…”
“Smettila!” rispose divertita. La stava divertendo molto quel loro confabulare al buio, sottovoce. Aiutava a fugare le sue paure.
“Stavolta sarà molto diverso.” Aggiunse Castle con calma.
Castle si sentiva sereno, nonostante la situazione volgeva in una direzione i cui cambiamenti sarebbero stati notevoli, ma non riusciva a levarsi dalla mente l’immagine di un bimbo dagli occhi verdi e il sorriso furbo da accudire. Da coccolare, a cui raccontare storie prima di andare a dormire, a cui insegnare cose.
“Spiegami come.” Lo ridesto dai suoi pensieri.
Castle l’accarezzò. “Ero poco più di un ragazzino. Era una cosa imprevista.” Deglutì.
“Non posso dire che fu del tutto un errore, ma fu sicuramente una leggerezza. Si è scordata la pillola per qualche giorno… et voilà.” Mormorò. Si prese qualche secondo di tempo per proseguire.
“Ma con te è una scelta. Lo abbiamo voluto insieme e questo mi rende immensamente felice. Sono più tranquillo, in parte perché so che cosa mi aspetta, in parte perché penso che con te le cose andranno diversamente.” Aggiunse prima di chinarsi a cercare ancora le sue labbra. Kate alzò le mani sul suo viso, accogliendo il suo bacio. Le labbra sapevano ancora del lor intenso rapporto. Quando i loro visi tornarono ad allontanarsi, Kate espirò di nuovo allungando le gambe per distendere i muscoli ancora tesi. Il suo respiro sembrò normalizzarsi e un po’ della sua ansia la abbandonò lasciandosi cullare dalle attenzioni di suo marito.
“Si è scordata la pillola per qualche giorno...” Ripeté sopra pensiero Kate.
Castle scosse il capo. “L’affidabilità di quella donna è pari allo zero.”
Kate alzò una mano verso di lui cercando di nuovo il suo viso. “I tuoi girini sono davvero molto efficaci.” mormorò con un sospiro.
“Te l’ho detto che noi due insieme siamo una garanzia.”
“Ok stallone, non ti montare la testa ora.” Accarezzò il suo viso ma l’ironia si spense quando le labbra di Castle si posarono sui suoi occhi. Lo sentì alzarsi e chinarsi su di lei baciandole il ventre.
Era così dolce e lei sospirò completamente coinvolta da quel gesto. La sua ansia si stava stemperando velocemente. Suo marito l’amava e l’avrebbe sostenuta.
“Ti starò accanto tutto il tempo e cresceremo insieme le nostre creature. Anche quando mi insulterai e imprecherai contro di me per averti messo incinta…” sussurrò al suo ombelico.
Kate sorrise. “Non lo farò…”
“Oh, lo farai! Poi stringerai a te il nostro primo figlio e allora scoprirai che esiste un amore più grande.” Continuò. “Solo non escludermi…” Kate allungò le mani il viso di Castle, cercando di farlo avvicinare al proprio. Lui si alzò e si fece guidare fino a lei, alle sue labbra e ricevette un bacio dolce, languido.
“Te l’ho promesso Castle, cresceremo insieme i nostri figli. Lo voglio.” Disse quindi senza staccarsi dalle sue labbra. Tornarono a sdraiarsi l’uno accanto all’altra.
“Vorresti un maschio o una femmina?” Chiese quindi lei mordendosi un labbro. Non sapeva perché stava facendo tante domande, forse era prematuro, ma era curiosa di sapere quanto più possibile sui sogni di Rick.
Voleva che fossero entrambi partecipi dei loro pensiero.
“Non credo di avere preferenze. Mi basta che sia figlio tuo… nostro.” Mormorò. “Ma vorrei che ti somigliasse. Magari un po’ meno nel carattere…” disse e Kate rise.
“Vorrei un maschietto che ti somigli un po’…” disse lei, mentre Castle fece scivolare la mano lungo il suo seno. La punta delle dita indugiò sulla curva morbida e una sua mano si unì a quella di lui accarezzandola e accompagnando i suoi movimenti.
“Un po’ meno pigro forse.” Aggiunse e stavolta fu lui a ridere. Si scambiarono un altro bacio veloce.
“Sempre pungente tu. Ci sto lavorando ok?” Disse fingendosi offeso.
“Lo so.” Replicò quindi stringendo la sua mano.
Si presero un minuto in silenzio per assaporare a fondo quei discorsi.
“Castle?”
“Si?”
“Perché stiamo ancora sussurrando? In casa non c’è nessuno…” Chiese lei divertita.
Lui si alzò di nuovo sul gomito. Si abbassò su di le parlandole sulle labbra. “Perché rende questa splendida conversazione anche più intima. E’ un discorso molto privato tra marito e moglie, uno di quei dialoghi che dovrebbero giusto sentire le lenzuola. Per le pareti è già troppo.” Rispose con finta serietà. Kate poteva sentire il suono sibilato di quando tratteneva un sorriso a stento.
“E poi la tua voce da letto è eccitante!”
“Ma le pareti di questa stanza hanno visto e sentito cose ben più spinte.” Replicò lei.
Castle annuì. “Spinte sì, ma questo discorso è molto romantico. Loro potrebbero non riconoscerci. Potrebbero pensare che non siamo noi e chiudersi intrappolandoci.” Alzò la testa e sembrò osservare le pareti.
“Le senti? Sembrano mormorare, confabulare…” aggiunse e Kate scoppiò in una risata divertita.
All’improvviso la luce tornò, ferendo i loro occhi abituati all’oscurità.
“Che tempismo.” Sbottò Kate e Rick si stropicciò gli occhi prima di fermarsi a guardarla. Il viso leggermente arrossato, le labbra ancora gonfie, il corpo abbandonato sul letto con grazia portava i segni inconfondibili della passione appena consumata. Il suo sguardo era fisso su di lui.
“Sei bellissima.” Mormorò rapito.
Le mani di Kate raggiunsero il suo viso accarezzandolo. Sapeva di avere un potere su di lui, quello di ipnotizzarlo con quel gesto, con uno sguardo. Glielo aveva fatto notare suo padre.
Castle si mosse per trovare sul comodino l’interruttore della luce. La spense lasciando accesa solo la piccola lampada. “Vuoi restare a letto?” Chiese speranzoso di non dover tornare all’armadio.
Lei si mosse sentendo la frescura piacevole del condizionatore riportare la stanza alla giusta temperatura.
Annuì muovendosi languidamente. Si distese anche più comoda e invitò lui a fare altrettanto.
“Restiamo qui… forse potremmo di nuovo fugare qualche dubbio alle pareti.” Mormorò mordendosi il labbro.
“E poi non voglio che la possibilità… che io sia incinta resti solo una piccola probabilità…” aggiunse ammiccando e notando gli occhi di suo marito farsi più brillanti.
“Chi sono io per contraddirti.” Replicò Castle abbassando il viso sul seno della sua splendida moglie per ricominciare ad assaggiarla. “Devo rimettere i pantaloni del gessato?”
“Non ce n’è bisogno Castle.”
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Stavolta una cosa un po' più intima... per gli amanti dei fluff 
Ho aggiornato il rating a giallo. Qualcuno mi fa notare che come verde è un po' troppo tendente a toni caldi!
  
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